ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 19 dicembre 2017

Va là..al-walà wa-al-barà

Cardinale Betori tutta l’Italia pagherà la sua superba “generosità”



«L’islam invaderà l’Europa»… profetizzava san Giovanni Paolo II e mons. Betori offre loro la Toscana su di un piatto d’argento.
Sant’Agostino d’Ippona nei suoi Sermones (164, 14) afferma: Humanum fuit errare, diabolicum est per animositatem in errore manere (“cadere nell’errore è stato proprio dell’uomo, ma è diabolico insistere nell’errore per superbia”), da qui la  locuzione latina errare humanum est, perseverare autem diabolicum, che tradotta letteralmente significa “commettere errori è umano, ma perseverare (nell’errore) è diabolico”.
E’ di questi giorni il “regalo di Natale” di mons. Giuseppe Betori, arcivescovo cardinale di Firenze, a riguardo della vendita di un territorio della diocesi per darlo ai musulmani che vi costruiranno una Moschea. Di questi tempi sarebbe una “non notizia” vista l’assillante imposizione, l’obbligo del dialogo “ad ogni costo”, del volemose bene e di un “ammmore” che non sarà mai corrisposto, anzi, come un Cavallo di Troia si stanno offrendo all’Islam le “chiavi delle città”, delle città italiane, con conseguenze future drammatiche.

In una intervista il gesuita padre Samir Kahlil esperto dell’argomento e del mondo islamico, alla Nuova Bussola Quotidiana, vedi qui, ha messo tutto nero su bianco, è tutto talmente ben spiegato che suggeriamo di tenere conservata questa intervista, quando gli eventi precipiteranno e sapremo chi, in parte, dovremo “ringraziare” per i massacri che ci saranno. Sappiamo bene che i “profeti di sventura” non piacciono alla cultura relativista predominante in Europa come nella Chiesa di oggi, ma far finta che il problema non esista, o che non importa loro se ciò dovesse accadere quando loro non ci saranno più, non è amare il prossimo. Se è vero che prevenire è meglio che curare, la prevenzione è saggezza.
Viene anche da pensare al fatto che molte Famiglie italiane non hanno una casa…. se una diocesi possiede terreni, non dovrebbe forse facilitarne l’uso più consono per loro e più evangelico anziché trarre dei guadagni e lasciare le Famiglie senza una casa, un terreno?  Ecco perché parliamo di superbia e, ci aggiungiamo, di AVIDITA’. Sappiamo bene come tutti, comprese le diocesi, risentiamo della crisi economica e che mantenere tutto l’apparato ecclesiale di una diocesi costa caro oggi e che “240mila euro“, per la vendita del terreno all’Islam, in fondo sono bruscolini.
Ma ciò che doveva sapere mons. Betori è che con questi soldi avrebbe venduto la vita degli italiani non soltanto cattolici, ma di tutti, persino di quei musulmani che oggi, integrati da anni nel nostro territorio, al momento della resa dei conti dovranno decidere da che parte stare, per aver salva la propria vita: o contro di noi o con l’Islam.
Non siamo noi i catastrofisti, basta avere un poco di conoscenza dell’Islam e, soprattutto, riconoscere che il dialogo interreligioso non risparmierà l’ecatombe dei Cristiani in Europa. Bisogna infatti sapere che per l’Islam non esiste la “laicità” di uno stato e che tutto ciò che essi stanno facendo oggi, per presentarsi in amicizia e in dialogo, ha un fine ed uno scopo: islamizzare l’Europa, specialmente l’Italia il cui sogno musulmano si infranse con la vittoria della famosa Battaglia di Lepanto.
Il gesto di mons. Betori non ha nulla di evangelico, basta leggere gli Atti degli Apostoli per capire e sapere come venivano usate le proprietà. O il suo gesto è talmente disperato che aveva bisogno di quei soldi, fino a vendere la sicurezza futura degli italiani, oppure è stato semplicemente un ingordo filantropico e in entrambi i casi a farne le spese saranno i Cristiani. Ma forse chissà, ci piacerebbe pensare, anche, che l’abbia fatto per accelerare in qualche modo il nostro MARTIRIO, ricordarci che un vero Cristiano è votato alla morte di Croce per la Fede in Cristo Gesù.
L’Islam infatti non fa sconti a nessunoL’Islam è talmente fedele al Corano che la sua applicazione è letterale. Per l’Islam o si è musulmani o si è “infedeli”, non esiste altra via. Per l’Islam ogni territorio conquistato, o comprato, diventa luogo sacro nel quale vige la legge del Corano, non esiste l’integrazione ma la paziente conquista. Il loro senso del dialogo interreligioso ha secondi fini: avvicinare tutto ciò che non è musulmano, per convertirlo o con le buone o con le cattive. Nei casi in cui resistono amicizie miste il motivo è che quel musulmano non è “praticante” e il cristiano lo è all’acqua di rose o non lo è affatto. Come spiega Padre Samir si può essere amici per una partita a calcetto ma: “il loro ragionamento è: più ci sono immigrati profughi, più conquistiamo pezzo per pezzo, ci vorrà un secolo, ma ce la faremo. E’ un’invasione programmata, non illudiamoci…
E monsignore Betori, che evidentemente non capisce nulla di Islam come la maggior parte dei Vescovi – duole dirlo – si è fatto bello nel presente a discapito dei Cristiani – e degli italiani – del futuro.
Il Corano IMPONE LA LEGGE ISLAMICA, possibile che non lo capiscono? Ecco perché parliamo di superbia. La Legge Islamica, a sua volta, IMPONE che il Cristiano RINUNCI A CREDERE NELLA SANTISSIMA TRINITA’ e in Gesù Cristo in quanto vero Figlio di Dio “generato non creato, della stessa sostanza del Padre“.
Questa realtà non porta noi Cristiani a non avere dialogo con i musulmani, tanti fra noi hanno amici musulmani e molti di loro sono persone bellissime, e molti di loro subiscono attacchi violenti dal fondamentalismo islamico. Ma credere o pensare che esista un Islam moderato è pura follia. Come abbiamo spiegato, i musulmani che oggi ci sono Amici, domani dovranno decidere se morire per noi e con noi, oppure tradirci perché non avranno altra scelta neppure lorolo dice il Corano, la guerra santa (jihād) viene chiaramente posta come un obbligo collettivo di tutti i mussulmani.
Ammoniva il cardinale Giacomo Biffi: “I ‘cattolici’, lasciando sbiadire in se stessi la consapevolezza della verità posseduta e sostituendo all’ansia apostolica il puro e semplice dialogo a ogni costo, inconsciamente preparano (umanamente parlando) la propria estinzione…” (Discorso sull’immigrazione 30 settembre 2000)
Qualcuno fa accenno alla “Fratellanza Musulmana (con sede al Cairo, quella con la quale papa Francesco ha stretto baci e abbracci) per dimostrare che l’Islam è cambiato e che esiste un Islam “moderato” e che il fondamentalismo o il terrorismo non ha nulla da spartire con l’Islam vero e proprio. Ebbene, pur nulla togliendo alle singole persone molte delle quali veri Amici… non bisogna distogliere l’attenzione dal fatto che – chi è musulmano –  o obbedisce all’Islam, al Corano, alla Fratellanza musulmana, oppure è esso stesso un nemico dell’Islam, un traditore, un infedele da convertire oppure abbattere.
Quando i Fratelli insegnano dogma teologico detto al-walà wa-al-barà, ovverosia “fedeltà [a tutto ciò che è islamico] e disapprovazione [di ciò che non lo è], insinuano nello spirito di un giovane una logica binaria mortale, ovvero che all’interno della società, esiste un “noi” e  un “loro”. “Noi”, il gruppo salvato, e “loro”, il gruppo maledetto. “Noi”, le vittime, e “loro”, i carnefici. “Noi”, la comunità migliore, e “loro”, la comunità perversa. Peggio ancora, si trasmette al giovane che in nome dell’islam è vietato amare “loro” e che, in nome della fede, dobbiamo odiare “loro”. L’odio nei confronti dell’altro diventa un atto di fede, un atto di adorazione. Nel programma educativo dei Fratelli, c’è un capitolo fondamentale intitolato Amare per Allah e odiare per Allah.
Queste parole non sono di uno storico occidentale o cristiano studioso dell’Islam, ma di un musulmano che ha fatto la propria scelta di abbandonare l’Islam, di lasciare la Fratellanza Musulmana spiegandone le trappole, gli intrighi e il vero scopo di tanta amicizia… vedi qui testo integrale. Si tratta di Mohammed Louizi, di origine marocchina, ma residente a Lille in Francia, è un ex Fratello musulmano che ha vissuto la Fratellanza sia in Marocco che in Francia, come Presidentedell’organizzazione Etudiants Musulmans de France, membro del Forum delle Organizzazioni Giovanili e Studentesche Europee (FEMYSO) di cui fanno parte anche i Giovani Musulmani d’Italia (GMI). Louizi ha avuto il coraggio non solo di lasciare gli incarichi e l’affiliazione alla Fratellanza, ma anche di denunciarne il progetto globale.
E a noi preoccupa che un arcivescovo venda i cristiani ignorando le conseguenze del suo gesto! E sì, perché che Gesù è morto è talmente una palese ovvietà con la quale oggi sono concordi tutti i libri di testo, le enciclopedie, gli studiosi. Oltre al criterio di antichità, a conferma della morte di Gesù gioca il criterio di imbarazzo: mai al mondo gli Evangelisti gli avrebbero attribuito una morte così umiliante e infame, e non a caso occorre aspettare l’inizio del V secolo per vedere una raffigurazione cristiana di Gesù in croce, nel portone della basilica di santa Sabina a Roma.
Il problema è che la morte di Gesù non è riconosciuta dal Corano e dalla tradizione islamica. Non solo non è riconosciuta, ma andarlo a dire o crederci è serio motivo di persecuzione. Secondo l’Islam Gesù era un profeta di Dio, inferiore a Maometto (Corano 2,87.136.253; 3,45; 4,171; 5,75; 57,27; 61,6) e come tale non poteva fare una fine del genere: “Non l’hanno né ucciso, né crocifisso, ma così parve loro” (Corano 4,157). Chi effettivamente sarebbe stato crocifisso al posto di Gesù, il Corano non lo dice. Tuttavia una risposta esplicita si trova nel testo attribuito a Barnaba, apocrifo medievale non a caso di origine islamica che spiega come: fu crocifisso Giuda Iscariota, miracolosamente reso simile a Gesù e crocifisso al suo posto….
Di conseguenza è ERESIA per l’Islam parlare della morte e della Risurrezione di Gesù! Una eresia che può costare la vita a chi affermasse il contrario. E’ evidente che se Gesù non è morto in croce, il Cristianesimo è falso e l’Islam può vantare la ragione della sua battaglia contro gli infedeli e falsari cristiani… ma se Gesù è morto in croce ed è veramente risorto, come afferma letteralmente san Luca (24,24) e come noi sosteniamo da duemila anni e per la qual ragione abbiamo migliaia di Martiri e di Santi, abbiamo la Chiesa e lo stesso mons. Betori… allora ciò è devastante per la convinzione dell’Islam di essere la vera religione di Dio, poiché il Corano sbaglia. E poiché l’ispirazione divina del Corano è quella della dettatura, se il Corano sbaglia non è divinamente ispirato, e il fondamento dell’Islam poggia sulla falsità….
Infine due parole sulla questione della convivenza fra Cristiani e Musulmani cercando di attenerci ai fatti, sintetizzandoli per offrirvi una riflessione immediata, qui un testo interessante per chi vuole approfondire.
Fin dall’inizio, questa convivenza con l’Islam, non è affatto pacifica e non per colpa dei Cristiani che non avevano affatto progetti espansionistici, ma perchè è proprio dell’Islam la “conquista”il sottomettere al Corano ogni essere vivente. La violenza con la quale questo avviene nasce dal fatto che se non convertono “gli infedeli” all’Islam, loro rischiano di andare all’inferno perdendo il diritto al paradiso. Naturalmente inferno e paradiso non sono gli stessi professati dalla dottrina cattolica!
La storia stessa insegna la realtà della dura lotta fra la guerra e la pace, ma dobbiamo imparare di nuovo il vero significato, perché pare l’abbiamo dimenticato: “Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada” (Mt.10,34); “Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione.” (Lc.12,51), e questo non perché il nostro Dio sia un Dio a cui piace fare la guerra, ma perchè la pace che ci ha portato, pagandola a caro prezzo, non è il pacifismo, non è la convivenza tranquilla o pacifista, ma è Lui stesso: « Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore…»” (Gv.14,23-27); «Vi ho detto queste cose perché abbiate pace in me. Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo!» (Gv.16,33). La guerra di cui si parla è il peccato, il mondo con le sue lusinghe! La Pace è così quel dimorare in CristoAvremo perciò tribolazioni nel mondo, non convivenze pacifiste!
Il gesto compiuto da mons. Betori è un vero tradimento al Vangelo e a tutti i Cristiani, è anche un tradimento all’Italia e a tutti gli italiani. Nel 2016 – LibertàePersona – faceva questo articolo del quale condividiamo la chiusura:
“La Cristologia cristiana è dunque diversa dalla Cristologia islamica; la teologia cristiana diversa dalla teologia islamica (il Dio con noi, incarnato, è tutt’altro dal Dio lontano dell’Islam; la trascendenza islamica è differente da quella biblica; il Cristianesimo non è, come l’Islam, una “religione del libro”, semmai la vicenda di un Dio raccontata anche in un libro; gli islamici, inoltre, affermano che la Bibbia dei cristiani è falsificata…), se oggi esiste il terrorismo islamico, che non è attribuibile solo e soltanto alla religione islamica, ma ha con essa, comunque, un qualche rapporto, in tutto il mondo islamico i cristiani vengono oggi uccisi e crocifissi, ma nessun cattolico ha mai compiuto un attentato terroristico (e se lo facesse sarebbe in contrasto evidente con l’insegnamento di Cristo e del magistero della Chiesa).”
Cattolici che uccidono, violentano, agiscono contro i Dieci Comandamenti, saranno giudicati da Dio molto severamente, fino a rischiare l’inferno eterno se non si convertiranno cambiando la propria condotta. Ma non esiste un magistero, o un Catechismo della Chiesa che abbia mai indotto i Cristiani alla violenza, alla persecuzione dei popoli, all’imposizione della propria fede.
«L’islam invaderà l’Europa»… profetizzava san Giovanni Paolo II e mons. Betori offre loro la Toscana su di un piatto d’argento. Alla fine finirà che dovremo pure ringraziarlo, per averci aperto le porte al massacro per difendere la Fede in Cristo Gesù.
Dopo la Vittoria di Lepanto e un secolo dopo il tentativo dei Musulmani di riprendere l’Europa da Vienna, il sultano Solimano fa una strana profezia. Passando in rassegna le truppe avrebbe detto loro: “ci rivedremo alla Mela Rossa“. La “Mela Rossa” era per l’Islam il “frutto proibito” nella conquista delle città cristianizzate. Ma c’è un’altra profezia che attribuita a Solimano è molto inquietante. Dopo la sconfitta di Vienna (quella del 1683), al generale che rimise in piedi le truppe gli chiese quando avesse voluto ritentare l’attacco, il Sultano rispose: “No! Riconquisteremo l’Europa quando i cristiani avranno abbandonato il loro Dio“.
Nel punto in cui ci troviamo, e nel quale stiamo affossando l’Europa Cristiana, vedi qui, non è più importante approfondire la credibilità di certe “profezie” o aneddoti, quel che conta in questo momento è ciò che stiamo vivendo, e il destino suicida al quale ci siamo votati. Possiamo però prendere in considerazione “La visione di Giovanni Paolo II: «L’islam invaderà l’Europa»… vedi qui:«Vedo la Chiesa del terzo millennio afflitta da una piaga mortale, si chiama islamismo. Invaderanno l’Europa. Ho visto le orde provenire dall’Occidente all’Oriente: dal Marocco alla Libia, dall’Egitto fino ai paesi orientali… l’Europa sarà una cantina, vecchi cimeli, penombra, ragnatele…. dovrete contenere l’invasione. Ma non con le armi, le armi non basteranno, con la vostra fede vissuta con integrità…».
Laudetur Jesus Christus
CHI HA PAURA DELLE MELE MARCE?
  
La follia del buonismo catto-progressista che nega esista un'emergenza sicurezza. L'Italia verrà negrizzata e islamizzata, senza colpo ferire nel corso dei prossimi vent'anni grazie alle scelte di una classe politica inadeguata
di Francesco Lamendola  



La cattura, in Spagna, di Igor il russo, che poi non si chiama Igor e non è nemmeno russo, e questo tutti lo sanno eppure i media continuano a chiamarlo così per mancanza di serietà professionale, pone sul tappeto, ancora una volta - ma sono decine, centinaia, migliaia i casi che sollecitano tale riflessione, purtroppo sempre più frequenti - di come difendersi dalle mele marce. Una società sana ne ha il dovere, oltre che il diritto: è malata una società che non possiede più neppure un tale istinto di conservazione. Siamo arrivati al punto che, di buonismo in buonismo, le vittime di aggressioni e rapine vengono condannate per eccesso di legittima difesa, o addirittura per omicidio volontario, e i delinquenti, o i loro familiari, ottengono congrui risarcimenti dai tribunali. Questo è semplicemente folle. Così come è folle che ci siamo ormai rassegnati a vivere sotto assedio, chiusi, specie la sera, nelle nostre case con la porta blindata, col sistema antifurto inserito, pur sapendo che né la porta blindata né il sistema antifurto riusciranno a proteggerci, noi e i nostri cari, se la nostra abitazione verrà presa di mira da una banda di veri professionisti. Di uscire per le strade, dopo il coprifuoco, non se ne parla nemmeno: le strade sono proprietà della malavita e di frotte di stranieri che si spacciano per profughi ma che vengono qui a compiere ogni sorta di atti criminali. Questa è la realtà, e i cittadini italiani la toccano con mano ogni santo giorno, ogni ora e ogni minuto, specie quelli che appartengono alle fasce sociali più deboli e che sono costretti a vivere in quartieri che paiono Fort Apache durante l'assedio dei pellirossa, tanto è vero che nemmeno le forze dell'ordine osano farsi vedere in giro, non parliamo poi di eseguire dei controlli sugli individui più che sospetti i quali spadroneggiano alla luce del sole. Non che abbiano tutti i torti: un poliziotto o un carabiniere, per non parlare di un vigile urbano, rischiano una coltellata alla gola ogni volta che chiedono i documenti a uno di questi stranieri delinquenti e, se le cose si mettono male, c'è sempre un giudice di sinistra pronto a rimettere in libertà lo spacciatore o il rapinatore che era stato fermato, e ad infliggere una multa al tutore dell'ordine per abuso di autorità, magari perché, nel difendersi dalle coltellate, ha mollato un pugno in faccia al povero angioletto che soffriva di "disagio ambientale" e che, venuto dall'Africa in cerca di una vita migliore, con le più oneste intenzioni del mondo, per sopravvivere era "costretto" a spacciare e rapinare a tutto spiano. Non parliamo poi di un bigliettaio degli autobus urbani o delle Ferrovie dello Stato: disarmati, devono rischiare la pelle per chiedere il biglietto a dei criminali pronti a gonfiarli di botte o a ficcar loro un coltello nello stomaco, così, tanto per far vedere chi comanda da queste parti. Il tutto per uno stipendio di mille euro al mese o poco più. Di questa situazione solo la signora Boldrini, il premier Gentiloni e il presidente Mattarella non se ne sono accorti, anzi, negano che esista un'emergenza e si dolgono ogni giorno che dei rigurgiti di razzismo, populismo e fascismo macchino la nostra bella Italia, di solito così accogliente e premurosa; loro soltanto trovano che tutto vada bene, talmente bene che si stanno affannando per regalare per legge la cittadinanza italiana a tutti i bambini stranieri che nasceranno nel nostro Paese, così che questo possa diventare la sala parto di milioni di donne africane e musulmane mediante le quali l'Italia verrà negrizzata e islamizzata, senza colpo ferire, nel corso dei prossimi vent'anni.
Si pone perciò una questione: forse dobbiamo dimenticare Cesare Beccaria. E' arrivato il tempo che lo Stato, la società, gli uomini di cultura, i politici, gli amministratori, si preoccupino della sicurezza dei cittadini perbene e non dei diritti dei delinquenti. La nostra legislazione è figlia dell'illuminismo e l'illuminismo era basato su una serie di utopie sociali, prima fra tutte la "naturale" bontà dell'uomo (Rousseau), o, almeno, la sua "naturale" ragionevolezza (Voltaire). Ebbene, forse è arrivato il tempo di rivedere tutte queste ciarle e di sbarazzarci della nefasta eredità dell'illuminismo. Può darsi che le osservazioni sulla tortura di Pietro Verri, o la crociata per l'abolizione della pena di morte di Cesare Beccaria, fossero giustificate, utili e necessarie nel XVIII secolo; ma i tempi cambiano, le utopie cadono, e i fatti restano. I fatti sono quelli che abbiano descritto: una società assediata, gli onesti che soffrono e i malvagi che spadroneggiano. Vogliamo andare avanti così? Vogliamo continuare a tenere in casa i nostri figli, la sera, perché le nostre città sono diventate delle giungle popolate di bestie feroci? Vogliamo continuare a pagare le spese di una giustizia che, invece di difendere i buoni, si ingegna in tutti i modi di tutelare i delinquenti? Oggi i nipotini di Voltaire e di Rousseau, dopo essere passati per la fase marxista, sono entrati in quella  cattolica di sinistra; oggi hanno la Chiesa e il papa dalla loro, oltre alle massime autorità dello Stato e, naturalmente, le Nazioni Unite, le quali, per chi non l'avesse ancora capito, sono l'agenzia che sta promuovendo l'invasione del Nord della terra da parte delle popolazioni del Sud. Oggi le persone perbene sono ridotte al silenzio, ricattate, minacciate: dal giornalista che riceve l'ordine di raccontare una rapina violenta, ma di tacere la nazionalità del rapinatore, per non fomentare i famosi rigurgiti di razzismo, populismo, ecc., al professore di liceo che viene punito, su richiesta della mamma di un'alunna egiziana, secondo la quale egli ha "insultato" l'islam, ma al quale non viene neppure concesso di discolparsi, sarebbe lunghissimo, infinito l'elenco delle quotidiane ingiustizie e umiliazioni, dei quotidiani bocconi amari che i cittadini onesti devono subire e mandar giù, in ossequio altotalitarismo del politicamente corretto. E se quattro ragazzi vestiti di nero si presentano nella sede di una delle innumerevoli associazioni di "accoglienza" e, senza torcere un capello ad alcuno, senza neppure alzare la voce, leggono un volantino e se ne vanno in prefetto ordine, ecco che l'Italia buonista e progressista s'indigna; ecco che i mas-media lanciano l'allarme contro la deriva xenofoba e intollerante; ecco che diecimila volonterosi cittadini sfilano in piazza per protestare energicamente contro il risorgere del "fascismo" (morto e sepolto, nel modo che sappiamo, settantadue anni fa), e le pubbliche autorità, invece di stemperare la crisi d'isterismo, peraltro voluta e pilotata dall'alto, si stracciano le vesti a loro volta e si affannano a giurare e spergiurare che la “vera" Italia non è quella dei ragazzi vestiti di nero, no, giammai, è quella della solidarietà, dell'accoglienza e, ben s'intende, dell'inclusione, parola magica, parola talismano, parola passe-partout, che tanto piace anche ai neopreti della neochiesa modernista e progressista, e specialmente a papa Bergoglio, che ne è l'alfiere e il campione indiscusso e indiscutibile. E che cosa dicevano, poi, nel loro famigerato volantino, quei truci ragazzotti vestiti di nero, che con inqualificabile violenza fascista hanno interrotto, per ben cinque minuti, la riunione dei cittadini buoni e generosi, dediti all'accoglienza dei migranti? Dicevano - questa è la loro colpa imperdonabile - quel che pensa e sente, ormai, la grande maggioranza del popolo italiano - quello vero, non le signore femministe e progressiste, con l’abito firmato e la messa in piega da trecento euro, che vanno sempre nei salotti televisivi a pontificare, dall'alto della loro ineffabile saggezza e tolleranza (tolleranza a senso unico, evidentemente: per i ragazzi italiani che dissentono da loro e dai loro dogmi immigrazionisti, tolleranza zero) - e cioè che non se ne può più di questa invasione, anzi, di questa auto-invasione mascherata da solidarietà e da accoglienza; che la gente è stanca e non è più disposta ad assistere, senza far nulla, allo scempio della nostra vita sociale, della nostra sicurezza, dei nostri diritti fondamentali; e che, andando avanti di questo passo, per il popolo italiano non ci sarà più un futuro, perché verrà inghiottito e sommerso dall'ondata africana e islamica che trasformerà il nostro Paese in una provincia dell'Africa musulmana. Dire queste cose, esprimere questo concetti, equivale ad una forma di razzismo, se non addirittura di fascismo? Benissimo: come preferiscono lorsignori. Una domandina, però, se avessero un minimo di umiltà e un briciolo di buona fede, dovrebbero pur farsela, i vari Mattarella, Gentiloni, Boldrini & Co: come mai gli italiani, diciamo fino a una ventina d'anni fa, erano completamente ben disposti verso i profughi (veri), pietosi dei loro casi umani, sensibili alle loro sofferenze, mentre adesso sono cambiati così tanto, e sono diventati, come dice l'establishment politicamente corretto, razzisti, populisti e fascisti? Perché gli italiani sono cambiati da così a così nel giro di vent'anni? E chi ha governato il Paese in questi vent'anni, chi ha governato la politica, l'amministrazione pubblica, l'economia, la finanza, la scuola, la cultura, l'informazione, lo sport? E se chi doveva governare avesse governato bene; se chi doveva assumersi delle responsabilità, dei rischi, degli impegni, se li fosse assunti; se tutti costoro avessero avuto sempre di mira il bene degli italiani e l'interesse dell'Italia, saremmo oggi arrivati a questo punto?
Dimenticare Cesare Beccaria, dunque. Non per introdurre, necessariamente, la pena di morte; ma per lasciarsi dietro le spalle la folle stagione della generosità all'ingrosso, della bontà con un occhio solo, dell'accoglienza indiscriminata, dell'inclusione a prescindere, ossia anche nei confronti di coloro i quali non vogliono saperne di esser inclusi. I poveri idioti del politicamente corretto non hanno capito che non si può assimilare chi non vuole assimilarsi, e che non si può fare di ogni delinquente un cittadino perbene. Sarebbe bello se fosse così: ma i fatti dicono il contrario, e le società si governano con i fatti e tenendo conto dei fatti, non con le chiacchiere e inseguendo delle chimere. Il "russo" Igor, al secolo Norbert Feher, serbo di etnia ungherese, avrebbe dovuto rimanere in carcere, dove effettivamente era: oggi non ci sarebbero cinque famiglie a piangere i loro morti, due in Italia e tre in Spagna. Uomini come Norbert Feher non sono recuperabili e costituiscono un pericolo costante per la società: l'unico luogo dove possono stare è il carcere. A vita. Per costoro, la condanna all'ergastolo deve essere accompagnata dalla specifica esclusione da ogni eventuale condono, grazia o indulto: la società deve avere la certezza che non torneranno mai più in libertà, perché alle bestie feroci non si può consentire di andarsene in giro e preparare altri crimini. È un mistero perché taluni esseri umani agiscano come dei mostri; un mistero che può e deve interessare lo psicologo, il sociologo, il filosofo e pesino il teologo. Ma al politico si chiede una cosa sola: garantire un minimo di sicurezza ai cittadini tranquilli e alle persone perbene.
I nostri giudici sono inadatti ad amministrare la giustizia in un Paese, come il nostro, dove l'emergenza è quella di proteggere i buoni e reprimere i cattivi, sempre più baldanzosi e sempre più certi di farla franca. La cultura cattolica, la morale cattolica, la Chiesa cattolica, avevano una parolina da dire in questa emergenza: e non solo non la dicono, ma dicono la parola diametralmente opposta; si uniscono, con la massima convinzione e con la massima stupidità, al coro dei buonisti a senso unico, di quelli che perdonano qualunque cosa ai delinquenti stranieri, perché tanto, poverini, sono profughi, perché sono gli "ultimi", e non bisogna prendersela con loro, ma coi poteri forti, eccetera, eccetera. E non hanno capito, o non vogliono capire, imbecilli, che gli ultimi, oggi, sono i pensionati italiani che vivono sotto assedio; che si può essere ultimi e tuttavia persone per bene; che la povertà non autorizza mai, e non scusa, la delinquenza; e che scusare e giustificare sempre i negri per il colore della pelle è una forma di razzismo all'incontrario. La morale cattolica ha smesso di fare il suo mestiere, cioè di dire che il male è male e il bene è bene; che il male va evitato, e il bene praticato; che il male sarà punito, se non in questa vita, nell'altra, e il bene sarà premiato. Quanto ai delinquenti italiani, è giusto usare verso di loro lo stesso rigore: non è questione di razzismo; resta il fatto, però, che i delinquenti stranieri sono, in proporzione, molto più numerosi di quelli italiani e che a questo fatto bisogna rispondere sia sul piano legislativo, fermando gli ingressi facili in Italia, sia su quello giudiziario, mostrando il massimo rigore verso chi viene nel nostro Paese chiedendo ospitalità e poi, non appena arrivato, incomincia a delinquere, magari mentre è in attesa di sapere se verrà accolta la sua domanda di rifugiato, e nel frattempo viene ospitato, nutrito e vestito gratuitamente. Cosa che agli italiani poveri non succede., perché il razzismo all'incontrario esiste già, nei fatti, e gli italiani se ne sono accorti benissimo: basti vedere a chi vengono assegnate, di preferenza, le case popolari; oppure chi viene fatto passare avanti, negli ospedali, quando c'è la fila al pronto soccorso. E si sono stancati.
Chi non ha capito questo, chi non accetta questo, non è degno di occupare posti di responsabilità; tanto meno di governare un grande Paese, qual è l'Italia  nonostante tutto. Costui dovrebbe essere obbligato a frequentare un corso di rieducazione, che dovrebbe consistere semplicemente in questo: andare  a lavorare e a vivere così come lavorano e dove vivono milioni di cittadini italiani onesti, assediati dalla delinquenza, dall'insicurezza e dalla sporcizia. Ai signori del palazzo si dovrebbe imporre di lavorare come bigliettai sui treni, come poliziotti nei quartieri degradati, e abitare nei modesti appartamenti di periferia, quelli dove stanno i nostri pensionati, assediati dalla malavita, minacciati dai rapinatori, insozzati dagli spacciatori, dalle prostitute e dai transessuali. Al signor Gentiloni e alla signora Boldrini basterebbe una "cura" di questo genere, anche solo per poche settimane, per capire un po' meglio come vanno le cose in Italia, grazie al loro modo di governare e di concepire il bene comune. Nella vera Italia però: non nei salotti dei signori progressisti al caviale. 

Chi ha paura delle mele marce?

di Francesco Lamendola

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