Risposta di cattolico capitalista alla Laudato sì
Steven W. Mosher si scaglia lancia in resta contro l’enciclica Laudato sì, datata 24 maggio e appena promulgata da Papa Francesco. Chi è Mosher? È il presidente del Population Research Institute di Front Royal, in Virginia, demografo, esperto soprattutto di Cina cui ha dedicato otto libri tra il 1984 e il 2013. Nel 1979 visitò il Paese asiatico in base a un accordo tra l’allora presidente statunitense Jimmy Carter e Pechino, primo studioso americano a entrarvi dopo la Rivoluzione culturale maoista. Per diversi mesi girò e abitò nella provincia rurale del Guandong e anche nel remoto Guizhou. Al tempo era un giovane di belle speranze, rigorosamente ateo.
Poi vide in diretta cos’è la politica cinese del “figlio unico” che costringe le madri all’aborto e a Taiwan pubblicò un articolo di denuncia con tanto di foto. Fu allora che l’Università di Stanford, dove studiava per il Ph.D., lo espulse per “comportamento non etico” giacché il governo si era arrabbiato. Fu un caso clamoroso, che a lungo impedì a seri antropologi americani di compiere prolungati viaggi di studio in Cina. Convertitosi al cattolicesimo, sposato, padre di nove figli, Mosher è da decenni uno dei più lucidi contestatori dei miti regressisti antioccidentali che, tra riscaldamento globale e controllo delle nascite, stanno cercando di trasformare il nostro futuro in un deserto inospitale. Per questo davanti alla Laudato sì Mosher parla di «affermazioni non supportate da fatti» e di «assunti infondati» tali che, «da un punto di vista strettamente scientifico […], l’enciclica è imbarazzante». Anche perché bastano quei documenti dell’ONU che sono il cavallo di battaglia degli ambientalisti a contestarla.
Dice l’enciclica che i poveri del mondohanno sempremeno acquaa disposizione, ma non è vero. Nel settembre del 2000, al “Millennium Summit” delle Nazioni Unite i capi di Stato e di governo di 189 Paesi hanno approvato la Dichiarazione del Millennio dandosi obiettivi comuni quali pace, sicurezza e disarmo, sviluppo ed eradicazione della povertà, protezione dell’ambiente, diritti umani, democrazia e buon governo, protezione dei più deboli, necessità particolari dell’Africa, e mettendo in primo piano la lotta alla povertà, alla fame, alle malattie e per l’istruzione secondo un’agenda di otto traguardi precisi e misurabili, da raggiungere, la maggior parte, entro il 2015: sono i “Millennium Development Goals” oggetto di resoconti annuali. Ebbene, Mosher ricorda che nel ben noto The Millennium Development Goals 2014 Report è scritto che «l’accesso a fonti di acqua potabile di qualità migliore è diventata una realtà per 2,3 miliardi di persone», passando dal 76% della popolazione mondiale degli anni 1990 all’89% del 2012 e così centrando l’obiettivo «nel 2010, cinque anni prima di quanto programmato».
Dice l’enciclica che migliaia di specie di animali e piante si estinguono per lo più a causa dell’attività umana, ma non è vero. Nel citato rapporto, sottolinea Mosher, si parla di molte specie in via di estinzione a causa della riduzione di specifici habitat naturali e si ricorda che proprio per questo la Convenzione sulla diversità biologica (il trattato internazionale adottato nel 1992 per tutelare la biodiversità) ha stabilito che entro il 2020 il 17% della superficie terrestre più il 10% delle zone costiere e delle aree marine dovrà diventare riserva naturale protetta. Dato che a 5 anni dalla data stabilita le riserve naturali protette del mondo sono rispettivamente il 14,6 e il 9,7, motivi di panico non ve ne sono.
Dice l’enciclica che la qualità della vita umana è in forte calo e che la società mondiale sta collassando, ma non è vero. Nel 1815, ricorda Mosher, la popolazione terrestre era circa un miliardo di persone, la vita umana media 30 anni e il reddito pro capite 100 dollari americani l’anno. Oggi siamo 7,2 miliardi, la vita umana media è 71 anni, il prodotto interno lordo per persona è mediamente, a parità di potere di acquisto, 12mila dollari annui. Dice l’enciclica che oggi la maggior parte della popolazione mondiale è composta da poveri, esclusi e persone vulnerabili, ma non è vero. Il succitato documento dell’ONU, precisa Mosher, scrive che «il mondo ha ridotto di metà le situazioni di povertà estrema. Nel 1990 quasi metà della popolazione vivente nelle aree in via di sviluppo campava con meno di 1,25 dollari americani al giorno. Nel 2010 quella percentuale è scesa al 22, riducendo il numero di persone che vivono in povertà estrema di 700 milioni di unità». Dato che l’obiettivo del millennio fissava il traguardo al 2015, significa che il risultato è stato raggiunto ancora una volta con cinque anni di anticipo.
Cos’è successo dunque in Vaticano, si chiede il cattolicissimo Mosher? È successo che il catastrofismo lanciato nel 1972 da quel famoso rapporto del Club di Roma che poi si rivelò una bufala colossale è tornato di moda nel momento in cui al testo dell’enciclica ha messo mano Hans Joachim Schellnhuber, membro proprio di quel Club sciagurato. Che ci fa Schellnhuber al desco vaticano di una enciclica? Ce lo ha portato l’arcivescovo Marcelo Sanchez Sorondo dopo averlo nominato membro del dicastero di cui è capo, nientemeno che la Pontificia Accademia delle Scienze. I cattolici come Mosher non hanno però paura. Protetto a sinistra dalle Nazioni Unite, il magistero pontificio sopravvivrà benissimo persino alle sbandate di un prelato. Ma, osserva il cattolicissimo Mosher, «l’arcivescovo Sanchez Sorondo ha sperperato l’autorità morale del Papato. Dovrebbe dimettersi».
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