MÜLLER: INTOLLERABILE LA CONDOTTA OMOSESSUALE DEL CLERO. SU MCCARRICK: LA CHIESA DEVE PUBBLICHE SCUSE.
LifeSiteNews pubblica un’intervista con il cardinale Gerhard Müller, ex prefetto della Congregazione per la dottrina della fede. Nel dialogo con Maike Hickson il porporato discute della crisi in cui la Chiesa si trova a causa degli abusi sessuali, e contro una tendenza presente in alcuni circoli di potere vaticano non esita a sottolineare che la Chiesa deve affrontare il problema della pratica dell’omosessualità tra le fila del clero, dicendo che “la condotta omosessuale del clero non può in nessun caso essere tollerata”.
Il testo integrale dell’intervista, che è certamente molto importante e chiara, per non dire addirittura esplosiva in certi punti, in particolare su Amoris Laetitia, in cui accenna a interpretazioni “in modo eretico”, lo potete leggere in inglese nel link di LifeSiteNews. Qui diamo i punti principali.
Il cardinale dichiara, tuttavia, che i leader della Chiesa cattolica sottovalutano ancora questo problema. Il cardinale afferma: “Che McCarrick, insieme al suo clan e alla sua rete omosessuale, sia stato in grado di provocare questo disastro in modo mafioso nella Chiesa, è collegato alla sottovalutazione della depravazione morale degli atti omosessuali tra gli adulti”.
Il cardinale Müller sfida anche il Vaticano per la mancanza di indagini oneste – all’inizio – per le voci su McCarrick, affermando che sono necessarie scuse pubbliche. Scrive che “dovrebbe emergere con chiarezza una spiegazione pubblica su questi eventi e le connessioni personali, così come la domanda su quanto le autorità della Chiesa coinvolte conoscessero ad ogni passo; una tale spiegazione potrebbe benissimo includere l’ammissione di una valutazione errata di persone e situazioni “.
Il cardinale Müller critica come un “errore disastroso” i cambiamenti nella legge canonica che sono stati fatti nel Codice di diritto canonico del 1983 che, quando si tratta di reati sacerdotali contro il sesto comandamento, non menziona più l’omosessualità come un’offesa, e che contiene una serie meno rigorosa di pene contro i sacerdoti colpevoli di abusi.
Tornando alla questione della crisi degli abusi, il prelato tedesco spiega che nella Chiesa “fa parte della crisi che uno non desidera vedere le vere cause e le copre con l’aiuto delle frasi di propaganda della lobby omosessuale. La fornicazione con adolescenti e adulti è un peccato mortale che nessun potere sulla terra può dichiarare essere moralmente neutro”. Definisce l’ideologia” LGBT “all’interno della Chiesa “atea” e aggiunge, alla luce del recente Sinodo dei Giovani a Roma, che il termine “LGBT” “non ha posto nei documenti della Chiesa”.
Inoltre, il cardinale Müller, alla luce della sua più severa gestione dei casi di abuso sessuale quando era alla Congregazione della Fede, si chiede se non ci sia stata una lobby omosessuale in Vaticano che è stata contenta di vederlo licenziare: “Ma potrebbe essere che sia rimasti soddisfatti del fatto che non sono più incaricato nella Congregazione per la Dottrina di trattare i crimini sessuali, specialmente contro gli adolescenti maschi”.
Discutendo delle possibili ragioni per il suo improvviso licenziamento dal CDF – per il quale papa Francesco non gli ha mai dato alcuna ragione – il cardinal Müller torna a difendere la dottrina cattolica sul matrimonio per quanto riguarda l’esortazione post-sinodale di Papa Francesco Amoris Laetitia. Dice: “Amoris Laetitia deve essere assolutamente in accordo con la Rivelazione, e non siamo noi che dobbiamo essere d’accordo con Amoris Laetitia, almeno non nell’interpretazione che contraddice, in modo eretico, la Parola di Dio. E sarebbe un abuso di potere disciplinare coloro che insistono su un’interpretazione ortodossa di questa enciclica e di tutti i documenti del magistero papale “.
Il cardinale tedesco ricorda il ruolo corretto del Papa come guardiano della fede quando afferma: “Il Magistero dei vescovi e del Papa stanno sotto la Parola di Dio nella Sacra Scrittura e nella Tradizione e lo servono. Non è affatto cattolico dire che il Papa come persona individuale riceve direttamente dallo Spirito Santo la Rivelazione e che ora può interpretarla secondo i propri capricci mentre tutto il resto lo deve seguire ciecamente e in silenzio”.
Marco Tosatti
Vaticano-Stati Uniti: la partita è aperta
(di Emmanuele Barbieri) Gli Stati Uniti rischiano di essere il più grande inciampo incontrato da papa Francesco nel suo pontificato. Il recente braccio di ferro tra la Santa Sede e i vescovi americani ne è la conferma. La conferenza episcopale americana si è riunita il 12 novembre a Baltimora, per discutere e approvare le linee guida sulla prevenzione degli abusi del clero e la creazione di una commissione d’inchiesta indipendente.
Però alla vigilia dell’apertura dei lavori il cardinale Di Nardo ha ricevuto la richiesta da parte della Santa Sede di sospendere ogni decisone in materia, per aspettare il vertice delle Conferenze episcopali del mondo, convocato da papa Francesco a metà febbraio.
Quando il cardinale Di Nardo ha comunicato la decisione ai confratelli, non ha potuto nascondere il suo rammarico, parlando di «insistenza» della Santa Sede nella sua indebita richiesta. Secondo Andrea Tornielli, portavoce informale. di papa Francesco, la ragione della decisione vaticana nascerebbe dal fatto che i documenti dei vescovi americani sono stati inviati a Roma soltanto alla vigilia dell’assemblea generale.
«Nel giro di poche ore chi ha esaminato i testi in Vaticano ha rilevato due tipi di problemi: la mancata conformità con quanto stabilito dal Codice di Diritto canonico, e una certa genericità di alcuni degli standard stabiliti per giudicare l’accountability, cioè la personale responsabilità dei singoli vescovi nella gestione dei casi di abuso. (…) Inoltre, il voto dell’episcopato Usa di queste nuove linee guida sarebbe avvenuto quando ormai mancano poco più di due mesi al summit convocato da Papa Francesco sugli abusi, al quale prenderanno parte tutti i presidenti delle Conferenze episcopali del mondo. Il cardinale Marc Ouellet, Prefetto della Congregazione per i vescovi, su mandato del Papa, ha scritto una lettera indirizzata al presidente dei vescovi statunitensi, il cardinale Daniel Di Nardo, chiedendo di rinviare il voto (il voto, non la discussione)» (https://www.lastampa.it/2018/11/17/vaticaninsider/santa-sede-e-chiesa-usa-sinodalit-e-tradizione-SyhfRdfZ1Mq2wxp0JYfRtL/pagina.html).
Però secondo un accurato reportage di Ed Condon sulla Catholic News Agency, le cose sono andate ben diversamente. Due cardinali “liberal” vicini a papa Francesco, Cupich di Chicago e Wuerl, ex di Washington, in collegamento con la Congregazione dei Vescovi, lavoravano da tempo a un piano alternativo ai progetti dei loro confratelli.
«Il piano proposto dalla conferenza avrebbe istituito una commissione indipendente guidata dai laici per indagare sulle accuse contro i vescovi. Il piano di Cupich-Wuerl invece invierebbe le accuse contro i vescovi per essere indagate dai loro arcivescovi metropolitani, insieme a commissioni di revisione dell’arcidiocesi. Gli stessi Metropoliti sarebbero indagati dai loro vescovi suffraganei più anziani. Fonti di Roma e Washington, DC hanno detto alla Cna che Wuerl e Cupich hanno lavorato insieme per settimane sul loro piano alternativo, e lo hanno presentato alla Congregazione vaticana per i vescovi prima dell’assemblea della Conferenza episcopale degli Stati Uniti a Baltimora».
(https://www.catholicnewsagency.com/news/cupich-and-wuerl-collaborated-on-alternative-sex-abuse-proposal-10934). Come scrive Marco Tosatti, che ha tradotto in italiano l’articolo, «si capisce che Cupich e Wuerl e la Congregazione per i Vescovi hanno lavorato per mesi alle spalle della Conferenza Episcopale USA, per sabotare le due proposte a cui stavano lavorando gli americani. E di cui comunque Roma era continuamente informata. Viene a cadere così la penosa giustificazione – servita anche alle grandi agenzie di stampa internazionali, prone alle versioni ufficiali – secondo cui Roma era stata presa di sorpresa dalle proposte dei vescovi. No, stava semplicemente preparando un piano fornito da elementi del gruppo di potere vicino a McCarrick» (https://www.marcotosatti.com/2018/11/17/usa-roma-te-la-do-io-la-sinodalita-la-trappola-ai-vescovi-usa-preparata-da-wuerl-cupich-e-il-vaticano/).
Gli 80 vescovi che a Baltimora hanno votato contro il blocco vaticano delle decisioni della Conferenza Episcopale Americana, forse ne prevedevano le conseguenze. Lo scrive, in un commento su Breitbart, Ben Harnwell, che mette in rilievo i rischi di carattere internazionale dell’interferenza vaticana sui vescovi USA (https://www.breitbart.com/faith/2018/11/15/pope-francis-undermines-vatican-diplomatic-immunity-with-usccb-intervention/) Secondo Harnwell, ordinando ai vescovi americani di astenersi dal votare su misure volte a contrastare gli abusi sessuali del clero, Papa Francesco potrebbe aver inavvertitamente compiuto l’atto più costoso e gravido di conseguenze del suo pontificato. Anche Carlos Esteban, su Infovaticana (https://infovaticana.com/2018/11/18/el-veto-vaticano-al-episcopado-de-eeuu-pone-a-la-iglesia-americana-a-merced-de-la-autoridad-civil/), richiamandosi all’articolo di Harnwell, osserva che il veto vaticano all’episcopato statunitense pone la Chiesa americana alla mercé dell’autorità civile.
Secondo il Foreign Sovereign Immunity Act del 1976, il governo di uno stato sovrano non può essere portato sotto processo negli Stati Uniti, tranne in casi eccezionali. E uno di questi, l’“eccezione per molestie”, è stato quella presunto nel 2010 dall’avvocato William McMurray nel caso O’Bryan contro Santa Sede, quando, in una corte del Kentuky, a nome di un gruppo di vittime di abusi clericali, chiese la deposizione in tribunale dell’allora Papa, Benedetto XVI. Una volta persa la causa, la Corte d’appello annunciò che un nuovo processo avrebbe potuto essere avviato solo se i querelanti avessero potuto provare che i vescovi americani agivano per ordine del Vaticano. E questo, secondo Harnwell, è proprio ciò che rende così pericoloso l’intervento con cui il Vaticano ha posto il veto al documento della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti. Sottomettendosi all’ordine perentorio del Vaticano, i vescovi sembrano ammettere che dipendono dalla Santa Sede sulle questioni operative relative agli abusi commessi dal clero negli Stati Uniti. È perfettamente concepibile che in futuro gli avvocati delle vittime si avvalgono di questo, portando ad un drammatico aumento delle azioni legali, che potrebbero esporre la Santa Sede a richieste di risarcimento per milioni di dollari in crediti.
Aldo Maria Valli, riporta sul suo blog che una class action contro la Conferenza episcopale degli Stati Uniti e la Santa Sede è stata intentata in America da quattro avvocati che rappresentano sei uomini che affermano di essere stati abusati sessualmente da sacerdoti quando erano minorenni. «Con l’azione legale collettiva i querelanti chiedono alla Chiesa cattolica un risarcimento per i danni subiti, una dichiarazione pubblica di contrizione e iniziative di riparazione all’insegna del senso di responsabilità e della trasparenza. La causa, di ottantaquattro pagine, porta la data del 13 novembre e afferma che il Vaticano e i vescovi americani, pur sapendo quanto avveniva in alcune diocesi e parrocchie, per anni e anni, in modo continuato, hanno negato che ci fossero abusi e hanno insabbiato i casi e trasferito i responsabili da una parrocchia a un’altra, mettendo a rischio altri minorenni. Attraverso “azioni illecite, inazione, omissioni, occultamento e inganno”, si legge, si è determinata una “cospirazione del silenzio” che ha provocato gravi danni personali, mentali, psicologici e finanziari ai querelanti”. E da parte degli esponenti della Chiesa si è trattato di un comportamento non episodico, ma adottato sistematicamente» (https://www.aldomariavalli.it/2018/11/19/negli-usa-una-class-action-contro-vaticano-e-vescovi/). La partita dunque è aperta. (Emmanuele Barbieri)
https://www.corrispondenzaromana.it/vaticano-stati-uniti-la-partita-e-aperta/
“Il segreto di Benedetto XVI. Perché è ancora papa”. Il libro di Antonio Socci di prossima uscita.
Uscirà il prossimo 27 novembre, ricorrenza dell’apparizione della Madonna della Medaglia miracolosa a S. Caterina Laburè, il nuovo libro di Antonio Socci dal titolo “Il segreto di Benedetto XVI. Perché è ancora papa”, editore Rizzoli. Socci è uno scrittore e giornalista che sembra nato per spaiare le carte con i suoi libri di inchiesta, che sono sempre dirompenti perché scatenano una quantità di polemiche e di attacchi alla sua persona da fare desistere chiunque dal voler riprovarci.
Ma dopo le tempeste mediatiche, quando non sono propri e veri insulti, alla fine anche i suoi più acerrimi nemici devono far i conti con le sue affermazioni, che sono il risultato di indagini sempre accuratamente documentate e verificabili.
Ma dopo le tempeste mediatiche, quando non sono propri e veri insulti, alla fine anche i suoi più acerrimi nemici devono far i conti con le sue affermazioni, che sono il risultato di indagini sempre accuratamente documentate e verificabili.
E, una volta calmatesi le acque, solitamente inizia la sequela di quelli che sono soliti salire sul carro del vincitore, sono i goffi imitatori che tentano di far passare come proprie le sue intuizioni e conclusioni, sperando di guadagnarci qualcosa quantomeno nel seguito dei propri ammiratori.
Solo a lettura terminata sapremo se questo nuovo libro è sulla stessa linea dei precedenti che sono arrivati a provocare persino le reazioni di un segretario di Stato vaticano e del pontefice in persona.
Riportiamo la presentazione che ne fa l’autore stesso sul suo sito.
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La Chiesa sta attraversando la più grave crisi della sua storia. Perché?
Cosa è veramente accaduto nel 2013? Chi voleva una rivoluzione nella Chiesa? E che tipo di “rinuncia” è stata quella di Benedetto XVI? Perché si definisce “papa emerito”? Qual è la sua misteriosa missione attuale?
Domande che porteranno a scoperte sorprendenti. E a comprendere come e perché Benedetto XVI è ancora papa.
Sito: “Lo Straniero”
Facebook: “Antonio Socci pagina ufficiale”
Twitter: @Antonio Socci1
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