Sinodo. Un’ipotesi da considerare
… nelle decine di pagine che toccano a grandi linee gli enormi temi etici sul tappeto, non si trova affatto delineata una difesa “cattolica” a fronte delle forze avverse che assediano la famiglia… Insomma, su tutti i temi etici con cui la retta coscienza e la retta ragione devono fare i conti ogni giorno, abbiamo trovato una distaccata panoramica informativa, ma è mancata del tutto la esposizione netta e stringente di quella che è, e non può non essere, la morale cattolica. È tutto casuale?
di Patrizia Fermani
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È comprensibile che per tutto il tempo del sinodo l’attenzione generale sia stata assorbita in massima parte dalla questione della comunione per i divorziati risposati, considerata capace di attaccare la dottrina cattolica sul terreno dei sacramenti, e modificare così anche il significato del matrimonio cattolico. L’abiura totale della dottrina era già stata raccomandata in lungo e in largo dal suo stesso custode, paternamente preoccupato dei danni che questa possa arrecare alla serenità del popolo di Dio. Ma Bergoglio e il suo entourage hanno puntato soprattutto ad introdurre un nuovo vangelo proprio a partire da quella lettura del matrimonio e della omosessualità che viene imposta dal mondo, e poiché il principio democratico conquistato dalla chiesa richiedeva che si pronunciasse anche l’assemblea dei soci, hanno ideato il sinodo per dare veste ufficiale al nuovo corso.
Tutto era emerso già chiaramente anche dalla enciclica che ha preceduto il sinodo, dal questionario che lo ha introdotto, dai documenti intermedi e soprattutto dalle reprimende con cui Bergoglio ha bacchettato, sia nel discorso conclusivo del 2014 che in quello recente, quanti avevano osato opporsi al suo progetto innovativo della dottrina della Chiesa sulle questioni in cui ha impegnato tutta la propria “creatività pastorale”: matrimonio, nuove unioni di fatto e omosessualità. (il riferimento testuale a tale creatività lo si trova al n. 147 dell’I.L. 2015).
Alla fine l’assemblea ha parlato. Come, lo sappiamo , e nessuno ha potuto meravigliarsi di un copione già scritto da tempo, né della interpretazione “autentica” della Relatio finale fatta fuori campo dall’evoluto cardinale di Vienna, l’uomo che ama solo i mezzi toni.
Tuttavia bisogna ora ritornare sulla evidente anomalia di un sinodo sulla famiglia che dopo avere tracciato un quadro di massima dei fattori che ne determinano la crisi profonda, finisce per risolvere sostanzialmente solo una questione che neppure avrebbe dovuto essere posta, e la risolve di fatto in modo del tutto distruttivo per la tenuta della istituzione famigliare (l’omosessualità è stata poi espulsa, nei limiti che vedremo, dalla Relatio finale, ma è probabile che ricompaia nella conclusione papale definitiva). Al contrario nessuna posizione chiara e forte vi viene assunta in merito ad altre questioni di importanza capitale. E nasce il sospetto che il sinodo, più dannoso che inutile, sia servito anche a confondere le acque, lasciando in ombra proprio questi temi cruciali. Infatti è paradossale che dopo essere stato indetto a parole per fronteggiare secondo i precetti evangelici quanto mette oggi in pericolo la essenza e la vita della famiglia (le famose “sfide” richiamate ossessivamente dai programmi sinodali), esso abbia poi ridotto tanto miseramente il proprio obiettivo, concentrandolo su questioni che toccano solo di rimbalzo la famiglia, e non abbia proposto nulla di utile ed efficace per la effettiva difesa di una istituzione che è di diritto divino.
Ed ecco il punto. Di fronte ai fenomeni di portata epocale che ci investono oggi da vicino sul piano etico, compito istituzionale della chiesa che si dice cattolica dovrebbe essere ancora quello di esporre in modo chiaro e impegnativo tutto il contenuto della morale cattolica e indicare mezzi e modi per difenderci da tutto ciò che minaccia la tenuta della società umana, fondata sulla famiglia. La chiesa, che ha preteso di identificarsi nel sinodo, avrebbe dovuto illuminare i pensieri e le azioni di tutti, con il faro della legge eterna. Invece nelle decine di pagine che, con la stessa verbosità equivoca dei documenti conciliari, toccano a grandi linee gli enormi temi etici sul tappeto, non si trova affatto delineata una difesa “cattolica” a fronte delle forze avverse che assediano la famiglia.
In tutti i documenti sfornati per e dal sinodo, quei temi sono stati spesso esposti con dovizia di riferimenti, ma in semplice chiave informativa, cioè si è evitato accuratamente di leggerli alla luce di quella legge naturale divina, che proprio ora viene platealmente calpestata.
Colpisce soprattutto la vacuità dei riferimenti alla fabbricazione dell’uomo in laboratorio e alle contigue applicazioni eugenetiche, fenomeno che investe la teologia prima della morale. È mancata clamorosamente una chiara e vigorosa condanna di questa pratica in cui si specchia tutta la blasfemia contemporanea, perché contiene la pretesa dell’uomo di farsi creatore e padrone arbitrario delle vite di altri uomini, senza coscienza e senza responsabilità. Un uomo pago di aver soddisfatto l’antica tentazione di farsi dio.
Al numero 33 della Relatio finale viene tratteggiato un asettico quadro del fenomeno senza nessuna inequivocabile presa di posizione sul merito. Bisogna pensare che questa mancanza di chiare indicazioni pratiche e di principio, specie ora che è stata legittimata anche la fecondazione in vitro eterologa, si armonizzi con la religione civile presieduta dalla politica secondo un accordo risalente e consolidato a partire dalla legge 40. Ma sullo sfondo della mancata condanna espressa di questo agghiacciante fenomeno, forse non manca neppure di comparire l’avallo del suo inquietante presupposto: infatti al numero 8) della Relatio troviamo trionfalmente citate le parole pronunciate da Bergoglio durante l’udienza generale del 15 aprile 2015: “l’uomo preso a sé è immagine di Dio”, che forse è cosa diversa dal dire come dice la Scrittura, che Dio ha creato l’uomo a propria immagine e somiglianza, e nel contesto in cui viviamo può richiamare pericolosamente il delirio di onnipotenza da cui sono venuti certi orrori della modernità.
Sempre nella Relatio, a proposito dei degenerati programmi educativi imposti ovunque e regalatici anche dal sistema scolastico nazionale, non troviamo altro che il consiglio di ricorrere eventualmente alla obiezione di coscienza. Né più forte impegno viene suggerito alla pastorizia cattolica per combattere le pratiche eutanasiche già promosse dal gesuitismo martiniano, o quelle abortive .
Come dicevamo, alla fine ci è stata risparmiata nella Relatio finale la conta dei buoni semi contenuti nelle relazioni omosessuali, pare per l’intervento energico di un cardinale cattolico come Robert Sarah che si è battuto evidentemente anche per fare introdurre in ogni documento la menzione esplicita del ricatto esercitato dagli organismi internazionali sui paesi poveri subordinando gli aiuti economici alla introduzione del matrimonio tra persone dello stesso sesso (n.76). Sta di fatto però che manca ogni riferimento alle pressioni internazionali esercitate con lo stesso obiettivo anche sui paesi della prospera Europa, come è avvenuto per l’Irlanda, e come sta avvenendo per l’Italia. E soprattutto nasce il sospetto che il riferimento esplicito al “matrimonio”, possa contenere l’intento di lasciare la porta aperta alle generiche “unioni omosessuali” nelle quali lo stesso Bergoglio e i suoi trovano edificanti semi evangelicamente selezionati, capaci di dare eccellenti frutti.
Insomma, su tutti i temi etici con cui la retta coscienza e la retta ragione devono fare i conti ogni giorno, abbiamo trovato una distaccata panoramica informativa, ma è mancata del tutto la esposizione netta e stringente di quella che è, e non può non essere, la morale cattolica. Così emerge ancora una volta come una chiesa nata per essere militante è ridotta ad essere il servo sciocco del potere politico.
Per questo è lecito chiedersi se alla fine non sia stata attivata una sorta di specchietto per le allodole, capace di avviare la desacralizzazione del matrimonio, e la legittimazione del fenomeno omosessuale, ma anche di distogliere l’attenzione da altre questioni di enorme gravità, lasciando la porta spalancata ad ogni loro lettura veramente “aggiornata”. Rimane insomma il vistoso paradosso di un sinodo sulla famiglia, dove si è parlato fino alla nausea di sfide e di vocazioni, di compiti pastorali e di grandiosi discernimenti e di nuove letture evangeliche, per sorvolare pudicamente sulla misericordia, ma in cui non compare più una morale cattolica cui appellarsi, un sistema etico compiuto da cui trarre la regola di comportamento per fronteggiare responsabilmente e secondo coscienza, la immane rivoluzione morale in cui ci dibattiamo.
E alla fine nasce spontanea la domanda: che senso ha oggi questa chiesa?
http://www.riscossacristiana.it/sinodo-unipotesi-da-considerare-di-patrizia-fermani/
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È comprensibile che per tutto il tempo del sinodo l’attenzione generale sia stata assorbita in massima parte dalla questione della comunione per i divorziati risposati, considerata capace di attaccare la dottrina cattolica sul terreno dei sacramenti, e modificare così anche il significato del matrimonio cattolico. L’abiura totale della dottrina era già stata raccomandata in lungo e in largo dal suo stesso custode, paternamente preoccupato dei danni che questa possa arrecare alla serenità del popolo di Dio. Ma Bergoglio e il suo entourage hanno puntato soprattutto ad introdurre un nuovo vangelo proprio a partire da quella lettura del matrimonio e della omosessualità che viene imposta dal mondo, e poiché il principio democratico conquistato dalla chiesa richiedeva che si pronunciasse anche l’assemblea dei soci, hanno ideato il sinodo per dare veste ufficiale al nuovo corso.
Tutto era emerso già chiaramente anche dalla enciclica che ha preceduto il sinodo, dal questionario che lo ha introdotto, dai documenti intermedi e soprattutto dalle reprimende con cui Bergoglio ha bacchettato, sia nel discorso conclusivo del 2014 che in quello recente, quanti avevano osato opporsi al suo progetto innovativo della dottrina della Chiesa sulle questioni in cui ha impegnato tutta la propria “creatività pastorale”: matrimonio, nuove unioni di fatto e omosessualità. (il riferimento testuale a tale creatività lo si trova al n. 147 dell’I.L. 2015).
Alla fine l’assemblea ha parlato. Come, lo sappiamo , e nessuno ha potuto meravigliarsi di un copione già scritto da tempo, né della interpretazione “autentica” della Relatio finale fatta fuori campo dall’evoluto cardinale di Vienna, l’uomo che ama solo i mezzi toni.
Tuttavia bisogna ora ritornare sulla evidente anomalia di un sinodo sulla famiglia che dopo avere tracciato un quadro di massima dei fattori che ne determinano la crisi profonda, finisce per risolvere sostanzialmente solo una questione che neppure avrebbe dovuto essere posta, e la risolve di fatto in modo del tutto distruttivo per la tenuta della istituzione famigliare (l’omosessualità è stata poi espulsa, nei limiti che vedremo, dalla Relatio finale, ma è probabile che ricompaia nella conclusione papale definitiva). Al contrario nessuna posizione chiara e forte vi viene assunta in merito ad altre questioni di importanza capitale. E nasce il sospetto che il sinodo, più dannoso che inutile, sia servito anche a confondere le acque, lasciando in ombra proprio questi temi cruciali. Infatti è paradossale che dopo essere stato indetto a parole per fronteggiare secondo i precetti evangelici quanto mette oggi in pericolo la essenza e la vita della famiglia (le famose “sfide” richiamate ossessivamente dai programmi sinodali), esso abbia poi ridotto tanto miseramente il proprio obiettivo, concentrandolo su questioni che toccano solo di rimbalzo la famiglia, e non abbia proposto nulla di utile ed efficace per la effettiva difesa di una istituzione che è di diritto divino.
Ed ecco il punto. Di fronte ai fenomeni di portata epocale che ci investono oggi da vicino sul piano etico, compito istituzionale della chiesa che si dice cattolica dovrebbe essere ancora quello di esporre in modo chiaro e impegnativo tutto il contenuto della morale cattolica e indicare mezzi e modi per difenderci da tutto ciò che minaccia la tenuta della società umana, fondata sulla famiglia. La chiesa, che ha preteso di identificarsi nel sinodo, avrebbe dovuto illuminare i pensieri e le azioni di tutti, con il faro della legge eterna. Invece nelle decine di pagine che, con la stessa verbosità equivoca dei documenti conciliari, toccano a grandi linee gli enormi temi etici sul tappeto, non si trova affatto delineata una difesa “cattolica” a fronte delle forze avverse che assediano la famiglia.
In tutti i documenti sfornati per e dal sinodo, quei temi sono stati spesso esposti con dovizia di riferimenti, ma in semplice chiave informativa, cioè si è evitato accuratamente di leggerli alla luce di quella legge naturale divina, che proprio ora viene platealmente calpestata.
Colpisce soprattutto la vacuità dei riferimenti alla fabbricazione dell’uomo in laboratorio e alle contigue applicazioni eugenetiche, fenomeno che investe la teologia prima della morale. È mancata clamorosamente una chiara e vigorosa condanna di questa pratica in cui si specchia tutta la blasfemia contemporanea, perché contiene la pretesa dell’uomo di farsi creatore e padrone arbitrario delle vite di altri uomini, senza coscienza e senza responsabilità. Un uomo pago di aver soddisfatto l’antica tentazione di farsi dio.
Al numero 33 della Relatio finale viene tratteggiato un asettico quadro del fenomeno senza nessuna inequivocabile presa di posizione sul merito. Bisogna pensare che questa mancanza di chiare indicazioni pratiche e di principio, specie ora che è stata legittimata anche la fecondazione in vitro eterologa, si armonizzi con la religione civile presieduta dalla politica secondo un accordo risalente e consolidato a partire dalla legge 40. Ma sullo sfondo della mancata condanna espressa di questo agghiacciante fenomeno, forse non manca neppure di comparire l’avallo del suo inquietante presupposto: infatti al numero 8) della Relatio troviamo trionfalmente citate le parole pronunciate da Bergoglio durante l’udienza generale del 15 aprile 2015: “l’uomo preso a sé è immagine di Dio”, che forse è cosa diversa dal dire come dice la Scrittura, che Dio ha creato l’uomo a propria immagine e somiglianza, e nel contesto in cui viviamo può richiamare pericolosamente il delirio di onnipotenza da cui sono venuti certi orrori della modernità.
Sempre nella Relatio, a proposito dei degenerati programmi educativi imposti ovunque e regalatici anche dal sistema scolastico nazionale, non troviamo altro che il consiglio di ricorrere eventualmente alla obiezione di coscienza. Né più forte impegno viene suggerito alla pastorizia cattolica per combattere le pratiche eutanasiche già promosse dal gesuitismo martiniano, o quelle abortive .
Come dicevamo, alla fine ci è stata risparmiata nella Relatio finale la conta dei buoni semi contenuti nelle relazioni omosessuali, pare per l’intervento energico di un cardinale cattolico come Robert Sarah che si è battuto evidentemente anche per fare introdurre in ogni documento la menzione esplicita del ricatto esercitato dagli organismi internazionali sui paesi poveri subordinando gli aiuti economici alla introduzione del matrimonio tra persone dello stesso sesso (n.76). Sta di fatto però che manca ogni riferimento alle pressioni internazionali esercitate con lo stesso obiettivo anche sui paesi della prospera Europa, come è avvenuto per l’Irlanda, e come sta avvenendo per l’Italia. E soprattutto nasce il sospetto che il riferimento esplicito al “matrimonio”, possa contenere l’intento di lasciare la porta aperta alle generiche “unioni omosessuali” nelle quali lo stesso Bergoglio e i suoi trovano edificanti semi evangelicamente selezionati, capaci di dare eccellenti frutti.
Insomma, su tutti i temi etici con cui la retta coscienza e la retta ragione devono fare i conti ogni giorno, abbiamo trovato una distaccata panoramica informativa, ma è mancata del tutto la esposizione netta e stringente di quella che è, e non può non essere, la morale cattolica. Così emerge ancora una volta come una chiesa nata per essere militante è ridotta ad essere il servo sciocco del potere politico.
Per questo è lecito chiedersi se alla fine non sia stata attivata una sorta di specchietto per le allodole, capace di avviare la desacralizzazione del matrimonio, e la legittimazione del fenomeno omosessuale, ma anche di distogliere l’attenzione da altre questioni di enorme gravità, lasciando la porta spalancata ad ogni loro lettura veramente “aggiornata”. Rimane insomma il vistoso paradosso di un sinodo sulla famiglia, dove si è parlato fino alla nausea di sfide e di vocazioni, di compiti pastorali e di grandiosi discernimenti e di nuove letture evangeliche, per sorvolare pudicamente sulla misericordia, ma in cui non compare più una morale cattolica cui appellarsi, un sistema etico compiuto da cui trarre la regola di comportamento per fronteggiare responsabilmente e secondo coscienza, la immane rivoluzione morale in cui ci dibattiamo.
E alla fine nasce spontanea la domanda: che senso ha oggi questa chiesa?
– di Patrizia Fermani
http://www.riscossacristiana.it/sinodo-unipotesi-da-considerare-di-patrizia-fermani/
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