Ecco i piani dell'offensiva Ong
Un patto d'acciaio ha riunito un piccolo esercito di navi. Il ruolo di Alarm Phone. E le ambiguità sui "salvataggi"
Un patto d'acciaio ha riunito un piccolo esercito di navi. Il ruolo di Alarm Phone. E le ambiguità sui "salvataggi"
Le Ong talebane dell'accoglienza hanno scatenato l'offensiva. «É un piano coordinato per metterci in difficoltà durante l'estate, quando sono fisiologici gli aumenti delle partenze dalla Libia» ha rivelato una fonte del Giornale in prima linea sul fronte del mare.
Queste le «prove» dell'offensiva coordinata e studiata da tempo.
Le Ong talebane dell'accoglienza hanno scatenato l'offensiva. «É un piano coordinato per metterci in difficoltà durante l'estate, quando sono fisiologici gli aumenti delle partenze dalla Libia» ha rivelato una fonte del Giornale in prima linea sul fronte del mare.
Queste le «prove» dell'offensiva coordinata e studiata da tempo.
LA «SANTA» ALLEANZA DELLE ONG
Il 23 novembre Oscar Camps, fondatore di Open arms, Giorgia Linardi, portavoce di Sea watch, Erasmo Palazzotto, deputato di Liberi e uguali, in veste di rappresentante di Mediterranea, la costola italiana dei talebani dell'accoglienza, organizzano una conferenza stampa a Barcellona. E annunciano la formazione di «United4Med», un patto d'acciaio fra le Ong estremiste. Alessandro Metz, armatore di Mare Jonio, una delle navi poi finita sotto sequestro, spiega bene di cosa si tratta: «Un'alleanza che nel momento in cui si voleva desertificare il Mar Mediterraneo mette in moto una flotta solidale europea».
Il 23 novembre Oscar Camps, fondatore di Open arms, Giorgia Linardi, portavoce di Sea watch, Erasmo Palazzotto, deputato di Liberi e uguali, in veste di rappresentante di Mediterranea, la costola italiana dei talebani dell'accoglienza, organizzano una conferenza stampa a Barcellona. E annunciano la formazione di «United4Med», un patto d'acciaio fra le Ong estremiste. Alessandro Metz, armatore di Mare Jonio, una delle navi poi finita sotto sequestro, spiega bene di cosa si tratta: «Un'alleanza che nel momento in cui si voleva desertificare il Mar Mediterraneo mette in moto una flotta solidale europea».
IL CENTRALINO PER I MIGRANTI
Alarm phone, il centralino dei migranti, che risponde ad un numero francese, riceve le telefonata dai gommoni con i satellitari, quasi sempre in mano agli scafisti. I due velivoli di ricognizioni Colibrì e Moonbird decollano da Lampedusa e sorvolano i migranti segnalandoli alla nave «umanitaria» più vicina. Se stanno arrivando le motovedette libiche vengono lanciati i Rhib, i gommoni veloci, per arrivare prima.
Alarm phone, il centralino dei migranti, che risponde ad un numero francese, riceve le telefonata dai gommoni con i satellitari, quasi sempre in mano agli scafisti. I due velivoli di ricognizioni Colibrì e Moonbird decollano da Lampedusa e sorvolano i migranti segnalandoli alla nave «umanitaria» più vicina. Se stanno arrivando le motovedette libiche vengono lanciati i Rhib, i gommoni veloci, per arrivare prima.
GOMMONI IN BUONE CONDIZIONI
«Noi li abbiamo trovati su un gommone, che in realtà era in buone condizioni. Il problema è stato che ci trovavamo in zona libica e i libici stavano arrivando a prenderli, quindi immediatamente li abbiamo caricati sulla barca e siamo partiti». Queste parole, riferite ai migranti, sono state pronunciate su SkyTg24 da Giulia Berberi, medico a bordo della barca a vela, Alex, di Mediterranea. Carola Rackete di Sea watch è indagata per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e anche il «soccorso» della Alan Kurdi è sospetto.
«Noi li abbiamo trovati su un gommone, che in realtà era in buone condizioni. Il problema è stato che ci trovavamo in zona libica e i libici stavano arrivando a prenderli, quindi immediatamente li abbiamo caricati sulla barca e siamo partiti». Queste parole, riferite ai migranti, sono state pronunciate su SkyTg24 da Giulia Berberi, medico a bordo della barca a vela, Alex, di Mediterranea. Carola Rackete di Sea watch è indagata per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e anche il «soccorso» della Alan Kurdi è sospetto.
LE NAVI GIÀ PRONTE
Open arms, la nave dell'omonima Ong spagnola, è pronta a recuperare migranti. Ieri pomeriggio si trovava all'altezza del porto tunisino di Sfax a metà strada verso le coste libiche. Il 29 giugno, poche ore dopo il sequestro di Sea watch la nave spagnola è stata la prima a muoversi salpando da Napoli dove era ospite del sindaco Luigi De Magistris. Da ovest stava arrivando come «rimpiazzo» l'Alan Kurdi di Sea eye.
Open arms, la nave dell'omonima Ong spagnola, è pronta a recuperare migranti. Ieri pomeriggio si trovava all'altezza del porto tunisino di Sfax a metà strada verso le coste libiche. Il 29 giugno, poche ore dopo il sequestro di Sea watch la nave spagnola è stata la prima a muoversi salpando da Napoli dove era ospite del sindaco Luigi De Magistris. Da ovest stava arrivando come «rimpiazzo» l'Alan Kurdi di Sea eye.
LA ROTTA VERSO L'ITALIA
L'Alan Kurdi, battente bandiera tedesca, venerdì mattina ha recuperato 65 migranti a 34 miglia dalla Libia. E il giorno dopo era già di fronte a Lampedusa. La Tunisia, il paese più vicino, non viene ostinatamente considerata porto sicuro. L'ex ammiraglio Fabio Caffio, esperto di diritto marittimo, ribadisce: «La Tunisia non vuole farsi coinvolgere, ma è un porto sicuro. Si tratta di un paese evoluto, che rispetta i requisiti dello stato di diritto». Pure Malta viene bypassata. La decisione di puntare sempre sull'Italia è chiaramente politica.
L'Alan Kurdi, battente bandiera tedesca, venerdì mattina ha recuperato 65 migranti a 34 miglia dalla Libia. E il giorno dopo era già di fronte a Lampedusa. La Tunisia, il paese più vicino, non viene ostinatamente considerata porto sicuro. L'ex ammiraglio Fabio Caffio, esperto di diritto marittimo, ribadisce: «La Tunisia non vuole farsi coinvolgere, ma è un porto sicuro. Si tratta di un paese evoluto, che rispetta i requisiti dello stato di diritto». Pure Malta viene bypassata. La decisione di puntare sempre sull'Italia è chiaramente politica.
FINANZIAMENTI E POLITICA
Fra i fondatori dell'Ong tedesca Sea eye spicca la Chiesa evangelica tedesca. Le chiese protestanti in Germania finanziano anche Sea watch con almeno 262.435 per l'aereo Moonbird. Il presidente della Chiesa evangelica, Heinrich Bedford-Stroh, ex tesserato del partito Social democratico tedesco, ha stretto un patto con il sindaco di Palermo Leoluca Orlando a favore delle Ong estremiste. Orlando è uno degli sponsor di Mediterranea, armatore della barca Alex, assieme a De Magistris.
Fra i fondatori dell'Ong tedesca Sea eye spicca la Chiesa evangelica tedesca. Le chiese protestanti in Germania finanziano anche Sea watch con almeno 262.435 per l'aereo Moonbird. Il presidente della Chiesa evangelica, Heinrich Bedford-Stroh, ex tesserato del partito Social democratico tedesco, ha stretto un patto con il sindaco di Palermo Leoluca Orlando a favore delle Ong estremiste. Orlando è uno degli sponsor di Mediterranea, armatore della barca Alex, assieme a De Magistris.
L'OFFENSIVA LEGALE
Sul fronte legale sono mobilitati i Giuristi democratici e l'Associazione per gli studi giuridici sull'immigrazione (Asgi). Giovedì, Cesare Antetomaso, dell' esecutivo dei Giuristi democratici assieme all'estremista di sinistra Luca Casarini e al primo cittadino di Napoli De Magistris, ex magistrato, hanno portato il caso italiano ad un panel presso il Consiglio dei diritti umani dell'Onu a Ginevra. I talebani legali dell'accoglienza si sono mobilitati in ricorsi al Tar e alla Corte europea dei diritti dell'uomo fornendo consulenza pure a Sea watch. Asgi ha intascato lo scorso anno da enti pubblici quasi 150mila euro ed è finanziata con 310mila euro dall'enigmatica Charlemagne onlus. Oltre che da Open society la fondazione di George Soros.
Sul fronte legale sono mobilitati i Giuristi democratici e l'Associazione per gli studi giuridici sull'immigrazione (Asgi). Giovedì, Cesare Antetomaso, dell' esecutivo dei Giuristi democratici assieme all'estremista di sinistra Luca Casarini e al primo cittadino di Napoli De Magistris, ex magistrato, hanno portato il caso italiano ad un panel presso il Consiglio dei diritti umani dell'Onu a Ginevra. I talebani legali dell'accoglienza si sono mobilitati in ricorsi al Tar e alla Corte europea dei diritti dell'uomo fornendo consulenza pure a Sea watch. Asgi ha intascato lo scorso anno da enti pubblici quasi 150mila euro ed è finanziata con 310mila euro dall'enigmatica Charlemagne onlus. Oltre che da Open society la fondazione di George Soros.
Poliziotti sfrattati e pro-ong: tutte le balle sullo sbarco della Alex
La sinistra gioca sull'emergenza e parla di poliziotti "sfrattati" dagli alloggi a Lampedusa e delle lacrime degli agenti. Ma qualcosa non torna
La sinistra gioca sull'emergenza e parla di poliziotti "sfrattati" dagli alloggi a Lampedusa e delle lacrime degli agenti. Ma qualcosa non torna
Le notizie corrono, le voci si susseguono. Lampedusa si ritrova al centro dell'attenzione mediatica.
E non potevano certo mancare racconti strappalacrime o allarmistici sui recenti sbarchi di immigrati, dai poliziotti che si commuovono fino all’hotspot talmente affollato da costringerli a lasciare le loro brande ai profughi. È la narrativa di sinistra.
La calma isola siciliana grazie (o per colpa) dello spirito buonista delle ong è meta di sbarchi non graditi al governo italiano. Sul molo in questi giorni sono approdate la Sea Watch 3 (con Carola Rackete), la Alex di Mediterranea e la Alan Kurdi di Sea Eye si fa avanti minacciosa. L'obiettivo delle organizzazioni umanitarie sembra quello di mettere a tutti i costi in difficoltà il ministro dell'Interno, visto che se aumentano gli sbarchi e l'isola si riempe di immigrati a rimetterci sarà sicuramente Salvini.
In fondo è anche una lotta mediatica. Dimostrare che i porti “non sono chiusi” fa gioco alle ong come ai politici che ne sono capo missione. Lo stesso si può dire per chi punta a disegnare Lampedusa al collasso o i poliziotti solidali con i migranti. Lo scopo è far emergere Matteo Salvini come l'uomo nero che non riesce a gestire i migranti sull'isola e che si accanisce sulle ong.
Il sindaco di Lampedusa stamattina si è rivolto al Viminale lamentando la situazione "al collasso" dell'hotspot locale. Rispetto a una capienza di 97 persone, ha spiegato il sindaco Totò Martello, i migranti presenti superano il numero di 200, consequenza dei mini sbarchi che si susseguono sull'isola. "Dovrebbero restare 24-48 ore secondo le norme - ha accusa - ma restano a lungo. Non si capisce se abbiano trasformato il centro in ben altro... Ce lo spieghino".
Il primo cittadino ha pure denunciato il fatto che "pure i poliziotti hanno dovuto lasciare gli alloggi per fare spazio" ai clandestini. In realtà, gli agenti che sono sul posto dormono in hotel. Lo stesso dove alloggiano i giornalisti. "La notizia che abbiamo dovuto lasciare i posti ai migranti non è vera", spiega a ilGiornale.it un poliziotto a diretto contatto con gli uomini sul posto. Smentita confermata anche da un'altra fonte de ilGiornale.it, che ribadisce come le forze dell'ordine abbiano a disposizione un albergo.
Passiamo oltre. Su Repubblica oggi si dà conto delle lacrime di un poliziotto durante le operazioni di sbarco dei migranti di Mediterranea, arrivata a Lampedusa dopo aver "rifiutato" l'approdo a Malta secondo le richieste del Governo. A raccontarlo è stato Tommaso Stella, capitano del veliero Alex. "Alla fine sono certo che tutti - o quasi - avrebbero voluto essere con me", ha detto parlando degli operatori delle forze dell'ordine sulle motovedette. "Uno - continua - si è anche messo a piangere mentre controllava i nostri documenti. Un altro mi ha ringraziato di nascosto". Una storia perfetta per provare a dimostrare che anche gli uomini in divisa non condividono le politiche di Salvini. Ma è davvero cosi? "Tra i poliziotti sul posto - spiega a ilGiornale.it la fonte che li ha sentiti di persona - questa cosa non è circolata. Non se ne è parlato".
Ovvio, difficile smentire una eventuale confidenza di un singolo agente. Ma di certo non c'è alcuna commozione trasversale dei poliziotti, che stanno solo svolgendo il loro lavoro con professionalità.
Le notizie corrono, le voci si susseguono. Lampedusa si ritrova al centro dell'attenzione mediatica.
E non potevano certo mancare racconti strappalacrime o allarmistici sui recenti sbarchi di immigrati, dai poliziotti che si commuovono fino all’hotspot talmente affollato da costringerli a lasciare le loro brande ai profughi. È la narrativa di sinistra.
La calma isola siciliana grazie (o per colpa) dello spirito buonista delle ong è meta di sbarchi non graditi al governo italiano. Sul molo in questi giorni sono approdate la Sea Watch 3 (con Carola Rackete), la Alex di Mediterranea e la Alan Kurdi di Sea Eye si fa avanti minacciosa. L'obiettivo delle organizzazioni umanitarie sembra quello di mettere a tutti i costi in difficoltà il ministro dell'Interno, visto che se aumentano gli sbarchi e l'isola si riempe di immigrati a rimetterci sarà sicuramente Salvini.
In fondo è anche una lotta mediatica. Dimostrare che i porti “non sono chiusi” fa gioco alle ong come ai politici che ne sono capo missione. Lo stesso si può dire per chi punta a disegnare Lampedusa al collasso o i poliziotti solidali con i migranti. Lo scopo è far emergere Matteo Salvini come l'uomo nero che non riesce a gestire i migranti sull'isola e che si accanisce sulle ong.
Il sindaco di Lampedusa stamattina si è rivolto al Viminale lamentando la situazione "al collasso" dell'hotspot locale. Rispetto a una capienza di 97 persone, ha spiegato il sindaco Totò Martello, i migranti presenti superano il numero di 200, consequenza dei mini sbarchi che si susseguono sull'isola. "Dovrebbero restare 24-48 ore secondo le norme - ha accusa - ma restano a lungo. Non si capisce se abbiano trasformato il centro in ben altro... Ce lo spieghino".
Il primo cittadino ha pure denunciato il fatto che "pure i poliziotti hanno dovuto lasciare gli alloggi per fare spazio" ai clandestini. In realtà, gli agenti che sono sul posto dormono in hotel. Lo stesso dove alloggiano i giornalisti. "La notizia che abbiamo dovuto lasciare i posti ai migranti non è vera", spiega a ilGiornale.it un poliziotto a diretto contatto con gli uomini sul posto. Smentita confermata anche da un'altra fonte de ilGiornale.it, che ribadisce come le forze dell'ordine abbiano a disposizione un albergo.
Passiamo oltre. Su Repubblica oggi si dà conto delle lacrime di un poliziotto durante le operazioni di sbarco dei migranti di Mediterranea, arrivata a Lampedusa dopo aver "rifiutato" l'approdo a Malta secondo le richieste del Governo. A raccontarlo è stato Tommaso Stella, capitano del veliero Alex. "Alla fine sono certo che tutti - o quasi - avrebbero voluto essere con me", ha detto parlando degli operatori delle forze dell'ordine sulle motovedette. "Uno - continua - si è anche messo a piangere mentre controllava i nostri documenti. Un altro mi ha ringraziato di nascosto". Una storia perfetta per provare a dimostrare che anche gli uomini in divisa non condividono le politiche di Salvini. Ma è davvero cosi? "Tra i poliziotti sul posto - spiega a ilGiornale.it la fonte che li ha sentiti di persona - questa cosa non è circolata. Non se ne è parlato".
Ovvio, difficile smentire una eventuale confidenza di un singolo agente. Ma di certo non c'è alcuna commozione trasversale dei poliziotti, che stanno solo svolgendo il loro lavoro con professionalità.
Il documento inchioda l'ong: ecco i diktat di Mediterranea
Svelata dal Viminale la mail della ong: pretendevano l'impunità e di usare i militari italiani come tassisti del mare. Ecco le 5 condizione dettate
Svelata dal Viminale la mail della ong: pretendevano l'impunità e di usare i militari italiani come tassisti del mare. Ecco le 5 condizione dettate
Per avvalorare lo "stato di necessità" ed far entrare la Alex nel porto di Lampedusa forzando il divieto della Guardia Costiera (guarda il video), il capitano Tommaso Stella e il capomissione Erasmo Palzzotto ne hanno sparate di tutti i colori, dalla mancanza di acqua a bordo alle carenti condizioni sanitarie dei quaranta immigrati.
Ma la verità è un'altra. Dal ministero dell'Interno è, infatti, trapelata una mail che svela tutte le pretese dell'equipaggio dell'ong Mediterranea Saving Humans e le mire (politiche) della missione al largo della Libia (qui il documento integrale).
"Il Viminale non ha agito da solo e non ha rifiutato la collaborazione di altri ministeri, a partire dalla Difesa", ci spiegano fonti del ministero dell'Interno. Il capitano della Alex aveva un dialogo aperto sia con la Guardia di Finanza sia con la Guardia Costiera. "Il problema - lamentano le stesse fonti - è che la barca della ong si è sempre rifiutata di entrare in acque maltesi e pretendeva di essere accompagnata dalle autorità italiane fino a 15 miglia nautiche da La Valletta, per poi allontanarsi immediatamente ed evitare i controlli e la legge di un paese membro dell’Unione europea". È per questo che le operazioni si sono bloccate, costringendo i quaranta immigrati irregolari, che si trovavano a bordo della nave presa in affitto da Mediterranea Saving Humans, a inutili ore di attesa in mezzo al Mar Mediterraneo. A dimostrarlo c'è una mail della stessa ong in cui tenta di imporre cinque condizioni alle autorità italiane e malesi. Oltre a dettare l'orario di partenza ("entro e non oltre le 22 odierne") e il numero delle persone a bordo, il capomissione Palazzotto pretendeva che "l'operazione di trasferimento" sulle "unità delle forze armata" della Valletta avvenisse "tassativamente a 15 miglia nautiche di distanza dalle coste dell'isola, in acque internazionali" e che vi fosse "la precisa garanzia che nessuna azione coercitiva" sarebbe stata assunta "nei confronti della nave da parte delle stesse autorità maltesi e italiane". Quello che cercavano, insomma, non era la salvezza delle persone che avevano a bordo, ma l'impunità per il capitano e l'equipaggio. Sapevano, infatto, di aver infranto diverse leggi e che per questo potevano essere perseguiti, come è stato poi fatto.
Sin dalle prime fasi di confronto, al Viminale è stato sin troppo chiaro che l'obiettivo della ong non fosse quello di raggiungere un accordo. Tra le richieste scritte nella mail, che trovate nella foto, c'erano anche che le "necessarie attività di controllo e identificazione"avrebbero dovuto "svolgersi in alto mare" e che, al termine di queste, la Alex avrebbe dovuto "fare ritorno immediatamente" nel porto di Licata, in provincia di Agrigento. Dal punto di vista del ministero dell'Interno, l'arrivo della barca sull'isola era "irrinunciabile". Diversamente, le nostre Forze Armate si sarebbero trasformate in "tassisti del mare a servizio della ong", un brutto film che era già andato in onda prima che Matteo Salviniarrivasse al governo e che aveva fatto moltiplicare gli sbarchi in Italia. "Il rispetto per i militari italiani da parte del ministero dell'Interno è totale - ci spiegano le stesse fonti - proprio per questo ritiene debbano essere utilizzati per compiti coerenti con la propria missione, come la protezione della legge e dei confini".
La Guardia di Finanza e la Marina Militare avrebbero potuto intervenire su Alex, sgravandola dagli immigrati a bordo, a patto che la ong arrivasse nel porto della Valletta. Invece, il capo missione e il capitano della ong fondata da Luca Casarini hanno preferito perdere ore di tempo in mezzo al Mediterraneo per pretendere, appunto, l'impunità. "Invocare lo 'stato di necessità' - fanno infine notare dal ministero dell'Interno - è servito a Stella a forzare i confini nazionali confidando in un orientamento benevolo della magistratura". E, visto come è andata a Carola Rackete con l'assalto della Sea Watch 3 al porto di Lampedusa, potrebbe anche avere la meglio.
Salvini a che gioco gioca?
Siccome Salvini l’ho votato, e mi aspetto (come la maggioranza degli italiani) che faccia il suo lavoro di difesa dalle ONG scafiste con efficacia e serietà – e siccome comincia a parermi che lo faccia male incassando sconfitte su disfatte – vorrei sapere a che gioco gioca. E non sono il solo:
https://video.repubblica.it/dossier/migranti-2019/migranti-salvini-mi-sento-solo-chiedo-aiuto-ai-ministri-della-difesa-e-dell-economia/339000/339598
Faccio mie queste domande :
Salvini lamenta di essere stato lasciato solo nell’impari lotta, mentre la ministra della Difesa l’ha abbandonato. Vorrei sapere come mai la ministraTrenta afferma i contrario:
Faccio mie queste domande :
Salvini lamenta di essere stato lasciato solo nell’impari lotta, mentre la ministra della Difesa l’ha abbandonato. Vorrei sapere come mai la ministraTrenta afferma i contrario:
Salvini ha dunque addirittura respinto l’appoggio che gli è offerto dalla Difesa?
Qui, su Analisi Difesa, un commento del 18 giugno:
“Con il Decreto Sicurezza Bis (D.L. 53-2019) la protezione della nostra sovranità sulle acque territoriali fa un significativo ed ulteriore passo avanti [….]
Il Ministero dell’Interno potrà ora emanare, di concerto con Trasporti e Difesa, provvedimenti per “limitare o vietare l’ingresso, il transito o la sosta di navi [private] nel mare territoriale… per motivi di ordine e sicurezza pubblica ovvero quando si concretizzano le condizioni di cui all’articolo 19, comma 2, lettera g), limitatamente alle violazioni delle leggi di immigrazione vigenti, della Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare (CNUDM”.
Qui, su Analisi Difesa, un commento del 18 giugno:
“Con il Decreto Sicurezza Bis (D.L. 53-2019) la protezione della nostra sovranità sulle acque territoriali fa un significativo ed ulteriore passo avanti [….]
Il Ministero dell’Interno potrà ora emanare, di concerto con Trasporti e Difesa, provvedimenti per “limitare o vietare l’ingresso, il transito o la sosta di navi [private] nel mare territoriale… per motivi di ordine e sicurezza pubblica ovvero quando si concretizzano le condizioni di cui all’articolo 19, comma 2, lettera g), limitatamente alle violazioni delle leggi di immigrazione vigenti, della Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare (CNUDM”.
L’emanazione di concerto con Trasporti e Difesa dei singoli provvedimenti di divieto di accesso (come già avvenuto lo scorso 16 giugno nei confronti della “Sea Watch 3”) ne garantisce anche l’osservanza da parte del Corpo delle Capitanerie di porto-Guardia costiera e della Marina militare”.
“In sostanza, il Viminale dispone ora di un adeguato strumento giuridico per [….] impedire l’accesso nelle acque territoriali italiane a navi mercantili responsabili di attività di soccorso (SAR) in zone di competenza di altri Stati.
Ciò significa che la Trenta HA CONFERITO A SALVINI PURE IL POTERE DI COORDINAMENTO DELLA MARINA MILITARE! (esclama Stefano Alì): è vero?
Il problema però è la formulazione pasticciata del Decreto Sicurezza Bis, stilato da Salvini – sembra senza l’aiuto di qualcuno è più competente.
Ma
Il decreto Sicurezza è stato scritto “coi piedi”, e poi riscritto (il Bis) sempre coi piedi:
Decreto sicurezza bis: Salvini depenalizza reati e blatera di arresti
Si sarebbe potuto arrestare la Comandante Rackete quattro giorni fa, ma il Decreto Sicurezza bis ha depenalizzato il reato.
Nel testo, la spiegazione :
porta evidenze circostanziate del pressapochismo, abborracciamento e ignoranza di Salvini nelle sue accuse alla Trenta, ed ancor peggio nella gestione dell’emergenza ONG-Scafisti-PD:
“Gli sbarchi sono aumentati e stanno aumentando.
“Nel tentativo di nascondere l’evidenza, ieri qualcuno è arrivato ad attaccare direttamente i propri colleghi di governo inciampando in una gaffe dietro l’altra.
“Nel tentativo di nascondere l’evidenza, ieri qualcuno è arrivato ad attaccare direttamente i propri colleghi di governo inciampando in una gaffe dietro l’altra.
1) Pochi giorni fa sempre il Viminale era uscito con una nota in cui chiedeva chiarimenti circa la posizione di una nave della Marina Militare nei pressi delle coste libiche. La linea degli Interni era che quella nave avrebbe incentivato ulteriori partenze verso l’Italia. Tralasciando la gaffe, piuttosto grande, visto che quella nave si trovava in quell’area per proteggere i nostri militari in Libia
2) Si è chiesto l’intervento della Marina in acque italiane, ma è la Guardia di Finanza a svolgere le funzioni di polizia del mare. Dunque il Ministero dell’Economia, non la Difesa.
2) Si è chiesto l’intervento della Marina in acque italiane, ma è la Guardia di Finanza a svolgere le funzioni di polizia del mare. Dunque il Ministero dell’Economia, non la Difesa.
3) Ci si è lamentati di non aver ricevuto alcun sostegno, ma è stato il Viminale a rifiutare la proposta della Difesa di trasbordare i migranti a Malta e su questo ci aspettiamo delle spiegazioni.
Perché questi errori (se li vogliamo chiamare così)? La spiegazione di Di Stefano: “Se vuoi fare tutto da solo e non passi mai la palla, se tieni lo sguardo fisso a terra senza accorgerti mai dei tuoi compagni, in porta non ci arrivi mai. Se ti senti Maradona e poi giochi come un Higuain fuori forma è un serio problema, perché di mezzo c’è il Paese. Non si può dire che è sempre colpa degli altri.
“La sicurezza delle nostre coste non è uno scherzo. Non sono le interviste o le comparsate in TV a risolvere l’emergenza. Serve giocare da squadra, serve fare le cose. Una ad esempio è il nostro emendamento al decreto Sicurezza che permette la confisca immediata dell’imbarcazione a chi entra nelle nostre acque violando la legge, prima non era previsto. E lo abbiamo constatato già in molte occasioni. C’è il sequestro, poi il dissequestro e infine la nave torna in mare a provocare l’Italia”.
Non si può non essere d’accordo: comparsate in TV e blaterazioni su Facebook sono anzi controproducenti. Si sente il bisogno che Salvini chiuda la bocca.
Quanto poi alla “narartiva” secondo cui i 5 Stelle sarebbero per l’apertura dei porti il loro sottosegretario agli Esteri ribatte:
“Il MoVimento 5 Stelle ha una linea chiara sui migranti, ribadita in più di una occasione:
– Stop arrivi in Italia fin quando non si rivede il regolamento di Dublino e il principio di chi prima accoglie poi gestisce;
– Un piano Marshall per l’Africa per evitare le partenze. Investimenti, relazioni internazionali, formazione di imprenditori;
– Sanzioni a chi non accetta le quote di migranti in Europa;
– Stop arrivi in Italia fin quando non si rivede il regolamento di Dublino e il principio di chi prima accoglie poi gestisce;
– Un piano Marshall per l’Africa per evitare le partenze. Investimenti, relazioni internazionali, formazione di imprenditori;
– Sanzioni a chi non accetta le quote di migranti in Europa;
Infine, un’accusa:
“Vi siete chiesti il perché nessuno abbia pensato di mettere un punto? Forse è per lo stesso motivo per cui è stato rifiutato l’aiuto della Difesa? Forse c’è qualcuno che finge di combattere un problema ma in fondo vuole che tutto resti com’è perché gli porta consenso?”
(qui il post:)
Insomma ricapitolando:
La Marina Militare era per trasportare i “migranti” mentre ancora fuori dalle acque territoriali a Malta – Salvini ha rifiutato
“Malta aveva già dato OK allo sbarco. Il veliero Alex ha detto che era troppo lontano, meglio Lampedusa La Trenta ha detto: metto a disposizione la Marina Militare per sbarcarli velocemente a Malta che ha dato l’OK Salvini ha detto NO” (Stefano Alì)
La Marina Militare era per trasportare i “migranti” mentre ancora fuori dalle acque territoriali a Malta – Salvini ha rifiutato
“Malta aveva già dato OK allo sbarco. Il veliero Alex ha detto che era troppo lontano, meglio Lampedusa La Trenta ha detto: metto a disposizione la Marina Militare per sbarcarli velocemente a Malta che ha dato l’OK Salvini ha detto NO” (Stefano Alì)
A me sembra che queste considerazioni e accuse siano concrete. Dopo la pronuncia della GIPPA, la situazione da seria si fa grave: nulla impedisce più che arrivino decine di navi di ONG coi loro aerei e droni d’appoggio, i loro contatti con gli scafisti (evidenti a tutti tranne che ai nostri “giudici”), e coi loro ministri degli Esteri (Seehofer) a fianco a sfidare Salvini in odio all’Italia, ed a riempirci di centinaia di migliaia di negri equatoriali, la cui pericolosità, non integrabilità e criminalità (organizzata) dovrebbe essere chiara a tutti, ma viene negata dal Nemico interno coi suoi media e i suoi magistrati – ebbene: se Salvini è inadeguato, che lo stato maggiore della Lega lo affianchi a un gruppo che lo aiuti a lavorare. Altrimenti qui finiamo per veder realizzata la profezia di Gustavo Rol.
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