L’altro giorno abbiamo riportato la notizia incredibile del ritiro spirituale per omosessuali organizzato in un convento di suore dalla Diocesi di Torino.
Come è logico e naturale abbiamo criticato l’iniziativa, e non siamo stati i soli.
Il vaticanista Marco Tosatti ha riportato sul suo sito Stilum Curiae, un “commento filiale” indirizzato a proposito all’Arcivescovo di Torino, Mons. Cesare Nosiglia, commento che trascriviamo in calce.
Insieme, Tosatti ha pubblicato una dichiarazione sull’argomento e i suoi strascichi, diffusa dallo stesso Mons. Nosiglia, che, logicamente, si lamenta dei commenti suscitati dall’iniziativa del “ritiro spirituale”.
Questa la dichiarazione.
Si rimane allibiti della leggerezza con cui un prelato della Chiesa cattolica si muove, con le parole, in mezzo alle contraddizioni, convinto di poter far credere ai fedeli lucciole per lanterne.
Ma partiamo dalla fine della dichiarazione:
E’ incredibile! Dopo aver sciorinato ogni tipo di contorta giustificazione, chiamando in causa anche la fin troppo abusata Amoris laetitia di Papa Bergoglio, come si fa a dichiarare che “l’iniziativa del ritiro” viene sospesa? E cosa significa che viene sospesa “al fine di effettuare un adeguato discernimento”?
Ma prima di gettare in mezzo alla Diocesi un’iniziativa così controversa e per molti versi blasfema, Mons. Nosiglia non ha condotto alcun “discernimento”?
Se è così, come sembra dichiarare lui stesso, Mons. Nosiglia è un irresponsabile; e se non è un irresponsabile è un pusillanime, poiché non ha neanche il coraggio di difendere oggi quello che ha sostenuto ieri.
Un comportamento per niente degno di un pastore della Chiesa.
Ovviamente, sorge spontanea la domanda: dopo il sopraggiunto “adeguato discernimento”, Mons. Nosiglia casserà definitivamente l’iniziativa o istituirà due ritiri invece di uno?
Non è una provocazione, ma la logica conseguenza dello scritto di questo prelato che sembra essere più confuso che persuaso.
Vediamo cosa scrive.
Dopo aver citato Amoris laetitia, Mons. Nosiglia scrice:
E invece: questo significa proprio “approvare comportamenti o unioni omosessuali che restano per la Chiesa scelte moralmente inaccettabili”; tant’è vero che subito Mons. Nosiglia aggiunge:
Pura pusillanimità: poiché il prendersi cura degli omosessuali “credenti” è una vera contraddizione: se si è credenti, anche in presenza di tendenze scomposte più o meno conscie, non si diventa omosessuali, non si vive da omosessuali, non si pratica pubblicamente l’omosessualità fino a farsi accettare in Curia e partecipare ai ritiri spirituali per vivere questo vizio con “amore e fedeltà”.
Non solo, ma sollecitare la “fedeltà” agli omosessuali che vivono praticando l’omosessualità, può significare solo approvare l’omosessualità e la sua pratica fino ad incoraggiarla e a proporla implicitamente come un esempio da seguire.
Altro che “disegno di Dio”! Un disegno c’è, ma non è quello di Dio, è quello del Nemico di Dio, e se Mons. Nosiglia non si rende conto neanche di questo è segno che la Diocesi di Torino è messa davvero in cattive mani!
Siamo alla follia pura! E più da parte di Mons. Nosiglia che da parte degli omosessuali.
Invece di “dichiarare” pubblicamente che l’omosessualità è condannata da Dio e quindi dalla Chiesa, Mons. Nosiglia l’avalla fino al punto di incoraggiarla, in Diocesi e in convento.
Il colmo, Mons. Nosiglia lo raggiunge quando esige che gli altri – i critici - parlino e scrivano in verità e in retta comprensione, “con spirito di profonda carità evangelica e in fedeltà all’insegnamento della Chiesa in materia”.
Ma caro il nostro Monsignore, cosa esige la carità evangelica se non la correzione del peccatore? E cosa hanno denunciato i critici, nella sua iniziativa del ritiro spirituale per omosessuali, se non la mancanza di correzione del peccatore e quindi la mancanza di carità evangelica?
E caro il nostro Monsignore, cos’ha insegnato per duemila anni la Chiesa, sulla scorta della Sacra Scrittura, del Vecchio e del Nuovo Testamento, se non l’allontanamento dei peccatori se non prima si sono convertiti e conformati al Vangelo? E cosa hanno denunciato i critici, nella sua iniziativa del ritiro spirituale per omosessuali, se non la mancanza di conformità al Vangelo e quindi la mancanza di fedeltà all’insegnamento della Chiesa in materia?
Questa dichiarazione di Mons. Nosiglia, prima di essere una raccolta di contraddizioni e di confusioni, è un clamoroso esempio di cattiva figura, che non recita a favore della fiducia che il fedele dovrebbe nutrire per il suo pastore; al punto che perfino l’iniziativa del “ritiro spirituale” per omosessuali ne esce senza un minimo di serietà e di credibilità. E l’averla sospesa ne è una prova ulteriore.
L’appunto critico da noi pubblicato prima, portava il titolo di “La neochiesa conciliare getta la maschera”; ci sembra che questa dichiarazione di Mons. Nosiglia si presenti come un maldestro tentativo di indossare di nuovo la maschera, ma ormai il vero volto di chi si nasconde sotto la maschera è noto a tutti… e quello che si vede non è affatto raccomandabile!
Notizia riportata da Marco Tosatti
Romana Vulneratus Curia (RVC per amici e nemici) ha scritto a Stilum Curiae addiirittura di domenica, cogliendolo in una piccola vacanza. L’argomento deve essere proprio importante, per far vincere a RVC il desiderio di un meritato riposo alla fine della settimana. E in realtà è così; ma RVC non scrive tanto a Stilum Curiae quanto all’arcivescovo di Torino, Nosiglia, dopo aver letto dei corsi per insegnare la fedeltà alle coppie di omosessuali varate in quella diocesi. Ecco il suo messaggio a mons. Nosiglia (estendibile anche, come scrive, a chi vagheggia di “benedizioni” per uno stile di vita certamente, almeno, problematico. Se San Paolo e altri sono ancora letteratura di riferimento per i cattolici.
Come è logico e naturale abbiamo criticato l’iniziativa, e non siamo stati i soli.
Il vaticanista Marco Tosatti ha riportato sul suo sito Stilum Curiae, un “commento filiale” indirizzato a proposito all’Arcivescovo di Torino, Mons. Cesare Nosiglia, commento che trascriviamo in calce.
Insieme, Tosatti ha pubblicato una dichiarazione sull’argomento e i suoi strascichi, diffusa dallo stesso Mons. Nosiglia, che, logicamente, si lamenta dei commenti suscitati dall’iniziativa del “ritiro spirituale”.
Questa la dichiarazione.
Pubblicata sul sito dell'Arcidiocesi di Torino
http://www.diocesi.torino.it/site/pastorale-degli-omosessuali-intervento-di-mons-nosiglia/A proposito di alcuni interventi dei media circa l’impegno pastorale di don Gianluca Carrega, sacerdote della Diocesi di Torino incaricato per la pastorale degli omosessuali, è opportuno precisare alcuni punti. La Diocesi di Torino ha da diversi anni promosso un servizio pastorale di accompagnamento spirituale, biblico e di preghiera per persone omossessuali credenti che si incontrano con un sacerdote e riflettono insieme, a partire dalla Parola di Dio, sul loro stato di vita e le scelte in materia di sessualità. È questo un servizio che si è rivelato utile e apprezzato e che corrisponde a quanto l’esortazione apostolica «Amoris Laetitia» di Papa Francesco afferma e invita a compiere: «Desideriamo anzitutto ribadire che ogni persona indipendentemente dal proprio orientamento sessuale va rispettata nella sua dignità e accolta con rispetto, con la cura di evitare ogni marchio di ingiusta discriminazione e particolarmente ogni forma di aggressione e violenza. Nei confronti delle famiglie con figli omosessuali è necessario assicurare un rispettoso accompagnamento affinché coloro che manifestano una tendenza omosessuale possano avere gli aiuti necessari per comprendere e realizzare pienamente la volontà di Dio nella loro vita» (n. 250). Questo è lo scopo del percorso spirituale di accompagnamento e discernimento proposto in Diocesi. Esso vuole dunque aiutare le persone omosessuali a comprendere e realizzare pienamente il progetto di Dio su ciascuno di loro. Ciò non significa approvare comportamenti o unioni omosessuali che restano per la Chiesa scelte moralmente inaccettabili: perché tali scelte sono lontane dall’esprimere quel progetto di unità fra l’uomo e la donna espresso dalla volontà di Dio Creatore (Gen. 1-2) come donazione reciproca e feconda. Questo però non significa non prendersi cura dei credenti omosessuali e della loro domanda di fede. Per questo il percorso che la Diocesi ha intrapreso non intende in alcun modo legittimare le unioni civili o addirittura il matrimonio omosessuale su cui la «Amoris Laetitia» precisa chiaramente che «non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie neppure remote tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia» (n. 251). Alcune pubblicazioni hanno fornito, in questi giorni, interpretazioni diverse – spesso superficiali, a volte tendenziose – che rendono necessario chiarire le caratteristiche e i limiti del lavoro in questo ambito pastorale. Poiché si tratta di persone in ricerca, che vivono situazioni delicate e anche dolorose, è essenziale che anche l’informazione che viene pubblicata corrisponda alla verità e a una retta comprensione di quanto viene proposto, con spirito di profonda carità evangelica e in fedeltà all’insegnamento della Chiesa in materia. Per questo ritengo, insieme con don Gianluca Carrega di cui apprezzo l’operato, che sia opportuno sospendere l’iniziativa del ritiro, al fine di effettuare un adeguato discernimento. +Cesare Nosiglia , Arcivescovo di Torino |
Si rimane allibiti della leggerezza con cui un prelato della Chiesa cattolica si muove, con le parole, in mezzo alle contraddizioni, convinto di poter far credere ai fedeli lucciole per lanterne.
Ma partiamo dalla fine della dichiarazione:
“Per questo ritengo, insieme con don Gianluca Carrega di cui apprezzo l’operato, che sia opportuno sospendere l’iniziativa del ritiro, al fine di effettuare un adeguato discernimento.
”
E’ incredibile! Dopo aver sciorinato ogni tipo di contorta giustificazione, chiamando in causa anche la fin troppo abusata Amoris laetitia di Papa Bergoglio, come si fa a dichiarare che “l’iniziativa del ritiro” viene sospesa? E cosa significa che viene sospesa “al fine di effettuare un adeguato discernimento”?
Ma prima di gettare in mezzo alla Diocesi un’iniziativa così controversa e per molti versi blasfema, Mons. Nosiglia non ha condotto alcun “discernimento”?
Se è così, come sembra dichiarare lui stesso, Mons. Nosiglia è un irresponsabile; e se non è un irresponsabile è un pusillanime, poiché non ha neanche il coraggio di difendere oggi quello che ha sostenuto ieri.
Un comportamento per niente degno di un pastore della Chiesa.
Ovviamente, sorge spontanea la domanda: dopo il sopraggiunto “adeguato discernimento”, Mons. Nosiglia casserà definitivamente l’iniziativa o istituirà due ritiri invece di uno?
Non è una provocazione, ma la logica conseguenza dello scritto di questo prelato che sembra essere più confuso che persuaso.
Vediamo cosa scrive.
Dopo aver citato Amoris laetitia, Mons. Nosiglia scrice:
“Questo è lo scopo del percorso spirituale di accompagnamento e discernimento proposto in Diocesi. Esso vuole dunque aiutare le persone omosessuali a comprendere e realizzare pienamente il progetto di Dio su ciascuno di loro. Ciò non significa
approvare comportamenti o unioni omosessuali che restano per la Chiesa scelte moralmente
inaccettabili: …”
E invece: questo significa proprio “approvare comportamenti o unioni omosessuali che restano per la Chiesa scelte moralmente inaccettabili”; tant’è vero che subito Mons. Nosiglia aggiunge:
“Questo però non significa non prendersi cura dei credenti omosessuali e della loro domanda di fede.
”
Pura pusillanimità: poiché il prendersi cura degli omosessuali “credenti” è una vera contraddizione: se si è credenti, anche in presenza di tendenze scomposte più o meno conscie, non si diventa omosessuali, non si vive da omosessuali, non si pratica pubblicamente l’omosessualità fino a farsi accettare in Curia e partecipare ai ritiri spirituali per vivere questo vizio con “amore e fedeltà”.
Non solo, ma sollecitare la “fedeltà” agli omosessuali che vivono praticando l’omosessualità, può significare solo approvare l’omosessualità e la sua pratica fino ad incoraggiarla e a proporla implicitamente come un esempio da seguire.
Altro che “disegno di Dio”! Un disegno c’è, ma non è quello di Dio, è quello del Nemico di Dio, e se Mons. Nosiglia non si rende conto neanche di questo è segno che la Diocesi di Torino è messa davvero in cattive mani!
Siamo alla follia pura! E più da parte di Mons. Nosiglia che da parte degli omosessuali.
Invece di “dichiarare” pubblicamente che l’omosessualità è condannata da Dio e quindi dalla Chiesa, Mons. Nosiglia l’avalla fino al punto di incoraggiarla, in Diocesi e in convento.
Il colmo, Mons. Nosiglia lo raggiunge quando esige che gli altri – i critici - parlino e scrivano in verità e in retta comprensione, “con spirito di profonda carità evangelica e in fedeltà all’insegnamento della Chiesa in materia”.
Ma caro il nostro Monsignore, cosa esige la carità evangelica se non la correzione del peccatore? E cosa hanno denunciato i critici, nella sua iniziativa del ritiro spirituale per omosessuali, se non la mancanza di correzione del peccatore e quindi la mancanza di carità evangelica?
E caro il nostro Monsignore, cos’ha insegnato per duemila anni la Chiesa, sulla scorta della Sacra Scrittura, del Vecchio e del Nuovo Testamento, se non l’allontanamento dei peccatori se non prima si sono convertiti e conformati al Vangelo? E cosa hanno denunciato i critici, nella sua iniziativa del ritiro spirituale per omosessuali, se non la mancanza di conformità al Vangelo e quindi la mancanza di fedeltà all’insegnamento della Chiesa in materia?
Questa dichiarazione di Mons. Nosiglia, prima di essere una raccolta di contraddizioni e di confusioni, è un clamoroso esempio di cattiva figura, che non recita a favore della fiducia che il fedele dovrebbe nutrire per il suo pastore; al punto che perfino l’iniziativa del “ritiro spirituale” per omosessuali ne esce senza un minimo di serietà e di credibilità. E l’averla sospesa ne è una prova ulteriore.
L’appunto critico da noi pubblicato prima, portava il titolo di “La neochiesa conciliare getta la maschera”; ci sembra che questa dichiarazione di Mons. Nosiglia si presenti come un maldestro tentativo di indossare di nuovo la maschera, ma ormai il vero volto di chi si nasconde sotto la maschera è noto a tutti… e quello che si vede non è affatto raccomandabile!
Notizia riportata da Marco Tosatti
Romana Vulneratus Curia (RVC per amici e nemici) ha scritto a Stilum Curiae addiirittura di domenica, cogliendolo in una piccola vacanza. L’argomento deve essere proprio importante, per far vincere a RVC il desiderio di un meritato riposo alla fine della settimana. E in realtà è così; ma RVC non scrive tanto a Stilum Curiae quanto all’arcivescovo di Torino, Nosiglia, dopo aver letto dei corsi per insegnare la fedeltà alle coppie di omosessuali varate in quella diocesi. Ecco il suo messaggio a mons. Nosiglia (estendibile anche, come scrive, a chi vagheggia di “benedizioni” per uno stile di vita certamente, almeno, problematico. Se San Paolo e altri sono ancora letteratura di riferimento per i cattolici.
COMMENTO FILIALE
Caro Tosatti, mi riferisco alla geniale trovata della diocesi di Torino sulle lezioni di fedeltà alle coppie gay ed al commento del sacerdote (don Carrega), investito in tal ruolo dal Vescovo Nosiglia, che dichiara che la legge Cirinnà “ha portato molti frutti, io lo ho visti e li riconosco”. Bene, salviamo la rettitudine di intenzioni del sacerdote, ma indirizziamo questa volta al Vescovo Nosiglia questo commento filiale:
Eccellenza Reverendissima, la Sacra scrittura insegna che “il timor di Dio è principio della saggezza“ (Salmi 110,10) ed è fondamento di ogni virtù, perciò “se uno non si aggrappa in fretta al timor di Dio, la sua casa andrà presto in rovina“ (Sir. 27, 3-4). Cose da Antico Testamento si commenterà; bene, Gesù Cristo rincara la dose con una considerazione che invito S.E.R. il Vescovo Nosiglia a considerare, cioè dice (piuttosto che temere chi uccide il corpo…) “”Vi mostrerò invece chi dovete temere, temete colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella Geenna, si ve lo dico, temete costui” ( Lc. 12,4).
In tal modo, apprendendo a temere più l’eresia (che li avrebbe portati alla dannazione eterna), che non il male fisico, la Chiesa cresceva e si fortificava “e camminava nel timore del Signore, colma del conforto dello Spirito Santo” (Atti degli Apostoli 9,31). Caro Vescovo, poiché anch’io leggo e capisco i discorsi di questo Pontificato, le anticipo e preciso che il santo timor di Dio, non è “terror di Dio”, è il timore filiale di arrecare dolore al Padre, peccando. Dice infatti Sant’Agostino che “dove non c’è timor di Dio regna la vita dissoluta “ (S.Agostino, Discorso sull’umiltà e il timor di Dio ). Vita dissoluta; cosa è mai la “vita dissoluta“, Eccellenza? Non è quella che si abbraccia appena si perde il senso del peccato? Non è quella di chi vuole o accetta un modello di vita pagana e considera naturali le peggiori aberrazioni? Ma secondo lei, chi lascia nutrire una falsa fiducia nella misericordia e bontà di Dio, spiegando che una vita dissoluta “porta molti frutti “, non la preoccupa? I frutti cui si riferisce il suo sacerdote non le paiono frutti amari senza sapore soprannaturale? Ma è un sacerdote o uno psicanalista? Questa presunta “misericordiosa solidarietà” espressa dal suo sacerdote, non le pare solidarietà nel peccato? Un sacerdote non dovrebbe essere strumento di salvezza? L’esistenza dell’Inferno non è un simbolo per l’esortazione morale al buon comportamento, è una verità di fede, definita dal Magistero della Chiesa. Se il “sale perde il suo sapore” che succederà Eccellenza? La pregherei di estendere questa mia filiale preoccupazione anche a S.E.R. il card. Reinhard Marx. |
di Belvecchio
http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV2350_Belvecchio_Mons_Nosiglia_pusillanimita.html
Il vescovo sospende il ritiro gay, ma il prete va bene così
Il ritiro di Torino per gay fedeli non si farà: è sospeso. Così recita la nota stampa recapitata alle redazioni ieri pomeriggio firmata direttamente dall’Arcivescovo Cesare Nosiglia. Il vescovo di Torino sembra ristabilire un minimo di buon senso dopo che un suo sacerdote incaricato per la pastorale per gli omosessuali aveva annunciato il ritiro spirituale in convento per insegnare la fedeltà agli omosessuali.
Anche la Nuova BQ se ne era occupata e aveva auspicato il ritiro del corso di esercizi spirituali, ma si era anche chiesta se don Carrega sarebbe stato corretto dal suo vescovo per le posizioni chiaramente omoeretiche che la sua pastorale porta avanti da tempo in diocesi.
Questo però non è avvenuto ed è il caso appena di chiedersi se il prelato abbia voluto dare un colpo al cerchio e uno alla botte. A giudicare dalla fama acquisita dal sacerdote don Gianluca Carrega, che ha avuto persino l’attenzione mediatica ieri delle Iene, sembra proprio di sì: da un lato mettere buono il clero torinese che nei giorni scorsi si era sperticato in suppliche al vescovo chiedendo di intervenire, dall’altro una stima espressa verso l’operato di don Carrega nei confronti del quale non verranno prese misure per le “bestialità” pronunciate. Infatti resterà al suo posto e con lui resteranno al suo posto i vertici ecclesiastici che lo sponsorizzano.
Insomma: un conto è la dottrina, un altro è la pastorale. Non sembra interessare qui quanto il cardinale Carlo Caffarra diceva a proposito: una Chiesa con poca attenzione alla dottrina non è più pastorale, è solo più ignorante.
Nosiglia ha infatti espresso apprezzamento per “il servizio pastorale di accompagnamento spirituale, biblico e di preghiera per persone omossessuali credenti che si incontrano con un sacerdote e riflettono insieme, a partire dalla Parola di Dio, sul loro stato di vita e le scelte in materia di sessualità” e lo ha collegato a “quanto l’esortazione apostolica Amoris Laetitia di Papa Francesco afferma e invita a compiere”. Così lo scopo del percorso spirituale “vuole dunque aiutare le persone omosessuali a comprendere e realizzare pienamente il progetto di Dio su ciascuno di loro”.
Il contentino alla dottrina arriva quando dice che “ciò non significa approvare comportamenti o unioni omosessuali che restano per la Chiesa scelte moralmente inaccettabili: perché tali scelte sono lontane dall’esprimere quel progetto di unità fra l’uomo e la donna espresso dalla volontà di Dio Creatore come donazione reciproca e feconda”. Infatti – chiarisce il vescovo – “il percorso che la Diocesi ha intrapreso non intende in alcun modo legittimare le unioni civili o addirittura il matrimonio omosessuale”.
Però resta quel più che chiaro apprezzamento dell’operato di confronti di don Carrega espresso in coda al comunicato nel momento in cui annuncia che il corso viene sospeso per opportunità. Si badi bene: sospeso non vuol dire annullato e opportunità non significa altri ostacoli di natura teologico-dottrinale. Infatti Nosiglia addossa la colpa, guarda caso quando si è in difficoltà, ai giornali. E solo a questi.
“Alcune pubblicazioni hanno fornito, in questi giorni, interpretazioni diverse – spesso superficiali, a volte tendenziose – che rendono necessario chiarire le caratteristiche e i limiti del lavoro in questo ambito pastorale. Poiché si tratta di persone in ricerca, che vivono situazioni delicate e anche dolorose, è essenziale che anche l’informazione che viene pubblicata corrisponda alla verità e a una retta comprensione di quanto viene proposto, con spirito di profonda carità evangelica e in fedeltà all’insegnamento della Chiesa in materia”.
Qui il vescovo non si sbilancia e non è chiaro. A chi si riferisce? Al quotidiano La Stampa che ha dato fuoco alle polveri annunciando il ritiro spirituale e la completa adesione della diocesi o pensava invece ad altri giornali – tra cui la Nuova BQ - che invece hanno messo in luce l’irrazionalità di un corso che pretende di insegnare la fedeltà a un vizio giudicato tale dalla legge divina? A quali giornali si riferiva per giustificare la necessità di un adeguato discernimento per poter svolgere serenamente quanto disposto dall’ufficio?
Eppure il Magistero della Chiesa il discernimento sull’omosessualità lo ha già chiaro da tempo: ed è fatto di perfetta continenza, preghiera, penitenza, vita sacramentale e disinteressata amicizia. Questa è la strada ribadita anche nel 1986 dalla nota pastorale della Congregazione per la Dottrina della fede dall’allora prefetto Ratzinger. Una nota che negli anni ha dato i suoi frutti e che ha fatto nascere esperienze come Courage e l’associazione Lot di Luca Di Tolve che nei confronti dell’omosessualità non vivono il complesso dello sdoganamento facile, ma dell’attenzione totale all’uomo in quanto tale.
E’ l’ambiguità di fondo del comunicato del vescovo a non convincere: non condanna l’iniziativa di don Carrega né prende le distanze, si limita a giudicarla non opportuna alla luce del clamore mediatico, ma non secondo quanto Dottrina e Scrittura dicono da più di 2000 anni. In compenso ritiene di dover pubblicamente esprimere apprezzamento per il suo operato senza condannare una sola delle affermazioni del sacerdote in contrasto con la dottrina ecclesiastica.
Nosiglia dice che l’omosessualità è moralmente inaccettabile, poi però dà il via libera a tutte le iniziative di un suo sacerdote che sostiene – senza costrutto però – l’esatto opposto.
A questo punto verrebbe da chiedere che cosa Nosiglia apprezzi dell’operato di don Carrega. Forse l’affermazione che la Chiesa dovrebbe chiedere scusa ai gay per come li ha trattati in questi anni? O loda la lettura in chiave Lgbt del passo evangelico dei discepoli di Emmaus? Oppure apprezza la necessità di fare una riflessione sull’affettività dell’amore omosessuale? Qual è in buona sostanza il motivo dell’apprezzamento tale da non muovergli neppure un’accusa per quanto sostenuto?
Eppure di episodi ce ne sarebbero perché don Carrega è considerato uno dei più attivi in Italia nello sdoganamento della pastorale Lgbt in chiave variante naturale della sessualità: benedice le unioni civili con una disnvoltura pari alla Cirinnà, parla di amore gay come destinatario di unicità ed esclusività, non accorgendosi che in questo modo approva pubblicamente un peccato, stravolge in chiave Lgbt le Scritture. Possibile che Nosiglia non sia riuscito a trovare un solo passaggio in cui prendere le distanze? Recentemente il vescovo si è anche cimentato nel balletto di un noto inno della gay culture, qualcuno lo ha informato di che cosa faceva?
L’impressione è che il vescovo, per il solito quieto vivere tipico di un clero che non vuole crearsi troppi problemi – e con le Iene alle calcagna c’è da capirlo –, abbia prodotto il solito compromesso per non scontentare nessuno: di qua la dottrina, di là la pastorale. Così è se vi pare. E fate il vostro gioco.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.