ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 11 maggio 2016

«Voi invece ne avete fatto una spelonca di ladri!»

Dedicato ai sacerdoti biritualisti... e ai fedeli che ancora vogliono essere cattolici

Pubblichiamo l'intervento di don Alberto Secci, sacerdote cattolico, già conosciuto dai confratelli e lettori della Corsia, tenuto nell'ottobre 2011 durante la conferenza promossa dal Centro Culturale "J. H. Newman" di Seregno, avente per tema la presentazione del libro ⇒"Concilio Vaticano II, una storia mai scritta" (scritto dal prof. Roberto de Mattei).
Don Alberto spiega con chiarezza e fotografa alla perfezione quello che è successo nella Chiesa a partire dal Concilio Vaticano II. Ci auguriamo che questa lettura possa aprire gli occhi ai fedeli in cerca di risposte e che possa smuovere quei sacerdoti biritualisti, che pur comprendendo cosa è successo, intendono continuare a tenere il piede in due scarpe, con ciò contraddicendo il loro dovere di essere testimoni della Verità senza se e senza ma, costi quel che costi.
I fedeli cercano e hanno bisogno per la salvezza della loro anima di sacerdoti santi, non compiacenti con l'errore né pavidi davanti al Nemico. Fede, Coraggio, coerenza: queste sono le doti dei veri sacerdoti di Cristo.
La Redazione

Intervento di don Alberto Secci
Che cosa è stato il Concilio? Mi sono chiesto: che cosa è stato per me il Concilio? Io sono nato nel 1963, la mia formazione l'ho vissuta immediatamente dopo il Concilio; sono diventato sacerdote nel 1988, dunque sono immerso in questa epoca... Che cosa è stato il Concilio?Sicuramente una presenza fortissima, ogni momento si sentiva parlare di Concilio …ma si trattava di una presenza tanto forte quanto indefinita. Credo di non offendere nessuno se dico questo. Cioè tutti parlavano di Concilio e pochissimi dicevano che cosa era.
La vita delle parrocchie tutto sommato, nei primi anni continuava come prima, ma con un grande cambiamento: quello della Messa. Si è trattato quindi di fare quello che si faceva prima, ma con l'obbligo violento di una Messa nuova (ricordo la devastazione dell'altare fatta già nel 1970, è stato distrutto il presbiterio...)
Tutti obbedivano, molti perché convinti che servisse un cambiamento... Certo, arrivavano i rappresentanti dell'Azione cattolica mandati dalla Diocesi in parrocchia a riprogrammare i quadri; me lo ricordo bene: bisognava rieducare i cattolici... e c'era una gran confusione nei catechismi, stampati alla bell' e meglio... era tutto sperimentazione: bisognava cambiare tutto, assolutamente. 
Poi arrivò una seconda fase: quella di una certa normalizzazione dove la parola d'ordine era "evitiamo gli eccessi", dove si era esagerato. Moderazione quindi. Ma evitare gli eccessi non significava mettere in discussione il Concilio. Questi erano gli anni '80. […] Ma anche in questa fase, in una confusione che si voleva ridurre, che cosa fosse il Concilio, nessuno è mai riuscito a dirlo chiaramente. Era come se la parola d'ordine fosse "evitare la rigidità del passato, evitare le rigidità della chiesa in rapporto al mondo moderno, alla dogmatica, in rapporto alla morale".
Questa fase coincise per me con gli anni del seminario: io andavo in seminario preoccupato in partenza di non ascoltare troppo i professori perché alcune persone mi dicevano che "se ascolti troppo quelli finisci male". Dico cose non solo personali, si tratta di un vissuto che coinvolge tante altre persone.
Anche nei seminari la teologia onnipresente era quella del Concilio. Il problema era assumere lo spirito del concilio. Anche qui, cosa volesse dire ciò, aspetto ancora che qualcuno me lo spieghi. Questo spirito del Concilio si materializzava in concreto in uno slogan: "evitare il passato", questo era il concetto di tutto. [...]
Di fatto tutto ciò era questo: reinterpretare la dottrina della chiesa alla luce della volontà di non definire mai nulla. Ma la volontà, cioè la scelta di non definire rigidamente i contenuti delle verità cristiane, dei dogmi e della morale, alla fine questa è essa stessa una scelta, una definizione totalmente nuova della chiesa: la volontà di non definire è fare un'altra chiesa.
Ora costatiamo il disastro. A livello di dottrina i ragazzi non sanno quasi più nulla di cristianesimo, pur vivendo nelle parrocchie...!
Ulteriore fase che stiamo vivendo è la cosiddetta "ermeneutica della continuità": costatando il disastro si dice che bisogna rileggere il Concilio alla luce della tradizione. Non è una rottura, ma una continuità... La preoccupazione è quella che anche stavolta si rischi di non definire che cosa è questa continuità. E allora sarebbe veramente l'ennesimo disastro.
Occorre dire invece cosa è stato veramente questo Concilio, un po' anomalo, perché un Concilio non dogmatico, pastorale, è anomalo nella storia della chiesa.
È la Tradizione che deve interpretare il Concilio, che ne ha autorità, e non il Concilio la Tradizione. E allora credo si possa dire, se è vero che la Tradizione deve essere colei che giudica il Concilio, allora la Tradizione deve essere totalmente e ovunque liberalizzata. Perché la Trazione non può essere messa in questione dal Concilio. Se c'è continuità la liberalizzazione totale della Tradizione non dovrebbe far problema. Se lo fa, significa che qui continuità veramente non c'è. 
Si è prodotto una fase drammatica nella storia della Chiesa. Tutto non è più come prima. La cosa spaventosa è che questo cambiamento che si è prodotto nella Chiesa è universale. In una grande metropoli come nel più piccolo paese di montagna dove magari non si arriva neanche in macchina, è avvenuto lo stesso cambiamento. La stessa distruzione della Fede, di un vissuto della Fede. Allora qualcosa di grave è stato prodotto. 
Vogliamo vivere di Cristo, della sua Grazia, una vita che piaccia a Dio e che salvi la nostra anima. Allora bisogna capire... 
Capire che non si può dividere Concilio da postoconcilio. La cosa impressionante è che questo cambiamento è stato attuato volutamente dalle autorità della Chiesa, in caso contrario non sarebbe stato possibile tutto questo, questo cambiamento totale su tutti i punti (revisione di tutti i riti, dei sacramenti...).
Assieme alla confusione dottrinale, il cambiamento ha prodotto un'idea forte che sorgesse una nuova chiesa. Era impossibile trovare un angolo di pace di fede: potevi cercare un convento? Non c'era più, erano tutti rinnovati, tutti obbligati a rivedere i fondamenti della propria vita, delle proprie costituzioni. Si è trattato di una rivoluzione universale che si è potuto produrre non per la confusione storica, sociale o culturale di quel tempo ma per una volontà espressa della chiesa. Questo non si può negare.
Certo, il dichiarare come ha fatto Benedetto XVI che la Messa "di sempre" (quella tradizionale) non è mai stata abolita, è stato un grande atto. Ma non può bastare una cosa così perché si è prodotto una sofferenza enorme nelle anime.
Questo ha modificato la Fede, perché la maggioranza non è più cattolica (pur volendo esserlo) perché ilsensus fidei è cambiato.
Quelli che partecipano intensamente alla vita parrocchiale sono contro la ripresa di una sana Tradizione perché ormai vivono un gusto della fede che è totalmente differente, che è ingannevole. Questo è stato prodotto dalle autorità della Chiesa, non da qualche teologo sconsiderato o da qualche prete debosciato. I preti che hanno seguito le formazioni permanenti della Diocesi sono rovinati irrimediabilmente. Si sono salvati quelli che non hanno fatto i corsi di rieducazione nella fede.
Questo è uno schema dittatoriale. Il non definire delle regole precise in nome del Concilio, fa parte di questa paura generale: se io non seguo... sono fuori dalla Chiesa. Mentre uno è nella Chiesa quando è nella Tradizione, quando è obbediente alle due fonti: Tradizione e Sacra Scrittura. Questa è la pace di un fedele.
Si è prodotto una pericolosissima modificazione della Fede, in giro c'è una religione naturale, non siamo neanche più al protestantesimo. È una religione naturale che è presente nelle parrocchie, ci sono dei riti con i quali si commentano la vita degli uomini, l'uomo è al centro... questo è spaventoso... Questa che stiamo vivendo non è una piccola crisi.
Non si può tacere su queste cose, ne vanno di mezzo anime, che non sanno la bellezza della Fede cattolica. Molti non la conosceranno mai in questa vita. Questo è stato prodotto perché il non definire, non condannare un male, di fatto è aprire la possibilità di quel male. Ad es. la non condanna del comunismo ha fatto sì che prima un certo numero di preti, adesso la gran parte di chi dirige le strutture diocesane nella chiesa condivide fondamentalmente le opinioni di una certa sinistra, che non sarà più a livello dell'ateismo pratico, ma che è più pericolosa ancora.
Il non definire ha fatto sposare il comunismo; il non definire il pericolo del protestantesimo, ha protestantizzato la Chiesa; il non ribadire e parlare che innazitutto c'è Dio e l'uomo è fatto per la gloria di Dio, ha modificato la Chiesa che ha posto al centro l'uomo. La chiesa è diventata una società umana, non dico nella sua essenza ma nel vissuto nostro è così.
Un vero fedele cattolico per stare nella Chiesa deve mettersi in disparte, per amare la Chiesa deve stare in un angolo, per salvare la Fede deve soffrire e stare in un angolo a custodire ciò che per Grazia ha ricevuto: questo non può essere la normalità della vita della Chiesa perché la Chiesa è madre; la Chiesa deve aiutare i suoi figli, la Chiesa deve difendere l'anima dei propri figli. Non può sospendere un compito per piacere al mondo, per piacere non si sa a chi...non si sa a chi. È un grande inganno, certamente c'è dietro il demonio ma molti l'hanno proprio aiutato, il demonio.

Interviste a don Alberto Secci

LE ODIERNE SPELONCHE DI LADRI

«Non sta forse scritto: “La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le genti”? Voi invece ne avete fatto una spelonca di ladri!» (Mt 21,13; Mc 11,17; Lc 19,46).
«Portate via queste cose e non fate della Casa del Padre mio un luogo di mercato!» (Gv 2, 16).
Siamo alla frutta, no, pardon: all’aperitivo prima e dopo la messa!
Naturalmente il piccolo ras dittatore ha già messo le mani davanti contro chi, come noi, non poteva tacere sullo scandalo, e così don Fabrizio Fiorentino ha voluto puntualizzare:“A chi si è confuso chiariamo che l’aperimessa è stata chiamata così per questioni di ‘simpatia’. Immaginavo che questa iniziativa non sarebbe passata inosservata. Non passiamo durante la messa con lo spumante e le tartine. Invece celebriamo la funzione in modo più che dignitoso, e poi lo stesso luogo eucaristico di condivisione, diventa luogo di festa. A chi non sta bene diciamo ‘arrivederci e grazie’, il cancello è aperto”.
Eh sì, con questa spiegazione ora stiamo tutti più tranquilli, la confusione si è diradata e grazie a queste parole, splende il sole, anche perché non avremo altra scelta, l’invito ad andarsene è categorico, altro che dialogo: “se non accetti la mia imposizione, la mia nuova aperimessa, te ne puoi andare!”
La Messa del Sacrificio perfetto di Cristo è diventata così “la messa simpatia”. Qualcosa ci sfugge, perché nel famoso “memoriale” della notte in cui Cristo fu tradito, non solo ci sembra molto diverso, ma sottolinea i momenti più drammatici di Gesù Cristo che nulla hanno a che vedere con “la simpatia”. La Messa non è una questione di simpatia o antipatia. Le feste si fanno negli oratori parrocchiali — sono stati inventati apposta –, nel Tempio santo si prega e si adora Dio. Altrimenti, da «casa di preghiera», ne viene fatta «una spelonca di ladri» e un «luogo di mercato».
Il piccolo ras dittatore, don Fabrizio specifica che non si tratta della messa, ma prima e dopo la messa celebrata “in modo più che dignitoso”; e ce lo vediamo sì, Gesù, mandare un biglietto a questo sacerdote incosciente con su scritto:
«La Vittima di quell’altare ti ringrazia per quel “modo più che dignitoso” con il quale celebri il suo memoriale. Una fatica, per il più che dignitoso, che deve esserti costato molto! Un grazie dunque per le briciole che mi dai e per lo sforzo. Ma per festeggiare prima e dopo il “mio sacrificio” (poiché non è affatto il tuo visto che ti diverti tanto nel celebrarlo), non ti conviene attendere la tua di morte e l’eventuale tua, forse, resurrezione? Ti ricordo anche che “prima e dopo la messa”, Io non ho festeggiato une bel nulla, Io mi sono semmai preparato al sacrificio prima della messa. Io ho sofferto, prima della mia Messa, nel Getsemani ho sudato sangue per te, mentre tu ora te la spassi, a mie spese, con un aperitivo. Dopo la messa ci sarebbe semmai il ringraziamento, non il festeggiamento, c’è l’andare in missione con la gioia della Pasqua, la mia risurrezione, ma che dovresti pagare con la tua offerta e il tuo martirio. Intendiamoci, a Me non dispiace la gioia, ma non sopporto la perversione, e la tua non è la gioia che ho insegnato nel mio vangelo, la tua è vera prostituzione. Infine sei un ladro, caro don Fabrizio, perché stai rubando la Mia Messa per vivere con la tua messa, la tua Babele. Perciò, semmai, se tu non sei d’accordo con la Mia Messa, e con il prima e il dopo, puoi andartene, tu, dalla Mia Chiesa che non è tua. Per ora ti benedico, perché sei sempre un mio sacerdote, ma stai attento perché, su questa strada, finirai per maledire te stesso».
Quei preti che fanno della Casa di Dio una spelonca di ladri e un luogo di mercato, stiano attenti: quando il Signore riprenderà in mano la sferza, avranno poco da festeggiare.

Santa Messa tradizionale era "per un'élite europea"??? Ma la realtà dice ben altro


Ben lungi dal rallegrarci per questi dati statici, l'Europa ne esce maluccio... ribadiamo a TUTTI i nostri Pastori che l'approfondimento liturgico mediante ll'attuazione del Motu Proprio Summorum Pontificum è un bene per TUTTA la Chiesa e per la spiritualità di TUTTI i suoi figli!
La tabella"... tratta delle 10 città più rappresentate.
Fra aprile 2015 e aprile 2016, Roma rimane in prima posizione ma vede Rio de Janeiro effettuare un fortissimo balzo in avanti.
Il Brasile e la Polonia sono ben presenti in questa classifica mentre Paris, Buenos Aires e Guadalajara lasciano il loro posto a Cracovia, Quezon City (Filippine) e Lima.
Chi ha detto che la Santa Messa tradizionale era "per un'élite europea"? ( da MiL )
Sarebbe ora che la pastorale liturgica del Motu Proprio Summorum Pontificum entri di diritto nelle Commissioni Liturgiche Diocesane, inter - pluridiocesane e delle Conferenze Episcopali nazionali : per il bene nostro e della Sua Santa Chiesa.
In Italia questa pastorale liturgica non può ne' deve essere appannaggio dei, valorosi e talvolta eroici, gruppi dei fedeli ma deve essere proposta anche dalle parrocchie e dalle comunità religiose!
Sarà il tempo ad attuare con la forza della Divina Provvidenza quel che da anni scriviamo ed auspichiamo!
Non c'è più tempo : l'urgenza di mancanza di vocazione e dell'allontamento quotidiano dei fedeli dalla Chiesa ( e dalle pratiche sacramentali) troppo spesso a causa del disgustoso affievolimento del sacro e della dignità liturgica impongono, senza se e senza ma, delle scelte radicalmente opposte alla routine noiosa ed ideologizzata, in modo illuministico-marxista, degli ultimi cinquant'anni.
Nella società civile una volta constatato l'insuccesso di una linea strategica si cambia... ed è bene per la comunità o per l'azienda...
La Madonna Santissima, Madre della Chiesa, protegga sotto il Suo manto misericordioso TUTTA la Chiesa!

Philippe Daverio: “Le schitarrate nelle chiese sono orribili, danno l’idea di una scampagnata”


Daverio“Nell’ arte sacra possiamo serenamente parlare, salve  eccezioni, di un declino del buon gusto”.  Lo dice il noto storico dell’ arte e critico, il professore alsaziano Philippe Daverio.
Professor Daverio, possiamo sostenere che le nuove chiese non brillano per senso estetico?
“Nell’arte sacra, oggi, è corretto parlare, fatte le debite eccezioni, di un declino del gusto estetico. Anzi direi che in molti casi prevale persino il brutto. Tutto questo rientra in un generale declino del senso estetico e si collega ad alcuni fattori”.
Quali?
” Il principale motivo di questo è che i committenti spesso non hanno le idee chiare su quello che vogliono e allora lasciano fare o danno campo libero agli architetti che talora non sono neppure  credenti anche se  questo non ha molta rilevanza. Un altro motivo è il calo generale del senso del sacro nella società e nel nostro tempo, Chiesa cattolica inclusa. In pratica  si ritiene, sbagliando, che la sacra pompa o il lusso siano da evitare e che il decoro estetico appartenga al passato. E così prevale un insidioso minimalismo livellato al basso”.
 Da quando è iniziato questo?
” Per rimanere nello stretto ambito della Chiesa cattolica e dunque dell’ arte religiosa o della stessa architettura, questo cambio di passo inizia addirittura  con Papa Leone XIII, quando si affaccia la dottrina sociale della Chiesa. Il tutto, si è accentuato dopo il Vaticano II e allora anche l’ arte religiosa si è associata alla idea dell’ adeguamento al sociale. Così la dimensione verticale che aveva dominato nei secoli ha lasciato il campo e il passo alla visione orizzontale”.
Possiamo fare qualche esempio di brutto nell’ arte sacra moderna?
” Mi preme dire una cosa. Io non demonizzo il moderno e  vi sono anche esempi di buona architettura moderna nel mondo e in Italia, penso ad alcune chiese in Milano. Come paradigmi del brutto ci metto la chiesa di Foligno e soprattutto quella di Padre Pio a San Giovanni Rotondo”.
Perchè?
“Quella di Padre Pio è una specie di garage, fredda e distaccata , sicuramente l’esatto contrario di quello che avrebbe voluto Padre Pio e in opposizione al pensiero del santo. In questo caso, tuttavia, la responsabilità non è dell’ architetto, che è ottimo e ha lavorato secondo la sua personale sensibilità, ma della committenza che forse non ha avuto le idee tropo chiare”.
Questa idea minimalista nell’ arte e nella architettura sacra a suo giudizio sono penetrate anche nella liturgia?
” Io non sono  un teologo,  ma francamente trovavo maggiormente ispirata al bello e  al decoro quella antica. Non amo le schitarrate che spesso impazzano nelle nostre chiese, non hanno alcun senso e sanno di scampagnata. Per dirla tutta, la chitarra, strumento nobilissimo, alla messa è orribile.  Anche l’uso del volgare  ha banalizzato la liturgia e ridotto la stessa idea del mistero. Mi domando: ma dove sta scritto che bisogna sempre capire tutto? Che pretesa è mai questo in ambito sacro?”.
Bruno Volpe

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