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giovedì 18 gennaio 2018

Ecumenismo in salsa protestante

CHIESA E GLOBALIZZAZIONE

La globalizzazione come strumento massonico per annientare la Chiesa Cattolica. L'obiettivo di un unico mercato globale con un’unica religione globale. Il presupposto del multiculturalismo di lingue, culture e fedi religiose 
di Cinzia Palmacci  

 

La riflessione sulle religioni e la religiosità mostra bene come il fenomeno della globalizzazione si riduce alla mera costituzione di un unico mercato globale. Unico mercato globale con un’unica religione globale. La globalizzazione implica l'esistenza di contatti sempre più importanti con membri di altre religioni, e si fa strumento per il raggiungimento di un unico fine: cancellare il Cristianesimo e le radici cristiane soprattutto in Europa, terra di conversioni al Vangelo di Cristo durante la predicazione degli apostoli. In questa prospettiva, la religiosità stessa dell'uomo è reinterpretata alla stregua di un agnosticismo tipicamente moderno ed occidentale fino alla banalizzazione e allo svilimento della tradizione cristiana millenaria opera del sacrificio estremo di Cristo. 

La sfida della globalizzazione esige che le religioni possano comunicare le proprie ricchezze spirituali per un incontro e un dialogo ragionevole tra di loro al fine della convivenza pacifica in una società globalizzata. In altre parole, i fautori della famigerata globalizzazione vorrebbero farci credere che il loro è un agire a fin di bene non mettendo in dubbio la religiosità, ma mostrando l’impraticabilità di una posizione scettica o agnostica, razionalista, incapace di accedere alle ricchezze proprie della vita degli uomini e dei popoli. Insomma, un gran minestrone dentro un gran calderone. Ora, poiché il presupposto fondamentale della globalizzazione è il multiculturalismo espresso da un melting pot di lingue, culture e fedi religiose, ne consegue che l’unica religione in grado di supportare e agevolare la transizione verso tale caotica tendenza possa essere il protestantesimo, tanto caro alla massoneria. E' facile comprendere, quindi, perché la massoneria predilige il protestantesimo: entrambi demonizzano e combattono la Chiesa Cattolica, entrambi hanno come nemico il papato di Roma, entrambi si prefiggono il superamento del sacrificio eucaristico della Messa nella liturgia cattolica. Il fine dei rosacroce e poi dei massoni è quello di confondere i cristiani per poi porli contro la Chiesa di Cristo. A questo punto non si capisce come il protestantesimo possa rientrare nell’alveo del Cristianesimo, inteso come dottrina di Cristo, sconfessandolo concettualmente in una ritualità nella quale viene negata la centralità e l’importanza del sacrificio eucaristico.

Le prove che la massoneria predilige il culto protestante

Chissà perché si sente sempre parlare della Chiesa Cattolica e dei suoi mali all'interno della società, mentre mai si fa menzione delle sette protestanti diffuse in tutto il mondo, con le denominazioni più svariate, con i crimini di plagio mentale e violenza psicologica e fisica che molto spesso avvengono all'interno. Sicuramente, i preti cattolici che commettono reati di pedofilia o d'altra natura sono da condannare secondo la legge vigente, ma una cosa è cercare di fare giustizia, un'altra è costruire una enorme impalcatura mediatica anticattolica tale da far intendere che tutta la Chiesa è malefica, cancerogena per la società. Il cattolicesimo è diventato una specie di capro espiatorio in Italia ma anche all'estero: ogni male è colpa del Vaticano, che protegge i suoi ministri deviati, che possiede la banca più corrotta del mondo, lo IOR, e che si infiltra negli affari politici ed economici non di sua competenza, fino ad arrivare alla tesi secondo cui la massoneria è d'origine gesuita e quindi a comandare la politica mondiale (e non solo) è proprio la Chiesa Cattolica, e non il Sionismo, grande Innominato. Esaminando tuttavia i paramenti e i documenti massonici si scopre qualcosa di "inatteso": la massoneria predilige il protestantesimo, anziché il cattolicesimo. In Scandinavia, addirittura, esiste un Rito massonico particolare, il Rito detto Norvegese, che accetta nelle sue logge solo persone di fede cristiana protestante. Anche la storia ci presenta eventi che fanno riflettere: a parte la manipolazione che vi è stata in epoca illuministica delle fonti storiche medievali, significativo è l'attentato compiuto dalla massoneria ai danni del presidente ecuadoriano Gabriel Garcia Moreno nel 1875, che osò consacrare la nazione al Sacro Cuore di Gesù, scatenando le ire della massoneria anticlericale. Il sicario sparò colpi di revolver contro il presidente, nei pressi del monastero di Quito, dove due secoli circa prima la Vergine stessa aveva profetizzato a Madre Mariana de Jesùs Torres l'assassinio di un presidente cattolico ecuadoriano. Il sicario urlò "Muori, carnefice della libertà!", ma il presidente ebbe la forza di rispondergli: "Dio però non muore!". Alcuni protestanti potrebbero controbattere adducendo pretestuosamente di rapporti instauratisi tra massoneria e clero cattolico. A queste accuse si può ribadire che invece è proprio la Chiesa Cattolica il nemico numero uno della sinagoga di Satana, quale è appunto la massoneria. A sostegno si possono riportare sempre eventi riscontrabili nella storia e nella letteratura, loro invece non fanno altro che attaccare la Chiesa sopra ogni cosa, quasi fosse essa stessa la massoneria che tanto dicono di combattere. Confondono la vittima col carnefice e non sanno di essere essi stessi vittime dell'inganno massonico dato che non 
parlano neanche per un istante del legame che esiste tra l'ideologia luterana e la setta dei rosacroce, tanto cara al culto massonico. Quello che non si legge mai nei libri di storia è il legame che unisce la figura di Martin Lutero, monaco d'istruzione cattolica ormai scomunicato da papa Leone X con la bolla Decet Romanum Pontificem (1520), alla setta ebraizzante dei Rosacroce, una comunità di alchimisti, cabalisti, ermetisti, astrologi e carpentieri diffusa in tutta Europa, sotterranea e clandestina, di fede gnostica, che poi confluirà insieme ad altri gruppi qualche secolo più tardi nella formazione della Massoneria, nel 1717, a Londra. Infatti la dottrina portante della Riforma protestante, la giustificazione per fede, è essenzialmente una gnosi: ci si salva solo attraverso un cammino di consapevolezza personale; da qui l'inutilità del Magistero ecclesiale e l'esaltazione del libero esame della Scrittura. Sola Scriptura diviene il motto protestante. La bimillenaria tradizione apostolica viene gettata a mare, con tutti i padri della chiesa e i testi teologici di santi, mistici e dottori, definendola una "inutile filosofia umana". Dopo Lutero, molti cristiani si allontanarono dalla sana dottrina, scatenando aspre lotte in Europa. Si formarono numerose chiese protestanti: non solo luterani, ma poi anche pietisti, calvinisti, anabattisti, presbiteriani, congregazionalisti, battisti, fino ai più recenti movimenti dei mormoni, avventisti e dei testimoni di Geova, dove la potestà rosacruciana e massonica è evidentissima nei fondatori, Charles Russel per i TdG e Joseph Smith per i mormoni. Questo è ciò che si può dedurre alla fine di tutto: se siete cristiani e non siete cattolici, non siete cristiani.

L’anelito della massoneria ad un ecumenismo in salsa protestante

Quelle che seguono sono parole di Gioele Magaldi, massone iniziato e cresciuto nel Grande Oriente d’Italia dove ha raggiunto lo status di Maestro Venerabile, fondatore del movimento massonico di opinione Grande Oriente Democratico, parole da lui dette in una intervista fattagli da Alfredo Lissoni su Radio Padania l’8 febbraio 2013: “La Massoneria nasce proprio come risposta, se vuole, nel seicento, nel settecento, come risposta all’intolleranza religiosa. Cioè nell’Europa sei – settecentesca, nell’Europa seicentesca soprattutto, ci sono buone religioni sanguinosissime, tra confessioni cristiane protestanti e cattoliche. La massoneria mette insieme innanzi tutto negli stessi ambiti, protestanti di varie confessioni e cattolici, e cerca di spingere in amicizia, in un nome di principi metareligiosi, cioè la Massoneria dice: “Guardate che vi è una spiritualità comune, per esempio nel Cristianesimo, per cui non vale la pena litigare o lacerarsi per questioni minimali, c’è una spiritualità cristiana comune e quindi facciamola valere”. Che cosa vuol dire questo nella pratica? Che l’ecumenismo tra cattolici romani e protestanti è nato proprio nelle logge massoniche per poi diffondersi all’esterno. C’è dunque la massoneria dietro il movimento ecumenico che ha praticamente fatto fare pace e amicizia tra cattolici e moltissimi protestanti. Massima attenzione dunque all’ecumenismo che va sempre più diffondendosi anche in ambito pentecostale, perchè è opera della massoneria. Non solo. E’ interessante notare come la massoneria sia diffusa in tutto il mondo ed ai più alti livelli del potere, tanto che le Nazioni Unite, i cui maggiori rappresentanti sono tutti o quasi esponenti massoni,non riconoscono ufficialmente nessuna religione, se non la Società Teosofica, e la teosofia si configura essenzialmente come scienza esoterica che poco ha a che fare con la fede in Dio, ma molto con l’occultismo.   

LA GLOBALIZZAZIONE COME STRUMENTO MASSONICO PER ANNIENTARE LA CHIESA CATTOLICA

di Cinzia Palmacci


   PAOLO VI ERA MASSONE ?
Paolo VI era massone? È nota la ragione per cui un forte movimento tradizionalista cattolico ha visto con preoccupazione l'indirizzo preso dalla Chiesa cattolica con il Concilio Vaticano II: "Il fumo di Satana in Vaticano"
di Francesco Lamendola   

È noto che la ragione fondamentale per cui un forte movimento tradizionalista cattolico ha visto con preoccupazione e sgomento l'indirizzo preso dalla Chiesa cattolica con il Concilio Vaticano II non è stata di tipo strettamente teologico o liturgico, bensì spirituale e ideologico, nel senso più ampio del termine. Da monsignor Lefebvre, giù giù fino a un certo numero di semplici parroci di campagna, la diffidenza e, a volte, l'ostilità mostrata nei confronti delle "aperture" di Giovanni XXIII e di Paolo VI verso le istanze del mondo moderno, era originata dal sospetto, che tali pontefici, a giudizio di alcuni, stessero conducendo, in maniera più o meno consapevole, un'opera di sottile distruzione del genuino nucleo della tradizione cristiana, e che dietro tale manovra vi fossero i potenti tentacoli della Massoneria.
Uno di questi umili parroci, sconosciuti al grande pubblico, è stato il friulano don Luigi Cozzi, autore di alcuni libri nei quali non solo sosteneva questa tesi, ma si spingeva assai oltre, disegnando uno scenario internazionale del tipo che oggi (ma non allora, cioè trenta o quaranta anni fa) si definirebbe complottista. Egli, cioè, ipotizzava che esista una congiura mondiale di poteri occulti, volta a favorire l'avvento del regno di Satana mediante la distruzione dell'autentica fede in Dio, in Gesù Cristo e nella Vergine Maria, nonché per mezzo dell'indebolimento programmatico dell'autorità e credibilità del magistero ecclesiastico; e che il Concilio Vaticano II fosse stato un episodio significativo, ma non l'unico, di una tale strategia.
In vastissimo affresco storico, che rivelava sia l'ampiezza straordinaria delle sue letture, sia la sua limitata capacità critica e una chiara tendenza a ingigantire i fatti per dimostrare certe tesi precostituite, egli delineava anzi l'intera storia della modernità, dal Rinascimento in poi, come frutto di una congiura di quello che definiva "il potere sinarchico", un centro occulto di cospirazione globale formato da potentissime lobbies finanziarie ebraiche e dalle svariate logge della Massoneria internazionale, tra le quali quella degli Illuminati; le prime solo apparentemente in lotta con le seconde, ma, in realtà, miranti entrambe a un obiettivo comune: la distruzione del cristianesimo e l'instaurazione di una dittatura mondiale israelita che vorrebbe asservire i popoli e le nazioni. Don Cozzi, inoltre, individuava. nei banchieri ebrei del XVII secolo i principali finanziatori del colonialismo britannico e poi, via via lungo i secoli, del capitalismo finanziario americano e, da ultimo, anche del comunismo sovietico.
I burattinai di questo gigantesco complotto, finalizzato alla conquista del potere mondiale, sarebbero stati i ricchi ebrei askhenaziti, mossi dall'implacaile razzismo talmudico e capaci di gettare nel baratro della distruzione i loro correligionari cassidici dei ghetti dell'Europa orientale. Secondo don Cozzi, non solo i maggiori esponenti della finanza di Wall Street e del regime staliniano insediato al Cremlino, ma anche moltissimi capi del nazismo, i più implacabili nel loro odio antisemita, sarebbero stati ebrei, da Heydrich a Rosenberg in giù; ma lo stesso antisemitismo nazista non sarebbe stato che l'esasperazione paranoica dell'unico razzismo mondiale veramente indomabile: quello del Talmud, basato sul dato meramente biologico del sangue e della stirpe. Egli non negava la realtà storica dell'Olocausto (per quanto ne riducesse drasticamente le cifre), ma sosteneva che la lobby ebraica mondiale si era servita delle ceneri di Auschwitz sia per creare, con spietata violenza, lo Stato di Israele, sia per stringere i fili della propria congiura mondiale, volta a ridurre i goym, gli infedeli, allo stato di servi, dopo aver scatenato una serie di disastrose guerre mondiali, destinate a culminare in una finale battaglia di annientamento contro l'Islam.
Si dirà - ed è stato detto - che non sono affatto tesi nuove; anche se, recentemente, hanno ricevuto un rinnovato impulso sia dalla storiografia revisionista relativa al nazismo (Faurisson, Irving e, in parte, Nolte), sia dal filone neo-complottista capeggiato da David Icke e da altri spregiudicati scrittori contemporanei, a metà strada fra ufologia, antimodernismo ed esoterismo paganeggiante, i quali, in fondo, altro non fanno che raffazzonare i più vieti e screditati motivi della propaganda antisemita di un Goebbels o di un Giovanni Preziosi se non, addirittura, dei falsi Protocolli dei savi anziani di Sion.
Noi non vogliamo soffermarci, per adesso, sull'opera complessiva di questa singolare figura di vecchio prete tradizionalista, che pubblicava i suoi libri a proprie spese, fra una ricerca archeologica e l'altra, ignorato e anzi guardato con crescente disapprovazione dai suoi superiori. Ci proponiamo di farvi ritorno in una apposta ricerca, perché il defunto parroco di Solimbergo (scomparso nel 2001, all'età di ottantasette anni) è rappresentativo, a nostro avviso, del disagio che gli indirizzi conciliari e post-conciliari della Chiesa cattolica hanno provocato all'interno di un fondo conservatore in essa presente da sempre e che, per le mutate condizioni storiche, si è trovato improvvisamente nella scomoda posizione di essere riguardato come in odore di eresia, pur considerandosi l'ultimo baluardo del vero messaggio evangelico.
Sta di fatto che altri autori, molto più "politicamente corretti", ma anche più agguerriti dal punto di vista storico-critico, in questi ultimissimi anni hanno ripreso, sia pure solo in via di ipotesi di lavoro, alcune delle tesi care  a questi settori della Chiesa che, per comodità, potremmo chiamare "tradizionalisti".
A volte si tratta di sacerdoti, come quel don Luigi Villa, bresciano, che afferma di aver ricevuto un mandato personale da Padre Pio da Pietralcina per denunciare e combattere l'infiltrazione massonica in Vaticano e nella Chiesa, e che ha pubblicato numerosi libri ed articoli per sostenere come tale infiltrazione abbia raggiunto, appunto col Concilio Vaticano II, un successo sorprendente, quale mai prima avrebbe osato sperare.
Secondo don Villa, sia Giovanni XXIII che Paolo VI erano affiliati alla Massoneria; e i cardinali e i vescovi che più si adoperarono per il Concilio e per indirizzarlo in senso "modernista" erano tutti massoni, di grado più o meno elevato.
Egli ha sostenuto queste tesi, fra l'altro, nei volume Paolo VI, beato?, e Paolo VI, processo a un Papa?, per contrastare le spinte alla canonizzazione di papa Montini. A suo giudizio, esistono prove che dimostrano l'affiliazione massonica di Paolo VI, tra le quali un bassorilievo sulla porta di bronzo della Basilica di San Pietro, a Roma (poi modificato),  in cui appaiono i simboli massonici sul dorso della sua mano (la stella a cinque punte); mentre altri simboli massonici (la squadra e il compasso, sovrastati da un triangolo) sono ben visibili nel sacello della madre di Montini a Verolavecchia, in provincia di Verona: opera disegnata dal suo stesso figlio. Inoltre, Paolo VI ricevette il capo della P2, Licio Gelli, in Vaticano, nel 1965, e sotto il suo pontificato venne concessa  al capo virtuale della Massoneria italiana la nomina a commendatore Equitem Ordinis Sancti Silvestri Papae.
Quali sarebbero stati, secondo don Villa, gli obiettivi che la Massoneria, saldamente insediata in Vaticano, si riproponeva di raggiungere mediante il Concilio Vaticano II?
Li possiamo così riassumere (seguendo l'ordine dei capitoli del libro Paolo VI, processo a un papa?: preparare l'instaurazione di una "Nuova Religione", destinata a sostituire gradualmente il cristianesimo e tutte le altre religioni attualmente esistenti; "aprire" la Chiesa cattolica alla cultura e alla prassi del mondo moderno; aprire le porte della Chiesa al "modernismo" e alla stessa Massoneria; favorire l'instaurazione di una Democrazia Universale (antico progetto della sinarchia occulta, ora ripreso da forze quali il gruppo Bildberg, la Commissione Trilaterale, ecc., in vista, appunto, di un "N.W.O.", Nuovo Ordine Mondiale); favorire tolleranze e complicità con istituzioni e gruppi finanziari, politici, culturali, destinate a snaturare l'autentico patrimonio spirituale cristiano; aprire le porte al comunismo internazionale; adoperarsi in vista di una "Messa ecumenica" che svuoterebbe di senso la più importante cerimonia liturgica e il più importate sacramento della religione cristiana:l'euacarestia.
Nel 2007 le tesi di don Luigi Villa sono state riprese all'interno della vasta ricerca di Ferruccio Pinotti, Fratelli d'Italia, dedicata a uno studio complessivo sul "peso" attualmente esercitato dalla Massoneria nella società italiana, nella politica, nell'economia e nella Chiesa stessa (Milano, Rizzoli). Di questo libro ci siamo già occupati in un nostro recente articolo, intitolato Licio Gelli proconsole americano e le trame atlantiche della P2, sempre sul sito di Arianna Editrice. Adesso  desideriamo tornare a parlarne, concentrando l'attenzione sulle pagine dedicate alla presenza massonica all'interno delle alte gerarchie ecclesiastiche.
È doveroso precisare che Pinotti, da buon giornalista, non sposa nessuna causa precostituita e non si pronuncia in maniera definitiva sull'argomento, lasciando al lettore il compito di trarre da sé le proprie conclusioni dalla vasta mole di dati e di indizi da lui raccolti, ivi compresi i documenti presentati da don Villa e i contenuti di una intervista a lui rilasciata dal solitario e battagliero sacerdote bresciano. 
Paolo VI era massone? Il « fumo di Satana » in Vaticano

diFrancesco Lamendola
Articolo d'Archivio

Già pubblicato sul sito di Arianna Editrice in data 15/02/2008
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