ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 17 ottobre 2018

I lineamenti della battaglia


UN’ALTRA CHIESA di Fulton Jhon Sheen



Traduzione a cura di Stefano Dal lago
Il venerabile Fulton John Sheen (1895-1979), arcivescovo e scrittore statunitense, è stato uno dei primi e più celebri “telepredicatori” cattolici. Nel 1930 fu invitato dalla NBC a parlare ogni domenica sera alla radio in un programma intitolato “The Catholic Hour”: la sua voce divenne nota in tutti gli States, si assistette ad una primavera di conversioni e anche Pio XI si interessò a lui. Nel 1950 fu chiamato a comparire sui teleschermi nel programma “Life is Worth Living”, seguito ogni settimana da 30 milioni di persone. Il suo linguaggio era limpido, comprensibile a tutti, di serietà straordinaria, eppure non raramente scherzoso, sempre piacevole, anche quando poneva davanti alle più gravi responsabilità della vita.
Informazioni biografiche tratte da Internet

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SEGNI DEI TEMPI
Trascrizione della puntata del 26 gennaio 1947 della trasmissione radiofonica “Light Your Lamps” (originale qui: http://thewildvoice.org/antichrist-fulton-sheen/ ) Traduzione a cura di Stefano Dal Lago
Dio vi benedica!
Come mai così pochi si rendono conto della serietà della crisi presente? In parte perché gli uomini non vogliono credere che i loro tempi siano malvagi, in parte perché ciò richiede un’eccessiva ammissione di colpa e principalmente perché non hanno termini di raffronto per valutare la loro epoca al di fuori di sé stessi. Solo coloro che vivono nella fede sanno realmente che cosa sta accadendo nel mondo. Il nostro Salvatore potrebbe ben dirci ciò che disse ai sadducei e ai farisei ai tempi suoi: “Quando è sera dite: sarà bello, perché il cielo è rosso. E al mattino: domani sarà tempesta, perché il cielo è rosso e basso. Sapete dunque come interpretare l’aspetto del cielo: e non riuscite a riconoscere i segni dei tempi?”.
Noi riconosciamo i segni dei nostri tempi? Indicano due inesorabili verità, la prima delle quali è che siamo giunti al termine del capitolo post-rinascimentale della Storia che ha reso l’uomo misura di tutte le cose. I tre dogmi fondamentali del mondo moderno si stanno dissolvendo proprio davanti ai nostri occhi.
In primo luogo, siamo testimoni della liquidazione dell’homo oeconomicus , o dell’assunto per cui l’uomo, che è un animale altamente evoluto, non ha altra funzione nella vita che produrre e acquisire ricchezza e quindi, come il bestiame al pascolo, di vivere i suoi anni e morire. In secondo luogo, stiamo assistendo all’abbandono dell’idea di bontà naturale dell’uomo, che non ha bisogno di un dio che gli accordi diritti, o di un redentore che lo salvi dalla colpa, perché il progresso è automatico grazie alla scienza, all’istruzione e all’evoluzione che renderanno un giorno l’uomo una sorta di dio egli stesso. E’ senz’altro possibile che il liberalismo storico sia solo una fase di transizione da una civiltà che una volta era cristiana a una che sarà decisamente anti-cristiana.
La seconda grande verità che i segni dei tempi preannunciano è che siamo indubitabilmente alla fine di un’epoca non-religiosa della civiltà: con ciò intendo una che ha guardato alla religione come a un’appendice della vita, un pio sovrappiù, uno strumento per costruire una morale individuale ma di nessuna rilevanza sociale; e a Dio come a un partner silenzioso, il cui nome veniva usato dall’azienda per darsi una patina di rispettabilità ma che non aveva nulla da dire sul modo di condurre gli affari. Nella nuova era in cui stiamo entrando vi è nuovamente ciò che si potrebbe chiamare una fase religiosa della storia umana. Non mi fraintendete; con religiosa non intendo che l’uomo si volgerà a Dio, ma piuttosto che l’indifferenza nei confronti dell’assoluto che ha caratterizzato l’era liberale della civiltà sarà seguita dalla passione per un assoluto. Da adesso in avanti la lotta non sarà per le colonie e i diritti delle nazioni, ma per l’anima degli uomini. I lineamenti della battaglia si stanno delineando chiaramente e le questioni principali non sono più in dubbio. D’ora in poi gli uomini si divideranno tra due religioni intese di nuovo come resa a un assoluto. Il conflitto del futuro è tra un assoluto che è il Dio-Uomo e un assoluto che è l’uomo-dio; tra il Dio che divenne uomo e l’uomo che si rende dio; tra fratelli in Cristo e compagni nell’anticristo.
Tuttavia, l’anticristo non verrà chiamato così, altrimenti non avrebbe seguaci. Non indosserà calzamaglie rosse, né vomiterà zolfo, né porterà un forcone, né agiterà una coda a punta come Mefistofele nel Faust. In nessun passo delle Sacre Scritture troviamo una giustificazione del mito popolare del diavolo come un buffone che si veste come il primo “rosso” della Storia. Piuttosto, viene descritto come un angelo caduto, come i l principe di questo mondo la cui preoccupazione è dirci che non c’è altro mondo. La sua logica è semplice: se non c’è paradiso non c’è inferno; se non c’è inferno, non c’è peccato; se non c’è peccato, non c’è giudice e se non c’è giudizio allora il male è bene e il bene è male. Ma al di là di tutte queste definizioni, Nostro Signore ci dice che costui sarà a tal punto simile a Lui stesso, che trarrà in inganno anche gli eletti – e certo mai nessun diavolo che abbiamo visto nei libri illustrati potrebbe ingannare gli eletti.
Come verrà in questa nuova era per conquistare seguaci alla sua religione? Verrà travestito da Grande Umanitario; parlerà di pace, di prosperità e di abbondanza non come mezzi per condurci a Dio, ma come fini a se stessi. Scriverà libri sulla nuova idea di Dio per adattarla al modo in cui la gente vive; alimenterà la fede nell’astrologia così da rendere non la volontà ma le stelle responsabili dei nostri peccati; spiegherà psicologicamente la colpa come sessualità repressa, farà arrossire gli uomini di vergogna se i loro simili dicono che non sono aperti e liberali; identificherà la tolleranza con l’indifferenza per ciò che è giusto e sbagliato; solleciterà più divorzi con la scusa che un altro partner è “vitale”; incrementerà l’amore per l’amore e ridurrà l’amore per la persona; invocherà la religione per distruggere la religione; parlerà persino di Cristo e dirà che è stato l’uomo più grande che sia mai vissuto; la sua missione, dirà, sarà liberare gli uomini dalla schiavitù della superstizione e del fascismo, che non definirà mai. Ma al centro del suo apparente amore per l’umanità e del suo raffazzonato parlare di libertà e uguaglianza custodirà un unico, grande segreto, che non confiderà a nessuno; non crederà in Dio. Siccome la sua religione sarà fratellanza senza la paternità di Dio, ingannerà persino gli eletti. Istituirà una contro-chiesa che sarà la scimmia della Chiesa, perché lui è il diavolo, la scimmia di Dio. Sarà il corpo mistico dell’anticristo, che assomiglierà in eterno alla Chiesa corpo mistico di Cristo. Disperatamente bisognoso di Dio, indurrà l’uomo moderno nella sua solitudine e frustrazione a desiderare sempre più di appartenere alla sua comunità, che fornirà all’uomo un ampliamento di scopo senza alcun bisogno di correzione personale e senza ammissione di una colpa individuale.
Questi sono giorni in cui al diavolo è stata data particolare libertà d’azione. Perché non dobbiamo mai dimenticare che Nostro Signore disse a Giuda e ai suoi accoliti: “Questa è la vostra ora”. Dio ha il suo giorno, ma il male ha la sua ora, quando il pastore sarà colpito e le pecore disperse. La Chiesa ha forse fatto i preparativi proprio per un tale infausto giorno nel decreto del Santo Padre che delinea le condizioni in base alle quali un’elezione papale può ora aver luogo al di fuori della città di Roma?
Gli uomini che conoscono la storia hanno visto questi giorni oscuri arrivare. Nel lontano 1842, centocinque anni fa, il poeta tedesco Heine scrisse: “Il comunismo, benché ora se ne parli poco e si arrabatti su miserabili pagliericci in squallide soffitte, è l’eroe oscuro destinato ad un grande, per quanto temporaneo, ruolo nella tragedia moderna… Tempi selvaggi, cupi ruggiscono al nostro indirizzo e il profeta che intendesse scrivere una nuova apocalisse dovrebbe inventare bestie interamente nuove – bestie così terribili che i vecchi animali di San Giovanni sarebbero al confronto colombe gentili e amorini. Gli dei stanno velandosi il volto per pietà dei figli degli uomini, delle loro colpe di lunga data. Il futuro odora di cuoio conciato, sangue, ateismo e molte frustate. E devo consigliare ai nostri nipoti di nascere con la pelle della schiena molto spessa.” Questo nel 1842.
Davvero potremmo essere stati avvisati. Per la prima volta nella Storia la nostra epoca ha assistito alla persecuzione del Vecchio Testamento da parte dei nazisti e a quella del Nuovo Testamento da parte dei comunisti. Chiunque abbia qualcosa a che fare con Dio è odiato oggi, che la sua vocazione sia quella di annunciare il suo divin figlio, Gesù Cristo, come fecero gli ebrei, o di seguirlo come i cristiani. Poiché i segni dei tempi indicano una lotta tra assoluti, possiamo aspettarci che il futuro sia un tempo di prova per due ragioni.
La prima, la necessità di fermare la disintegrazione. L’ateismo avanzerebbe sempre più se non ci fossero catastrofi. Ciò che la morte è per un individuo, la catastrofe rappresenta per una civiltà malvagia: l’interruzione della vita e per la civiltà l’interruzione del suo ateismo. Perché mai Dio pose un angelo con una spada fiammeggiante nel paradiso terrestre dopo la caduta, se non per impedire ai nostri progenitori di rientrarvi e nutrirsi dell’albero della vita col quale, se ne avessero mangiato, avrebbero reso immortale la loro colpa. E Dio non permetterà all’iniquità di divenire eterna. Egli permette che la rivoluzione, la disintegrazione, il caos giungano a rammentarci che il nostro pensare è stato errato, i nostri sogni sono stati empi. La verità morale è rivendicata dalla rovina che segue quando viene ripudiata. Il caos dei nostri tempi costituisce la più forte argomentazione in negativo che si possa avanzare a favore del cristianesimo. La catastrofe rivela che il male si annienta da sé e che non possiamo voltare le spalle a Dio come abbiamo fatto senza danneggiare noi stessi.
La seconda ragione per la quale una crisi deve giungere è impedire una falsa identificazione tra la Chiesa e il mondo. Nostro Signore volle che quanti eran suoi seguaci fossero diversi nello spirito da coloro che non lo erano. Tuttavia, questa linea di demarcazione è stata offuscata. Al posto del nero e del bianco, c’è solo confusione. La mediocrità e il compromesso caratterizzano le vite di molti cristiani. Leggono gli stessi romanzi dei pagani moderni, educano i loro figli allo stesso modo ateo, ascoltano gli stessi commentatori che non hanno altro criterio di valutazione che giudicare l’oggi dallo ieri e il domani dall’oggi, permettono che si insinuino nella vita familiare pratiche pagane, come divorziare e risposarsi; vi sono sedicenti leader cattolici che non chiedono mai nulla, sostengono anzi candidati comunisti al Congresso, o scrittori cattolici che accettano presidenze in organizzazioni comuniste di punta per insinuare idee totalitarie nei film. Non vi sono più il conflitto e l’opposizione che dovrebbero caratterizzarci. Stiamo influenzando il mondo meno di quanto il mondo influenzi noi. Non c’è più separazione. Noi che siamo stati mandati fuori a istituire un presidio sanitario, abbiamo preso la malattia e perciò abbiamo perso il potere di guarire. E, dal momento che l’oro si è mischiato a una lega, il tutto deve esser gettato in una fornace cosicché gli scarti possano venire eliminati dal fuoco. Il valore della prova consisterà nel separarci. La catastrofe del male deve giungere a rifiutarci, diprezzarci, odiarci, perseguitarci e poi, poi marcheremo la nostra lealtà, affermeremo la nostra fedeltà e dichiareremo da quale parte stiamo. Il nostro numero in verità diminuirà, ma la nostra qualità crescerà. Non è per la Chiesa che temiamo, ma per il mondo. Non tremiamo al pensiero che Dio possa essere detronizzato ma che la barbarie possa regnare.
Infine, tre suggerimenti pratici per i nostri tempi, quando i cristiani si rendano conto che un momento di crisi non è un tempo pieno di disperazione, ma di opportunità. Noi siamo nati in una crisi, in una sconfitta: la crocifissione. E, una volta che riconosciamo di esser soggetti all’ira divina, diventiamo possibili oggetti della divina misericordia. La disciplina imposta da Dio genera di per sé una speranza. Il ladrone di destra giunse a Dio attraverso la crocifissione.
In secondo luogo, i cattolici dovrebbero ravvivare la loro fede, appendere un crocifisso in casa, rammentarsi che hanno una croce da portare; riunite la famiglia ogni sera per recitare il rosario; andate a Messa quotidianamente; praticate giornalmente l’ora santa alla presenza di Nostro Signore Eucaristia e in particolare nelle parrocchie in cui i pastori sono consapevoli dei bisogni del mondo e perciò guidano servizi di riparazione.
In ultimo, ebrei, protestanti, cattolici, americani, tutti noi, dobbiamo renderci conto che il mondo ci sta chiamando a sforzi eroici per la sua spiritualizzazione. Non è un’unità della religione che imploriamo perché ciò è impossibile quando lo si ottiene sacrificando l’unità della verità, ma un’unità delle persone religiose, in cui ognuno marci separatamente alla luce della propria coscienza, ma combatta all’unisono per il miglioramento morale del mondo. Le forze del male sono unite; le forze del bene sono divise. Potremmo non riuscire a incontrarci nello stesso banco – volesse Dio che lo facessimo – ma possiamo incontrarci in ginocchio. Potete star sicuri che nessun compromesso sordido né propensione a tenere il piede in due scarpe vi toccherà. Quelli che hanno la fede faranno meglio a mantenersi nello stato di Grazia e coloro che non hanno nessuna delle due faranno meglio a scoprire che cosa intendono fare, perché nell’era che viene ci sarà un solo modo per fermare la nostra ginocchia tremanti e cioè inginocchiarsi e pregare.
Pregate Michele, Michele il Principe del mattino, che vinse Lucifero fattosi dio. Quando il mondo una volta si squarciò per via di un sogghigno ribelle in cielo, egli si levò e trascinò giù dalle sette sfere l’orgoglio che avrebbe voluto guardare dall’alto in basso all’Altissimo.
E pregate anche, pregate Nostra Signora e ditele: “A te fu dato il potere di schiacciare la testa del serpente che mentì agli uomini dicendo loro che sarebbero stati simili a dei. E possa tu, che trovasti Cristo quando fu perso per tre giorni, trovarlo di nuovo perché il nostro mondo l’ha perso. Dona all’incontinenza senile della nostra verbosità la Parola. E come formasti la Parola nel tuo seno, formala nei nostri cuori. Celeste Signora dei cieli, in questi giorni oscuri accendi le nostre lampade. Restituiscici la Luce del Mondo, così che una luce possa risplendere persino in questi giorni di oscurità.
Dio vi benedica.
Mons. Fulton J. Sheen
26 gennaio 1947


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