Perché un cattolico può dissentire da Papa Francesco
Si può benissimo essere cattolici e salviniani e io ne sono la dimostrazione in quanto cattolico praticante e simpatizzante del Capitano se non altro a livello umano (un po' meno a livello politico: la politica economica del governo gialloverde proprio no).
Cattolici e salviniani sono anche molti dei miei amici, sia del Nord sia del Sud dove i vecchi, penosi, vinosi cori antinapoletani del futuro vicepresidente del Consiglio sono stati fortunatamente dimenticati.
Certo, nessuno di questi miei amici scrive sui grandi giornali, pubblica con i grandi editori, insegna nelle grandi università, nessuno fa parte del culturame magistralmente stigmatizzato da Scelba tanti anni fa, nessuno legge Repubblica o Avvenire, nessuno sa chi siano padre Sorge e Alberto Melloni, nessuno è pappa e ciccia con i vescovi. Sono persone normali a cui il Salvini medioman, spaghettaro, italiano vero, suscita a volte perfino entusiasmo. Che io non condivido essendo contrario agli entusiasmi per chicchessia (sono un cattolico misantropo: credo in Dio, non negli uomini). E però capisco benissimo chi, dopo decenni di politici sedicenti cristiani ma nella realtà legislativa abortisti, islamofili e omosessualisti, si rincuora alla vista di un ministro che maneggia il rosario, strumento della pietà popolare tanto aborrita dai cattolici adulti (ricordate Romano Prodi?). E l'attuale scatenarsi dell'alto clero e del Papa contro di lui, dispiace dirlo perché per un cattolico le lacerazioni della Chiesa sono uno spettacolo doloroso, finiranno per portargli altri voti.
Adesso devo raccontarvi un episodio che per carità di patria, o di Chiesa, forse andrebbe taciuto, ma che l'amore per la verità mi impone di mettere nero su bianco. Nei giorni scorsi, non credevo alle mie orecchie, una cattolica piuttosto praticante, persona solitamente mite e anti leghista da sempre, ossia dai tempi di Umberto Bossi, in mia presenza ha auspicato che Bergoglio finisse annegato proprio in quei flutti che il Papa vorrebbe trasformare in una comoda rotta immigratoria Africa-Italia. È qualcosa di tremendo che non si dovrebbe dire e neppure pensare ma svela l'esasperazione che il presente pontificato ha indotto nei cattolici semplici. I cattolici semplici sono i cattolici che tirano avanti a fatica, che vivono nelle periferie dei marciapiedi rotti o nei piccoli centri dove hanno appena chiuso il pronto soccorso, e che quando sentono i preti parlare di accoglienza ossia di mantenere per anni baldi ragazzoni di carnagione scura, talvolta con tendenza allo stupro e allo spaccio, cominciano a emettere fumo dal naso.
Non ho ancora intercettato le reazioni all'omelia invasionista pronunciata ieri da Papa Francesco durante la messa per Lampedusa, e forse è meglio così. Nessuno dei miei amici cattosalviniani, o magari cattomeloniani, è teologo, eppure molti percepiscono che il clero sta usando la Bibbia a fini politici, estrapolando versetti e occultandone altri. Ho l'impressione che se davvero si trovassero davanti all'assurdo dilemma messo ieri in prima pagina da Repubblica («Cattolici a un bivio: il Papa o Salvini») sceglierebbero il Vangelo, non il Vaticano.
JUSTIN CASE E LA RETROUVAILLE DI UNA BALLATA SUL PARROCO DI SANTA MARTA
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, e soprattutto il por R., quello che si sforza da mane a sera di essere furbo e poi partorisce con grande sforzo commenti che vorrebbero essere sarcastici e invece sono come birra aperta da tre giorni, facciamo un sorriso in mezzo a tante notizie serie e tristi e gravi. mi ha scritto un amico di Stilum Curiae come aveva già fatto tempo fa, per comunicare e condividere il ritrovamento del prof. Justin Case. (Per il por R. preciso che si tratta di un fatto burlesco…).
ξ
“Gentilissimo Dott. Tosatti,
Mi ha scritto il Professor Justin Case (quello che ha ritrovato La leggenda di Giorgio Mario), chiedendomi lumi su di un altro testo da lui reperito, lumi, ahimé, che non sono grado di accendere, ma che forse può fare Lei, essendo genovese. Le allego il testo in questione e più sotto la traduzione della mail inviatami dall’esimio accademico.
Molto cordialmente
N.C.”.
Mio Caro Amico,
L’altro giorno sono andato da un mio conoscente, agricoltore per mestiere, che mi ha narrato un fatto strano. Da qualche tempo le sue capre (tra l’altro, originarie della Germania) stavano facendo di tutto per far entrare le volpi nel pollaio, ma al contempo non volevano condividere il foraggio con gli altri ovini della stalla, ricorrendo a calci e a cornate per allontanarli. Quando ho detto che non ero un veterinario, mi ha detto che gli serviva proprio un accademico e mi ha mostrato in un angolo della stalla una pila di volumi mezzi mangiucchiati. Erano numeri della rivista Concilium, alcuni vecchi di oltre mezzo secolo, che evidentemente la capre teutoniche avevano gradito assai – e da qui il loro strano comportamento. Mi sono offerto di portarle via e ho consigliato al conoscente di dare alle bestie come antidoto una qualsiasi edizione del Denzinger.
Orbene, prima di buttare nel camino la rivista incriminata, ho dato una sfogliatina alle pagine dei vari numeri e, con mia sorpresa, da una è caduto un foglio, ripiegato in quattro e scritto fitto, con sul retro la data 196… – purtroppo il tempo e le intemperie avendo cancellato l’ultima cifra. La calligrafia non era chiarissima, ma sono riuscita a decifrarla con qualche sforzo e, stavolta con un certo stupore, ho notato una forte somiglianza con il testo della canzone Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers, di Fabrizio de André e Paolo Villaggio. Puoi immaginarti l’eccitazione, quando in fondo al foglio ho letto “Che te ne pare? La metrica e la sintassi secondo me vanno riviste – F.” e più sotto “Ci fanno un culo come una sala da ballo. Meglio limitarci a Carlo – P.” Che F. e P. stessero veramente per Fabrizio e Paolo? Certo, lo spirito antiautoritario degli anni ‘60 è ben presente nel testo, come pure presenti le frecciate contro la presunta ipocrisia del clero.
Potresti farmi il favore di chiedere ai tuoi amici genovesi se, per caso, sanno qualcosa di questo fantomatico Don Ciccio, presumibilmente parroco di Santa Marta?
All the best
Justin
ξ
DON CICCIO RITORNA DOPO UN VIAGGIO APOSTOLICO
Don Ciccioritorna a Santa Marta
giornali danno gran riscontro
felice e spensierata, prendendo porci e can
Ancora lui la vede zavorrata,
invero ostacolata dai vetero cristian
“Se neanche l’insulto, oppur l’anatema
li posson convincer che l’ecosistema
voglio l’Italia diventi islamista
chiamandomi ipocrita e pure schiavista!”
Così si lamenta il buon pastore,
e l’unto del Signore sta in meditazion.
Nel giardino cammina amareggiato
Girando di qua e di là la testa,
d’un tratto lui s’arresta: mirabile vision.
Lanciando un grido d’allegrezza:
correndo con sveltezza a coglier l’occasion.
“Èveramente cosa esaltante
vedere qui cotanto emigrante!”
Disse Don Ciccio scendendo seduta stante.
se io qui sto a elemosinare
tengo famiglia e la devo sfamare”.
Di fronte ad un fare sì deciso,
sentendosi deriso, Don Ciccio s’arrestò.
Ma poi gli venne una pensata
Era questa l’arma sua segreta,
da Ciccio adoperata frequente e a gogò.
chiamata a sé la stampa, a rimpinzarsi andò.
(Cecco si sbafa lasagne a palate)
“sospetterei che mi voglia sfruttare”
“Ma so che in barba a quei malauguri”
“state elevando i ponti e non i muri”
Don Cecco era assai buona forchetta
e fatta la scarpetta si mise a digerir.
Voltandosi verso l’africano
Che alzata la sua mano chiedea d’interloquir
mi chiami pure fesso, riguardo una question:
Sarò un ignorante e un clandestino,
“Ma è mai possibile, o porca Argentina!
Che si cominci a parlar di cucina,
e si finisca sempre a ragionar di dottrina”
io l’ho accolto, accudito e sfamato
e davanti al mondo m’ha imbarazzato!”
Don Ciccio, con gesto di fastidio
le riprese audio e video di colpo lui arrestò.
E a giudice ertosi medesimo,
Note:
[1]Ciccio. In Sicilia diminutivo di Francesco. Tuttavia, l’ambientazione dello scritto non parrebbe essere sicula,per cui il riferimento potrebbe essere ad un chierico particolarmente pasciuto.
[2]Maomettan. All’epoca della stesura del testo, maomettano era usato impropriamente e comunemente come sinonimo di musulmano, un faux pasin cui sono caduti anche gli altrimenti colti estensori di questo scritto
[3]Chiesa… in uscita. Catch-phrasecomune negli anni post-concilari, assieme alla più celebre spirito del Concilio(45°, minimo)
[4]Ecosistema… patema. L’idea che l’inquinamento atmosferico portasse alla distruzione dell’umanità cominciava a girare già negli anni ’60, prendendo forza nel decennio successivo. Cfr. «Alan Ford», Ecologia, n. 40 (Ottobre 1972).
[6]Loggiato… person. Si può ipotizzare che don Ciccio guardasse i fedeli che facevano lo struscio a messa finita nel loggiato antistante la chiesa, lui osservandoli dall’alto di un giardino pensile (si pensi, ad esempio, ai giardini vaticani).
[8]Un desco apparecchiò. Si evince che don Ciccio fosse all’avanguardia rispetto ai tempi, visto che all’epoca nessuno si sarebbe mai sognato di allestire una tavolata in un edificio di culto.
[9]Stile della Pampa. Passaggio quanto mai oscuro. L’unica ipotesi possibile è che sia un velato riferimento al dittatore argentino Juan Domingo Peron, abile manipolatore dei media.
[10]Conciliare. Il Concilio Vaticano II aprì i lavori l’11 ottobre 1962, e il riferimento, quindi, permette di collocare la stesura del testo tra quella data e l’8 dicembre 1965, quando il consesso venne chiuso. Inoltre, conciliare indica qui la corrente progressista (o modernista) in seno alla Chiesa Cattolica.
[11]Mate. Infusione erbacea, diffusa soprattutto in Sud America. Il riferimento, assieme ad altri simili nel testo, darebbe a intendere che don Ciccio fosse un seguace della Teologia della Liberazione e frequentatore delle comunità cattoliche dissidenti latino americane.
[12]Effendi. Titolo di cortesia equivalente a “Signore”, usato in diversi paesi musulmani dell’Asia dell’Africa.
[13]Al lato del testo, cancellato: “Sarò anche arrivato su un barcone/ ma può un culattone/ aver l’ordinazion?” Satira evidentemente considerata troppo estrema dagli autori del testo.
[15]Galtieri. Per ragioni di cronologia è impossibile che si riferisca al futuro dittatore argentino Leopoldo Galtieri. Più probabilmente, forse per un lapsus calami, il personaggio citato potrebbe essere Gualtieri di Brienne, duca d’Atene, signore di Firenze per un anno, prima che i fiorentini non lo cacciassero a viva forza nel luglio 1343, a causa dei suoi metodi tirannici.
Marco Tosatti
10 Luglio 2019 3 Commenti --
Non si deve avere paura di andare contro Jorge Mario Bergoglio in quanto in realtà è ancora un semplice Cardinale! Infatti il vero Papa è ancora Benedetto XVI perché l’11/02/2013 ha solo annunciato le sue dimissioni dal Papato per le 20:00 del 28/02/2013 e poi a quest’ultima data non ha fatto alcunché per cui è a tutti gli effetti l’unico vero Papa, e J. M. Bergoglio è ancora un semplice Cardinale.
RispondiEliminaTutto questo è scritto molto più estesamente in questo libro:
Pace C. M., Il vero Papa è ancora Benedetto XVI, Youcanprint, Tricase (LE) 2017:
https://books.google.it/books/about/Il_vero_Papa_%C3%A8_ancora_Benedetto_XVI.html?id=v2EIDgAAQBAJ&redir_esc=y
oppure:
https://www.youcanprint.it/religione/religione-cristianit-cattolica/il-vero-papa-ancora-benedetto-xvi-9788892646698.html
Inoltre in questo libro sono riportate affermazioni eretiche dello stesso Jorge Mario Bergoglio, le quali riconoscono tutte le possibili eresie come perfettamente equivalenti alla Religione Cattolica: non può essere che Jorge Mario Bergoglio abbia affermato questo senza sapere che erano affermazioni come minimo eretiche! Quindi già da tempo si sarebbe dovuto dichiararlo eretico e scomunicato!