Pena di morte e Stato Pontificio, il subdolo attacco di papa
Francesco alla Chiesa “del passato”
Perché si vuole separare lo Stato Pontificio dalla Chiesa Cattolica?
Gesù dice che ad ogni giorno basta la sua pena (Mt 6, 34), con Papa Francesco stiamo andando ben oltre “la pena”, siamo proprio alla falsificazione della storia. Con i suoi “mantra” quotidiani viviamo una costante “cronaca nera” e disinformazione sulla storia a riguardo della Chiesa passata, vedi qui il caso della schiavitù, oppure si veda qui a riguardo delle “mura leonine” in difesa della città e della popolazione contro l’invasione musulmana…. Una Chiesa dai trascorsi malvagi, matrigna, asociale e tutto questo detto da un Pontefice eh! Il Papa riassume perfettamente il suo pensiero in queste parole tratte dalla sua Evangelii gaudium: “Più della paura di sbagliare spero che ci muova la paura di rinchiuderci nelle strutture che ci danno una falsa protezione, nelle norme che ci trasformano in giudici implacabili..”, espressione generica adattabile a giustificare ogni sorta di ricostruzione storica, anche se fosse sbagliata.
Parliamo così dell’ultimo Discorso fatto da Papa Francesco in occasione del 25° della divulgazione del nuovo Catechismo della Chiesa Cattolica, vedi qui, nel quale egli pur ripercorrendo le lodi e gli elogi agli sviluppi del Catechismo, della catechesi e, naturalmente, della volontà del Concilio Vaticano II alle nuove aperture e chi più ne ha più ne metta, non poteva mancare la solita tirata d’orecchie contro la gestione della Chiesa passata. La pena di morte, vedi qui il CCC, è stata per lui il “tallone di Achille” non tanto della Chiesa magisteriale quanto dello STATO PONTIFICIO!
Riguardo alla questione della dottrina vista come una “naftalina” e che deve progredire, vi rimandiamo alla riflessione de La Nuova Bussola Quotidiana, vedi qui.
Qui vogliamo affrontare che, sotto accusa è lo Stato Pontificio, mica la Chiesa Cattolica in quanto tale, sembra sottolineare il Pontefice. E non nomina il suo superiore e fondatore sant’Ignazio di Loyola il quale, per prevenire e curare il dilagarsi dell’eresia protestante, non propone soltanto di bruciare tutti i libri contro la dottrina cattolica, ma arriva a suggerire la fondazione di quattro seminari per la formazione dei candidati al sacerdozio e tra di essi vi annovera il “Consiglio Germanico di Roma” nel quale, si farà notare, la durezza intrapresa dal Santo anche per la richiesta della pena di morte contro i recidivi e i più pericolosi eretici…. dirà sant’Ignazio: “…forse sarebbe prudente castigarli con l’esilio o il carcere, e anche alcune volte con la morte..” anche se, vi aggiunge a riguardo della pena di morte e della stessa Inquisizione, per i casi estremi….
La distinzione che Papa Francesco fa tra “la Chiesa” e lo Stato Pontificio, attribuendo a quest’ultimo la responsabilità della pena di morte, è assai eloquente e contraddittoria per chi sa di storia della Chiesa e dell’Italia. La “pena di morte” fu eliminata, all’interno delle comunità cristiane, proprio da Gesù Cristo quando perdonerà l’adultera (Gv 7, 5-11), da allora la Chiesa Cattolica non ha mai più praticato la pena di morte. Essa NON FU MAI INTRODOTTA nel magistero ecclesiale. Con la nascita del Sacro Romano Impero le cose cambiarono, senza dubbio, e con riluttanza la Chiesa dovette sottostare alle Leggi di Cesare (Tit 3, 1-11), le quali prevedevano la pena di morte.
Per Papa Francesco però c’è una “mala-fede” e dice: «Purtroppo, anche nello Stato Pontificio si è fatto ricorso a questo estremo e disumano rimedio, trascurando il primato della misericordia sulla giustizia. Assumiamo le responsabilità del passato, e riconosciamo che quei mezzi erano dettati da una mentalità più legalistica che cristiana», dice Francesco. E aggiunge: «La preoccupazione di conservare integri i poteri e le ricchezze materiali aveva portato a sovrastimare il valore della legge, impedendo di andare in profondità nella comprensione del Vangelo».
Si badi bene, dice “LO STATO PONTIFICIO”, e non è una differenza senza la sua importanza! Ed eccoci alla contraddizione quando subito dopo sottolinea: «Qui non siamo in presenza di contraddizione alcuna con l’insegnamento del passato….perché la difesa della dignità della vita umana dal primo istante del concepimento fino alla morte naturale ha sempre trovato nell’insegnamento della Chiesa la sua voce coerente e autorevole».
Il Papa mette le mani davanti, forse percepisce che c’è contraddizione nelle sue parole e la previene facendo un sonoro “Mea Culpa”, quell’assumersi a nome della Chiesa (NON dello Stato Pontificio) l’ennesima responsabilità del passato quando aggiunge, poi, che questa Chiesa ha sempre difeso la vita umana in modo autorevole. E’ ovvio invece che non c’azzecca nulla, è fuori contesto e si arriva ad usare la “pena di morte” quale ennesimo capro espiatorio per “modificare il Catechismo”, attaccare l’integralità dottrinale facendo bene la distinzione tra l’insegnamento della Chiesa e lo Stato Pontificio: nel primo caso la Chiesa ha sempre difeso la vita umana, chiarisce il Papa, ma poi lo Stato Pontificio per cupidigia, sete di potere, ecc… avrebbe leso questo diritto umano.
Ma Giovanni Paolo II nel 1995 nella encicl. Evangelium vitae a proposito della pena di morte afferma che nella Chiesa c’è una crescente tendenza verso una totale abolizione, tuttavia, citando il nuovo CCC la considera legittima “in casi di assoluta necessità, quando la difesa della società non fosse altrimenti possibile”, sebbene precisi “questi casi sono ormai molto rari, se non addirittura praticamente inesistenti.”
E’ triste constatare ancora una volta quanto Papa Francesco sia circondato da persone incompetenti, tanto da non fargli rammentare che la ghigliottina, ad esempio, in San Pietro la portarono i francesi di Napoleone nel 1798, quando proclamarono la Repubblica Romana e deportarono Pio VI in Francia… Smarrimento della memoria storica o volontaria cancellazione di ricordi per non urtare oggi la Francia? Non vogliamo giustificare ciò che la Chiesa in passato ha deciso, di sbagliato che fosse, ma per amor del cielo, non serve mentire o dare false indicazioni per dire come stavano le cose. A quando l’accusa con Motu Proprio contro l’Inquisizione?
Attenzione dunque: questo attacco allo Stato Pontificio trova la sua origine nell’eresia protestante prima e nel Modernismo oggi con la spinta della Massoneria. In entrambi i casi lottano per far ritornare la Chiesa alle origini del Cristianesimo eliminando, con subdola pretesa, tutto ciò che Essa decretò quando nacquero gli Stati Pontifici.
Facciamo nostre queste riflessioni della storica Angela Pellicciari: «Ogni nemico di Cristo vuole arrivare a Roma, distruggere Roma e creare una nuova Roma. Cioè un nuovo potere universale. Tutti gli imperi ci hanno provato, ma finora non ci sono riusciti. Solo Napoleone è riuscito, per poco tempo, ad arrivare a Roma e renderla territorio francese. (..) la massoneria vuole il potere, vuole riuscire a dominare ovunque, e perché l’unico ostacolo che incontra è rappresentato dalla chiesa cattolica. E’ una volontà di dominio che parte da lontano, radicata nella riforma protestante. Basti pensare che James Anderson, l’autore della Costituzione dei Liberi Muratori, è un pastore presbiteriano. Protestantesimo e massoneria sono collegati dall’idea del libero esame promossa dal protestantesimo. L’esaltazione della libertà da Roma e dal magistero che Lutero incarna, diventa l’esaltazione della libertà dalla rivelazione propugnata dalla massoneria. La verità non è rivelata, è prodotta volta a volta dalla libera discussione nelle logge. E l’odio per Roma passa da Lutero alla Massoneria…».
E spiega ancora la Pellicciari: «Si parla di uno Stato pontificio che era arretrato, fuori dal tempo… Lo Stato pontificio era un gioiello, e a suo favore non c’è bisogno di tante parole perché bastano le pietre: le città, i villaggi, i borghi. È sufficiente un tour in Umbria, nelle Marche e nel Lazio, per comprendere come era amministrato lo Stato Pontificio. Quanti ospedali, quante chiese, cappelle, opere d’arte, fontane, oratori, conventi, opere di beneficenza, quante scuole. Quanta bellezza c’era ovunque. Quanto rispetto e amore per la vita delle persone…perché cadde? Perché tutto il mondo era coalizzato contro i cattolici e il loro Stato. Non c’erano più potenze cattoliche. Il Papa non aveva più sponde. Gli Stati rimasti cattolici, lo erano nominalmente e non di fatto. E l’esercito dello Stato Pontificio era più che altro simbolico perché il Papa non aveva bisogno di difendersi essendo in Italia tutti cattolici….».
C’è dunque un disegno malvagio per prendere Roma, o ce lo stiamo inventando noi?
«Sia gli interventi dei Pontefici che gli scritti della massoneria dicono chiaramente che la scomparsa dello Stato pontificio era il principale obiettivo che le potenze protestanti e massoniche si ripromettevano unificando l’Italia. Perché i massoni erano convinti che, se fossero riusciti a distruggere il potere temporale, anche il potere spirituale del Papa sarebbe crollato».
La pena di morte, per ragioni estreme e per la difesa del debole, è stata supportata da diversi teologi già della prima cristianità. Sant’Ambrogio incoraggiò diversi membri del clero a pronunciarsi a favore; Sant’Agostino la sponsorizza nella sua opera La città di Dio: “Dal momento che l’autorità agente è una spada nelle mani [di Dio], non vi è contrarietà nei confronti del comandamento “Non uccidere” per quanti rappresentano l’autorità dello Stato e mettono a morte i criminali”. San Tommaso d’Aquino e il beato Giovanni Duns Scoto dissero che la pena di morte, in casi estremi e per legittima difesa, era supportata dalle Scritture.
Papa Innocenzo III chiese a Pietro Valdo e ai valdesi di riconoscere che “il potere secolare possa, senza peccato mortale, esercitare il giudizio del sangue, comminando le pene con giustizia, senza timore, con prudenza e senza precipitazione”, come prerequisito per una riconciliazione con la chiesa di Roma.
Durante il Medioevo e nell’era moderna l’Inquisizione venne autorizzata dalla Santa Sede a svolgere le funzioni di autorità secolare, fino a decidere per la pena di morte del reo recidivo, o pericoloso. Essa non fu una caricatura di tribunale, un tunnel degli orrori, un labirinto giudiziario dal quale era impossibile uscire, come la dipinse poi la propaganda massone-protestante dal 1700 in poi, al contrario, il tribunale nacque proprio con l’intenzione di garantire al reo quella difesa che fino ad allora non aveva in nessun ambito civile.
La Suprema Congregazione del Sant’Uffizio vigilava sui tribunali provinciali. Nei processi per eresia le accuse prive di riscontri non erano accettate, e gli accusatori dovevano testimoniare sotto giuramento. Per evitare che i processi si trasformassero in strumenti di vendette personali, fermo restando che i nomi degli accusatori erano tenuti segreti a presidio della loro incolumità, si chiedeva in anticipo agli imputati di fornire l’elenco dei loro possibili nemici. I verbali dei processi erano forniti agli accusati e ai loro avvocati (previa cancellazione dei nomi dei testimoni), ed era garantito un ragionevole intervallo di tempo (da alcuni giorni a varie settimane) per la messa a punto delle contro-argomentazioni e la convocazione dei testimoni della difesa. La pena di morte veniva data solo alla fine di un lungo, e spesse volte estenuante, processo nel quale l’imputato si vedeva – per la prima volta – ascoltato e difeso.
Un caso tipico di manipolazione e distorsione dei fatti storici, lo troviamo nel caso di Giordano Bruno, leggi qui la storia vera.
Il Catechismo romano del 1566 codificava l’insegnamento che Dio ha concesso alle autorità civili potere sulla vita e sulla morte. I dottori della chiesa San Roberto Bellarmino e Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, così come i teologi Francisco de Victoria, San Tommaso Moro e Francisco Suárez continuarono questa tradizione di pensiero.
L’11 agosto 1806 termina il “Sacro Romano Impero” con l’ultimo imperatore Francesco II Asburgo-Lorena, che a Ratisbona ne decreta lo scioglimento. Il Sacro Romano Impero, prima ancora che un’entità statuale, ha rappresentato un’Idea ed una precisa concezione del mondo che gli proveniva dal Vangelo. Un’Idea che, ancora oggi, costituisce un baluardo di impressionante vigore contro la spinta globalizzatrice, livellatrice e mondialista che caratterizza questi tempi ultimi. Il riferimento è, anzitutto, al concetto di sovranità che caratterizzava il modello imperiale: una concezione organica, verticale e sacrale, che trova precisi riscontri in tutte le società tradizionali e che, invece, costituisce l’esatta antitesi rispetto ai modelli – post-rivoluzionari, marxisti ed illuministici – di stampo costituzionale e democratico. E dunque: sovranità terrena come diretta emanazione di una sovranità super-terrena, sancita da Dio: “Tu non avresti nessun potere su di me, se non ti fosse stato dato dall’alto“(Gv 19 ,11); (Tit 3, 1-11).
Nello Stato della Chiesa la pena di morte fu praticata sino al 1870: l’ultimo giustiziato fu Agatino Bellomo, condannato per omicidio e perché recidivo impenitente, ghigliottinato a Palestrina due mesi prima della conquista di Roma da parte delle truppe sabaude.
Con la conquista dello Stato della Chiesa e la sua annessione al Regno d’Italia, la Santa Sede, non disponendo più di una sovranità temporale, venne de facto privata del diritto di comminare la pena di morte.
All’atto della firma dei Patti Lateranensi e dell’istituzione della Città del Vaticano, la Santa Sede tornò a dotarsi di un territorio proprio e questo la costrinse a introdurre delle norme necessariamente di potere temporale. Il codice penale del Regno d’Italia, che aveva reintrodotto la pena di morte nel 1926, estese la pena capitale per il reato di tentato assassinio del papa sul proprio territorio, equiparandolo a quello di tentato assassinio del re.
La Legge fondamentale dello Stato della Città del Vaticano, emanata nel 1929 da papa Pio XI dopo la firma dei Patti Lateranensi e in sostanziale accordo con quanto presente nel codice penale del Regno d’Italia, previde la pena di morte anche nell’ordinamento della Città del Vaticano.
Papa Paolo VI rimosse nel 1969 la pena di morte dagli Statuti vaticani, abrogandola per qualsiasi reato, ivi incluso il tentato omicidio del papa.
La pena di morte venne rimossa completamente dalla Legge fondamentale con motu proprio il 12 febbraio 2001, su decisione di Giovanni Paolo II.
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