MONS. GALANTINO E L’APSA. PEZZO GROSSO HA ALCUNE DOMANDE DA RIVOLGERE…
Pezzo Grosso ha letto sul Corriere della Sera l’intervista che mons. Nunzio Galantino, segretario generale della CEi e da pochissimo nominato nuovo presidente dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica (APSA) ha concesso dopo la nomina. Ha letto anche – ci dice privatamente – quello che ha scritto questa mattina Romana Vulneratus Curia su Stilum Curiae. E allora ex abundantia cordis ci ha mandato queste righe, che volentieri pubblichiamo.
<Caro Tosatti, sono sempre più perplesso. E’ il Papa che sbaglia nel fare le nomine o sono i nominati, gli eletti, che riescono ad imporre al Papa la propria candidatura? Il caso Galantino è esemplare, è riuscito a “umiliare” il ruolo della CEI, eppure viene promosso alla Presidenza dell’APSA. Ciò mi fa pensare che sia l’uomo giusto per “umiliare” anche l’APSA. Ebbene con la sua intervista di oggi sul Corriere mi ha convinto che avevo ben intuìto. Nell’intervista dice che i beni della Santa Sede servono per permettere alle strutture della Chiesa di agire in favore degli ultimi (per ultimi intende quelli “in spirito”? o intende altri ultimi?). Ma dice anche che ha saputo della nomina quando era in Libano per inaugurare un progetto finanziato dalla Cei con l’8per mille. E noi che pensavamo che il nostro 8per mille servisse ai santi sacerdoti italiani o ai nostri “ultimi” locali, i nostri poveri e vecchi indigenti. Ma la chicca che dimostra la sua “grandezza” sta nella risposta all’intervistatore alla domanda su cosa gli avrebbe detto il Papa proponendogli l’incarico: “Che mi avrebbe affidato questo servizio per la Chiesa. E io, da credente, ho obbedito”. Da credente? In che, in cosa, in chi? Ce lo dica monsignore!>.
Marco Tosatti
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