ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 14 agosto 2018

La potenza della verità!

L’equazione di padre Kolbe

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“Nessuno al mondo può cambiare la verità”. Si intitolava così l’ultimo editoriale scritto da san Massimiliano Kolbe, il frate polacco ucciso dai nazisti il 14 agosto del 1941, ad Auschwitz, dopo essersi offerto di morire al posto di un altro prigioniero, Franciszek Gajowniczek, che era padre di famiglia. “Prendete me – disse padre Kolbe – sono un prete cattolico e sono anziano” (aveva quarantasette anni!).

Il calendario della prima metà di agosto ci propone una serie straordinaria di santi (Alfonso Maria de’ Liguori, Giovanni Maria Vianney, Domenico di Guzmán, Teresa Benedetta della Croce, Chiara d’Assisi) e oggi ecco Massimiliano Kolbe, definito da Paolo VI, che lo beatificò nel 1975, “martire dell’amore” e da san Giovanni Paolo II, che lo canonizzò nel 1982, “patrono del nostro difficile secolo”.
Nella vita di Kolbe si mescolano e si sovrappongono moltissimi aspetti, ma fondamentalmente le due stelle polari furono la verità e Maria. Ed è seguendo quelle stelle polari che il santo si fece apostolo, missionario, imprenditore, con una predilezione per la stampa e la radio (SP3RN il suo codice come radioamatore).
Scrisse: “Dobbiamo inondare la terra con un diluvio di stampa cristiana e mariana, in ogni lingua, in ogni luogo, per affogare nei gorghi della verità ogni manifestazione di errore che ha trovato nella stampa la più potente alleata; fasciare il mondo di carta scritta con parole di vita per ridare al mondo la gioia di vivere”.
A ventitré anni, nel 1917, l’anno della rivoluzione d’Ottobre, fonda la Milizia dell’Immacolata, associazione cattolica che arriverà a contare circa 700 mila iscritti e il cui mensile, Il Cavaliere dell’Immacolata, raggiungerà il milione di copie.
Bravissimo in matematica e appassionato di fisica e astronomia (nonché ottimo scacchista), da studente progetta veicoli interplanetari. I suoi interessi sono molteplici, ma in cima a tutto c’è la fede. E c’è la verità. Negli anni di studio a Roma, riferendosi alla massoneria, chiede a un amico: “È possibile che i nemici di Dio debbano tanto adoperarsi, e noi rimanere oziosi e al più pregare senza però agire?”.
Quando sente che i cattolici se la prendono con i film immorali risponde che, anziché recriminare, sarebbe meglio farsi imprenditori e produrre pellicole dai contenuti buoni.
Combattivo e determinato, trova il modo di discutere e insegnare perfino in sanatorio. Succede a Zakopane, in Polonia, dove è ricoverato durante il periodo in cui è docente di Storia della Chiesa a Cracovia.
Quando è missionario in Giappone il vescovo gli mette a disposizione una somma di denaro per l’acquisto di una casa, ma lui risponde: meglio utilizzare i soldi per fondare riviste.
E non si accontenta. Per le sue opere editoriali vuole tecnologie all’avanguardia. A Niepokalanow, il suo originale convento – casa editrice, vicino a Teresin, si lavora instancabilmente. Oltre al Cavaliere dell’Immacolata si produce il Calendario del Cavaliere dell’Immacolata (380 mila copie). E poi c’è il Piccolo Giornale, che esce in sette edizioni diverse per ogni regione della Polonia.
Settecento i frati che lavorano con lui. Senza arrendersi alle difficoltà. Come quando viene inventata una nuova macchina elettrica per stampare gli indirizzi: vincerà il primo premio alla fiere campionarie di Poznam e Parigi.
Ogni numero del giornale, chiede Kolbe, sia preparato in ginocchio e nella preghiera. Guai a chi si monta la testa. Quando è malato (perseguitato dalla tubercolosi), qualcuno mette sulla sua porta il cartello “non disturbare”, ma lui chiede di toglierlo. Dice: “Tutti possono venire da me a qualsiasi ora del giorno e della notte, sempre, io appartengo a loro”.
In Giappone, a Nagasaki, dove sull’esempio di Niepokalanow impianta una tipografia e apre un giornale (tiratura di circa 18 mila copie mensili), scrive a un confratello: “Mio caro, il nostro compito qui è molto semplice: sgobbare tutto il giorno, ammazzarsi di lavoro, essere ritenuto poco meno di un pazzo da parte dei nostri e, distrutto, morire per l’Immacolata. Non è forse bello questo ideale di vita?”.
Viaggia, studia (anche il russo), progetta. Il fisico ne risente. A un certo punto gli danno tre mesi di vita. Ma lui va avanti. I medici non capiscono come sia possibile.
Nel 1939 tutto precipita. Ai cancelli della cittadella di padre Kolbe in Polonia si presentano Wehrmacht e Gestapo. Gli occupanti impongono la chiusura. Per il frate incomincia la via crucis in carcere: Lamsdorf, Amititz, Ostrzeszow, Pawiak, infine Auschwitz, dove arriva nel 1941 su un vagone blindato. Durante il trasferimento ha cantato inni religiosi.
Quando, per una rappresaglia, i nazisti scelgono alcuni detenuti da condannare a morte, fra loro c’è Francesco Gajowniczek, padre di famiglia, che supplica il lagherfurher di risparmiargli la vita. È a quel punto che padre Kolbe si offre al suo posto. È il 14 agosto 1941 quando Kolbe è ucciso con un’iniezione di acido fenico. L’indomani, nel giorno dell’Assunta, il corpo è bruciato. Una volta Kolbe aveva detto: “Vorrei essere come polvere, per viaggiare con il vento e raggiungere ogni parte del mondo e predicare la buona novella”.
Si racconta che, durante un incontro con i novizi, Kolbe, parlando della santità, per mostrare che l’obiettivo non è poi così difficile tracciò sulla lavagna una grande V e una v più piccola: poi, unendole come in un’equazione algebrica, spiegò: “Quando la nostra volontà sarà conforme alla volontà di Dio, allora saremo santi”.
Scrisse: “Nessuno può cambiare la verità. Lo sappiamo bene, tuttavia nella vita concreta ci si comporta talvolta come se in uno stesso problema il no e il sì potessero essere entrambi la verità”. “Neppure Dio cancella né può cancellare la verità con un miracolo, poiché Egli è proprio la verità per essenza. Quanto è grande la potenza della verità! Una potenza veramente infinita, divina!”.
Aldo Maria Valli


«Dobbiamo essere illimitatamente "ossessi dall’Immacolata"!» - San Massimiliano Kolbe, il geniale apostolo di Maria:


Oggi, 14 Agosto, la Chiesa universale ne ricorda la memoria e la Famiglia francescana ne celebra la festa. I Francescani dell'Immacolata del Padre Manelli addirittura ne celebrano la solennità' liturgica...

SAN MASSIMILIANO KOLBE, una vita leggendaria, una missione profetica, una morte da eroe, martire della fede e della carità.

Non può trascorrere questa giornata senza un omaggio quanto più solenne possibile a questo grande Santo, apostolo, profeta mariano, ancora così sconosciuto, purtroppo...

Tempi di Maria deve tantissimo a San Massimiliano Kolbe. Se non ci fosse stato lui, non ci sarei neanche io, nel senso che non ci sarebbe l'apostolato mariano che per grazia di Dio ho cominciato e porto avanti.

E', oggi, l'occasione propizia per far posare lo sguardo ammirato dei carissimi amici di gloria. tv su di lui.
Cercherò di fare del mio meglio...

Innanzitutto segnalo questo bello e piacevolissimo cortometraggio (appena 29 min., tecnicamente e contenusticamente realizzato benissimo) sulla figura di San Massimiliano che offrirà a tutti un modo rapido e facile di conoscere gli aspetti salienti della sua figura e del suo messaggio. Invito a non perdervelo:


San Massimiliano M. Kolbe

Segnalo poi questo mio album in cui ho raccolto diversi articoli e riflessioni sul padre Kolbe pubblicati nell'arco di quest'anno di attività su gloria. tv:

San Massimiliano M. Kolbe


E' poi mio desiderio far conoscere qualcosa della spiritualità mariana di San Massimiliano Kolbe, un'eredità che fa tutt'uno con quella lasciata da San Luigi Maria Grignion de Montfort e che verte sull'efficacia e sulla preziosità della consacrazione alla Vergine Immacolata in questi ultimi tempi. A tal scopo offro alla vostra lettura meditata una delle sezioni più interessanti della tesi di Dottorato di suor Maria Grazia Palma, Francescana dell'Immacolata, dal titolo "Il Francescanesimo delle origini nel carisma dei Francescani dell’Immacolata: continuità e sviluppo" (Tesi di dottorato in Teologia discussa presso la Pontificia Università della Santa Croce, Casa Mariana Editrice, Frigento 2014). Si tratta del paragrafo in cui la Suora parla della consacrazione mariana insegnata e vissuta da San Massimiliano Kolbe. Un'eredità fatta propria da Francescani dell'Immacolata del Padre Stefano Manelli e destinata ad estendersi quanto prima a tutta la Cheisa perchè è per mezzo di essa che verrà la fine del potere di satana nel mondo, la sua provvisoria sconfitta e il Trionfo del Cuore Immacolato della Regina del Cielo.

Capite bene, allora, amici, che non si tratta di una quesitone di poco conto o secondaria...

Invito alla lettura e alla riflessione, sperando che queste pagine accendano o rinsaldino (per coloro che già sono consacrati alla Madonna) il desiderio di vivere da veri consacrati di Maria, secondo l'esempio bellissimo offertoci da San Massimiliano Maria Kolbe!


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La storia della consacrazione mariana (1) rivela l’esistenza di un disegno divino volto a mostrare alla Chiesa, attraverso i secoli, il ruolo della Vergine Maria nell’economia della salvezza (2). La consacrazione alla Vergine Immacolata ha il suo fondamento biblico nel “testamento” con il quale Cristo ci ha affidati alla Madre, quali figli, nella persona di san Giovanni (cf. Gv 19,25-27). Essa, dunque, è un’applicazione degli insegnamenti del Vangelo; pertanto è in piena sintonia con la spiritualità francescana che è evangelica per sua essenza.

La consacrazione all’Immacolata nell’Ordine francescano non è una novità introdotta da san Massimiliano M. Kolbe, ma ha i suoi prodromi nel sec. XV, quando sorse un nuovo Ordine religioso femminile, quello delle Concezioniste francescane spagnole, ad opera di Beatrice de Silva (1426-1492) (3). In seno a tale istituzione religiosa si trova la consacrazione alla Vergine Maria nella forma della “schiavitù mariana”, ideata da suor Inés Battista de San Pablo (fi 595), monaca del monastero di Sant’Ursula ad Alcalà de Henares, alla periferia di Madrid.

La consacrazione all’Immacolata informa tutta la spiritualità kolbiana, dandole una specifica impronta e definisce lo spirito proprio di Niepokalanów (la città mariana fondata dal parde Kolbe, ndr.), ponendosi, come afferma Severino Ragazzini, quale "idea madre che pilota tutto il suo programma" (4).

Il Ragazzini, che ha studiato il profilo spirituale mariano di san Massimiliano così come traspare dai suoi scritti, afferma che la consacrazione illimitata all’Immacolata, nel Martire polacco, è conseguenza dell’ideale di imitazione e trasformazione in Cristo, approfondito e sviluppato, sempre più intensamente, in modo particolare durante gli Esercizi spirituali degli anni tra il 1912 e il 1916, trascorsi a Roma. Il giovane Kolbe voleva imitare Cristo nella perfetta conformità alla Volontà del Padre, la quale consiste — diceva — nella salvezza di tutte le anime al più presto. Ma concluse che solo l’Immacolata rende possibile la perfetta imitazione di Cristo e, quindi, la perfetta conformità alla Volontà salvifica del Padre.

Un influsso importante, nella dottrina kolbiana sulla consacrazione, può averlo avuto la consacrazione dell’Ordine al Sacro Cuore di Gesù, avvenuta nel 1913. Un’ulteriore influenza può essere attribuita al Voto di sangue che alcuni santi francescani, nel passato, avevano emesso a difesa della verità dell’Immacolata Concezione. Tra questi v’era anche il beato Bonaventura da Potenza, del quale san Massimiliano lesse la biografia durante la sua permanenza a Roma.

L'ILLIMITATEZZA DELLA CONSACRAZIONE

Nel pensiero di san Massimiliano si nota un progressivo approfondimento del senso e delle caratteristiche concrete della consacrazione illimitata, che procede di pari passo con la sua scalata verso le vette della mistica. Il carattere dell’illimitatezza, secondo il Santo, è il proprium, ossia l’elemento specifico della consacrazione all’Immacolata, in quanto, senza la totalità della donazione di sé vengono a mancare le basi della vera consacrazione. E per questo che per esprimerne il senso più profondo egli usa i termini di res e proprietas e di strumento, quest’ultimo presente già nel foglietto programmatico del 16 ottobre 1917 con il quale dava inizio alla Milizia dell’Immacolata.

Egli non riteneva adeguate allo spirito della Milita le espressioni servo o figlio di Maria, in quanto la prima «suggerisce l’idea di una ricompensa in vista della quale il servo lavora» (5) e la seconda «rammenta ad alcuni certi obblighi giuridici della madre nei confronti del figlio» (6).

Pur mostrando, inoltre, di apprezzare le espressioni di san Luigi Grignion da Montfort, che parla di “santa schiavitù d’amore”, ritiene che esse non bastino, in quanto uno schiavo presta servizio al padrone contro la sua propria volontà e può rivendicare ancora qualche diritto umano; non è così, invece, per la cosa, la quale non può avere diritti, o la proprietà, sulla quale il proprietario ha ogni potere.

Prosegue san Massimiliano
«Se poi gli altri troveranno delle espressioni che significheranno più ancora una sacrificazione, un’oblazione di se stesso, questi si avvicineranno ancor più allo spirito della M.I. Sono belle le espressioni: servo, figlio, schiavo, res, proprietas', ma noi vorremmo di più, vorremmo essere suoi senza nessuna limitazione, includendo tutte queste significazioni ed altre che si inventeranno o potrebbero ancora inventarsi» (7).

E ancora:
«Appartenere a Lei sotto qualsiasi denominazione che l’amore verso di Lei ha escogitato o sarà in grado, in qualunque tempo, di escogitare» (8).

Tutto è assoluta ed esclusiva proprietà dell’Immacolata:
«Se noi siamo dell’Immacolata, allora anche tutto ciò che è nostro appartiene a Lei e Gesù accetta tutto ciò che viene da noi come se provenisse da Lei» (9).

La consacrazione, essendo illimitata, non può essere circoscritta ad alcuni ambiti della vita o a particolari circostanze, né è pensabile che possa avere scadenze nel tempo: bisogna «appartenere a Lei sotto ogni aspetto per tutta la vita, per la morte e per l’eternità. Essere Suoi senza alcuna restrizione, irrevocabilmente, per sempre» (10).

In altri scritti, san Massimiliano spiega ancor meglio che nella consacrazione, in virtù della totalità dell’offerta fatta alla Madonna, si rinuncia alla propria libertà e ad ogni altro diritto personale. All’Immacolata appartiene non solo il corpo del consacrato con i suoi sensi, ma anche l’anima con le sue facoltà, le intenzioni, i desideri, le gioie e i dolori, le sconfitte e le vittorie, e perfino i meriti legati alle opere buone.

A Lei viene dato ogni potere sulla propria persona, fino a concederle la facoltà di governarla in maniera dispotica:
«Ci siamo consacrati a Lei illimitatamente, perciò non abbiamo diritto né a pensieri, né ad azioni, né a parole nostre. Ella ci governi “dispoticamente". Si degni benevolmente di non rispettare la nostra libera volontà e, qualora noi volessimo in qualsiasi cosa svincolarci dalla Sua mano immacolata [...] ci costrìnga con la forza» (11)

L’illimitatezza della consacrazione è anche la condizione per giungere all’identificazione con l’Immacolata,
 facendola vivere ed agire nel consacrato. Questo pensiero è un tema comune particolarmente agli scritti degli anni 1932-1936. A tal proposito, san Massimiliano scrive:
«Avvicinarsi a Lei, renderci simili a Lei, permettere che Ella prenda possesso del nostro cuore e di tutto il nostro essere, che Ella viva e operi in noi e per mezzo nostro, che Ella stessa ami Dio con il nostro cuore, che noi apparteniamo a Lei senza alcuna restrizione: ecco il nostro ideale» (12).

L’ascetica, fondata sull’illimitatezza del dono di sé, praticata in maniera vigorosa e costante, è dunque il presupposto dell’identificazione con l’Immacolata. Certo, san Massimiliano non ignora gli ostacoli posti dalla stessa debolezza umana, ma anche imperfezioni, debolezze e peccati devono essere donati a Lei in proprietà, insieme, però, alla volontà di un impegno costante di evitare in futuro anche le più piccole mancanze per non offendere la propria Madre e Regina.

San Massimiliano giunge a dire che "dobbiamo essere illimitatamente ossessi dall’Immacolata", al punto che Essa stessa deve pensare, parlare, agire per mezzo nostro; perfino il nostro corpo con i suoi sensi e l’anima con le sue facoltà devono essere completamente al suo servizio, governati da Lei, assorbiti da Lei, annientati in Lei, cambiati in Lei, perché donandosi illimitatamente a Lei si vola verso il traguardo della transustanziazione in Lei (13).

Questo processo entra nella dinamica dell’illimitatezza nel senso che la vita di Maria deve radicarsi nell’anima sempre più, di giorno in giorno, di ora in ora, di momento in momento, senza alcuna limitazione, in quanto l’illimitatezza della donazione implica un perfezionamento sempre perfettibile e perciò il divenire simili all’Immacolata in modo sempre più perfetto.

E, per dare un’idea più precisa di quale sia la perfezione di questa appartenenza assimilatrice, san Massimiliano usa un’espressione che sfiora l’infinito: «Divenire di Lei come Ella è di Dio» giungendo alla «divinizzazione in Lei e attraverso Lei» (14), ossia realizzare l’unione mistica con la Santissima Trinità, percorrendo un itinerario spirituale segnato, ad ogni tappa, dalla presenza dell’Immacolata.

Donarsi illimitatamente all’Immacolata significava per il nostro Santo anche saper accettare il fallimento delle proprie imprese apostoliche, essere disposti a veder crollare, restando imperturbabile e avvolto nella pace interiore, opere costruite a prezzo di sacrifici ed umiliazioni, perché considerava quelle opere proprietà dell’Immacolata, alla quale soltanto spettava decidere se mantenerle in vita o sopprimerle.L’esempio più eclatante di quanto appena detto lo troviamo in una lettera del Santo risalente al tempo in cui Niepokalanów era una realtà ancora in costruzione, nella quale leggiamo:
«Se Ella volesse che Niepokalanów abbia a crollare, noi non dovremmo volerla mantenere in piedi: crolli pure! Ma se Ella vuole che si sviluppi ulteriormente, allora troverà anche i mezzi per questo» (15).

Con particolare enfasi, dunque, ammoniva i frati a non ostacolare la “causa dell’Immacolata” — scopo di Niepokalanów — ponendo dei limiti alla donazione di se stessi. Era convinto che lo slancio di sviluppo di Niepokalanów si sarebbe indebolito qualora anche solo un gruppo di religiosi avesse posto delle riserve alla propria consacrazione venendo meno al carattere dell’ilJimitatezza (16) e che l’Immacolata si sarebbe rivolta ad altri qualora non avesse trovato risposta ai suoi appelli da parte dei suoi consacrati (17).

Essere disposti a tutto era, dunque, un atteggiamento che non poteva mancare nel milite dell’Immacolata, in quanto direttamente connesso all’amore illimitato (18). Limiti potevano essere posti solo alle necessità personali, riducendole allo stretto indispensabile (19).
«Una totale esclusione di riserve nella consacrazione di se stessi per quel che riguarda ralimentazione, il vestire, l’occupazione, lo stato (fratello o chierico), il luogo (in patria oppure fra i nemici della fede, dove forse è in attesa una morta certa) e via dicendo. In una parola: non porre alcun limite [...]: ecco la caratteristica indispensabile di Niepokalanów, benché [...] le Costituzioni e le usanze legittimamente stabilite prevedono tutta una serie di cose, alle quali il religioso stesso ha certi diritti e che può rivendicare in forza di tali prescrizioni e consuetudini» (20).

Ed egli stesso concludeva: «Qui c’è dell’eroismo»(21). Diceva anche:
«Un seminarista (e a maggior ragione un novizio, un chierico, un fratello, un padre di Niepokalanów deve essere, per l’Immacolata, pronto a tutto, senza la minima riserva, mentre ad un membro della Provincia non si può ordinare neppure di recarsi in missione» (22).

Nel 1933, in un discorso ai chierici del Collegio Serafico Internazionale di Roma, san Massimiliano definiva i tre punti cardine di quell’illimitatezza richiesta dal dono di sé nella consacrazione a Dio e all’Immacolata di ogni frate minore e li costituiva in testamento come sua eredità:

I. lavorare su di sé per tradurre in vita il mistero dell’Immacolata Concezione;
II. lavorare fino allo spargimento del sangue;
III. lavorare fino ai confini della terra (23).

Note:


1) Attualmente si discute sulla liceità del termine “consacrazione” riferito a Maria Santissima e ci si chiede se non sia più appropriato quello di “affidamento”. Il dibattito su tale argomento, recentemente, ha generato una controversia teologica tra i mariologi a favore dell’uno o dell’altro termine. Per una disamina sull’argomento si veda: J. F. A rellano, “Totus Tuus”, radici teologiche di una recente controversia Mariologica: Consacratone o “Affidamento” (abbandono fiducioso) al Cuore Immacolato di Maria?, in Fa Consacratone alla Vergine Maria nel 50° della Consacratone dellltalia al Cuore Immacolato di Maria. Atti del Simposio Mariologico Intematonale sulla Consacratone alla Vergine Maria, Frigento, 5-7 luglio
2010, Casa Mariana Editrice, Frigento 2011, pp. 169-243. Sul vasto tema della consacrazione alla Vergine Maria ed i vari quesiti che esso presenta si veda: A . M. Apollonio, La consacratone a Maria, in Immaculata Mediatrix 3 (2001) 49-101. Nel suo articolo, il padre Apollonio afferma che «in genere, gli autori che difendono la legittimità della consacrazione a Maria, si avvalgono del principio dell’analogia: ciò che si attribuisce in senso proprio a Dio, lo si può attribuire ad una creatura in senso solo analogico»: ivi, p. 91. Inoltre, chiarisce che se da una parte il termine affidamento offre il vantaggio di superare “una certa ambiguità” della parola consacratone, questa sembra essere più appropriata per il suo contenuto semantico (cf. ivi, p. 97).
2) Potrebbe essere utile, ai fini della dimostrazione di questo asserto, ripercorrere le tappe della storia della consacrazione a Maria. Per questo rimandiamo alla sintesi di S. De Fiores, Maria, Nuovissimo ditonario, Edizioni Dehoniane, Bologna 2006, voi. I, pp. 360-378. 183 La parola testamento, in riferimento alle parole di Gesù a san Giovanni, poco prima d i morire è stata usata da san Giovanni Poalo II, Lettera Enciclica Redemptoris Mater, 25 marzo 1987, n. 23: EV, voil X, 1989 (abbrevieremo RM).
3) Le monache Concezioniste ebbero origine dal ramo cistercense. Come attesta la Bolla Ex superna providentia del 19.08.1494, Alessandro VI ordinò che nel monastero delle Concezioniste si procedesse all’estinzione dell’Ordine cistercense e l’avvio di quello di santa Chiara.
4) S. M. Ragazzini, San Massimiliano Kolbe. Vita, spiritualità e martirio, p. 458.
187 Cf. ivi, pp. 40-41.
5) Scritti di San Massimiliano Kolbe (abbreviato SK), 1329.
6) Ibidem.
7) SK 508.
8) SK 1211.
9) SK 1301.
10) SK 1211.
11) SK 373.
12) SK 1210.
13) Cf. SK 508.
14) SK 1272.
16) Ibidem.
17) Cf. SK 336.
18) Cf. SK 343.
19) Cf. SK 895
20) Cf. SK 339.
21) SK 336.
22) Ibidem.
23) Ibidem.

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