CHIESA PERSEGUITATA MISSIONARIA
Perseguitata e missionaria: così è sempre stata la Chiesa di Cristo. I cristiani dei nostri giorni se ne sono dimenticati? da bravi cristiani ecumenici e dialoganti hanno smesso di parlare: si sono autocensurati
di Francesco Lamendola
La Chiesa di Cristo non è sorta per approvare quel che fa il mondo, ma per annunciare il Vangelo, ossia la necessità della conversione. Fin dai suoi primordi, è stata perseguitata ed è stata missionaria. Gesù Cristo, nel suo ultimo discorso ai discepoli, poche ore prima di essere arrestato, processato e giustiziato, lo aveva preannunciato e lo aveva raccomandato: Andate in tutto il mondo e annunciate il Vangelo; e: Io vi mando come agnelli in mezzo ai lupi; se hanno ascoltato me, ascolteranno anche voi, e se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi.
A quanto pare, i cristiani dei nostri giorni se ne sono dimenticati. Lo ricordavano bene fino a una o due generazioni fa; ora si direbbe che non lo sappiano più; peggio ancora: si direbbe che vogliano piacere al mondo, ai suoi poteri, alla sua mentalità, e che non abbiano più troppa voglia di annunciare il Vangelo, cioè di esser missionari, perché ciò sembra ad alcuni di loro – i soliti teologi neomodernisti e i soliti preti e vescovi progressisti della neochiesa – una forma di arroganza o, quanto meno, d’indelicatezza e scarso rispetto per le altre religioni. In nome del relativismo e di una malintesa uguaglianza fra tutte le fedi, che si traduce in una loro sostanziale equivalenza (cosa evidentemente assurda e impossibile, anche secondo il più elementare buon senso; ma quei signori, nella loro raffinata intelligenza e con tutta la loro sofisticatissima cultura, paiono non essersene accorti), si direbbe che il cristiano, per essere “rispettoso”, “aperto” e “tollerante”, e per far dimenticare le vergogne passate, vere e presunte, dalle Crociate all’Inquisizione, debba astenersi dal predicare il Vangelo, dall’essere missionario.
Riguardo alle persecuzioni, il discorso è ancora più sconcertante e, per certi versi, se possibile, più desolante: si direbbe che il cristianomoderno abbia scoperto che il mondo, dopotutto, non è poi così malvagio, come i monaci medievali lo dipingevano e come Dante Alighieri lo raffigurava; che non ci si sta poi tanto male, alla fin fine; e che, insomma, non ha senso prendersela con il mondo, perché anche lui, nel mondo, ci vive, e non si può fare la guerra ogni giorno contro tutto e contro tutti; ergo, tanto vale firmare un armistizio, o almeno una tregua, con il mondo, chiudere gli occhi e turarsi naso e orecchi davanti alle cose più sconce, più brutte, più contrarie al Vangelo, e andare per la propria strada, cercando di essere amici di tutti e di mantenere buoni rapporti con tutti, perché, non si sa mai, è meglio non sbattere le porte dietro a sé, e tenersi sempre delle strade aperte. Ma per carità, non si pensi neanche lontanamente a una qualche forma di pusillanimità, o, peggio, di opportunismo; no, quando mai: si tratta di una apertura “coraggiosa”, si tratta di accettare la “sfida” del mondo e di giocarsi la partita sino in fiondo, ma senza preconcetti, senza pregiudizi, disposti a vedere sempre il buono dove c’è, e, se occorre, anche dove non c’è; l’importante è non interrompere il “dialogo” con nessuno, questa parola magica che, dal Concio Vaticano II in poi, ha stregato tutti i cristiani, li ha ipnotizzati, li ha letteralmente mandati fuori del seminato.
E così, in nome del “coraggio” di parlare al mondo, questi bravi cristiani ecumenici e dialoganti hanno smesso di parlare del divorzio, dell’aborto, dell’eutanasia, delle unioni di fatto, dei matrimoni omosessuali: un po’ alla volta, si sono auto-censurati, e, con la scusa di non irritare l’altro, di non esasperarlo, di non interrompere questo benedetto “dialogo”, hanno finito per accettare la mentalità del mondo, per non scandalizzarsi più di nulla, e, cosa ancor peggiore, hanno finito per accorgersi che, dopo tutto, nel “mondo” non si sta neanche tanto male, non è poi così cattivo, c’è anzi un magnifico calduccio, e, se si tace su certi argomenti e si parla, magari a sproposito, su altri, cioè quelli cari alla cultura dominante e politically correct, si finisce per ricevere applausi e strette di mano proprio dal mondo, proprio da quelli che parevano nemici. E non si accorgono, questi sedicenti cristiani, vili o imbecilli, che il mondo li applaude e li complimenta proprio perché essi tacciono su quelle certe cose, e parlano a sproposito su quelle altre; proprio perché parlano come parla il mondo, e non come parla il Vangelo; proprio perché si presentano come gli utili idioti che, dall’interno del cristianesimo e della Chiesa, offrono una sponda ai nemici del cristianesimo e della Chiesa, intenzionati a dare la spallata finale contro la presenza di Cristo nel mondo, e cioè a vibrare il colpo di grazia agli ultimi veri cristiani, ai difensori della cittadella assediata e sul punto ormai di cadere. Oh, lo sappiamo bene: a quei tali “cattolici” modernisti e progressisti, l’immagine della cittadella assediata non piace affatto; essi preferiscono straparlare di muri da abbattere e di ponti da gettare: ma, nella loro vanità, non si accorgono neppure (o, almeno, vogliamo sperarlo!) che non stanno parlando con il linguaggio di Gesù, non stanno dicendo le cose che diceva Gesù, perché si sono allontanati anni luce dallo spirito e dalla lettera del Vangelo.
Gesù è venuto sulla terra per convertire il mondo, per combattere il male e per scacciare il regno di Satana. Quando i parenti di un indemoniato gli portavano il loro congiunto affinché lo esorcizzasse, lui non diceva loro, come fanno certi vescovi modernisti, che di esorcismi non vogliono neanche sentir parlare, e meno ancora vogliono sentir parlare del Diavolo (che diamine: sono persone moderne e razionali, loro, mica dei poveri creduloni, ignoranti superstiziosi!), Gesù, dunque, non diceva loro : Ma no, che dite, qui non c’è nessun Diavolo da cacciare, il poveretto è solo ammalato, è solo esaurito, è solo epilettico; del resto, non dovete pensare che si debbano erigere muri, neanche contro il male: bisogna solo abbatterli, i muri, e aprire porte, e gettare ponti: questo dovete fare, se ascoltate la mia parola! No, non diceva così e non agiva così: era un maestro infinitamente sapiente, e, nella sua sapienza infinita, sapeva bene che, nel mondo, non tutto è buono, e nella natura umana non tutto è bene; sapeva perfettamente che il male esiste, ed esiste il Male con la lettera maiuscola; che a volte i muri bisogna alzarli, eccome, per difendersi da esso; e che i ponti non si devono gettare verso chiunque, perché gettare ponti verso il male, ad esempio, significa invitarlo a prendere possesso di noi, significa consegnarsi inermi e indifesi nelle mani di quello che ci può distruggere.
Che immensa tristezza produce il vedere questi Enzo Bianchi, questi Carlo Maria Martini (pace all’anima sua), questi Gianfranco Ravasi, fare la ruota come pavoni davanti ai microfoni, pontificare alla televisione, gongolare perché il mondo li cerca, li intervista, pubblica i loro scritti, mostra di tenerli nella massima considerazione: e non si accorgono che quei complimento, quelle pacche sulle spalle, quelle parole di lode, giungono specialmente quando parlano così come desidera il mondo, cioè nel senso di incrinare e demolire la cittadella della fede, di indebolire e svuotare di contenuti la Chiesa, di far entrare nel recinto delle pecore i lupi affamati, perché possano sbranarle a loro agio. Il vero cristiano, quando riceve le lodi e gli applausi del mondo, subito dovrebbe mettersi in sospetto, dovrebbe farsi un esame di coscienza e dovrebbe chiedersi, costernato: Dove ho sbagliato, mio Dio e mio Signore? Come è potuto avvenire che i nemici della tua Chiesa, i nemici di Cristo, mi scambiassero per uno dei loro? Quando e come ho potuto dare ad essi l’impressione che ci saremmo trovati d’accordo, quando il loro scopo ultimo è sempre lo stesso di ieri, di oggi e di sempre: distruggere la Chiesa e neutralizzare il Vangelo, svuotandolo di senso, banalizzandolo, capovolgendolo, umanizzandolo e modernizzandolo?
Forse, a tutti questi teologi e monsignori che si riempiono la bocca di paroloni a proposito del dialogo, dell’apertura, del gettare ponti e abbattere muri, e che si compiacciono di essere lodati, invitati, complimentati da uomini che odiano il cristianesimo e vorrebbero distruggerlo o, peggio ancora, snaturarlo e trasformarlo in qualcosa di completamente diverso dal Vangelo di Gesù, non farebbe male rileggersi un po’ la Bibbia, e specialmente il Nuovo Testamento; ad esempio gli Atti degli Apostoli, là dove si parla delle drammatiche ed eroiche vicende della Chiesa primitiva (At., 7, 44-60; 8, 1-4):
Nel deserto i nostri padri [dice s. Stefano parlando al sommo sacerdote, davanti al quale è stato trascinato] avevano la tenda della testimonianza, come colui che parlava a Mosè aveva ordinato di costruirla, secondo il modello che aveva visto. E dopo averla ricevuta, i nostri padri con Giosuè la portarono con sé nel territorio delle nazioni che Dio scacciò davanti a loro, fino ai tempi di Davide. Costui trovò grazia dinanzi a Dio e domandò di poter trovare una dimora per la casa di Giacobbe; ma fu Salomone che gli costruì una casa. L’Altissimo tuttavia non abita in costruzioni fatte dalla mano dell’uomo, come dice il profeta: Il cielo è il mio trono / e la terra sgabello dei miei piedi. / Quale casa potrete costruirmi, dice il Signore, / o quale sarà il luogo del mio riposo? / Non è forse la mia mano che ha creato tutte queste cose?” [Isaia, 66, 1-2]. Testardi e incirconcisi nel cuore e nelle orecchie, voi opponete sempre resistenza allo Spirito Santo. Come i vostri padri, così siete anche voi. Quale dei profeti i vostri padri non hanno perseguitato? Essi uccisero quelli che preannunciavano la venuta del Giusto, del quale ora voi siete diventati traditori e uccisori, voi che avete ricevuto la Legge mediante ordini dati dagli angeli e non l’avete osservata”.
All’udire queste cose erano furibondi in cuor loro e digrignavano i denti contro Stefano.
Ma egli, pieno di Spirito Santo, fissando il cielo, vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla destra di Dio e disse: “Ecco, contemplo i cieli aperti e il Figlio dell’uomo che sta alla destra di Dio”. Allora, gridando a gran voce, si turarono gli orecchi e si scagliarono tutti insieme contro di lui, lo trascinarono fuori della città e si misteri a lapidarlo. E i testimoni deposero i loro mantelli ai piedi di un giovane, chiamato Saulo. E lapidavano Stefano, che pregava e diceva: ”Signore Gesù, accogli il mio spirito”. Poi piegò le ginocchia e gridò a gran voce: “Signore, non imputare loro questo peccato”. Detto questo, morì. Saulo approvava la sua uccisione.
In quel giorno scoppiò una violenta persecuzione contro la Chiesa di Gerusalemme; tutti, ad eccezione degli apostoli, si dispersero nelle regioni della Giudea e della Samaria. Uomini pii seppellirono Stefano e fecero un grande lutto per lui. Saulo intanto cercava di distruggere la Chiesa: entrava nelle case, prendeva uomini e donne e li faceva mettere in carcere.
Quelli però che si erano dispersi andavano di luogo in luogo, annunciando la Parola.
Subito, dunque, fin dai primissimi tempi, la Chiesa ebbe queste due caratteristiche: di essere perseguitata e di esser annunziatrice del Vangelo. Le persecuzioni non fermarono l’annuncio, anzi, in un certo senso lo moltiplicarono, perché gli apostoli, dispersi, allargarono il raggio della loro predicazione; e anche perché il sangue dei primi martiri, come avrebbe detto poi Tertulliano, fu semente di nuovi cristiani. Mai, neppure per un attimo, i primi cristiani pensarono di poter giungere ad un accomodamento con il mondo; sempre ebbero viva la coscienza che il mondo li avrebbe trattati come aveva trattato Cristo: in parte si sarebbe convertito, e in parte li avrebbe odiati e perseguitati, cercando di ridurli al silenzio. Ma che la Chiesa dovesse accettare la logica del mondo, e che i cristiani dovessero adeguarsi al modo di pensare, di sentire e di comportarsi del mondo, questo nessuno lo pensò mai: era ben viva la consapevolezza che l’annunzio del Vangelo, sollecitando in ciascuno la morte dell’uomo vecchio, dagli appetiti carnali, e la nascita dell’uomo nuovo, spirituale, non avrebbe avuto altra alternativa che convertire il mondo, oppure suscitare la reazione, l’ostilità e la persecuzione sanguinosa del mondo.
Ora, può darsi – ma non è affatto certo - che, almeno nell’ambito dell’Europa, la persecuzione non sarà sanguinosa; ma certo ci sarà, anzi, è già in atto e da tempo, solo che i cristiani tiepidi e distratti, modernizzanti e secolarizzati, praticamente non se ne sono accorti. Come poco o nulla hanno voluto sapere della persecuzione in Unione Sovietica, in Spagna o negli altri Paesi caduti sotto il giogo del comunismo, ove perirono, o furono incarcerati e deportati, migliaia e migliaia di cristiani, di religiosi e di suore, così oggi essi non vogliono vedere che è in atto, anche nei Paesi democratici, una persecuzione silenziosa, fatta di derisione, di sottile discriminazione, di carriere intralciate, di pubblicazioni ostacolate, di verità negate, nonché di una sistematica emarginazione intellettuale e professionale, mentre prosperano le carriere e si afferma la notorietà dei nemici, occulti o dichiarati, del Vangelo; di quelli che, senza averne l’aria, scagliano la pietra contro la Chiesa di Cristo e subito nascondono la mano. Tuttavia, ha ammonito Gesù: Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. E la sua raccomandazione non è stata: Andate nel mondo e cercate di accomodarvi con esso; bensì: Chi mi vuol seguire, rinunzi a se stesso, prenda la sua croce e mi segua (Mt 16,24).Perseguitata e missionaria: così è sempre stata la Chiesa di Cristo
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Francesco Lamendola
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