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martedì 27 novembre 2018

A che cosa serve la chiesa?

3 COSE CHE CI SONO VENUTE MENO


Le 3 cose che ci son venute meno. Il timore di Dio, il senso di responsabilità e la predicazione cioè il vero e fedele annuncio della Parola di Dio. Riflessioni di don Primo Degano storica figura di vecchio parroco della Carnia 
di Francesco Lamendola  

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C'erano, e ci sono, ma ormai sempre più rari, dei vecchi preti, specie nei piccoli paesi di campagna o di montagna, che hanno conservato la freschezza vocazionale e, al tempo stesso, la lucidità intellettuale che molti loro colleghi e moltissimi cristiani, specie in città, hanno perso; ma le hanno perse senza averne la percezione e anzi ammantando il loro progressivo intorpidimento spirituale e culturale dietro slogan altisonanti e parole d'ordine che suonano bene, anche perché le ha sempre in bocca il funesto signore argentino che occupa la cattedra di Pietro e, con lui, la cerchia dei vescovi e cardinali modernisti che la massoneria ecclesiastica ha piazzato nei posti chiave. 

Parole che non avrebbero un significato negativo, ma che, a causa dell'uso strumentale e fuorviante che ne viene fatto, denunciano l'ipocrisia e la malizia di chi le adopera per confondere le idee, intorbidare la dottrina e adulterare la Verità; parole come accoglienza,solidarietà, inclusione, dialogorinnovamento pastoralesegni dei tempi, fino all’ultima "chicca": rendere Cristo, la Chiesa e il clero, più credibili agli occhi del mondo moderno. Vi sono vecchi preti, dicevamo, che, vuoi per una più solida vocazione e un innato buon senso, vuoi anche per il fatto di essere rimasti in parrocchie "dimenticate" dal flusso principale di quel pestilenziale fenomeno che è stato, ed è, la secolarizzazione, e dove la gente, nell'insieme, essendo rimasta ancorata ai valori perenni, non ha perso del tutto la tramontana davanti alle seduzioni della modernità, i quali seguitano a sentire, pensare e predicare come un tempo era normale, e oggi è divenuto sempre più raro: con il cuore e con la mente, ma soprattutto con lo sguardo fisso in Dio. Come il santo curato d'Ars, per intenderci; come san Pio da Pietrelcina; come san Leopoldo Mandic. Preti che non hanno scordato quale sia la vocazione essenziale del sacerdote: che non è quella di aggiungersi alla lista degli operatori sociali, né in veste di sociologo, di psicologo o di ambientalista, né in veste di sindacalista, di cuoco, di infermiere, e tanto meno in quella di agitatore politico, di militante dei diritti civili, di paladino del terzomondismo e dell'immigrazionismo, di fiancheggiatore dell'islamismo o del giudaismo o del protestantesimo. Preti che non hanno mai perso di vista quel che un prete deve essere innanzitutto: un annunciatore del Vangelo.

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Dobbiamo scordarci i preti del passato, come dice il cardinale Parolin?

Un predicatore, quindi, e un confessore. Non è essenziale che sappia parlare bene secondo la sapienza del mondo, ma che sappia parlare bene secondo la sapienza divina. Noi abbiamo avuto la fortuna di conoscerne qualcuno: in certi casi erano persone veramente colte, in altri, come nel caso del curato d'Ars, erano sacerdoti che avevano stentato ad essere accettati in seminario, perché giudicati poco "intelligenti", ma avevano perseverato, avevano stretto i denti, avevano studiato il latino e la filosofia con immensa fatica, però alla fine avevano raggiunto lo scopo: erano stati ordinati preti ed erano stati degli ottimi preti. Perché quel che rende tale un vero ministro di Cristo non è la sapienza del mondo, ma l'intelligenza delle cose di Dio. Il vero sacerdote deve saper parlare di Dio, e deve saperlo fare nella maniera che affascina e seduce le anime; inoltre, deve essere coerente con le sue parole e deve tenere uno stile di vita che rifletta quei discorsi. E come si affascinano e si seducono le anime? Non dicendo quel che piace al mondo; al contrario: mostrando tutta la difficoltà di una scelta di vita che s'incardina sulla fede in Gesù Cristo; ma anche, contemporaneamente, mostrandone tutta la sublime bellezza e tutta la felicità che essa racchiude. Chi lo dice che quel che dice il prete deve riuscir gradito agli orecchi della gente? Può, anzi deve, riuscire sgradito, purché faccia brillare in quelle anime un barlume di luce soprannaturale; purché socchiuda davanti ad esse uno scorcio della meravigliosa prospettiva della vita divina. Essere credibile? Un sacerdote è credibile quando parla di Dio con gli occhi brillanti di fede, quando fa scaturire in quelli che lo ascoltano i loro sentimenti migliori, quando ridesta in essi la nostalgia dell'assoluto, quando ricorda loro da dove vengono e dove sono diretti alla fine della vita. I preti che parlano sempre e solo del qui e ora sono dei cattivi preti. I preti che agiscono e si affannano e corrono sempre di qua e di là, e magari non hanno tempo né di benedire le case, né di vistare gli anziani e gli ammalati, né di ascoltare le anime nel segreto del confessionale, e magari organizzano delle "confessioni" collettive e sbrigative, con l'assoluzione plenaria assicurata così come un tempo gli studenti del '68 pretendevano e ottenevano il "sei politico", ebbene quei preti sono dei cattivi preti: non avvicinano le anime Dio, ma le illudono, le ingannano, le tradiscono. Semmai le avvicinano al diavolo, poiché il diavolo è il maestro degli inganni; e quale inganno si può immaginare più atroce di questo: falsificare la fede e trascinare le anime verso la menzogna, anziché guidarle verso la Verità?

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 Don Primo Degano

Scriveva don Primo Degano - storica figura di vecchio parroco della Carnia, di quelli di una volta, forse “dimenticato” non casualmente dai suoi arcivescovi per oltre quarant’anni in un minuscolo villaggio alpino - nel suo libro Le prediche di un parroco di montagna. Anno “B”, per la prima Domenica di Avvento (Ovaro, Ern. Bianco & Co., 1978, pp. 9-11):
Paragonando il nostro tempo ai tempi passati, possiamo dire che oggi c’è di tutto. Se la ricchezza fosse distribuita con più saggezza, di modo che tutti potessero lavorare in pace, non ci dovrebbero essere né disoccupati, né bisognosi. Sono ammirevoli gli anziani che non si lamentano.
Quand’ero fanciullo e gli anziani non avevano pensione ed erano in balia della grazia o della malagrazia dei figli, quelli sì che erano tempi duri… ma oggi, tutti o quasi tutti hanno abbastanza… hanno molto, spesse volte hanno troppo… mancano tre cose, e tanti mali, se non tutti i mali che  affliggono le persone e la società oggi, sono causati dalla mancanza di queste tre cose…
I sindacalisti ed i politici potranno ridere della sapienza delle letture di oggi, ma io sono convinto che se anche pascessero il popolo da scoppiare, fino a quando il popolo mancherà di queste tre cose, non sarà mai contento, mai in pace, continueranno noia e delitti.
Secondo la prima lettura, cioè secondo il profeta Isaia, la prima cosa che manca è il “timore di Dio”. Il timore di Dio non è di questa né di quella religione; il timore di Dio è la base, il fondamento di tutte le religioni; è il fondamento della fede ed il fondamento della sapienza.
Come in una famiglia il fondamento è il timore del padre; come in un matrimonio il fondamento è il timore del marito; come in una società il fondamento è il timore di chi la guida, così il fondamento della fede è il timore di Dio. Lo so che alcuni avrebbero delle obiezioni da fare… per dire che non è vero che nella famiglia occorra il timore del padre, del marito, del capo… ma io vi dico che ovunque è scosso ed eliminato questo timore.., manca il fondamento di quella società e di quella relazione… e lo potete vedere con i vostri occhi, potete constatarlo più volte al giorno.
Il disordine dei figli inizia quando manca il timore del padre; il disordine della moglie inizia quando manca il timore del marito; il disordine nella scuola inizia quando manca il timore del maestro ed il disordine nella società inizia quando manca il timore dell’autorità…
Non spaventatevi per ciò che ho detto; perché resta da dire una cosa: il timore si può eliminare, il timore si può mandar via, ma solo con l’amore. Anzi, dove c’è amore, vero amore, l’amore scaccia il timore… Ho detto scaccia, non elimina, perché quando viene a cessare l’amore deve rientrare il timore. Un esempio: il timore è come il fondamento della casa: guai se una casa è senza fondamento; ma quando la casa è costruita, la casa copre le fondamenta.. le fondamenta vanno sotto, ma se voi spianate la casa, le fondamenta ritornano alla luce. Il fondamento dell’amore è sempre un timore: un timore di offendere, un timore di perdere… ma quando l’amore è perfetto e maturo questi timori vengono meno, e riappaiono quando viene a cessare l’amore. Noi dobbiamo essere saggi: il disordine nelle famiglie, nei matrimoni, nella scuola e nella società… vengono soltanto dal fatto che è venuto meno il timore… che non è stato sostituito dall’amore.
Inizio della sapienza è il timore di Dio… non dimentichiamolo mai. E oggi manca il timore di Dio...
Ma abbiamo detto che mancano tre cose. La seconda cosa che manca, secondo la morale di Gesù, è la responsabilità. Ognuno pensa solo per sé. Non pensa che le qualità che ha ricevuto da Dio, le ha ricevute per il bene comune… sia che uno abbia ricevuto un talento o due o cinque, questi talenti devono fruttificare per gli altri, non si devono seppellire nell’orto del proprio egoismo…
Oggi manca la responsabilità; ognuno pensa ai suoi interessi, magari fatti alle spalle degli altri, sfruttando gli altri, ed anche sfruttare lo Stato è sfruttare gli altri. Molti guadagnano troppo ed hanno sudato poco; accumulano denaro in qualche modo rubato. Manca responsabilità. Manca responsabilità anche nei propri doveri famigliari. Non è lecito dire: “Ma oggi fanno tutti così! Oggi, se sei onesto ti dicono stupido!... Oggi, se fai il padre o la madre saggia ti dicono retrogrado”, perché oggi non vogliono ascoltare nessuno. Quando uno si è preso una responsabilità deve portarla a termine.
Resta un fatto: che Dio ci chiederà conto di che cosa abbiamo fatto delle qualità che abbiamo e degli impegni che ci siamo presi… e concludiamo questo pensiero con le parole di Gesù: “Vegliate, perché non sapete quando il padrone ritornerà… vegliate perché non giunga all’improvviso trovandovi addormentati. Quello che dico a voi lo dico a tutti: vegliate”.
Ma c’è una terza cosa che manca ed è la più importante: mancano i predicatori.
Paolo scrivendo ai Corinzi dice: “Voi siete stati arricchiti di tutti i doni: quello della parola e quello della scienza”. Ed ancora S. Paolo nella lettera ai Romani dice: “Se non c’è chi predica come possono sapere ciò che è da fare?”.
Mancano predicatori… in questi ultimi anni molti preti, cioè predicatori, perché questo è il vero compito del prete, molti preti sono andati via, molti sono stati mandati via, la gioventù non vuole più avviarsi su questa strada… Che cosa sta succedendo… di chi la colpa…?!
Il compito del predicatore è diffondere la parola di Dio, spiegarla, convincere, illuminare la mente e forzare la volontà al giusto e al bene, illuminare il popolo sui problemi della fede e della vita: insegnare il timore, l’amore e la responsabilità…
Ma i predicatori mancano. Di chi la colpa? Di chi la responsabilità?

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 Che cosa si viene a fare alla Messa? Qual è la missione essenziale di un uomo di Dio?

Tre cose, dunque, sono quelle che ci mancano, quelle che abbiamo scordato, ma che un tempo avevamo, e che sono essenziali per la nostra vita, non solo da cristiani, ma da esseri umani degni di questo nome: il timore di Dio; il senso di responsabilità; la predicazione, cioè il vero e fedele annuncio della Parola di Dio. Un prete è innanzitutto un predicatore, cioè un annunciatore della Parola di Dio! Semplice, no? Eppure, a forza di corsi di aggiornamento pastorale, la neochiesa è riuscita a confondere e far dimenticare, nell'animo dei giovani sacerdoti, un concetto così semplice e necessario. Che cosa ha comandato Gesù ai suoi Apostoli, che cosa si aspetta che facciano i suoi sacerdoti? Vuole che si affannino fra le navate delle basiliche per scodellare piatti fumanti di pastasciutta, dopo aver rimosso i banchi per la preghiera, simboli di una vecchia maniera di presentare il Vangelo? O si aspetta che annuncino il Vangelo, che predichino e battezzino, che portino le anime a Lui? Oppure vuole che i preti riempiano le canoniche di falsi profughi che fuggono da guerre immaginarie e da persecuzioni inventate, li nutrano, li alloggino, li portino in piscina a divertirsi e chiudano un occhio se questi ricambiano l'ospitalità andando a spacciare droga ai giardinetti cittadini? Vuole che codesti preti appendano cartelli sulla porta della chiesa, della sua chiesa (fino a prova contraria), intimando ai "razzisti" di tornarsene indietro e proclamando che costoro sono i loro "nemici"? Sono queste le cose che Gesù Cristo si aspetta dai suoi ministri, sono queste le cose delle quali ha dato Lui stesso l'esempio? Desidera che i preti, oggi, e i vescovi e i cardinali, parlino dell’ambiente, del mutamento climatico, dei problemi legati dalla deforestazione e all’inquinamento? Oppure ha detto alla sorella di Lazzaro: Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma una sola cosa è necessaria; Maria si è scelta la parte migliore, che non le verrà tolta?

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 A che cosa serve la chiesa?
  
Le tre cose che ci son venute meno
 di Francesco Lamendola

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