20 giugno a Roma. Il cambio di marcia
Bisogna mettere a fuoco che la c.d. teoria del gender, nella sua plateale grossolanità è soltanto uno strumento secondario utilizzato dai movimenti omosessualisti nella campagna di conquista dello spazio pubblico e delle nuove generazioni… far sfilare tante persone che mostrano di voler smontare una teoria senza senso, è anche un modo elegante per distoglierle dall’assumere iniziative ben più impegnative come quella di gridare forte contro la scelleratezza delle leggi che preparano il suicidio di una società, travolgendo la morale, il diritto e la antropologia.
di Patrizia Fermani
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Il cambiamento di intenti imposto all’improvviso alla manifestazione del 20 giugno, non ha aperto una semplice questione di correttezza comunicativa, ma investe la sostanza delle cose sulla gravità della quale occorre tornare ancora una volta.
La Cirinnà è lo sberleffo ultimo ad un sistema civile ed etico che si vuol distruggere attraverso una sua immagine caricaturale. È Caligola che nomina senatore il proprio cavallo, oltre ad impersonare i barbari che vogliono saccheggiare la città.
Dunque, dopo troppa distrazione, ci si riunisce per proclamare che il tiranno va abbattuto e ogni attacco va respinto. Poi però chi ha chiamato il popolo al combattimento decide di abbandonare il fronte più avanzato, e dice che d’ora in poi bisognerà concentrarsi su una difesa molto più limitata. Le ragioni del ripiegamento non vengono spiegate . Viene solo enunciata la nuova linea programmatica.
Difficile interpretare questo cambiamento di rotta se non come effetto di ordini superiori, che impongono di venire a patti col “nemico”. Non per nulla Massimo Gandolfini durante la conferenza stampa di lunedì ha invitato i giornalisti presenti a prendere nota che non si manifesterà contro alcuno dei disegni di legge in materia ( Cirinnà, Fedeli. Scalfarotto), e non si è contro gli omosessuali. Quelli che meritano attualmente a tutti gli effetti il titolo di “intoccabili”. Viene ora chiesto alla gente di andare ugualmente in piazza, per un motivo che è sì diverso da quello per il quale era stata convocata, ma contiguo ad esso. Si andrà in piazza per dire forte che la teoria del gender è una bufala pazzesca e non va diffusa nelle scuole. E poiché il meno sta nel più, questo significherà in ogni caso rimanere saldi nella difesa delle istituzioni famigliari. Si badi però, non si manifesterà contro il ddl Fedeli, ché sarebbe osare troppo, ma solo contro una teoria bislacca che va girando. Perché, come diceva Giacomo Biffi, ad andare contro le ombre non ci si fa male. D’altra parte, sul piatto della bilancia delle questioni che ruotano attorno alla manipolazione della sessualità, il gender di cui tutti parlano compulsivamente, è una questione di lana caprina che pesa poco o nulla. E vanta un prestigio, sia pure negativo, di molto superiore ai propri demeriti.
Bisogna mettere a fuoco infatti, che la c.d. teoria del gender, nella sua plateale grossolanità è soltanto uno strumento secondario utilizzato dai movimenti omosessualisti nella campagna di conquista dello spazio pubblico e delle nuove generazioni. Essa è stata escogitata a suo tempo allo scopo di affrancare l’omosessualità dal campo della patologia psichica, e di elevarla alla dignità delle libere scelte. Il sesso me lo scelgo io e lo cambio in ragione delle mie percezioni contingenti, quale espressione completa della mia libertà. Evidentemente la sua insensatezza intrinseca rende la proposizione particolarmente vulnerabile. Più o meno a tutti appare paradossale ed essa stessa finisce per screditare chi la propaganda.
Ma alla fine ci si deve essere accorti che questa sua debolezza intrinseca poteva essere sfruttata strategicamente, e sortire un effetto vantaggioso: quello di attirare e assorbire ogni atteggiamento critico, in modo che, una volta convogliato l’interesse sul gender, l’attenzione venisse distolta da tutto l’insieme degli altri ingranaggi decisivi con cui i movimenti omosessualisti stanno stringendo la società e si impossessano dell’educazione. Così tutti oggi si mostrano molto allarmati dal problema del gender, e nessuno affronta quasi più quello di fondo della penetrazione dell’omosessismo nei gangli vitali della società e nei centri di potere internazionali e nazionali. Tant’è che se anche si riuscisse a far eliminare dai programmi scolastici ogni informazione su questa teoria assurda, negli stessi programmi l’omosessualità manterrebbe il posto privilegiato che già ora le è riservato trionfalmente dalle stesse direttive ministeriali, quale variante virtuosa della sessualità. Essa è ormai presentata infatti come realtà umana degna di ogni tutela e promozione sociale in omaggio ai diritti, alla libertà, alla uguaglianza, al rispetto, all’amore disinteressato, a tutta quella congerie di concetti manipolati che menti ormai indifese per mancanza di strumenti critici, espunti dalla scuola di regime, hanno assorbito secondo copione. In altre parole, mentre tutti si concentrano ora sulla teoria del gender e si impegnano nella sua facile confutazione, la penetrazione della cultura omosessista continua indisturbata la propria marcia irresistibile. Ecco perché far sfilare tante persone che mostrano di voler smontare una teoria senza senso, è anche un modo elegante per distoglierle dall’assumere iniziative ben più impegnative come quella di gridare forte contro la scelleratezza delle leggi che preparano il suicidio di una società, travolgendo la morale, il diritto e la antropologia.
In tale prospettiva occorre dunque chiedersi se la nuova direzione data al grande movimento di massa, che all’inizio si presentava, almeno formalmente, armato di un’idea forte e chiara ambiva a fermare la dissennatezza della politica, tradisca l’intento di farne ora lo strumento buono solo a tranquillizzare un po’ gli allarmati, il tempo necessario affinché proprio quella politica degenerata, con la connivenza di una chiesa altrettanto degenerata e attaccata al suo carro, porti a compimento un disegno fatale preparato altrove. È probabile che questo disegno rielaborato e imposto da altri in corso d’opera, abbia preso di sorpresa gli stessi organizzatori. In ogni caso la logica vuole che mentre la grande armata ora viene impiegata in una scaramuccia di retroguardia, Cirinnà, Fedeli e Scalfarotto andranno avanti spediti nella calura estiva, senza trovare ostacoli di sorta, perché nessuno, per nessun motivo è cattolicamente contro di loro. Di certo a San Giovanni a guidare la retroguardia non ci sarà Leonida. È più probabile che ci sia Quisling.
http://www.riscossacristiana.it/20-giugno-a-roma-il-cambio-di-marcia-di-patrizia-fermani/
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Il cambiamento di intenti imposto all’improvviso alla manifestazione del 20 giugno, non ha aperto una semplice questione di correttezza comunicativa, ma investe la sostanza delle cose sulla gravità della quale occorre tornare ancora una volta.
La Cirinnà è lo sberleffo ultimo ad un sistema civile ed etico che si vuol distruggere attraverso una sua immagine caricaturale. È Caligola che nomina senatore il proprio cavallo, oltre ad impersonare i barbari che vogliono saccheggiare la città.
Dunque, dopo troppa distrazione, ci si riunisce per proclamare che il tiranno va abbattuto e ogni attacco va respinto. Poi però chi ha chiamato il popolo al combattimento decide di abbandonare il fronte più avanzato, e dice che d’ora in poi bisognerà concentrarsi su una difesa molto più limitata. Le ragioni del ripiegamento non vengono spiegate . Viene solo enunciata la nuova linea programmatica.
Difficile interpretare questo cambiamento di rotta se non come effetto di ordini superiori, che impongono di venire a patti col “nemico”. Non per nulla Massimo Gandolfini durante la conferenza stampa di lunedì ha invitato i giornalisti presenti a prendere nota che non si manifesterà contro alcuno dei disegni di legge in materia ( Cirinnà, Fedeli. Scalfarotto), e non si è contro gli omosessuali. Quelli che meritano attualmente a tutti gli effetti il titolo di “intoccabili”. Viene ora chiesto alla gente di andare ugualmente in piazza, per un motivo che è sì diverso da quello per il quale era stata convocata, ma contiguo ad esso. Si andrà in piazza per dire forte che la teoria del gender è una bufala pazzesca e non va diffusa nelle scuole. E poiché il meno sta nel più, questo significherà in ogni caso rimanere saldi nella difesa delle istituzioni famigliari. Si badi però, non si manifesterà contro il ddl Fedeli, ché sarebbe osare troppo, ma solo contro una teoria bislacca che va girando. Perché, come diceva Giacomo Biffi, ad andare contro le ombre non ci si fa male. D’altra parte, sul piatto della bilancia delle questioni che ruotano attorno alla manipolazione della sessualità, il gender di cui tutti parlano compulsivamente, è una questione di lana caprina che pesa poco o nulla. E vanta un prestigio, sia pure negativo, di molto superiore ai propri demeriti.
Bisogna mettere a fuoco infatti, che la c.d. teoria del gender, nella sua plateale grossolanità è soltanto uno strumento secondario utilizzato dai movimenti omosessualisti nella campagna di conquista dello spazio pubblico e delle nuove generazioni. Essa è stata escogitata a suo tempo allo scopo di affrancare l’omosessualità dal campo della patologia psichica, e di elevarla alla dignità delle libere scelte. Il sesso me lo scelgo io e lo cambio in ragione delle mie percezioni contingenti, quale espressione completa della mia libertà. Evidentemente la sua insensatezza intrinseca rende la proposizione particolarmente vulnerabile. Più o meno a tutti appare paradossale ed essa stessa finisce per screditare chi la propaganda.
Ma alla fine ci si deve essere accorti che questa sua debolezza intrinseca poteva essere sfruttata strategicamente, e sortire un effetto vantaggioso: quello di attirare e assorbire ogni atteggiamento critico, in modo che, una volta convogliato l’interesse sul gender, l’attenzione venisse distolta da tutto l’insieme degli altri ingranaggi decisivi con cui i movimenti omosessualisti stanno stringendo la società e si impossessano dell’educazione. Così tutti oggi si mostrano molto allarmati dal problema del gender, e nessuno affronta quasi più quello di fondo della penetrazione dell’omosessismo nei gangli vitali della società e nei centri di potere internazionali e nazionali. Tant’è che se anche si riuscisse a far eliminare dai programmi scolastici ogni informazione su questa teoria assurda, negli stessi programmi l’omosessualità manterrebbe il posto privilegiato che già ora le è riservato trionfalmente dalle stesse direttive ministeriali, quale variante virtuosa della sessualità. Essa è ormai presentata infatti come realtà umana degna di ogni tutela e promozione sociale in omaggio ai diritti, alla libertà, alla uguaglianza, al rispetto, all’amore disinteressato, a tutta quella congerie di concetti manipolati che menti ormai indifese per mancanza di strumenti critici, espunti dalla scuola di regime, hanno assorbito secondo copione. In altre parole, mentre tutti si concentrano ora sulla teoria del gender e si impegnano nella sua facile confutazione, la penetrazione della cultura omosessista continua indisturbata la propria marcia irresistibile. Ecco perché far sfilare tante persone che mostrano di voler smontare una teoria senza senso, è anche un modo elegante per distoglierle dall’assumere iniziative ben più impegnative come quella di gridare forte contro la scelleratezza delle leggi che preparano il suicidio di una società, travolgendo la morale, il diritto e la antropologia.
In tale prospettiva occorre dunque chiedersi se la nuova direzione data al grande movimento di massa, che all’inizio si presentava, almeno formalmente, armato di un’idea forte e chiara ambiva a fermare la dissennatezza della politica, tradisca l’intento di farne ora lo strumento buono solo a tranquillizzare un po’ gli allarmati, il tempo necessario affinché proprio quella politica degenerata, con la connivenza di una chiesa altrettanto degenerata e attaccata al suo carro, porti a compimento un disegno fatale preparato altrove. È probabile che questo disegno rielaborato e imposto da altri in corso d’opera, abbia preso di sorpresa gli stessi organizzatori. In ogni caso la logica vuole che mentre la grande armata ora viene impiegata in una scaramuccia di retroguardia, Cirinnà, Fedeli e Scalfarotto andranno avanti spediti nella calura estiva, senza trovare ostacoli di sorta, perché nessuno, per nessun motivo è cattolicamente contro di loro. Di certo a San Giovanni a guidare la retroguardia non ci sarà Leonida. È più probabile che ci sia Quisling.
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