Tutti i sondaggi mostrano la popolarità planetaria di cui gode Papa Francesco. Ma in seno alla Chiesa i suoi modi di lavoro ed alcune delle sue idee trovano delle resistenze. Jean-Marie Guénois racconta gli scontri che scuotono la Curia Romana. Jean Sévillia descrive il modo in cui questo Papa dallo stile innovativo è percepito dai Cattolici francesi.
di Jean-Marie Guénois
Fonte: Le Figaro Magazine, 19 Dicembre 2014.
Appena eletto papa, Francesco a ben presto rotto con le buone maniere e le vecchie abitudini dell'Europa. E' una nonna sterile, ha detto a Strasburgo, all'inizio di Dicembre, rivolgendosi al Vecchio Continente. Tutto quello che il Papato conservava di imperiale, egli l'ha spezzato. Basta genuflessioni davanti a lui, ed ancor meno baciamano. Questo Papa, che si sente anzitutto Vescovo di Roma - la parola Papa sfiora raramente le sue labbra - non ha forse rimproverato per la sua talare, proprio l'altro giorno, un Prelato ch'egli riceveva per una riunione di lavoro? Un abito sobrio e il clergyman bastano e avanzano.
Il 13 Marzo 2013, quando il Cardinale Jorge Mario Bergoglio, il temuto Cardinale Arcivescovo di Buenos Aires, ha preso il timone della Barca di Pietro, tutto il mondo ha salutato questo Papa venuto da altrove, ma non si poteva ancora immaginare quanto la sua origine l'avrebbe spinto a guardare il mondo in un modo diverso: dal basso, dall'emisfero Sud.
All'esterno, questo Papa piace. Come mai prima d'ora: il suo essere brillante, le sue frasi choc, i suoi gesti spettacolari continuano a colpire nel segno. Ma questo stato di grazia si attenua sensibilmente negli ambienti dirigenti della Chiesa. Qualcosa sembra aver addirittura tremato dopo il Sinodo sulla famiglia dell'autunno 2014. Si è avuta l'idea che i problemi in seno al Sinodo abbiano in qualche modo appannato la benevolenza che si era manifestata a priori dopo l'elezione papale. E l'accumularsi degli indizi autorizza a chiedersi: la Chiesa cattolica non rischia di dover affrontare una tempesta alla fine del 2015, dopo la seconda sessione del Sinodo sulla famiglia?
Due motivi fondamentali spiegano questi flutti. La visione ecclesiale di Francesco, anzitutto. Si infatti egli è di spiritualità classica, appare nondimeno evidente, ora, che è direttamente ispirato e consigliato dalle correnti cattoliche eredi della visione più progressista del Vaticano II. Il contrasto è tanto più evidente dal momento che queste tendenze furono combattute - frontalmente - da Giovanni Paolo II e da Benedetto XVI. Ora la Chiesa non può ridursi, come dice il Papa, alla sua destra e alla sua sinistra, ma è evidente che quest'ultima sensibilità è oggi al comando. Secondo elemento che piega il peggioramento del clima: i metodi di Francesco. Deciso a gestire il cambiamento, il Papa si comporta con maniere ispirate alla cultura virile degli Argentini, cosa che porta a tagliare... senza andar troppo per il sottile. E ci sono parecchi cocci in questo negozio di porcellane ch'è il Vaticano.
Si occupa di tutto, affermano negli uffici che dominano piazza San Pietro. Questo Papa è piuttosto il padrone di un'azienda. Ultimo esempio in ordine di tempo, il licenziamento senza tanti complimenti del Comandante della Guardia Svizzera, Daniel Anrig, nominato da Benedetto XVI. Un altro spostamento che ha fatto rumore è toccato, questa volta, a un Vescovo del Paraguay giudicato molto conservatore, Mons. Rogelio Livieres Plano. Messo sotto accusa in numerosi affari ai quali ha dimostrato di non aver preso parte, questo membro dell'Opus Dei è stato obbligato alle dimissioni, il 25 Settembre, proprio mentre egli si rammaricava di non esser stato ricevuto dal Papa per far sentire le proprie ragioni.
Un Pontificato di presa, dunque. In Argentina, il suo paese d'origine, in un solo anno e mezzo di regno, Francesco ha rimosso o nominato non meno di... 26 Vescovi su 76! Ossia un po' più di un terzo. Una fonte ben informata in questo paese, attenta a non essere identificata, considera che tutte queste nomine vanno tutte nello stesso senso.
Un altro esempio che ha colpito la stampa negli Stati Uniti: il 20 Settembre, Francesco ha nominato a Chicago, una delle Diocesi più importanti del paese, Mons. Blase J. Cupich, il Vescovo americano ritenuto più progressista. Francesco ha qui agito prendendo in contropiede la tendenza dominante dei Cattolici americani, abbastanza classici e pro-life. La prima decisione del nuovo Arcivescovo, il 24 Ottobre, è stata di abbandonare il palazzo episcopale del quartiere bene di Gold Coast per andare a vivere in un luogo più modesto.
A Roma, il Prefetto incaricato della nomina dei Vescovi, il Cardinale Marc Ouellet, nominato da Benedetto XVI, è stato affiancato da un vice, amico di Francesco. Stesso sistema nel settore liturgico: il 24 Novembre il Papa ha nominato il Cardinale africano Robert Sarah, molto classico, a capo della Congregazione per il Culto Divino, ma non prima di aver rimosso, il 5 Novembre - con effetto immediato - coloro che dovevano essere i suoi assistenti: l'inglese Anthony Ward e lo spagnolo Juan Miguel Ferrer Grenesche, due prelati vicini alla linea di Benedetto XVI in materia liturgica. Sono stati rimpiazzati da un italiano, favorevole ad un ritorno ad una liturgia moderna, padre Corrado Maggioni.
Un ultimo caso emblematico: il trasferimento del Cardinale Raymond Leo Burke, Prefetto del Tribunale della Segnatura Apostolica. Nominato da Benedetto XVI, Burke ha osato esprimere pubblicamente il proprio disaccordo con Papa Francesco sulla questione dei divorziati risposati e degli omosessuali. Conseguenza: a due sole settimane dalla fine del Sinodo, il giorno 8 Novembre, egli è stato retrocesso e nominato Cappellano dell'Ordine di Malta.
Il suo modo di governare è sconcertante, confida un alto funzionario della Santa Sede, noto per la sua moderazione. Basandosi su questa serie di fatti, alcuni - che occorre chiamare oppositori della linea di Papa Francesco, anche se la Chiesa non è un partito politico - hanno inventato un neologismo per caratterizzare l'evento che denunciano: laderatzingerizzazione della Curia! Questo termine, forse un po' caricaturale, dà un'idea delle tensioni in corso.
Il clima non è per nulla buono. Regna la paura, perché nessuno oggi è sicuro del proprio avvenire, mentre la Santa Sede era per antonomasia sinonimo di stabilità, spiega un laico impiegato in Vaticano. Informato di questa atmosfera viziata in casa propria, Francesco a convocato tutti gli impiegati del Vaticano, il prossimo 22 Dicembre, per una riunione inedita. Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant'Egidio, vicina a Francesco, giustifica tuttavia questa pulizia. In predicato di ricoprire importanti funzioni in Curia, questo laico confida, il 22 Ottobre, al sito Vatican Insider: L'attuale governo è rimasto quello di Benedetto XVI. Ed è appunto tra i membri del suo governo che Francesco incontra le più forti resistenze al cambiamento. La riforma della Curia non può limitarsi alla fusione di qualche Dicastero. Il Papa ha bisogno di collaboratori che siano in sintonia con lui.
Di per sé, questa riforma non è rivoluzionaria. La sua architettura dovrebbe esser resa nota a metà Febbraio. Le due misure principali consistono nella soppressione di tutti gli attuali Pontifici Consigli, che potrebbero essere paragonati ai Segretariati di Stato del governo francese, per poi riunirli in due Congregazioni, equivalenti ai nostri ministeri. Una di queste Congregazioni sarà incaricata del mondo laicale, l'altra delle questioni di giustizia sociale. Ma è lo spirito di questa riforma che suscita i timori maggiori.
Il Cardinal Maradiaga è uno dei più influenti consiglieri del Papa, dal momento che coordina il consiglio degli otto Cardinali (il "G8", divenuto "G9" con l'ammissione del Cardinal Pietro Parolin, Segretario di Stato Vaticano). Egli spiega che la Curia non può intendersi più come la Corte papale, né come una forma di super-governo della Chiesa centralizzata, ma come una struttura snella al servizio del ministero del Papa.
Struttura agile, ecco il cambiamento. Un documento riservato, non reso pubblico, ne dà lo spirito: i Cardinali, onnipotenti capi di Dicastero, sono sostituiti da prelati o laici, considerati come tecnici specializzati nel proprio ambito, in modo di aiutare concretamente il Papa a governare. Se sono Vescovi, non per questo diventeranno automaticamente Cardinali. Il tempo dei Cardinali Principi attorno al Papa Re è dunque finito.
Dietro a tutto ciò, Francesco conduce una guerra al carrierismo ecclesiastico, come è scritto nel documento, ma intende anche governare secondo un metodo sinodale. Pur essendo l'unico a decidere, vuole nondimeno appoggiarsi su processi di maturazione collettiva dove saranno strutturalmente consultati i Vescovi diocesani e le Conferenze Episcopali. E qui si torna molto indietro: sotto Benedetto XVI, il Segretario di Stato Cardinal Bertone aveva riunito tutte le redini del comando. In otto anni di Pontificato, il consiglio dei Capi di Dicastero - i Ministri del Papa - non si era riunito che due o tre volte, e in modo meramente formale... Questa situazione ha determinato l'esasperazione dei Cardinali che hanno preteso questa riforma. Ma questa riforma rinforza il Papa... Per il momento, la politica riformatrice di Francesco lo porta ad un certo isolamento. Tenendo infatti a distanza la sua amministrazione naturale - la Curia - poiché non si fida di essa, il Papa si appoggia ad un gruppo molto ristretto e non necessariamente esperto. Per le grandi decisioni, egli consulta il proprio consiglio di Cardinali, il G9, ma questi uomini non risiedono a Roma e vi vengono solo ogni due mesi. Un veterano italiano del Vaticano - conosce i Sacri Palazzi dalla propria infanzia, avendovi lavorato anche i suoi genitori - può dunque concludere: Questo Papa riformatore è solo. Diffida di molte persone. Ma alcuni suoi consiglieri, più realisti del Re, fanno pressioni spesso eccessive. E in questo non gli rendono un gran servizio.
Dietro al timoniere, vi sono gli uomini che si occupano delle manovre immediate: i Cardinali Maradiaga o Marx, in particolare, membri del G9, tengono il timone. Ma vi sono anche dei teologi che definiscono la rotta da seguire. Sono tre: il Cardinale tedesco Walter Kasper, il Vescovo italiano Bruno Forte ed il Vescovo argentino Victor Manuel Fernandez. E' questo trio che ha soffiato sul fuoco al Sinodo sulla famiglia. Al punto da provocare il blocco dell'Assemblea che non ha votato - au due terzi richiesti - i controversi passaggi sui divorziati risposati e gli omosessuali.
Sollecitato a più riprese da Figaro Magazine per un'intervista analoga a quella che ci ha accordato il Cardinale americano Raymond Burke, avversario delle sue tesi (si veda a pagina 46), il Cardinale Kasper non ha trovato il tempo per incontrarci, ma ecco cosa ci ha scritto: Non sono deluso. Quel che viene definito "effetto Francesco" si sviluppa lentamente. Sono quindi convinto che giungeremo ad un accordo molto largo alla fine del prossimo Sinodo. Non vi è dunque alcun motivo per enfatizzare la situazione come certi media hanno fatto. Ma bisogna comunque evitare di concentrare il dibattito sui punti caldi, come quello della Comunione ai divorziati risposati. Vi sono problemi ben più fondamentali ed urgenti nel contesto del matrimonio e della famiglia che dobbiamo risolvere insieme.
Da tattico, Mons. Forte, Segretario del Sinodo, non si scompone: Al Concilio Vaticano II, spiega, le vere evoluzioni si sono fatte nel corso dei dibattiti delle sessioni. Il prelato aspetta quindi che gli spiriti evolvano in favore delle riforme da qui al prossimo Ottobre, seconda sessione del Sinodo. Ma paga caro il proprio impegno: candidato alla Vicepresidenza della CEI, è stato ampiamente battuto. L'elezione seguiva il Sinodo: questo scacco è stato interpretato come un chiaro messaggio rivolto al Papa. Similmente, in Africa e negli Stati Uniti in particolar modo, i Vescovi hanno eletto, per la prossima assemblea, rappresentanti significativamente contrari a qualsiasi evoluzione. Queste tensioni galvaizzano nondimeno Mons. Fernandez, l'uomo chiave della triade, fautore di una teologia di orientamento molto progressista. Egli è "il" teologo di Francesco. Quanti si oppongono al Papa, per lui, sono dei "fanatici". Il 21 Ottobre, all'indomani del Sinodo, ha confidato al giornale argentinoLa Naciòn di aver dovuto combattere un gruppo di sei o sette prelati, molto fanatici e molto aggressivi, ma che non rappresentano che il 5% del totale. Affermazione che egli conferma in un libro-intervista pubblicato in questi giorni a Roma.
In questo contesto conflittuale, Papa Francesco cerca di rassicurare e di calmare un'opinione cattolica inquieta. Si è espresso tre volte in tal senso in una settimana... "Le verità fondamentali del Sacramento del Matrimonio, ossia l'indissolubilità, l'unità e la fedeltà e l'apertura alla vita" saranno preservate, ha promesso il 10 Dicembre. Ma il giorno prima, ha fatto mandare a tutte le Conferenze Episcopali dei punti di approfondimento in vista del prossimo Sinodo che paiono confermare le prospettive di riforma. Il documento insiste molto nettamente e nuovamente sui due punti che non hanno raccolto l'approvazione dei due terzi dell'assemblea: l'accesso alla Comunione per i divorziati risposati e l'accoglienza delle persone omosessuali...
Si profila un altro dossier all'orizzonte, ma questa volta molto discretamente: l'ordinazione degli uomini sposati, i viri probati, uomini di una certa età e di fede confermata, cui la Chiesa conferirebbe il Sacerdozio. Ad ottobre, il Papa ha incoraggiato Mons. Erwin Krautler, un Vescovo brasiliano di origine austriaca che gli chiedeva il permesso di procede in tal senso, a fargli delle proposte. Appoggiato dal Cardinale Claudio Hummes, un amico molto vicino al Papa (che gli aveva chiesto di stargli a fianco quando per la prima volta apparve al balcone di San Pietro), questo Vescovo ha appena ottenuto dalla Conferenza dei Vescovi Brasiliani la creazione di una "commissione di studio per l'ordinazione degli uomini sposati". Il progetto è quindi lanciato. Roma dovrà semplicemente autorizzare ad experimentum qualche caso in Brasile. Anche l'Episcopato tedesco è pronto per questa "esperienza".
Ma cosa vuole Francesco? Uno spagnolo che lo conosce bene, essendo Superiore dei Gesuiti, il padre Adolfo Nicolas, conferma che Francesco non sta conducendo una riforma, ma una "rivoluzione". Se dovesse riuscirci, "le consequenze di questa evoluzione sarebbero inaudite", afferma con inquietudine il Cardinale italiano Velasio De Paolis. Ma fino a dove arriverà Francesco, in particolare sulle questioni di morale? Interrogato sul Sinodo al ritorno da Strasburgo, il Papa non ha indicato la rotta, ma ha insistito sul proprio metodo: "Siamo in cammino", ha detto.
Due motivi fondamentali spiegano questi flutti. La visione ecclesiale di Francesco, anzitutto. Si infatti egli è di spiritualità classica, appare nondimeno evidente, ora, che è direttamente ispirato e consigliato dalle correnti cattoliche eredi della visione più progressista del Vaticano II. Il contrasto è tanto più evidente dal momento che queste tendenze furono combattute - frontalmente - da Giovanni Paolo II e da Benedetto XVI. Ora la Chiesa non può ridursi, come dice il Papa, alla sua destra e alla sua sinistra, ma è evidente che quest'ultima sensibilità è oggi al comando. Secondo elemento che piega il peggioramento del clima: i metodi di Francesco. Deciso a gestire il cambiamento, il Papa si comporta con maniere ispirate alla cultura virile degli Argentini, cosa che porta a tagliare... senza andar troppo per il sottile. E ci sono parecchi cocci in questo negozio di porcellane ch'è il Vaticano.
Si occupa di tutto, affermano negli uffici che dominano piazza San Pietro. Questo Papa è piuttosto il padrone di un'azienda. Ultimo esempio in ordine di tempo, il licenziamento senza tanti complimenti del Comandante della Guardia Svizzera, Daniel Anrig, nominato da Benedetto XVI. Un altro spostamento che ha fatto rumore è toccato, questa volta, a un Vescovo del Paraguay giudicato molto conservatore, Mons. Rogelio Livieres Plano. Messo sotto accusa in numerosi affari ai quali ha dimostrato di non aver preso parte, questo membro dell'Opus Dei è stato obbligato alle dimissioni, il 25 Settembre, proprio mentre egli si rammaricava di non esser stato ricevuto dal Papa per far sentire le proprie ragioni.
Un Pontificato di presa, dunque. In Argentina, il suo paese d'origine, in un solo anno e mezzo di regno, Francesco ha rimosso o nominato non meno di... 26 Vescovi su 76! Ossia un po' più di un terzo. Una fonte ben informata in questo paese, attenta a non essere identificata, considera che tutte queste nomine vanno tutte nello stesso senso.
Un altro esempio che ha colpito la stampa negli Stati Uniti: il 20 Settembre, Francesco ha nominato a Chicago, una delle Diocesi più importanti del paese, Mons. Blase J. Cupich, il Vescovo americano ritenuto più progressista. Francesco ha qui agito prendendo in contropiede la tendenza dominante dei Cattolici americani, abbastanza classici e pro-life. La prima decisione del nuovo Arcivescovo, il 24 Ottobre, è stata di abbandonare il palazzo episcopale del quartiere bene di Gold Coast per andare a vivere in un luogo più modesto.
A Roma, il Prefetto incaricato della nomina dei Vescovi, il Cardinale Marc Ouellet, nominato da Benedetto XVI, è stato affiancato da un vice, amico di Francesco. Stesso sistema nel settore liturgico: il 24 Novembre il Papa ha nominato il Cardinale africano Robert Sarah, molto classico, a capo della Congregazione per il Culto Divino, ma non prima di aver rimosso, il 5 Novembre - con effetto immediato - coloro che dovevano essere i suoi assistenti: l'inglese Anthony Ward e lo spagnolo Juan Miguel Ferrer Grenesche, due prelati vicini alla linea di Benedetto XVI in materia liturgica. Sono stati rimpiazzati da un italiano, favorevole ad un ritorno ad una liturgia moderna, padre Corrado Maggioni.
Un ultimo caso emblematico: il trasferimento del Cardinale Raymond Leo Burke, Prefetto del Tribunale della Segnatura Apostolica. Nominato da Benedetto XVI, Burke ha osato esprimere pubblicamente il proprio disaccordo con Papa Francesco sulla questione dei divorziati risposati e degli omosessuali. Conseguenza: a due sole settimane dalla fine del Sinodo, il giorno 8 Novembre, egli è stato retrocesso e nominato Cappellano dell'Ordine di Malta.
Il suo modo di governare è sconcertante, confida un alto funzionario della Santa Sede, noto per la sua moderazione. Basandosi su questa serie di fatti, alcuni - che occorre chiamare oppositori della linea di Papa Francesco, anche se la Chiesa non è un partito politico - hanno inventato un neologismo per caratterizzare l'evento che denunciano: laderatzingerizzazione della Curia! Questo termine, forse un po' caricaturale, dà un'idea delle tensioni in corso.
Il clima non è per nulla buono. Regna la paura, perché nessuno oggi è sicuro del proprio avvenire, mentre la Santa Sede era per antonomasia sinonimo di stabilità, spiega un laico impiegato in Vaticano. Informato di questa atmosfera viziata in casa propria, Francesco a convocato tutti gli impiegati del Vaticano, il prossimo 22 Dicembre, per una riunione inedita. Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant'Egidio, vicina a Francesco, giustifica tuttavia questa pulizia. In predicato di ricoprire importanti funzioni in Curia, questo laico confida, il 22 Ottobre, al sito Vatican Insider: L'attuale governo è rimasto quello di Benedetto XVI. Ed è appunto tra i membri del suo governo che Francesco incontra le più forti resistenze al cambiamento. La riforma della Curia non può limitarsi alla fusione di qualche Dicastero. Il Papa ha bisogno di collaboratori che siano in sintonia con lui.
Di per sé, questa riforma non è rivoluzionaria. La sua architettura dovrebbe esser resa nota a metà Febbraio. Le due misure principali consistono nella soppressione di tutti gli attuali Pontifici Consigli, che potrebbero essere paragonati ai Segretariati di Stato del governo francese, per poi riunirli in due Congregazioni, equivalenti ai nostri ministeri. Una di queste Congregazioni sarà incaricata del mondo laicale, l'altra delle questioni di giustizia sociale. Ma è lo spirito di questa riforma che suscita i timori maggiori.
Il Cardinal Maradiaga è uno dei più influenti consiglieri del Papa, dal momento che coordina il consiglio degli otto Cardinali (il "G8", divenuto "G9" con l'ammissione del Cardinal Pietro Parolin, Segretario di Stato Vaticano). Egli spiega che la Curia non può intendersi più come la Corte papale, né come una forma di super-governo della Chiesa centralizzata, ma come una struttura snella al servizio del ministero del Papa.
Struttura agile, ecco il cambiamento. Un documento riservato, non reso pubblico, ne dà lo spirito: i Cardinali, onnipotenti capi di Dicastero, sono sostituiti da prelati o laici, considerati come tecnici specializzati nel proprio ambito, in modo di aiutare concretamente il Papa a governare. Se sono Vescovi, non per questo diventeranno automaticamente Cardinali. Il tempo dei Cardinali Principi attorno al Papa Re è dunque finito.
Dietro a tutto ciò, Francesco conduce una guerra al carrierismo ecclesiastico, come è scritto nel documento, ma intende anche governare secondo un metodo sinodale. Pur essendo l'unico a decidere, vuole nondimeno appoggiarsi su processi di maturazione collettiva dove saranno strutturalmente consultati i Vescovi diocesani e le Conferenze Episcopali. E qui si torna molto indietro: sotto Benedetto XVI, il Segretario di Stato Cardinal Bertone aveva riunito tutte le redini del comando. In otto anni di Pontificato, il consiglio dei Capi di Dicastero - i Ministri del Papa - non si era riunito che due o tre volte, e in modo meramente formale... Questa situazione ha determinato l'esasperazione dei Cardinali che hanno preteso questa riforma. Ma questa riforma rinforza il Papa... Per il momento, la politica riformatrice di Francesco lo porta ad un certo isolamento. Tenendo infatti a distanza la sua amministrazione naturale - la Curia - poiché non si fida di essa, il Papa si appoggia ad un gruppo molto ristretto e non necessariamente esperto. Per le grandi decisioni, egli consulta il proprio consiglio di Cardinali, il G9, ma questi uomini non risiedono a Roma e vi vengono solo ogni due mesi. Un veterano italiano del Vaticano - conosce i Sacri Palazzi dalla propria infanzia, avendovi lavorato anche i suoi genitori - può dunque concludere: Questo Papa riformatore è solo. Diffida di molte persone. Ma alcuni suoi consiglieri, più realisti del Re, fanno pressioni spesso eccessive. E in questo non gli rendono un gran servizio.
Dietro al timoniere, vi sono gli uomini che si occupano delle manovre immediate: i Cardinali Maradiaga o Marx, in particolare, membri del G9, tengono il timone. Ma vi sono anche dei teologi che definiscono la rotta da seguire. Sono tre: il Cardinale tedesco Walter Kasper, il Vescovo italiano Bruno Forte ed il Vescovo argentino Victor Manuel Fernandez. E' questo trio che ha soffiato sul fuoco al Sinodo sulla famiglia. Al punto da provocare il blocco dell'Assemblea che non ha votato - au due terzi richiesti - i controversi passaggi sui divorziati risposati e gli omosessuali.
Sollecitato a più riprese da Figaro Magazine per un'intervista analoga a quella che ci ha accordato il Cardinale americano Raymond Burke, avversario delle sue tesi (si veda a pagina 46), il Cardinale Kasper non ha trovato il tempo per incontrarci, ma ecco cosa ci ha scritto: Non sono deluso. Quel che viene definito "effetto Francesco" si sviluppa lentamente. Sono quindi convinto che giungeremo ad un accordo molto largo alla fine del prossimo Sinodo. Non vi è dunque alcun motivo per enfatizzare la situazione come certi media hanno fatto. Ma bisogna comunque evitare di concentrare il dibattito sui punti caldi, come quello della Comunione ai divorziati risposati. Vi sono problemi ben più fondamentali ed urgenti nel contesto del matrimonio e della famiglia che dobbiamo risolvere insieme.
Da tattico, Mons. Forte, Segretario del Sinodo, non si scompone: Al Concilio Vaticano II, spiega, le vere evoluzioni si sono fatte nel corso dei dibattiti delle sessioni. Il prelato aspetta quindi che gli spiriti evolvano in favore delle riforme da qui al prossimo Ottobre, seconda sessione del Sinodo. Ma paga caro il proprio impegno: candidato alla Vicepresidenza della CEI, è stato ampiamente battuto. L'elezione seguiva il Sinodo: questo scacco è stato interpretato come un chiaro messaggio rivolto al Papa. Similmente, in Africa e negli Stati Uniti in particolar modo, i Vescovi hanno eletto, per la prossima assemblea, rappresentanti significativamente contrari a qualsiasi evoluzione. Queste tensioni galvaizzano nondimeno Mons. Fernandez, l'uomo chiave della triade, fautore di una teologia di orientamento molto progressista. Egli è "il" teologo di Francesco. Quanti si oppongono al Papa, per lui, sono dei "fanatici". Il 21 Ottobre, all'indomani del Sinodo, ha confidato al giornale argentinoLa Naciòn di aver dovuto combattere un gruppo di sei o sette prelati, molto fanatici e molto aggressivi, ma che non rappresentano che il 5% del totale. Affermazione che egli conferma in un libro-intervista pubblicato in questi giorni a Roma.
In questo contesto conflittuale, Papa Francesco cerca di rassicurare e di calmare un'opinione cattolica inquieta. Si è espresso tre volte in tal senso in una settimana... "Le verità fondamentali del Sacramento del Matrimonio, ossia l'indissolubilità, l'unità e la fedeltà e l'apertura alla vita" saranno preservate, ha promesso il 10 Dicembre. Ma il giorno prima, ha fatto mandare a tutte le Conferenze Episcopali dei punti di approfondimento in vista del prossimo Sinodo che paiono confermare le prospettive di riforma. Il documento insiste molto nettamente e nuovamente sui due punti che non hanno raccolto l'approvazione dei due terzi dell'assemblea: l'accesso alla Comunione per i divorziati risposati e l'accoglienza delle persone omosessuali...
Si profila un altro dossier all'orizzonte, ma questa volta molto discretamente: l'ordinazione degli uomini sposati, i viri probati, uomini di una certa età e di fede confermata, cui la Chiesa conferirebbe il Sacerdozio. Ad ottobre, il Papa ha incoraggiato Mons. Erwin Krautler, un Vescovo brasiliano di origine austriaca che gli chiedeva il permesso di procede in tal senso, a fargli delle proposte. Appoggiato dal Cardinale Claudio Hummes, un amico molto vicino al Papa (che gli aveva chiesto di stargli a fianco quando per la prima volta apparve al balcone di San Pietro), questo Vescovo ha appena ottenuto dalla Conferenza dei Vescovi Brasiliani la creazione di una "commissione di studio per l'ordinazione degli uomini sposati". Il progetto è quindi lanciato. Roma dovrà semplicemente autorizzare ad experimentum qualche caso in Brasile. Anche l'Episcopato tedesco è pronto per questa "esperienza".
Ma cosa vuole Francesco? Uno spagnolo che lo conosce bene, essendo Superiore dei Gesuiti, il padre Adolfo Nicolas, conferma che Francesco non sta conducendo una riforma, ma una "rivoluzione". Se dovesse riuscirci, "le consequenze di questa evoluzione sarebbero inaudite", afferma con inquietudine il Cardinale italiano Velasio De Paolis. Ma fino a dove arriverà Francesco, in particolare sulle questioni di morale? Interrogato sul Sinodo al ritorno da Strasburgo, il Papa non ha indicato la rotta, ma ha insistito sul proprio metodo: "Siamo in cammino", ha detto.
Jean-Marie Guénois
Traduzione a cura di Cesare Baronio
Traduzione a cura di Cesare Baronio
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