ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 17 febbraio 2019

Le astuzie del male

NON SI SCHERZA CON SATANA


Non si scherza con certe cose. L'incauta Virginia Raffaele e la ripetuta "invocazione satanica" dal palco della maggiore manifestazione canora nazionale? Mai aprire incautamente "certe porte" che dovrebbero rimanere ben chiuse! 
di Francesco Lamendola  

http://www.accademianuovaitalia.it/images/gif/000-TRISNUOVO/0-62-DIAVOLO-AFORISMA.gif
  
Nell’edizione del 2019 del Festival di Sanremo la comica Virginia Raffaele ha fatto una spietata parodia della canzone Mamma di Beniamino Gigli, ridicolizzandola e suggerendo, con la voce e con la mimica, che gli italiani di allora erano dei poveri sciocchi perché dedicavano le canzoni agli affetti familiari, mentre adesso, vuoi mettere, si son liberati del complesso di Edipo e finalmente assomigliano un poco di più (perché la pietra del paragone, inutile girarci attorno, è sempre costituita da quelli che ci hanno vinti nella Seconda guerra mondiale) agli efficienti e disinvolti anglosassoni. 

Si muoveva come un manichino, s’inceppava con le parole e ripeteva la stessa strofa più volte, per imitare il disco in vinile che s’incanta nei solchi ostruiti dalla polvere e dall’usura del tempo, il tutto spostando l’attenzione del pubblico dalla bellezza di quella canzone al ridicolo della sua interpretazione parodistica, che enfatizzava volutamene ed esageratamente le sbavature retoriche. 
Alla fine, non paga di questa dissacrazione, la Raffaele si è bloccata sulle ultime parole e girando su se stessa, come una macchina impazzita, ha ripetuto distintamente, anche se con voce alterata e quasi irriconoscibile, per cinque volte, il nome di Satana. Di fatto, il pubblico stupito e perplesso ha assistito a una ripetuta invocazione satanica, dal palco della maggiore manifestazione canora nazionale; esibizione subito coronata dal solito diluvio di applausi e complimenti, come se si fosse trattato della cosa più logica e naturale del mondo. Di fatto, è impossibile trovare una qualsiasi connessione logica fra il resto dello sketch e quella ripetizione del nome del principe dei demoni: non c’è, puramente e semplicemente. Pertanto è inutile che la gente si sforzi di trovarla e di dare un senso all’intera scena: l’unica possibile conclusione è che gli autori della sceneggiatura hanno voluto cogliere un’occasione qualsiasi affinché venisse invocato il nome di Satana, il che, nel linguaggio delle sette demoniache, ha un significati ben preciso, quello di porre tutti i presenti sotto la sua “protezione” e di offrirgli le intenzioni dell’intera assemblea, esattamente come si fa con il Dio cristiano, quando si invoca il Suo nome nel corso di una cerimonia sacra e in particolare nel Sacrificio della santa Messa. Ma anche il Diavolo, come si sa, ha i suoi riti e le sue messe: messe alla rovescia, messe nere. E quelli che le praticano sono, talvolta, dei poveri incoscienti desiderosi di rompere la noia delle loro grigie esistenze, ma sono anche, in certi casi, delle persone che sanno molto bene quel che stanno facendo, che seguono delle procedure ben precise e che non considerano affatto il culto del Diavolo come se fosse un gioco.

0 GALLERY diavolo
Non si scherza con certe cose !

L’italiota benpensante, neoilluminista e neoscientista, insorgerà prontamente davanti a queste asserzioni e si straccerà le vesti, dicendo che noi vogliamo cercare a tutti i costi il marcio anche dove non c’è, e che, pur di fare del sensazionalismo, siamo pronti a trasformare una innocente scenetta televisiva in un sinistro rituale demoniaco e una trovata comica in un’invocazione satanica; oppure, peggio ancora, che siamo afflitti dalla grave patologia del complottismo, per cui vediamo congiure dappertutto, e che avremmo bisogno di una bella visita psichiatrica. Benissimo: quei signori non rischiano nulla, perché tutto l’insieme della cultura moderna sta dalla loro parte, mentre a sollevare qualche dubbio sono solo quelle persone che, dal punto di vista culturale, appaiono sorpassate ed emarginate, come residui di un tempo oscuro, che la nostra splendida società tecnologica si è lasciato fortunatamente alle spalle. La forza, o meglio l’arroganza, di questa cultura, coltivata da divulgatori come gli Angela padre e figlio o come Massimo Polidoro e il defunto Umberto Eco, sta solo nel fatto che è perfettamente allineata con il sentire dell’uomo moderno; ma tutta la faccenda assume un’altra prospettiva se ci si chiede chi sia l’uomo moderno, quali strumenti lo abbiano formato. Si scoprirà allora che il cosiddetto uomo moderno è il risultato di un lavaggio del cervello che i poteri forti, quelli della finanza soprattutto, hanno esercitato lungamente su di lui, attraverso il monopolio dei mezzi d’informazione e degli strumenti della cultura, scuole e università in primo luogo: pertanto, non è affatto strano che egli consideri con scetticismo e irrisione anche solo il sospetto che il principe delle tenebre esista, e che sia responsabile di sofferenze indicibili per molti uomini e donne; e che invocarlo nel contesto di un evento di musica leggera non sia, forse, la cosa più intelligente da fare, a meno che si abbiano delle finalità inconfessabili.
Attenzione: non stiano affatto dicendo che Virginia Raffaele sia una satanista, o che si sia posta consapevolmente al servizio di una congrega di satanisti. Stiamo ipotizzando che tutti quelli che si prestano a operazioni come quella della scenetta da lei interpretata, sono parte di un disegno enormemente più ampio, del quale essi non sospettano neppure l’esistenza. Così come non erano al corrente di nulla le centinaia di figuranti del raccapricciante spettacolo, durato ore e ore, che ha accompagnato l’inaugurazione del tunnel del Gottardo, nel giugno 2016, alla presenza di capi di Stato e di governo, e che è stato, con tutta evidenza, una consacrazione del traforo al Diavolo (noi, comunque, non vorremmo essere al posto di quei giovanotti e di quelle ragazze, che il narcisismo e la superficialità hanno spinto a prestarsi ad una manifestazione che di artistico non aveva nulla, e di maligno aveva, invece, anche troppo). E così come pensiamo fossero all’oscuro del vero significato dell’opera gli operai che hanno realizzato il massonico e inquietante aeroporto internazionale di Denver, in Colorado (sta di fatto che Luis Jimenez, l’artista che ha scolpito il demoniaco cavallo di bronzo, alto dici metri, con gli occhi infuocati, è rimasto ucciso a causa dalla caduta della testa dell’animale, proprio mentre terminava la sua sinistra opera: perché il Diavolo paga sempre i suoi servitori). E a quelli che sorridono ironicamente di simili indizi, e che scuotono la testa quando si parla di possessioni e di esorcismi, non abbiamo nulla da dire: inutile discutere con loro. Vale invece la pena di mettere in guardia le molte persone in buona fede che si accostano, per curiosità malsana, al mondo dell’occulto, e in particolare al satanismo: attenzione, state scherzando col fuoco. Voi credete, quando sedete alle sedute spiritiche o mentre giocate con le tavolette ouija, d’interrogare gli “spiriti”, ma la realtà è che voi non avete la minima idea di chi state evocando; se lo sapeste, crediamo che morireste di paura.

http://www.accademianuovaitalia.it/images/Foto-sfumate/00-diavoli-satanici.jpg
L'incauta Virginia Raffaele e la ripetuta "invocazione satanica" dal palco della maggiore manifestazione canora nazionale? Mai aprire incautamente "certe porte" che dovrebbero rimanere ben chiuse!

Non si scherza con certe cose
 di Francesco Lamendola


 continua su:

L’ATTRATTIVITA’ DEL MALE

L'umiltà del male? Colpisce l’incapacità contemporanea, di cogliere il legame tra ciò che si afferma e la tensione alla trascendenza "negata con ostinazione" relegata tra le astuzie del male per assicurarsi il potere sugli uomini 
di Roberto Pecchioli  


0 sigillo schacchi 19

Franco Cassano è un sociologo importante, la cui formazione filosofica è testimoniata dagli esordi come docente di filosofia del diritto. Il suo Pensiero Meridiano, scritto alla metà degli anni 90, è un’opera di notevole rilievo. Le sue successive prestazioni di pensatore, tuttavia, non sono all’altezza del libro che lo ha reso famoso. In particolare, siamo rimasti assai delusi dall’ Umiltà del male, saggio breve pubblicato nel 2011. La tesi di Cassano è singolare: nella partita contro il bene, il male parte sempre in vantaggio grazie all’uso di una virtù, l’umiltà, intesa come capacità di conoscere l’animo umano, confidenza antica con la sua fragilità. Il bene, in questa visione, sarebbe sconfitto per la sua urgenza di giudicare e misurare l’essere sul metro del dover essere, che lo indurrebbe “a guardare con impazienza chi rimane indietro (…) Il male approfitta della distrazione o della boria del bene per mettere le tende e costruire alleanze”.
Tesi suggestiva e in qualche misura autocritica allorché attacca il “perfettismo”, il suprematismo etico di coloro – la parte culturale e politica dell’intellettuale barese di ascendenza marxista con un recente passato di senatore del PD – che stanno sempre dalla parte della ragione, del bene, del “progresso”. Per il resto, dissentiamo nettamente dall’enunciato di Cassano. Il male può essere insidioso, suadente, persino banale e burocratico, come dimostrò Hannah Arendt, è certamente attrattivo, seducente, ma è tutt’altro che umile. Anzi, è sicuro di se stesso, altero, deciso a conquistare ogni metro del terreno. Lusinga, conquista senza apparente fatica. La sua attrazione è divenuta esclusiva per assenza di contraddittorio. Vince per rinuncia, il bene si è nascosto, non crede più a stesso.  
Il limite dell’Umiltà del male ci sembra di natura filosofica e, se ci si passa il termine, epistemologica. Pur nell’ambito di un saggio breve, occorre definire ciò di cui si parla. E’ facile rintracciare l’idea di male di Cassano nel totalitarismo, con deboli prese di distanza da quello di radice marxista, ma è assai complesso scoprire che cosa intenda per bene.  Sembra identificarlo con un’equivoca “emancipazione”, che dà il titolo a un denso capitolo. Sulle piste del francofortesi, specie di Adorno, lamenta che l’emancipazione sia rallentata dalla debolezza dell’uomo ed esponga i suoi seguaci “alla tentazione di una pedagogia autoritaria”.

http://www.accademianuovaitalia.it/images/00-9CARTOLINE/00-LANG_PSICHIATRA.jpg
Il male, rinchiuso nella gabbia materiale, non è affatto umile, né conosce l’uomo meglio del bene. E’ più attraente, più facile, più comodo. Per questo va tenuto a freno con un’idea elevata del bene, un modello alto di virtù, un desiderio di innalzarsi: e si alimenta della scintilla divina presente, se la si vuole scoprire, in ogni uomo !

L’ATTRATTIVITA’ DEL MALE

di Roberto Pechioli

 continua su:

2 commenti:

  1. Io,invece,ci vedo un messaggio ben preciso e voluto anche da colei che lo ha nominato nel suo sketch:a parte che per recitare quella parodia avranno dovuto fare diverse prove,possibile che la suddetta non abbia trovato un pò strano invocare un nome che oggi nemmeno più nelle nostre chiese sentiamo più citare??Non si sarà chiesta come mai viene inserito tale "nome"in un contesto del tutto inappropriato??Visto il risultato finale con polemiche ed esaltazioni dell'integrazione che porta a vincere il festival,non è lecito affermare che è stato reso omaggio al"gran maestro"che"appare"in frac agli "eletti"del 33°grado che sta guidando le varie nazioni alla costituzione di un nuovo ordine mondiale,di cui lui ne sarà il sovrano???Non è forse un fatto evidente che anche gli uomini/donne di spettacolo,per quanto bravi/e possono essere,è al principe delle tenebre che devono rendere omaggio,per poter aver successo e restare sul palcoscenico???

    RispondiElimina
  2. Sono d'accordo in tutto. La prudenza non è mai troppa.

    RispondiElimina

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.