Preti che molestano le suore
Le religiose che hanno subìto abusi sessuali dai prelati esistono e non sono poche. Ma meglio evitare di convocare un Sinodo su questo tema
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Chiamo il monsignore di curia per farmi spiegare com’è la storia delle suore molestate o abusate sessualmente da preti e vescovi. Il Papa ne ha parlato ai giornalisti sull’aereo che lo riportava in Italia da Abu Dhabi.
“È vero, dentro la chiesa ci sono stati dei chierici, dei sacerdoti e anche dei vescovi che l'hanno fatto. E credo che si faccia ancora”. Beh, una denuncia non da poco, vero? “Sì, ma non è mica una novità. In India un vescovo è sotto processo perché accusato di aver stuprato più volte una suora. Il Papa ha detto a braccio, conversando tra amici, quel che si sa. Francamente non capisco lo stupore un po’ apocalittico. Il Santo Padre ha addirittura ricordato che il cardinale Ratzinger si impegnò a lungo, tra gli anni Ottanta e Novanta, per debellare il fenomeno, scontrandosi però con certe e ben note resistenze”.
Va bene, ma quanto è diffuso il fenomeno? Mi sembra molto da novella boccaccesca questa storia delle suore molestate da pretoni affamati. Il monsignore ride e mi invita per una tisana nei prossimi giorni: “Sapesse quante se ne ne sentono!”. Comunque, “in occidente no, ma in Asia e soprattutto in Africa è una piaga. Sacerdoti e perfino vescovi, in particolare nelle zone subsahariane, fanno queste cose. Hanno una visione un po’ strana del celibato e soprattutto di cosa sia il peccato. Statistiche certe non ve ne sono, ma il problema esiste ed è serio. Solo che regna l’omertà e spesso le religiose temono di essere additate come colpevoli d’aver tentato il pio chierico e quindi condannate dalla morale locale”. La soluzione, qual è? “Indagare e punire, ma eviterei di convocare sinodi o assemblee su questa materia. Sarebbero inutili”.
Si entra nella fase delicata del pontificato, servono i fedelissimi alla comunicazione. “Sbagliare non si può”
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Caro Monsignore, mi spiega cosa sta succedendo alla comunicazione vaticana? Il vescovo, espertissimo di media e cose del genere – “Ma non amo i social, non li capisco, fanno solo danni” – mi riceve a casa sua. Appartamento enorme, arredamento retrò anche se la biblioteca è moderna, con quel tavolone bianco a dominare la stanza. “Siamo entrati in una fase decisiva del pontificato, con questa riunione sulla lotta agli abusi in programma a febbraio non ci si possono permettere errori. Neanche uno”. Altrimenti? “Sarebbe una tragedia, come uno tsunami mortifero dal quale sarebbe impossibile scappare”. Non le sembra di esagerare un tantino? “No. Abbiamo visto cosa è accaduto con le parole del Papa a braccio in Cile, l’effetto è stato devastante e non ci siamo ancora ripresi. Allora è necessario dotare la struttura della comunicazione di persone fidatissime, capaci, scafate e che ben conoscono queste stanze”.
Obietto: intanto si sono dimessi i capi della Sala stampa, è stato congedato il direttore dell’Osservatore Romano, è arrivato un direttore editoriale che controllerà tutto. “Ovvio, non si poteva fare altrimenti, anche se si dà l’idea di un fortino che tira su i ponti levatoi, arroccandosi sempre più su se stesso. I nominati sono tutte figure rispettabilissime, ma indubbiamente connotate per un sostegno senza se e senza ma all'attuale corso. Dissenso nullo, anche su aspetti puramente laterali. E’ un segno dei tempi, mi dia retta. La grande battaglia sta arrivando ed è bene prepararsi”.
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