Scalfari intervista Francesco: "Il mio grido al G20 sui migranti"
Colloquio con il Papa a Santa Marta: "Temo il pericolo di alleanze pericolose tra Potenze. Noi, lei lo sa bene, abbiamo come problema principale e purtroppo crescente nel mondo d'oggi, quello dei poveri, dei deboli, degli esclusi"
Mi sono precipitato a casa e alle tre e tre quarti ero nel piccolo salotto di Santa Marta. Il Papa è arrivato un minuto dopo. Ci siamo abbracciati e poi, seduti uno di fronte all'altro, abbiamo cominciato a scambiare idee, sentimenti, analisi di quanto avviene nella Chiesa e poi, nel mondo.
Papa Francesco mi ha detto di essere molto preoccupato per il vertice riunione del "G20". "Temo che ci siano alleanze assai pericolose tra Potenze che hanno una visione distorta del mondo: America e Russia, Cina e Corea del Nord, Russia e Assad nella guerra di Siria". Qual è il pericolo di queste alleanze, Santità? "Il pericolo riguarda l'immigrazione. Noi, lei lo sa bene, abbiamo come problema principale e purtroppo crescente nel mondo d'oggi, quello dei poveri, dei deboli, degli esclusi, dei quali gli emigranti fanno parte. D'altra parte ci sono Paesi dove la maggioranza dei poveri non proviene dalle correnti migratorie ma dalle calamità sociali di quel Paese; altri invece hanno pochi poveri locali ma temono l'invasione dei migranti. Ecco perché il G20 mi preoccupa".
Lei pensa, Santità, che nella società globale come quella in cui viviamo la mobilità dei popoli sia in aumento, poveri o non poveri che siano? "Non si faccia illusioni: i popoli poveri hanno come attrattiva i continenti e i Paesi di antica ricchezza. Soprattutto l'Europa". Anch'io ho pensato più volte a questo problema e sono arrivato alla conclusione che, non soltanto ma anche per questa ragione, l'Europa deve assumere al più presto una struttura federale. Le leggi e i comportamenti politici che ne derivano sono decisi dal governo federale e dal Parlamento federale, non dai singoli Paesi confederati. Lei del resto questo tema l'ha più volte sollevato, perfino quando ha parlato al Parlamento europeo. "E' vero, l'ho più volte sollevato". E ha ricevuti molti applausi e addirittura ovazioni. "Sì, è così, ma purtroppo significa ben poco. Lo faranno se si renderanno conto di una verità: o l'Europa diventa una comunità federale o non conterà più nulla nel mondo".
di EUGENIO SCALFARI
L'intervista integrale su Repubblica in edicola e su Republica
http://www.repubblica.it/vaticano/2017/07/08/news/scalfari_intervista_francesco_il_mio_grido_al_g20_sui_migranti_-170253225/
G20, il Papa scrive a Merkel: il mondo ponga fine a tutte queste inutili stragi
«La storia dell’umanità, anche oggi, ci presenta un vasto panorama di
conflitti attuali o potenziali. La guerra, tuttavia, non è mai una
soluzione. Nella prossimità del centenario della lettera di Benedetto XV
“Ai capi dei popoli belligeranti”, mi sento obbligato a chiedere al
mondo di porre fine a tutte queste inutili stragi». Francesco scrive ad
Angela Merkel in occasione del G20 di Amburgo e richiama uno dei momenti
più drammatici del Secolo breve, la lettera del 1° agosto 1917 nella
quale papa Giacomo della Chiesa chiedeva invano la fine della Grande
Guerra, l’ «inutile strage». Nel tempo di quella che ha definito «la
terza guerra mondiale a pezzi», il Papa si rivolge ai grandi della Terra
con accenti che ricordano l’angoscia del suo predecessore: «È una
tragica contraddizione e incoerenza l’apparente unità in fori comuni a
scopo economico o sociale e la voluta o accettata persistenza di
confronti bellici».
I capitoli
Francesco
scandisce la sua lettera in quattro capitoli: «Nel Documento
programmatico del mio Pontificato rivolto ai fedeli cattolici,
l’Esortazione Apostolica “Evangelii Gaudium”, ho proposto quattro
principi di azione per la costruzione di società fraterne, giuste e
pacifiche: il tempo è superiore allo spazio; l’unità prevale sul
conflitto; la realtà è più importante dell’idea; e il tutto è superiore
alle parti. È evidente che queste linee di azione appartengano alla
sapienza multisecolare di tutta l’umanità e perciò ritengo che possano
anche servire come contributo alla riflessione per l’incontro di Amburgo
e anche per valutare i suoi risultati».
Tempo e spazio
«La
gravità, la complessità e l’interconnessione delle problematiche
mondiali sono tali che non esistono soluzioni immediate e del tutto
soddisfacenti. Purtroppo, il dramma delle migrazioni, inseparabile dalla
povertà ed esacerbato dalle guerre, ne è una prova», scrive Francesco.
«È possibile invece mettere in moto processi che siano capaci di offrire
soluzioni progressive e non traumatiche e di condurre, in tempi
relativamente brevi, ad una libera circolazione e alla stabilità delle
persone che siano vantaggiosi per tutti». Tuttavia, «questa tensione tra
spazio e tempo, tra limite e pienezza, richiede un movimento
esattamente contrario nella coscienza dei governanti e dei potenti»,
aggiunge. «Una efficace soluzione distesa necessariamente nel tempo sarà
possibile solo se l’obiettivo finale del processo è chiaramente
presente nella sua progettualità. Nei cuori e nelle menti dei governanti
e in ognuna delle fasi d’attuazione delle misure politiche c’è bisogno
di dare priorità assoluta ai poveri, ai profughi, ai sofferenti, agli
sfollati e agli esclusi, senza distinzione di nazione, razza, religione o
cultura, e di rigettare i conflitti armati». Francesco rivolge in
particolare «un accorato appello per la tragica situazione del Sud
Sudan, del bacino del Lago Ciad, del Corno d’Africa e dello Yemen, dove
ci sono 30 milioni di persone che non hanno cibo e acqua per
sopravvivere», e spiega: «L’impegno per venire urgentemente incontro a
queste situazioni e dare un immediato sostegno a quelle popolazioni sarà
un segno della serietà e sincerità dell’impegno a medio termine per
riformare l’economia mondiale ed una garanzia del suo efficace
sviluppo».
Unità e conflitti
Così
Francesco ricorda le inutili stragi del presente e osserva: «Lo scopo
del G20 e di altri simili incontri annuali è quello di risolvere in pace
le differenze economiche e di trovare regole finanziarie e commerciali
comuni che consentano lo sviluppo integrale di tutti, per raggiungere
l’Agenda 2030 e gli Obiettivi di sviluppo sostenibile. Tuttavia, ciò non
sarà possibile se tutte le parti non si impegnano a ridurre
sostanzialmente i livelli di conflittualità, a fermare l’attuale corsa
agli armamenti e a rinunciare a coinvolgersi direttamente o
indirettamente nei conflitti, come pure se non si accetta di discutere
in modo sincero e trasparente tutte le divergenze».
Realtà e idea
Le
«tragiche ideologie della prima metà del secolo XX», scrve ancora
Francesco, «sono state sostituite dalle nuove ideologie dell’autonomia
assoluta dei mercati e della speculazione finanziaria. Esse lasciano una
scia dolorosa di esclusione e di scarto, e anche di morte». Ma «nei
successi politici ed economici che pure non sono mancati nel secolo
scorso, si riscontra sempre un sano e prudente pragmatismo, guidato dal
primato dell’essere umano e dalla ricerca di integrare e di coordinare
realtà diverse e a volte contrastanti, a partire dal rispetto di ogni
singolo cittadino». Il tono di Francesco si fa solenne: «Prego Dio che
il vertice di Amburgo sia illuminato dall’esempio di leader europei e
mondiali che hanno privilegiato sempre il dialogo e la ricerca di
soluzioni comuni: Schuman, De Gasperi, Adenauer, Monnet e tanti altri».
Il tutto e le parti
I
problemi, insomma, «vanno risolti in concreto e dando tutta la dovuta
attenzione alle loro peculiarità, ma le soluzioni, per essere durature,
non possono non avere una visione più ampia e devono considerare le
ripercussioni su tutti i Paesi e tutti i loro cittadini, nonché
rispettare i loro pareri e le loro opinioni», considera il Papa: «Vorrei
ripetere l’avvertenza che Benedetto XVI indirizzava al G20 di Londra
nel 2009. Sebbene sia ragionevole che i Vertici del G20 si limitino al
ridotto numero di Paesi che rappresentano il 90 per cento della
produzione mondiale di beni e di servizi, questa stessa situazione deve
muovere i partecipanti ad una profonda riflessione. Coloro – Stati e
persone – la cui voce ha meno forza sulla scena politica mondiale sono
precisamente quelli che soffrono di più gli effetti perniciosi delle
crisi economiche per le quali hanno ben poca o nessuna responsabilità.
Allo stesso tempo, questa grande maggioranza che in termini economici
rappresenta solo il 10 per cento del totale, è quella parte dell’umanità
che avrebbe il maggiore potenziale per contribuire al progresso di
tutti». Per Francesco «occorre far sempre riferimento alle Nazioni
Unite, ai programmi e alle agenzie associate e alle organizzazioni
regionali, rispettare e onorare i trattati internazionali e continuare a
promuovere il multilateralismo, affinché le soluzioni siano veramente
universali e durature, a beneficio di tutti». Francesco conclude questo
«contribuito ai lavori del G20, fiducioso nello spirito di solidarietà
responsabile che anima tutti i partecipanti», con una preghiera: «Invoco
la benedizione di Dio sull’incontro di Amburgo e su tutti gli sforzi
della comunità internazionale per attivare una nuova era di sviluppo
innovativa, interconnessa, sostenibile, rispettosa dell’ambiente e
inclusiva di tutti i popoli e di tutte le persone».
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Soros e Gates, soldi sprecati per l'Africa e l'emigrazione 08-07-2017
Un esempio clamoroso è quello di Bill Gates che due giorni fa è intervenuto nel dibattito sull’emergenza degli emigranti illegali con due suggerimenti. Il primo è rendere difficile raggiungere l’Europa illegalmente. Il secondo è aumentare gli aiuti allo sviluppo: “la tumultuosa crescita demografica in Africa diventerà un’enorme pressione migratoria sull’Europa – ha detto nel corso di una intervista a un quotidiano tedesco – a meno che gli stati decidano di aumentare in modo consistente gli aiuti allo sviluppo alle terre d’oltremare”. La Germania devolve lo 0,7% del proprio Pil alle nazioni africane e asiatiche in difficoltà – ha aggiunto – gli altri stati europei dovrebbero fare lo stesso.
La Bill & Melinda Gates è la fondazione più grande del mondo. Da 17 anni finanzia progetti in paesi in via di sviluppo, molti dei quali in campo sanitario ed educativo, intesi a migliorare le condizioni di salute e di vita delle popolazioni più povere. Molti progetti sono destinati all’Africa che quindi Bill Gates dovrebbe conoscere bene.
Invece in 17 anni il fondatore della Microsoft non ha colto due fatti fondamentali. Prima di tutto la scarsità di denaro non è il problema. Nel 2014, ultimo anno per cui si hanno dati complessivi, sono arrivati in Africa 662 miliardi di dollari in investimenti esteri diretti, 135 di aiuti internazionali e 443 di rimesse di emigranti: miliardi che si aggiungono a quelli prodotti dagli africani e ricavati dalla vendita di materie prime, minerali e agricole. Ma la corruzione sottrae al continente il 25% del suo Pil. Tutto l’oro del mondo non darà pace e benessere ai somali se continueranno a intascare due terzi degli aiuti internazionali destinati alla ricostruzione del paese invece di depositarli nelle casse dello stato e se continueranno a dividersi e scontrarsi, ognuno fedele al proprio clan e ostile a tutti gli altri.
Tanto meno i problemi africani derivano da una “tumultuosa crescita demografica”. Ma, se anche fosse, Gates non capisce, e non è il solo, che gli africani non si convinceranno ad avere meno figli finché le loro tradizioni non saranno del tutto spazzate via e con esse l’imperativo cardinale di non lasciar finire nessuna linea di discendenza: sacro, imprescindibile dovere di ogni uomo e donna. E anche allora continueranno ad avere molti figli, finché non disporranno di sistemi di previdenza sociale sicuri e ben funzionanti, per garantirsi assistenza e cure in vecchiaia e in caso di disgrazie. Fino ad allora Bill Gates continuerà a sprecare miliardi di dollari – suoi e altrui – in programmi per il controllo delle nascite dall’esito deludente.
Sprecherebbe il suo denaro però anche George Soros che invece "salva" gli emigranti se davvero fosse complice di un piano di cui farebbe parte, e che per l’Europa prevede flussi di immigrazione indotta, destinati a sostituire la popolazione europea autoctona con l’obiettivo di impoverire il continente, indebolire i ceti medi, inquinare e annullare le identità nazionali e religiose. C’è persino gente convinta che si tratti di un complotto ordito per realizzare, a quasi un secolo dalla sua elaborazione, il Piano Kalergi, un progetto paneuropeo che, tramite una immigrazione allogena di massa, si proponeva il genocidio dei popoli europei per creare masse di meticci facilmente manipolabili.
Se davvero esistesse un "piano" di Soros, qualcosa però sta andando storto. Per prima cosa, quasi il 90% degli immigrati illegali sono maschi e questo rende piuttosto lunghi i tempi della sostituzione. I giovani africani per inondare di figli l’Europa devono o convincere le donne europee a far figli con loro oppure, se sono sposati in patria, farvi ritorno regolarmente per ingravidare le mogli e intanto avviare le pratiche per il ricongiungimento famigliare oppure, se celibi, guadagnare il denaro necessario a pagare prezzo della sposa e nozze e portarsi in Europa alcune mogli.
Inoltre i flussi migratori si sono ridotti notevolmente. Nel 2016 gli arrivi sono più che dimezzati rispetto al 2015. L’Europa, Italia esclusa, ha reagito: accetta solo profughi, ha chiuso porti e frontiere. Soros dovrà inventarsi qualcos’altro.
http://www.lanuovabq.it/it/articoli-soros-e-gates-soldi-sprecati-per-l-africa-e-l-emigrazione-20402.htm
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