ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 20 settembre 2014

Esito imprevedibile?

Sul prossimo sinodo sono aperte le scommesse

Per la prima volta dopo decenni vescovi e cardinali torneranno a scontrarsi su tesi radicalmente contrapposte, in particolare sul sì o no alla comunione ai divorziati risposati. È papa Francesco che ha voluto riaprire la contesa. Dall'esito imprevedibile

di Sandro Magister

ROMA, 19 settembre 2014 –  Il sinodo sulla famiglia convocato in ottobre in Vaticano in una cosa somiglia a papa Francesco: non lascia prevedere come si svilupperà e tanto meno come andrà a finire.

Il papa l'ha voluto così: aperto alla libera discussione anche sui punti che più dividono, come ad esempio se dare o no la comunione ai cattolici divorziati e risposati con rito civile.

Bisogna tornare indietro più di quarant'anni, al 1971, ai primordi della storia di questo istituto, per trovare un altro sinodo anch'esso al cardiopalmo, quella volta sul superamento o no dell'obbligo del celibato per il clero della Chiesa latina.

Dopo una lunga e accesa discussione Paolo VI mise ai voti due soluzioni contrastanti tra i quali i padri sinodali dovevano scegliere.

La prima teneva fermo il celibato per tutti senza eccezioni. La seconda riconosceva al papa la facoltà di ordinare al sacerdozio "in casi particolari, per necessità pastorali e per il bene della Chiesa universale" uomini sposati di età matura e di vita specchiata.

Vinse la prima soluzione per 107 voti, mentre la seconda ne ebbe 87. Paolo VI volle che fossero pubblicati i risultati dei voti, compreso quello sul documento finale del sinodo, che fu approvato con 168 sì, 10 no, 21 sì con riserva e 3 astensioni.

Da allora l'obbligo del celibato non fu più rimesso ufficialmente in discussione. Nè più alcun sinodo si ritrovò a dover scegliere tra opzioni in così netto contrasto. L'interesse dei media per questi eventi precipitò a zero. Fino a quest'anno.

Veramente, un sussulto che tornò a far notizia ci fu, nel 1999.

Nel sinodo di quell'anno il cardinale Carlo Maria Martini chiese la convocazione di una sorta di concilio permanente, con sessioni a distanza ravvicinata su questioni scottanti come la contraccezione, il divorzio, il posto della donna nella Chiesa.

"Non sono un antipapa – diceva – ma un 'ante' papa che va avanti ad aprire la strada". Indovinò. Perché oggi c'è un papa che sulle questioni sollevate da Martini non si capisce sempre cosa pensi personalmente, le ha però ritirate fuori tutte e rimesse in discussione.

Francesco ha cominciato col far distribuire, un anno fa, un questionario a ruota libera su tutte le questioni riguardanti la famiglia, dalla contraccezione alla comunione ai divorziati, dalle coppie di fatto ai matrimoni tra omosessuali. E alcuni episcopati nazionali, in testa quelli di lingua tedesca, ne divulgarono i risultati accendendo aspettative di liberalizzazioni nella disciplina della Chiesa.

Ma poi, soprattutto, Francesco riunì a Roma lo scorso febbraio un concistoro di cardinali che facesse da prova generale del prossimo sinodo. E a chi affidò la relazione introduttiva? Al cardinale tedesco Walter Kasper, già battagliero sostenitore nei primi anni Novanta di un superamento dei divieto della comunione ai risposati, ma sconfitto e ridotto al silenzio, all'epoca, da Giovanni Paolo II e da Joseph Ratzinger.

Di quel concistoro è stata resa nota solo la relazione di Kasper, tutto il resto è rimasto segreto. Ma a giudicare dalle successive sortite pubbliche di alcuni cardinali, si è capito che le resistenze ai cambiamenti proposti da Kasper sono state e continuano ad essere ampie, agguerrite e autorevoli.

Tra i resistenti usciti allo scoperto vi sono i cardinali Gerhard L. Müller, prefetto della congregazione per la dottrina della fede, Raymond L. Burke, Timothy M. Dolan, Marc Ouellet, George Pell, Fernando Sebastián Aguilar, Carlo Caffarra, Angelo Scola, tutti generalmente classificati tra i conservatori. Ma si sa che a far blocco con questi, contro Kasper, vi sono anche dei cardinali con fama di progressisti come l'austriaco Christoph Schönborn.

Tutti costoro si ritroveranno in sinodo a duellare senza risparmio di colpi con Kasper e i suoi non altrettanto solidi sostenitori.

Il fatto poi che i "reazionari" Caffarra, Scola e Aguilar siano stati chiamati a far parte del sinodo personalmente da Francesco ha raffreddato parecchio gli entusiasmi per l'attuale papa.

Il gesuita americano Thomas Reese, già direttore della rivista "America" e ascoltato maestro d'opinione, tifoso sfrenato di Jorge Mario Bergoglio all'inizio del pontificato, dopo quest'ultimo colpo è passato definitivamente al campo avverso, contro ciò che per lui è tradimento dell'attesa rivoluzione.

Ma la battaglia è appena cominciata. L'imminente sinodo non trarrà alcuna conclusione. Avrà un secondo round nell'ottobre del 2015. Dopo di che sarà non il sinodo ma papa Francesco a decidere che fare.

http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1350874

Sinodo, cardinale De Paolis: "Nessun complotto, su Chiesa e divorziati difendiamo la dottrina ma pronti a obbedire"


Parla uno dei cinque cardinali autori del libro contrario ai sacramenti ai risposati: "Il nostro è un contributo al dibattito, poi ci rimetteremo alle scelte dell'assemblea"

CITTA' DEL VATICANO - Fra i cinque cardinali firmatari del libro "Permanere nella verità di Cristo" dove si dichiara inammissibile la proposta del cardinale Walter Kasper di aprire in certi casi alla comunione ai divorziati risposati, c'è Velasio De Paolis, canonista, e presidente emerito della Prefettura per gli affari economici della Santa Sede.
Eminenza, il vostro libro esce in Italia per Cantagalli il primo ottobre, dunque quattro giorni prima dell'apertura del Sinodo nel quale il Papa auspica un confronto franco sui temi della famiglia. Perché questa operazione?
"Non c'è stata nessuna operazione. Semplicemente abbiamo voluto contribuire al confronto esprimendo il nostro parere".
Non potevate prima lasciar lavorare il Sinodo?
"La casa editrice ha chiesto la disponibilità a che degli interventi precedentemente scritti e pronunciati venissero pubblicati e, per quel che mi riguarda, ho acconsentito senza che vi sia nulla di più del desiderio di offrire un contributo al dialogo successivo. Ho letto che c'è chi addirittura ipotizza un'operazione voluta, un complotto. Non c'è nessun complotto. Solo la volontà di esprimere una posizione. Il mio testo poi, l'ho scritto e reso pubblico già mesi fa".
La sua posizione circa la possibilità di concedere l'eucaristia ai divorziati risposati non ammette aperture. Perché?
"In gioco c'è la legge divina, l'indissolubilità del matrimonio. Una legge proclamata solennemente da Gesù e confermata più volte dalla Chiesa, al punto che la norma che afferma che il matrimonio rato e consumato tra battezzati non può essere sciolto da nessuna autorità umana ma viene sciolto solo dalla morte, è dottrina di fede della Chiesa".
Ma se il Sinodo decidesse di arrivare a una nuova soluzione pastorale lei cosa farebbe?
"Io obbedirei alla decisione presa. Non avrei nessun problema al riguardo. Però, nello stesso tempo, voglio avere la libertà di dire come la penso senza essere accusato di essere complottista".
Ieri Francesco ha tenuto un discorso importante. Incontrando in Vaticano i partecipanti al meeting internazionale "Il progetto pastorale di Evangelii gaudium" organizzato dal Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, ha detto: "La Chiesa mi sembra un ospedale da campo, tanta gente ferita che chiede a noi vicinanza. Chiedono a noi quello che chiedevano a Gesù: vicinanza, prossimità, e con questo atteggiamento degli scribi, dei dottori della legge e dei farisei mai, mai faremo una testimonianza di vicinanza"
"Ha ragione. Occorre prossimità e anche misericordia. Ma il mio no all'eucaristia ai divorziati risposati nasce dalla volontà di dare un contributo come canonista. Se dobbiamo parlarne è utile sapere ciò che la Chiesa fino a oggi ha sostenuto. Fra l'altro, fu già Benedetto XVI a chiedere di lavorare in merito. E già tempo fa espressi una mia opinione ma allora nessuno disse nulla".
Pensa che il Sinodo arriverà su questo tema a nuove soluzioni?
"Non sono un profeta. In coscienza mi auguro che la dottrina non venga stravolta. Vedremo comunque cosa succederà nel confronto fraterno e sereno".
A onor del vero Kasper chiede un cambiamento della prassi, non della dottrina.
"Ma la prassi è fondata sulla dottrina. Non si può cambiare una prassi se questo cambiamento contraddice la dottrina. Spesso ci si appella alla pastoralità in opposizione alla dottrina, che sarebbe astratta e poco aderente alla vita concreta. È una visione errata della pastorale, dal momento che una pastorale in contrasto con la verità creduta e vissuta dalla Chiesa si trasformerebbe facilmente in arbitrarietà nociva alla stessa vita cristiana. Francesco chiede confronto e, anche pubblicamente, mi sono sentito di offrire il mio pensiero".
Il Sinodo ha una procedura nuova. Cosa pensa?
"È una buona modalità seppure implica un grosso impegno per far sì che tutto avvenga senza confusione ma con rigore. Senz'altro tutto procederà nel modo migliore. Tutti noi dobbiamo aiutare in questo senso". 


Il Papa contro “farisei e scribi”   
Il Fatto Quotidiano

(Marco Politi) Quarantott’ore dopo la diffusione del libro-manifesto, in cui cinque cardinali attaccano la pastorale della misericordia, Francesco denuncia gli “scribi e i farisei” che si nutrono solo di regole, dimenticando la situazione dei fedeli. Parlando in Vaticano a un convegno sull’esortazione apostolica Evangelii Gaudium (il documento programmatico del suo pontificato), papa Bergoglio ha bollato quel “codificare la fede in regole e istruzioni, come facevano gli scribi, i farisei e i dottori della legge del tempo di Gesù...”. Così “avremo – ha soggiunto – tutto chiaro, tutto ordinato, ma il popolo credente e in ricerca continuerà ad avere fame e sete di Dio”. 
Ancora una volta Francesco ha denunciato la “tentazione della sufficienza e del clericalismo” e ha pungolato la gerarchia ecclesiastica a non rinchiudersi in trincee. “Davanti a tante richieste di uomini e donne – ha esclamato – corriamo il rischio di spaventarci e di ripiegarci su noi stessi in atteggiamento di paura e di difesa”. 
In Vaticano l’atmosfera si è fatta rovente, perché tutti capiscono che la costellazione degli oppositori del papa argentino approfitterà del Sinodo per dare battaglia al suo progetto di riforma della Chiesa. 
La situazione è inedita. Non per gli scontri interni alla gerarchia e neanche per l’opposizione al pontefice. (Al tempo del concilio Vaticano II il prefetto del Sant’Uffizio cardinale Ottaviani era un tenace oppositore di Giovanni XXIII e il cardinale Siri, arcivescovo di Genova, definiva il Concilio da lui voluto un “disastro” che ci sarebbero voluti cinquant’anni per ripararlo). No, la situazione è inedita per la compresenza in Vaticano di due pontefici viventi che sul tema sinodale hanno idee opposte. Francesco, da quando si è affacciato alla loggia vaticana, ha smontato mese per mese l’ideologia dei “principi non negoziabili” e ha messo in primo piano il ruolo della Chiesa come Buon Samaritano che assiste l’umanità ferita nel suo cammino esistenziale. 
Papa Ratzinger aveva lavorato da cardinale sull’ipotesi di uno snellimento delle procedure dei processi di nullità dei matrimoni, ma poi da pontefice aveva avuto paura di introdurre cambiamenti. Ma questa soluzione giuridica – a cui oggi si aggrappa il cardinale Scola per evitare di dire no a tutto – impallidisce rispetto alla prospettiva molto più radicale (sostenuta da Francesco e abbozzata dal cardinale Kasper nel febbraio scorso) di permettere ai fedeli con un matrimonio in frantumi di “rifarsi una vita cristiana”, facendo penitenza per gli errori commessi, però ottenendo alla fine la possibilità di accedere alla comunione. 
Due visioni si scontreranno aspramente nel Sinodo durante il prossimo ottobre, visioni che vedono i due pontefici su sponde opposte. E in questi giorni – si può dire eroicamente – Joseph Ratzinger papa emerito è costretto a tacere in osservanza del voto di silenzio e di ubbidienza al papa regnante, che si è imposto all’atto delle dimissioni. È vero tuttavia che da mesi alcuni cardinali hanno colto l’occasione di un incontro con l’ex papa per lamentarsi con lui della “confusione che regna in Vaticano” ed è certo sintomatico che sulla rivista teologica – di cui Ratzinger è stato fulcro insieme al teologo Urs von Balthasar nella stagione postconciliare – oggi due papabili dell’ultimo conclave mettano nero su bianco la loro bocciatura della proposta di riaccogliere ai sacramenti i divorziati risposati. Si tratta dei cardinali Angelo Scola di Milano e Marc Ouellet, prefetto della Congregazione dei Vescovi, uno dei centri di potere e di influenza più importanti della Curia.
Contribuisce a rendere più tesa la situazione anche il fatto che nella “base elettorale” di Bergoglio – nel gruppo di porporati che portarono alla vittoria la sua candidatura al conclave – si sono aperte delle crepe. Il cardinale Timothy Dolan di New York sostiene che in merito ai divorziati risposati “non può esserci un cambiamento drammatico senza andare contro l’insegnamento della Chiesa”. Mentre il cardinale Sean O’Malley di Boston (ardente elettore di Bergoglio) ha sottolineato già mesi fa di “non vedere alcuna giustificazione teologica per cambiare l’atteggiamento della Chiesa sulla riammissione dei divorziati risposati ai sacramenti”. 
Anche nel consiglio dei cardinali da lui creato Francesco ha oppositori. Il cardinale australiano George Pell, ministro delle Finanze vaticano, è deciso: il matrimonio indissolubile non si tocca e per di più sarebbe “questione secondaria”. 
Francesco è avvertito.

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