La fede nel Vangelo è la fede in una verità perenne perché è la fede in Cristo che è la "verità". E' una cosa seria, terribilmente seria che riguarda le persone serie: i superficiali, gli ignavi e i pagliacci ne sono dispensati
di Francesco Lamendola
Una possibile chiave di lettura, fra le tante, per cercar di comprendere la crisi impressionante che travaglia la Chiesa ai nostri giorni, una crisi quale mai si era veduta in passato per il fatto di essere partita e continuamente alimentata dal suo interno, dal clero e dai teologi, e coordinata dal papa stesso, o meglio da colui che si fa chiamare papa, ma che è stato eletto, ovviamente in modo illecito e invalido, al preciso scopo di darle il colpo di grazia, risiede nella generale tendenza degli uomini d’oggi, e quindi anche dei sacerdoti e dei credenti, a prendere ogni cosa con una certa dose di leggerezza e una frequente, sostanziale mancanza di serietà.
Esistono molte attenuanti, se non proprio giustificazioni, ad una simile deriva di tipo psicologico e spirituale, prima ancora che etico. Innanzitutto,l’uomo moderno si muove in una società “liquida”, in cui valori, certezze e punti di riferimento sembrano essere spariti e, in ogni caso, si avvicendano con sconcertante frequenza e disinvoltura. In secondo luogo, egli stesso sembra avere smarrito la propria coesione interiore, l‘unità della propria coscienza: non si sente, lui per primo, un “io”, anche se la sua malattia spirituale, giudicata dall’esterno, è innanzitutto una ipertrofia dell’Io (ma dell’Io gretto e meschino che nasce dalle brame disordinate, non dall’Io come unità e coesione interiore). C’è tutta una letteratura su questo aspetto, da Pirandello a Joyce, e la psicanalisi ha contribuito in maniera determinante a rendere normale la percezione di una tale spaccatura, che giunge sovente alla completa disgregazione. Ora, è chiaro che, se non esiste più un Io chiaro e coeso, pienamente cosciente di sé e dei suoi atti, non esiste più nemmeno una vera e propria responsabilità individuale.
Gesù è sempre chiarissimo: non vi sono ambiguità nel Vangelo! La fede nel Vangelo è una cosa seria, terribilmente seria, e riguarda le persone serie. I superficiali, i pusillanimi, gli ignavi, i pagliacci, ne sono dispensati. La fede nel Vangelo è la fede in una verità perenne, perché è la fede in Cristo, che è la verità!
È la tesi del dramma pirandelliano Non si sa come, ma è anche il motivo conduttore della “filosofia” di Svevo, e, poi, degli esistenzialisti come Sartre: le cose accadono, non si sa bene come; dunque anche il male accade, non c’è qualcuno che lo compie, non c’è qualcuno che lo sceglie. In terzo luogo, così come sembra essersi dissolto l’Io, così sembra essersi dissolta anche un’istanza superiore, oggettiva, assoluta, che possa fungere da criterio di verità; anzi, sembra essere svanita la verità stessa, o almeno l’idea della verità: nessuno la ritiene più possibile, nessuno la mette più all’ordine del giorno. Siamo in pieno relativismo, ciascuno ha la sua verità e se la tiene stretta, come fosse uno dei “sacri” diritti dell’uomo e del cittadino, e guai a chi gliela tocca. Inutile precisare che, in un mondo ove ciascuno possiede e si tiene stretta la propria verità, il minimo che possa accadere è una lotta continua, incessante, di tutti contro tutti, essendo ciascuno impegnato ad affermare il proprio punto di vista contro quelli degli altri, i propri diritti contro quelli degli altri, le proprie certezze contro quelle degli altri. Ma chi può stabilire cosa è vero, cosa è giusto, cosa è buono in assoluto, in una società che ha dichiarato guerra ai concetti generali del vero, del giusto e del buono? Che guarda con sospetto, diffidenza e persino odio a chiunque osi tentare un simile discorso, contro chiunque provi anche soltanto a introdurre questo tema in una discussione, in un libro, in un film, in un programma televisivo? Subito scatta in piedi un coro di urla e d’improperi, subito una folla di piccoli uomini, ottusi e rancorosi, si scagliano contro il malcapitato, accusandolo di presunzione, di arroganza, di totalitarismo, di fascismo e di chissà che altro. Abolita per legge la verità, abolite per decreto la giustizia e la bontà. A decidere se una cosa è vera, o giusta, o buona, basta e avanza la coscienza individuale. Abbiamo sentito perfino il signore che si fa chiamare papa, dire, in una delle sue prime interviste, uno sproposito così madornale. Ecco, bisognava capire allora chi è costui e cosa sta cercando di fare; bisognava insorgere subito, metterlo alle strette, fargli confessare chi è realmente e quali sono i suoi oscuri disegni, lo scellerato lavoro che è stato chiamato a compiere. Non è nemmeno pensabile che un vero papa possa dire che la verità assoluta non esiste e che per sapere cosa è giusto basta la coscienza soggettiva di ciascuno. Tanto vale dire che Gesù Cristo è venuto sulla terra per fare il turista, ma che avrebbe potuto benissimo risparmiarsi la fatica, e ovviamente anche la Passione e la Morte sulla croce, nonché la Resurrezione. Tanto, a cosa è servito? Non è Cristo la verità, per codesti cattolici moderni, ma la verità è ciò che detta il proprio cuore. Bellissimo: sa tanto di facili emozioni, di film hollywoodiano, di Baci Perugina. Però non c’entra nulla col Vangelo, non c’entra nulla col cattolicesimo.
“Magistero” non è qualsiasi cosa esca dalla bocca del papa: questa è una interpretazione sciocca e banale del dogma della infallibilità papale. Il papa è infallibile quando parla, in forma solenne, di verità della fede; ma prima di tutto, naturalmente, bisogna vedere se si tratta veramente del papa!
La fede nel Vangelo è una cosa seria, terribilmente seria, e riguarda le persone serie. I superficiali, i pusillanimi, gli ignavi, i pagliacci, ne sono dispensati. La fede nel Vangelo è la fede in una verità perenne, perché è la fede in Cristo, che è la verità. Non ne esistono altre all’infuori di questa; soprattutto, non ne esistono altre che escludano questa (mentre sappiamo cosa ha detto Bergoglio delle altre religioni). Tutte le verità parziali convergono verso un’unica verità centrale, Cristo; se così non accade, allora vuol dire che siamo in presenza non di verità, ma di menzogne. I nemici del Vangelo, gli ignavi, i pusillanimi, i furbi, a partire da un certo momento – diciamo pure da quale momento: dal Concilio Vaticano II – hanno assunto l’astuzia di dire che la verità, certo, è perenne, ma che il modo di penetrarla e il modo di annunciarla si possono e si devono approfondire, si devono aggiornare, si devono rendere conformi alla mentalità del nostro tempo. Misero gioco di parole: la verità perenne non si aggiorna e non si conforma alla mentalità moderna, anche per l’ottima ragione che la mentalità moderna è, per definizione, irreligiosa e anticristiana. Il fatto è che, con la scusa dell’aggiornamento e col cavallo di Troia dell’approfondimento, quei signori avevano di mira la verità in se stessa, cioè volevano cambiare la dottrina. E ci stanno riuscendo. Ormai le cose sono giunte a un punto tale di confusione, che il signore argentino può svegliarsi una mattina e dire una cosa in totale contrasto con la Verità perenne, e subito dopo dire, non si sa se con maggiore impudenza o ignoranza: Questo è magistero!, mostrando di non sapere nemmeno cosa sia il Magistero, o di ritenere talmente stupidi i suoi interlocutori, da non capire la differenza fra il vero Magistero e le balorde e sovente blasfeme esternazioni di un signore che i suoi superiori non ritenevano degno neppure di fare il vescovo, figuriamoci il papa. “Magistero” non è qualsiasi cosa esca dalla bocca del papa: questa è una interpretazione sciocca e banale del dogma della infallibilità papale. Il papa è infallibile quando parla, in forma solenne, di verità della fede; ma prima di tutto, naturalmente, bisogna vedere se si tratta veramente del papa. E tutto quel che sappiamo delle dimissioni di Benedetto XVI e della elezione di Francesco fa pensare che quest’ultimo non sia papa, ma si faccia passare abusivamente per tale, mentre è solo un agente della dissoluzione, messo sul seggio di san Pietro al preciso scopo di demolire la fede e di gettare la Chiesa nel caos più completo – cosa che sta facendo con zelo esemplare.
Nel circo "Bergoglio" chi può stabilire cosa è vero, cosa è giusto, cosa è buono in assoluto, in una società poi, che ha dichiarato guerra ai concetti generali del vero, del giusto e del buono? La verità perenne non si aggiorna e non si conforma alla mentalità moderna, anche per l’ottima ragione che la mentalità moderna è, per definizione, irreligiosa e anticristiana!
A favore delle eresie e delle bestemmie che costui spaccia, da sei anni, per Magistero, e di tutte le altre eresie e bestemmie che centinaia di vescovi e sacerdoti fanno e dicono nelle loro diocesi e nelle loro parrocchie, protetti e incoraggiati da questi indegni personaggi e da questo clima di anarchismo, e peggio, gioca una tendenza dei cattolici moderni, quella che li accomuna, purtroppo, alla mentalità del mondo: la mancanza di serietà. Una persona poco seria, che prende le cose alla leggera, non si fa problemi se oggi accetta come vera una cosa, e domani accetta che quella cosa venga sostituita da un’altra verità, solo perché gli viene detto che così qualcuno ha deciso, oppure, più spesso, solo perché la cosa nuova è entrata nell’uso, non si sa come, non si sa per volontà di chi, e ha sostituito silenziosamente, tacitamente la vecchia. Ma qui stiamo parlando della verità, della Verità con la lettera maiuscola.Facciamo un esempio pratico. A un bambino è stato insegnato, cinquant’anni fa, che Lutero ha spaccato la Chiesa con una gravissima eresia e con il relativo scisma, e che ha traviato milioni di credenti con delle false dottrine, che intaccano al cuore la verità del Vangelo. Quel bambino è cresciuto, ha studiato, ha riflettuto, ed è giunto a confermare, in piena maturità, quell’insegnamento che aveva ricevuto da piccolo. Ora vede un signore, che si fa chiamare papa, il quale celebra i cinquecento anni dalla Riforma luterana come una fausta ricorrenza; lo vede partecipare a una specie di messa insieme ad un pastore luterano; vede monsignor Galantino affermare che la Riforma di Lutero è stata un dono dello Spirito Santo; e vede le Poste Vaticane emettere un francobollo commemorativo di quell’evento del 1517, con un Cristo in croce, ai piedi della quale ci sono Lutero e Melantone, ma non la Madonna e San Giovanni. Ora quel cattolico si domanda se quel che gli avevano insegnato fosse un sogno, o uno scherzo; se sia possibile affermare una cosa nel 1965, e una cosa completamente diversa nel 2017, e sostenere che la dottrina è sempre quella, che la Verità non è cambiata. Una persona che possiede un minimo di serietà non accetta un simile voltafaccia: semplicemente, si rifiuta di comportarsi come un militante comunista del 1939, che, davanti al patto Moltov-Ribbentrop, si sente dire dagli organi superiori del suo partito: Contrordine, compagni! Ora il nostro nemico sono gli Stati democratici, e il nostro alleato è Adolf Hitler! C’è un limite a tutto; c’è anche un limite all’indecenza. Una persona seria e dignitosa, che abbia rispetto di se stessa e degli altri, non si piega a far da banderuola, assecondando qualsiasi vento soffi dall’alto. E questo è tanto più vero se quella persona è un cattolico, e la verità di cui si sta parlando è la verità del Vangelo, cioè una verità assoluta. Nessuna astuzia e nessuna contorsione verbale riuscirà mai a far passare per buona una cosa del genere.
Sacralità del matrimonio? è da sei anni che Bergoglio spaccia eresie e bestemmie per "Magistero"in un clima di totale anarchismo della liturgia, e peggio, gioca una tendenza dei cattolici moderni, quella che li accomuna, purtroppo, alla mentalità del mondo: la mancanza di serietà!
Ma la fede è una cosa seria, per persone serie
di Francesco Lamendola
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