L’ALTA QUOTA
I maestri di Spirito hanno sempre sostenuto che per raggiungere le vette della perfezione cristiana è necessario l’esercizio delle virtù. Infatti l’ascetismo, con l’elevazione spirituale, porta all’unione con Cristo. Invece gli effetti dell’altitudine in altri settori (viaggi aerei) si ripercuotono in genere sulle funzioni organiche e psicosomatiche.
Tralasciamo le formalità sull’alta quota, sotto il profilo clinico e culturale, e torniamo alle cose di Dio ricordando che i santi un tempo si appellavano alla preziosità del silenzio, in quanto le cose dello spirito sono silenziose. È doveroso premettere, e lo facciamo noi che non siamo santi, precisando che l’esempio e le preghiere degli altri possono aiutarci a raggiungere questa meta, che oltre la metà del mondo civile riscuote consensi ed accumula patrimoni con il ricorso alla menzogna. Precisiamo, inoltre, che solo l’intelligenza spirituale può preservare l’anima dalla confusione con il discernimento adeguato per conseguire i beni soprannaturali. C’è il rischio, chiacchierando quando la mente sta quieta o lontana dall’ordine superiore, che le parole possano uniformarsi all’etica delle favole o al teatro dell’immaginario dagli effetti caricaturali con frammenti d’una ilarità sconvolgente e disgustosa. Ha suscitato, pertanto, sconcerto la requisitoria pronunciata da Bergoglio tra le nuvole, nel viaggio di ritorno dall’Armenia a Roma. Entrato nell’orbita sacramentale ed immerso nel rumore protettivo dell’aereo ha sferrato colpi incontrollati contro le negligenze morali di un nemico la cui Santità sarebbe oscurata da addebiti che andrebbero provati. Nessuna tecnica ascetica ci potrebbe liberare dalla visione d’una Chiesa adagiata sulla soglia dell’inferno. L’unica cosa seria tra le cose futili, comunque, riguarderebbe le intenzioni dell’accusatore che, se animate dalla rettitudine, sarebbero chiare e prudenti. Per un paradosso non divino è proprio l’imprudenza a suscitare perplessità e a riportarci in alta quota. Ricordiamo nuovamente che l’incremento dell’altitudine può
favorire negli eletti (forgiati dal fuoco dello spirito) alterazioni del sistema cardiovascolare ma anche scompensi legati all’oscurità del proprio essere, alla ricerca di un eloquio che desti scalpore, al frastuono della propria mentalità. Mentalità che stordisce con parole senza senso che preludono assiduamente alla santabarbara con la filastrocca di accuse scoppiettanti emesse quasi sempre nei momenti in cui “nell’alto dei cieli” sarebbe necessario un silenzio ancora più profondo. «Io credo che la Chiesa non solo deve chiedere scusa alle persone omosessuali che ha offeso, ma ai poveri, alle donne e ai bambini sfruttati, di aver benedetto tante armi». Anche riguardo a Lutero Bergoglio ha preteso sconfessare lo Spirito Santo che non ha dilatato l’orizzonte come ha fatto il frate agostiniano, «le cui intenzioni non erano sbagliate». La Chiesa perdente su tutti i fronti riempie di tristezza. Ed infatti che triste cosa l’amore donato ad una Chiesa miserevolmente matrigna, smarrita e smascherata da Bergoglio durante il volo che lo riportava dall’Armenia a Roma. Se questa è la verità, non abbiamo altro conforto che quello di seguitare a vivere uniformandoci a Cristo anche se Questi non può essere presente, secondo l’esegesi bergogliana, in una Chiesa sovraccarica di colpe. Dopo l’incredibile disamina dello sconquasso, fatta con l’eloquio elegante riproponendo (nei TGR) la scoperta di colpe con l’elenco inoppugnabile di certezze, ci saremmo aspettati di vedere Bergoglio barcollante e sopraffatto da una crisi di panico.
Ritorniamo nuovamente alle cose serie ricordando che il Vaticano, Sede dei Papi, è il Santuario della pace dove la tutela dei valori umani pare sia stata ripetutamente infranta dalla Chiesa omofoba per aver (in passato) ricordato che la sodomia è un peccato contro natura. Comunque Bergoglio, Papa non omofobo e carico di Misericordia, ha dimenticato di aprire l’archivio in cui le ammende ed i mea culpa non riguardano solo la Chiesa del passato. Non ci riferiamo a qualche iniziativa caratterizzata da sfumature di intolleranza perché, dopo il peana del chi sono io per giudicare un gay, è giunta anche la risposta “senza cuore” data agli omosessuali con la recente espulsione di un elemento prestigioso della Gerarchia, il teologo gay Mons. Charamsa. Intendiamo riferirci, invece, all’eredità Divina affidata alla Chiesa dal Verbo Incarnato. Ed infatti saremmo presi da un dolore ancor più grande se Bergoglio, facendo buon uso della carità, censurasse le negligenze incriminabili a motivo del pervertimento dottrinale ramificato nella Chiesa dei suoi giorni. Non confidiamo, naturalmente, nell’autoflagellazione ma nella spiritualizzazione di un lavoro che metta a nudo la commiserazione sul piano delle responsabilità personali. È, comunque, presente nella pienezza del decalogo bergogliano parte di quella vana compiacenza che lo proietta sui gradini più alti dell’esaltazione. Sarebbe meglio, specie quando è in orbita tra le nuvole, pensare a Chi sta più in alto ed a qualcosa di più alto anziché dividere gli uomini in categorie perché alcuni vivano secondo Dio ed altri contro. Dopo gli inviti a non fare figli come conigli ed all’uso del preservativo è giunto anche l’incoraggiamento a scegliere le cose buone anziché quelle meno buone. Meglio convivere. Sposate solo se siete sicuri è il procedimento più rapido per accelerare l’epilogo del matrimonio cristiano con i segni di un ribaltamento: il male fatto passare come il bene più grande. Con la depravazione dottrinale il Padre Santo impone all’Istituzione ecclesiastica il riconoscimento di un dovere (convivere) a nome di presunte interferenze con l’alternanza di esperienze fuori dai contesti e dai canoni legittimati dal Sacramento voluto da Cristo.
Ci chiediamo se in futuro qualcuno (dopo Bergoglio) potrà dichiarare che la Chiesa deve chiedere scusa per le oscenità che hanno prosciugato le attuali sorgenti della Fede? Nella vita spirituale è palese la distinzione tra Chiesa ed uomini di Chiesa. Alla Santità della prima si contrappone la fragilità di questi ultimi specie quando incorrono nella decisione di scegliere ciò di cui dovranno rispondere. Sono loro, e non la Chiesa, a rispondere alla luce delle conseguenze che hanno determinato i loro errori. Un giorno sarà il timore soprannaturale a sollecitare la condanna non della Chiesa ma di chi, a nome di Questa, ha preteso imporre il carattere non Divino ma profano della dialettica evangelica. Nessuna spiegazione basterebbe a giustificare la sofferenza della comunità cristiana costretta a subire analisi e commiserazioni che mettono in discussione i vincoli di dipendenza dalla Legge di Dio e dai Decreti Divini della Chiesa. Al fariseo della parabola, che dal Soglio di Pietro moltiplica gli sforzi per condurre la cattolicità tra le braccia di Lutero, ricordiamo che Cristo è presente nella storia umana e nella Chiesa Cattolica malgrado l’indegnità dei Suoi rappresentanti. Per questo è necessario che i cattolici perseverino proclamando il Suo Regno, salvando la propria anima, dando Gloria a Dio. Ciò è quanto serve per vivere conformandosi alla Dottrina ed agli insegnamenti del Magistero Infallibile. Nessun Papa potrà mai sopprimere la realtà sublime presente sulla collina del Calvario di cui la Santa Madre Chiesa perpetua il sacrificio con l’oblazione sacerdotale santificando le anime.
Ribadiamo nuovamente che alla Santità della Chiesa non sempre segue l’ascesi cristiana dei Papi. Resta, comunque, un fattore allarmante l’aspetto clinico, oltre che spirituale, della falsa sincerità. Il vero candore sprigiona la pace, il raccoglimento interiore, la quiete espressiva e la sapienza del cuore che culminano nella tutela del linguaggio con l’immedesimazione a Cristo. Si parla, invece, senza senso o contro il buon senso quando lo spirito religioso è pura formalità esteriore e quindi non in linea con la vocazione sacerdotale e con l’annuncio della Dottrina dalla connotazione cattolica. I Papi senza proclami e senza disprezzo ma con umiltà e riservatezza, un tempo, tutelavano la Santità della Sposa di Cristo, lontani da forme melliflue di pietà e da plateali manifestazioni di vittimismo o di aggressività. Da oltre mezzo secolo il meccanismo della vita religiosa anche per i Papi è congegnato in modo da produrre l’evasione dalla Fede, dalla Carità e dallo spirito di contemplazione. «Mi avete visto eppure non credete» (Gv 6,36), ed infatti coloro che amano la presenza di Cristo in modo solo apparente non sono in grado di seguirLo. Vivono sul piano dell’esaltazione e non della religione. Vivono in alta quota sulle vette della desolazione con scenari nei quali non c’è posto per la Fede Cattolica. Vivere alla presenza di Dio ed immergersi nella Sua Sapienza è il vero compito del Servo dei Servi. Forti motivi di coerente meditazione consentirebbero alla dignità Apostolica di imporre non l’etica delle favole ma predicazione e dialogo in funzione della santificazione personale con la rotta della navigazione, ben tracciata, della Barca di Pietro.
di Nicola Di Carlo
http://www.presenzadivina.it/277.pdf
Il Signore stesso salverà la chiesa dai falsi profeti...poveri loro se non si convertono dalla condotta malvagia e di scandalo per i piccoli!Gesù donaci la grazia della perseveranza alla fede in Te!Amen!
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