Bergoglio ha fatto una chiara analisi della situazione.

Tutti dicono di ascoltarlo, credenti e non credenti, ma stavolta si sono voltati dall’altra parte. Tutti.

 Bias: Il bias (pron. ‘baiəs) in psicologia cognitiva indica un giudizio (o un pregiudizio), non necessariamente corrispondente all’evidenza, sviluppato sulla base dell’interpretazione delle informazioni in possesso, anche se non logicamente o semanticamente connesse tra loro, che porta dunque ad un errore di valutazione o mancanza di oggettività di giudizio. Fonte Wikipedia
Dal punto di vista delle dinamiche della comunicazione è davvero un caso interessante quello relativo alle dichiarazioni di Papa Francesco sull’attuale stato generalizzato di guerra. Il riferimento è alle dichiarazioni rilasciate durante il viaggio di ritorno dalla visita in Corea del sud nel corso di un’incontro con la stampa la cui trascrizione integrale è visionabile sul sito del Vaticano e del quale si riportano qui di seguito alcuni passaggi significativi:
Primo punto: la guerra di conquista camuffata da liberazione
Fermare l’aggressore ingiusto è lecito. Ma dobbiamo anche avere memoria! Quante volte, con questa scusa di fermare l’aggressore ingiusto, le potenze si sono impadronite dei popoli e hanno fatto una vera guerra di conquista!
 Secondo punto: la guerra mondiale in atto
…oggi noi siamo in un mondo in guerra, dappertutto! Qualcuno mi diceva: “Lei sa, Padre, che siamo nella Terza Guerra Mondiale, ma ‘a pezzi’?”. Ha capito? 
Terzo punto: l’uccisione di innocenti, la tortura e l’imbarbarimento socialmente accettato
E’ un mondo in guerra, dove si compiono queste crudeltà. Vorrei fermarmi su due parole. La prima è crudeltà. Oggi i bambini non contano! Una volta si parlava di una guerra convenzionale; oggi questo non conta. Non dico che le guerre convenzionali siano una cosa buona, no. Ma oggi arriva la bomba e ti ammazza l’innocente con il colpevole, il bambino, con la donna, con la mamma… ammazzano tutti. Ma noi dobbiamo fermarci e pensare un po’ al livello di crudeltà al quale siamo arrivati. Questo ci deve spaventare! Non lo dico per fare paura: si può fare uno studio empirico. Il livello di crudeltà dell’umanità, in questo momento, fa piuttosto spaventare…
l’altra parola sulla quale vorrei dire qualcosa, e che è in rapporto con questa, è la tortura. Oggi la tortura è uno dei mezzi quasi – direi – ordinari dei comportamenti dei servizi di intelligence, dei processi giudiziari… E la tortura è un peccato contro l’umanità, è un delitto contro l’umanità; e ai cattolici io dico: torturare una persona è peccato mortale, è peccato grave! Ma di più: è un peccato contro l’umanità. Crudeltà e tortura. Mi piacerebbe tanto, a me, che voi nei vostri media, faceste delle riflessioni: come vedete queste cose, oggi? Com’è il livello di crudeltà dell’umanità? E cosa pensate della tortura? Credo che farà bene a tutti noi, riflettere su questo.
Le frasi di Bergoglio sono estremamente chiare per chi vuole capire, in poche parole questo è quanto ha detto:
1- Le operazioni internazionali degli ultimi anni in difesa dei popolazioni ‘oppresse’ o ‘minacciate’ sono state un pretesto per operazioni di conquista camuffate. L’elenco possiamo farlo senza difficoltà: Afghanistan; Iraq; Libia, sono quelle andate a segno, mentre quella verso la Siria è stata fermata, attualmente il paese da ‘difendere’ è l’Ucraina.
2- Le sopracitate guerre già avvenute e quelle in preparazione fanno parte di un’unica situazione che va vista in modo unitario che in un’ottica di globalizzazione si configura come guerra mondiale. Quello che unisce tutti i casi citati è l’azione della NATO che da alleanza difensiva è diventata strumento di invasione.
3- Una caratteristica di questa nuova guerra è il coinvolgimento dei civili che supera in spietatezza le guerre precedenti. La nostra coscienza di occidentali di fatto ritiene accettabile non solo la morte di civili e bambini, ma anche il ricorso alla tortura. Chi si è reso responsabile di questi episodi in modo preponderante è però lo stesso Occidente, a partire dal mezzo milione di morti causato dalla guerra in Iraq (fortissimamente osteggiata da Giovanni Paolo II) per finire (provvisoriamente) con le popolazioni dell’est Ucraina bombardate anche con bombe al fosforo dall’alleato della NATO Poroshenko. Ma l’Occidente si è reso responsabile anche della tortura, accettata come mezzo ammissibile, nei carceri di Abu Ghraib e Guantanamo.
Siamo noi, intesi come Occidente, ad aver messo in moto il meccanismo di questa guerra, e analizzando le parole di Bergoglio le operazioni internazionali appaiono nella loro luce di atti di aggressione nei quali noi siamo stati dalla parte degli aggressori. Era largamente prevedibile che il mondo avrebbe fatto finta di niente davanti a questa denuncia, ma che anche il mondo cattolico l’avrebbe ignorata o rimossa è un dato che merita qualche parola di riflessione.
Il mondo cattolico ha la tendenza ad identificare l’Occidente con i propri valori e a percepire l’oriente come civiltà nemica, un retaggio che riflette la situazione di secoli passati con la minaccia islamica respinta in tempi successivi a Poitiers (733), Lepanto (1571) e Vienna (1683).  Questa percezione resiste anche adesso che l’Occidente si è ampiamente allontanato dai valori del cristianesimo, sia nel campo dell’etica che dei valori fondanti la società. I conflitti vengono visti e generalmente percepiti come scontri di civiltà (idea di Samuel Huntington) anche se i motivi scatenanti nei vari teatri sopra citati non hanno nulla a che fare con questioni religiose o culturali, ma che al di là di farneticanti comunicati mediatici si configurano solamente come guerre di interesse e conquista nelle quali l’invasore siamo ‘noi’. Allo stesso modo quando si parla di Russia in molti si compie un’associazione con l’URSS come se esistesse una continuità col passato, un errore paragonabile a quello che avrebbe commesso chi avesse ritenuto una continuazione del fascismo l’Italia degli anni ’50. Ecco allora che con questi condizionamenti preesistenti anche le dichiarazioni del Papa vengono filtrate e adattate all’idea preconcetta. Nei media di riferimento cattolici scattano spesso meccanismi che supportano il “bias” cognitivo di conferma del preconcetto, una conferma che porta ad interpretare in ogni caso l’Occidente con i propri valori e con il ‘bene’, un bene che seppur imperfetto e ritenuto da sostenere in ogni caso, e allora, per evitare il conflitto cognitivo, il messaggio stesso di denuncia viene neutralizzato. Rimosso.
Quello che Bergoglio ha fatto nell’intervista è un gesto di denuncia la cui gravità avrebbe dovuto innescare un corrispondente effetto, almeno da parte cattolica, ma questo non è avvenuto, e da un punto di vista dell’analisi della psicologia della comunicazione è significativo.
Ieri è stato rinnovato l’allarme di una Terza Guerra con un riferimento ad una situazione molto più pericolosa di quanto venga percepita comunemente e nella quale, come paese e come Europa, siamo parte attiva. L’affermazione è stata infatti ripetuta al sacrario di Redipuglia, e forse proprio alla mancanza di un’adeguata reazione alle prime parole sulla Terza guerra è dovuto il richiamo alle parole di Caino “a me che importa?”. Non dare il giusto peso alla denuncia della drammatica, e potenzialmente ancor più pericolosa, situazione in cui ci troviamo, non riconoscere che le leve che possono avvicinare o allontanare il pericolo sono nelle mani dei governi occidentali equivale a dire “a me che importa?”.
Sarà interessante osservare se queste parole avranno la giusta considerazione, o se prevarrà ancora il bias cognitivo che le rimuoverà.