ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 23 gennaio 2019

Kul #MeToo

Adrian, Brando e Luxuria Una serata di sesso in tv


Sesso, sesso, sesso e ancora sesso. Per tutti i gusti. In prima serata su Rai e Mediaset.
Su Raiuno c'era la bella fiction La compagnia del Cigno, una sorta di Saranno famosi all'italiana, con personaggio gay. Su Raidue, dopo il proemio di Carlo Freccero, è andato in onda il film di Bernardo Bertolucci: Ultimo tango a Parigi. E vai con il sesso eterosessuale non consenziente, con la famosa scena di sodomia al burro praticata da Marlon Brando sull'inconsapevole Maria Schneider. 

Uno stupro, simulato. Inutile dire che lo scandalo, fortemente cercato da Freccero, non c'è: in prima serata si vede anche di peggio. Su Canale 5, c'è Adriano Celentano, per un paio di minuti, e poi una sfilza di nudi per due ore, la durata del cartoon Adrian. In Adrian, tra una tirata sul consumismo e l'altra, l'alter ego di Celentano è sempre indaffarato con la insaziabile fidanzata Gilda. Ma Adrian è una macchina del sesso, alto due metri e con pettorali degni di un bagnino di Baywatch. La provocante fidanzata non è da meno, gambe infinite e curve perfette. Il tratto è quello di Milo Manara, erotico ed elegante. Riuscirà Adrian a trovare il tempo per salvare il mondo dai cattivi? Dipende dalla sua Gilda, che lo distrae. Qualcuno, in Rete, ha fatto notare che il lato B della fidanzata è sempre in vista e senza inutili indumenti. Il lato B di Adrian si intravede solo un momento, mentre si sfila i pantaloni. Adrian, quando entra in azione, si esibisce in smorfie scimmiesche, diventate all'istante di culto. Comunque, siamo nell'ambito del sesso eterosessuale consenziente. Manca qualcosa? No, perché ieri ha tenuto banco anche la polemica sulla trasmissione Alla lavagna di sabato scorso (Raitre). La maestra Vladimir Luxuria ha tenuto una lezione a giovanissimi alunni sul cambiamento di sesso, il transgender, tutte cose adatte (si fa per dire) a un bambino delle elementari, che torna a casa pieno di confusione. Alla lavagna, contrariamente al solito, è andata in onda alle 22 e 35 circa. Bizzarro: il contenuto va bene per i bambini in studio (che fortuna) e non va bene per i bambini a casa? Nota Massimo Adinolfi che di questioni simili si dovrebbe parlare in famiglia e non in televisione. Come dargli torto?
IL CASO TV
Luxuria, l'errore non salga in cattedra. Ma quei genitori...
Luxuria e la lezione gay ai bambini. L’errore non deve salire in cattedra. Non accettare le caramelle dagli sconosciuti è un consiglio sempre valido, ma in questo caso sono stati i genitori, entusiasti - a dire di Luxuria - della sua lezione, a consigliare di prenderle.
Alla Lavagna è un programma di Rai Tre in cui personaggi famosi salgono in cattedra davanti ad una classe composta di bambini tra i 9 e i 12 anni. Nelle precedenti puntate sono entrati in aula gente dello spettacolo, giornalisti ed anche politici come Matteo Salvini. Nella puntata del 19 gennaio il maestro che ha varcato la soglia della classe per rispondere alle domande dei bambini è stato Wladimiro Guadagno, alias Vladimir Luxuria.
La prima domanda verteva proprio sul significato di quel nome: Luxuria. L’ex parlamentare e autore di fiabe per bambini ha spiegato che Luxuria vuole dire «lussureggiante, una persona che ama la vita in tutti i sensi». Risposta pudica che ha voluto coprire il vero significato di quel nome, un nome che rimanda al vizio capitale della lussuria.
Poi un’altra domanda che va al cuore del motivo per cui la Rai ha invitato Luxuria in trasmissione: «Lei una volta era un bambino, oggi è una donna, perché?». Ecco la risposta: «Io quando sono nato ero un maschietto ma […] io non mi sentivo maschietto, sentivo dentro di me di essere una bambina, mi piaceva giocare con le bambole, mi piaceva anche sentire i profumi femminili che usava mia mamma in bagno, e quindi tutte le volte che mi guardavo allo specchio io avevo un'immagine dentro di me che era diversa da quello che ero. Per un periodo ho cercato anche di cambiare pensando che ero sbagliata io, ma stavo diventando un bambino molto triste, un bambino molto malinconico. Quindi ad un certo punto ho fatto una scelta. Ho detto: questa bambina che stava dentro di me, per me era come una principessa chiusa nel castello, io la dovevo liberare. Ma non veniva nessun principe a liberare questa principessa, la dovevo liberare io, così un giorno ho deciso di confessarmi a tutti, a miei compagni di classe - qualcuna mi ha capita, qualcuno no - e sono diventata oggi quello che sono. […] Penso di essere una persona libera. […] Secondo me non si diventa, ma si nasce così. Non c’è stato un momento della mia vita in cui ho voluto fare questa scelta, perché non è una scelta, mi sono sentita sempre così». In breve: un’efficace spiegazione della (presunta) bontà del transessualismo.
A seguire altri interventi sull’adozione, che trova Luxuria favorevole, sul bullismo e sulla discriminazione in cui, con la rodata strategia pro-gender, si fa passare il transessualismo come se fosse l’appartenenza ad un’etnia, realtà di per sé naturale a differenza del “cambiamento” di sesso. Questa analogia transessualismo-etnia ha fatto sì che gli atteggiamenti critici verso il transessualismo, a volte oggettivamente lesivi della dignità della persona così come raccontato da Luxuria, vengano fatti passare nelle linde coscienze dei piccoli come spregevoli atti di razzismo. Ed infatti in chiusura della puntata una bambina di colore ha affermato: “la stessa cosa accade con le persone di colore: le insultano e delle volte pure le picchiano”. Bambina perfettamente indottrinata al credo gender.
Il primo rilievo da fare in merito a quanto andato in onda su Rai Tre è il seguente: l’errore non deve salire in cattedra. Dunque sarebbe fuorviante affermare che il vero scandalo è dato dal fatto che, nel rispetto del pluralismo, non ci sia stato contraddittorio. Il pluralismo sano è quello che offre modalità differenti per vivere –in questo caso, insegnare – le medesime verità morali. Alcune dottrine non meritano di essere insegnate, nemmeno se ci fosse un pubblico dibattito. Rimanendo in tema di ingiuste discriminazioni, chissà il putiferio che avrebbe giustamente sollevato invitare in trasmissione un testa rasata favorevole al razzismo, anche nel caso in cui ci fosse stato contraddittorio.
Il secondo corno del problema di questa puntata – una puntata che in realtà ha ben più di due corna – sta nel fatto che i bambini ovviamente si sono bevuti tutto senza fiatare, perché non hanno filtri critici. Ed infatti il voto finale della classe alla lezione tenuta da Luxuria è stato positivo. Anzi, negli interventi prima dell’entrata in classe del/la maestro/a alcuni bambini hanno dato prova di essere già ampiamente condizionati dal politicamente corretto in merito alle tematiche gender: “Ognuno è libero di scegliere come diventare e cosa diventare” ha detto una bambina. L’indottrinamento dei piccoli è facile da ottenere: la narrativa adottata dal maestro per un giorno è quella soft, da amica del cuore, dai toni color confetto, condita da alcune opportune lacrime.
Non accettare le caramelle dagli sconosciuti è un consiglio sempre valido, ma in questo caso sono stati i genitori, entusiasti - a dire di Luxuria - della sua lezione, a consigliare di prenderle.
Tommaso Scandroglio
Sesso, ecologia e rock: il Vangelo secondo Adriano
Sesso più o meno ogni tre minuti nel cartoon che segna il ritorno sul grande schermo del Molleggiato. E' la religiosità alla Celentano che salva poco del mondo moderno, tranne l’ecologia, il rock e il sesso.
Sesso «più o meno ogni tre minuti», scrive Francesco Prisco su «Il Sole 24ore». E che c’è da stupirsi, visto che i disegni del cartoon  Adrian sono di Milo Manara? Il quale è un fumettista cult non tanto perché è bravo (di bravi in Italia ne abbiamo parecchi) quanto per la sua predilezione per l’eros.
Quando, dopo mesi di battage pubblicitario anticipatorio, ho realizzato che la produzione aveva ingaggiato lui, ho subito capito come sarebbe andata a finire. Leggo che sono stati impiegati mille animatori. Ma come, nell’era del computer i disegni vengono ancora animati a mano come nel disneyano Biancaneve del 1935? Boh.
Certo, lo sforzo deve essere stato non di poco conto: Vincenzo Cerami alla sceneggiatura, gli allievi della Scuola (di scrittura creativa) Holden di Baricco, musiche di Nicola Piovani (premio Oscar), cento tecnici, ben undici anni di gestazione. Per poi farsi subissare dalla fiction di Rai1 La compagnia del cigno (con meno sesso, però ce n’è) e dallo stantio Ultimo tango a Parigi su Rai2 (col sesso al burro)? Per il resto, le celentanate ci sono tutte, dalla Via Gluck al Mondo in mi7.
Nell’anno 2068, centenario significativo, il protagonista fa il vendicatore e/o il giustiziere con tanto di fisico palestrato. La vocazione messianica già evidenziata nel film Joan Lui, in cui Celentano fa il messia ritornato sulla terra nel 1985, trovando che il suo sacrificio non è servito a niente. La Milano cupa e grigia e cementificata di un altro suo film, Yuppi du, di dieci anni prima. Il sesso come rifugio in un mondo disumanizzato dalla tecnologia («…un calcio alla tivù / solo io, solo tu / soli, le briciole nel letto…»).
E poi il consumismo, i rifiuti, un regime plumbeo, eccetera. Nel pre-cartoon c’è un’Arca di Noè (ma il copyright era di Sergio Endrigo, che la cantò a Sanremo insieme a un’improbabile Iva Zanicchi), un Bar Chiesa sullo sfondo, due comici  vestiti da frati. Insomma, Celentano c’è tutto, ed è giusto che sia così visto che si parla di lui.
Fu il primo Vip dello spettacolo italiano a convertirsi a un cattolicesimo più intenso, e la cosa ai suoi tempi fece scalpore. In tempi recenti plaudì alla novità rappresentata da papa Francesco ma nel 2017 lo bacchettò per il di lui scetticismo su Medjugorje. Tuttavia, anni fa, durante un suo show televisivo con tanto di ballerine scosciate, rispose alla telefonata di un telespettatore che avanzava qualche riserva sul mix religione&ballerine che aveva visto/udito in diretta.
Lui rispose, coerentemente, pressappoco così: «Anche le belle ragazze le ha fatte il Signore, perché non si devono guardare?». Coerentemente, sì, con una religiosità alla Celentano che salva poco del mondo moderno, tranne l’ecologia, il rock e il sesso. Il suo direttore spirituale, all’epoca della conversione, era il famoso padre Ugolino, da poco scomparso, che faceva apostolato tra i Vip dello spettacolo.
Fu una direzione insufficiente o era il diretto il problema? Ai posteri l’ardua sentenza. Eh, un tempo i convertiti andavano a chiudersi in qualche monastero di clausura o si imponevano penitenze asperrime. Oggi è diverso, a quanto pare, e bisogna accettare, tanto per restare in tema, quel che passa il convento.
Come ricorda «Il Sole 24ore», nel 1968 (il cartoon è ambientato nel centenario) Celentano cantava «Tre passi avanti e crolla il mondo beat / una meteora che fila e se ne va». Un verso di questa canzone diceva: «…resta pulita come tu sei / quando arrossivi nel guardare gli occhi miei…». Sono passati cinquant’anni e la previsione si è rivelata farlocca.
Se può consolarci, nello stesso periodo anche il francese Johnny Halliday disquisiva in musica su «capelli lunghi, idee corte». Prisco: «Non che l’81enne ex Ragazzo della via Gluck in 60 anni di carriera di passi falsi non ne abbia mai fatti, anzi». Vabbè, come dice Bennato, sono solo canzonette…
Rino Cammilleri

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