Il nemico possiede tutto e tutti, tranne i nostri cuori ! Il nemico esiste, è il liberalismo oligarchico nella sua forma globalista, incarnato nella privatizzazione del mondo e nel dominio attraverso la distruzione delle identità
di Roberto Pecchioli
I pellegrini del passato andavano a Roma. Per questo li chiamavano “romei”; partivano da ogni angolo della cristianità per raggiungere il centro della fede. Non avevano trolley al seguito, spesso il bagaglio era un bastone, un copricapo e le scarpe ai piedi. Sopravvive, più che altro come avventura postmoderna, il cammino di Santiago, il percorso da compiere a piedi sino a Compostela, la città di san Giacomo, al termine del quale si riceve una conchiglia, simbolo del tragitto compiuto. Nel viaggio, sorge l’incontro, si scambiano esperienze, ci si specchia nel volto degli altri, si ascoltano storie. Si ha in comune la meta, qualunque sia il movente, le idee, il volto. Conta dove si è diretti più che il luogo di partenza o il principio che ha mosso il cammino. Dimmi dove vai, e forse faremo insieme la strada.
A questo pensavamo, osservando il teatrino sempre più avvilente della politica italiana ed europea, dalla quale è del tutto assente ogni progetto, slancio ideale, alternativa. La lotta è tra mediocri gruppi di potere contrapposti, intenti a disputarsi l’osso spolpato di una sovranità reale che sta sempre più “altrove”. Noi non siamo così qualunquisti da pensare “sono tutti uguali”, ovvero credere che ciascuno persegua esclusivamente fini personali. No, i programmi sono diversi, le soluzioni prospettate sono talvolta divergenti. Eppure, per restare a casa nostra, da Meloni a Fratoianni, mutano i toni, differenti sono i linguaggi e i segmenti di popolo di riferimento, ma il campo di gioco, il cerchio è il medesimo. Nessuno contesta alla radice la società contemporanea, tutti allineati, pur tra distinte sfumature, con il Sistema, rigorosamente in maiuscolo.
La marcia deve cominciare, dimmi dove vai. Non sarà facile, ma ci incontreremo: il mondo lo hanno sempre cambiato i folli e gli eretici, “soltanto chi rischia di andare troppo lontano avrà la possibilità di scoprire quanto lontano si può andare. “ ( Thomas Stearns Eliot)
Le parole sono quelle del politicamente corretto, l’orizzonte è il mercato misura di tutte le cose, la cornice di riferimento l’occidentalismo, politico, valoriale, militare, economico diventato globalismo. Le grandi oligarchie hanno ben operato. Mille voci recitano in lingue diverse, il medesimo copione. TINA, there is no alternative, non c’è alternativa, ci hanno fatto credere. Dov’è la destra, dov’è la sinistra? Domande oziose, giacché comunque si tratta di destra, sinistra e centro del sistema. Cresce il deserto là fuori, l’aria si fa irrespirabile. Servono le vette, dove l’aria è più pura e il cielo è terso, come scrisse Nietzsche. Serve, finalmente, cambiare non le regole, ma il gioco. Milioni di persone hanno la percezione confusa del molto che non va, si guardano attorno, ma non trovano che macerie, menzogne, tradimenti, e infiniti carri guidati da loschi omini di burro che conducono al paese dei balocchi masse umane diventate pecore matte.
Il nemico esiste, è il liberalismo oligarchico nella sua forma globalista, incarnato nella privatizzazione del mondo e nel dominio attraverso la distruzione di ogni identità, sociale, etica, nazionale, di classe, diritto sociale. Gli strumenti del nemico sono le grandi istituzioni transnazionali (Onu, Banca Mondiale, Fondo Monetario Internazionale, sistema delle banche centrali, Organizzazione Mondiale del Commercio) il braccio armato è l’esercito degli Stati Uniti, con i suoi alleati, il meccanismo di dominio è il controllo delle tecnologie scientifiche ed informatiche che stanno modificando in profondità le nostre vite e la nostra percezione del mondo. Con un’efficace neologismo, Marco Della Luna la chiama “demotecnica”, ovvero il dominio sui popoli attraverso il possesso di tutti gli strumenti di consenso, controllo, formazione, informazione.
Se quanto esposto è vero, se esiste un certo numero di esseri umani non rassegnati ancora in grado di esercitare il pensiero critico, è il momento di unirsi, bandire le divisioni e agire. E’ l’ora di iniziare il viaggio, o, se preferite, la lunga marcia. Non può che iniziare da un piccolo passo, il più difficile, rompere gli indugi e decidere che i compagni di strada sono quelli che, pur animati dagli ideali più svariati e provenienti dalle esperienze più diverse, magari avverse a quelle vissute da noi, vanno nella stessa direzione. Il nemico comune unisce, poi si vedrà e forse, come Napoleone, l’intendenza seguirà. Dimmi dove vai e cammineremo insieme. La marcia del sale di Gandhi iniziò con pochi fedeli e cambiò l’India, minando irrimediabilmente il potente impero britannico.
Il nemico possiede tutto e tutti, tranne i nostri cuori ! Il nemico esiste, è il liberalismo oligarchico nella sua forma globalista, incarnato nella privatizzazione del mondo e nel dominio attraverso la distruzione delle identità!
Ci vuole il corpo di reni, lo scatto in avanti, il tentativo generoso e un po’ folle, l’utopia che si invera e crea un movimento politico. Ci piacerebbe scrivere un movimento sociale, ma in Italia il sintagma è legato a un partito che fu caro ad alcuni di noi, ma appartiene senza dubbio al passato, ad una stagione lontana della nostra vicenda storica. L’utopia, oggi, è tentare di scardinare il sistema, non di riformarlo o di agire dal suo interno, come sostengono i più cinici e callidi tra i finti oppositori. E’ finito, se mai vi fu, il tempo dei pannicelli caldi, delle terapie prudenti, dei cambiamenti senza scossoni. E’ il tempo della chirurgia. I tumori si incidono e si estirpano. Il liberismo globalista dei grandi poteri finanziari, industriali e tecnologici non può essere riformato. Si può solo tentare di abbatterlo, impresa titanica degna di visionari o disperati. La forza immensa di cui dispone ha un risvolto psicologico drammatico: la grande maggioranza degli esseri umani è in catene ma è arrivata ad amarle. Ama le ombre della caverna che la propaganda chiama libertà, opportunità, democrazia.
Ciononostante, nella carne e nel cuore si allargano le ferite. Poco importa se sei- o eri- di destra o di sinistra, se ti riconosci in una religione stabilita. Conta che tu senta il disagio di ciò che vedi intorno a te e voglia affrontarlo alla radice. Il primo passo è la consapevolezza, il secondo è l’appello alla speranza, il terzo è il gesto della volontà. Per una volta, diventiamo sessantottini e gridiamo che per essere realisti bisogna volere tutto. Un conto è il progetto complessivo, un altro è il programma. Le difficoltà sono immense, ma non crediamo impossibile riunire intelligenze attive attorno a pochi punti fermi: la prevalenza della dimensione pubblica su quella dei potentati privati, il ripristino della sovranità monetaria, poiché attraverso quel gigantesco furto l’oligarchia ha risolto alla radice il problema del denaro, creandolo dal nulla. Comprendiamo finalmente la grande intuizione di Ezra Pound: dire che uno Stato non può perseguire i suoi scopi per mancanza di denaro, è come dire che una strada non si può fare per mancanza di chilometri.
Infatti la cupola mondialista realizza perfettamente i suoi obiettivi, avendo sottratto ai popoli la sovranità economica e finanziaria. E poi chiedere a gran voce l’uscita dell’Italia dalla Nato e il ritiro dell’ingombrante good fellow americano dalle cento basi sul nostro territorio. Ridare centralità al lavoro e a chi lo svolge. Il lavoro non è merce, il precariato è l’anticamera della schiavitù, oltreché la via maestra per convocare da ogni parte del mondo nuovi eserciti di riserva a basso costo e senza diritti al servizio del liberismo globalista. Infine, abbattere i monopoli privati nell’ energia, nelle reti di telecomunicazione, nell’informazione, nel credito, restituire centralità al creato, alla natura, che non va più massacrata in nome del profitto travestito da sviluppo e progresso.
La cupola mondialista realizza perfettamente i suoi obiettivi, avendo sottratto ai popoli la sovranità economica e finanziaria!
LA MARCIA DEVE COMINCIARE, DIMMI DOVE VAI…
di Roberto Pecchioli
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STRATEGIA DEL GRANDE PADRONE
di Francesco Lamendola
Le due stragi avvenute negli Stati Uniti fra la sera di sabato e le prime ore del mattino del 4 agosto 2019, ora italiana, rispettivamente a El Paso, Texas, e a Dayton, Ohio, hanno riportato bruscamente di attualità il tema dell’intolleranza, del razzismo, del suprematismo, che già da qualche mese ha coinvolto l’opinione pubblica mondiale. Scommettiamo dieci a uno che la stragrande maggioranza delle persone, in Europa, non aveva mai sentito parlare del suprematismo bianco e che ne ignora del tutto le origini, la storia, le motivazioni. Da noi, i grandi gruppi finanziari che controllano tv e giornali fanno informazione a questo modo: sbattono in faccia al pubblico questo o quel fatto, magari gonfiandolo ad arte, e introducono nel vocabolario nuove espressioni, corrispondenti a nuovi concetti, senza prendersi la briga di spiegare che parole sono e da chi e come vengono adoperate. Così è stato per il“sovranismo”; e così è stato, prima ancora, per il termine “profugo”, usato dai giornalisti politicamente corretti in assoluta malafede, sapendo benissimo che più di nove migranti su dieci non sono affatto profughi e non hanno alcun diritto all’accoglienza per motivi umanitari. Adesso anche il presidente Trump, messo moralmente sotto accusa per aver creato, o contribuito a creare, il clima da cui scaturiscono il razzismo e le stragi razziste, ha ritenuti di doversi liberare da quei sospetti dichiarando che l’assassino di El Paso (l’altro, quello di Dayton, pare che col suprematismo non c’entri nulla) era consumato dall’odio razzista, e affermando che con una sola voce la nostra nazione deve condannare il bigottismo, il razzismo e il suprematismo bianco, invocando inoltre la pena di morte per gli autori delle stragi. E non c’è dubbio che una strage dettata dall’odio razziale sia uno dei crimini peggiori che possano venir posti in essere; un crimine che non solo colpisce le vittime designate e, spesso, anche delle persone presenti per puro caso sulla scena degli attentati, ma colpisce, in senso morale, la società nel suo insieme, facendo scricchiolare le stesse fondamenta della civile convivenza.
Le stragi, come quella di El Paso del 4 agosto scorso, o come quella di Christuchrch di qualche mese fa (e nella quale lo zampino del Mossad è praticamente dimostrato) giungono quanto mai opportune per fornire ai governi un pretesto per imprimere per legge una stretta nei confronti della libertà di opinione!
Ciò detto, ed era doveroso, resta la scomoda, scomodissima domanda: ciò che aveva provocato l’esasperazione, il furore e la sanguinaria reazione degli attentatori; ciò che mette in allarme i suprematisti e anche tutti quei pacifici cittadini, rispettosi della legge, i quali, pur non essendo suprematisti, condividono la sostanza delle paure di costoro, e cioè una invasione incontrollata fatta passare per immigrazione e una progressiva, inarrestabile sostituzione di popolazione, era frutto d’immaginazione, erano solo fantasie deliranti partorite da menti malvagie, da cuori avvelenati dall’odio? Poniamoci francamente la questione: non è forse in atto una invasione dei Paesi del Nord della Terra da parte dei popoli del Sud, mascherata da migrazione e da emergenza umanitaria? Ed è del tutto campata in aria l’idea che, andando avanti di questo passo, e stante il tasso di crescita demografica dei nuovi arrivati, gli Stati Uniti, entro pochi decenni, saranno sommersi da una maggioranza di latinos e altri stranieri, e l‘Europa da una maggioranza di africani e asiatici di religione islamica? E davvero non abbiano il diritto di chiedere, di sapere, se questi movimenti di popolazione si siano originati in maniera spontanea, o se non vi sia, dietro di essi, la regia occulta del grande potere finanziario, il cui interesse è quello di trasformare il mondo in una società aperta, dove merci e persone vengono spostati a piacere (suo) e in qualsiasi quantità; dove i confini devono essere abbattuti, gli Stati devono essere ridotti ad espressioni geografiche, e i popoli si devonomescolare, affrettando la scomparsa della civiltà bianca (americana ed europea) e favorendo l’avvento di una società meticcia, priva d’identità, perché priva di radici, di valori condivisi, di una storia comune e di comuni tradizioni? Già il solo fatto di porre queste domande, lo sappiano, ci pone in una zona pericolosa, in una situazione irta di difficoltà e potenziali pericoli. Con che diritto, con quale intenzione le facciamo? Stiamo forse cercando di accreditare le tesi del suprematismo; stiamo forse versando altra benzina sul fuoco dell’intolleranza, delle incomprensioni, degli scontri sociali e razziali che funestano la società in questi ultimi tempi?
La Civiltà occidentale è sotto attacco? Poniamoci francamente la questione: non è forse in atto una invasione dei Paesi del Nord della Terra da parte dei popoli del Sud, mascherata da migrazione e da emergenza umanitaria?
Il fatto di porre domande su temi che hanno fornito la base ideologica a chi si è macchiato di crimini, è già di per stesso un atto sbagliato, pericoloso, reprensibile? La società dovrebbe autocensurarsi automaticamente su tutti quegli argomenti che si prestano a fornire una giustificazione per la violenza? È inutile girarci intorno: sappiano tutti molto bene che esiste un precedente ad alta tensione, quello di ciò che hanno subito gli ebrei da parte del regime nazista e che ormai la maggioranza degli storici ha accettato di chiamare Olocausto, prendendo per buona un’espressione tipicamente religiosa e storicamente poco pertinente, coniata dagli ebrei stessi. Possiamo porre la cosa in questi termini: posto che la persecuzione degli ebrei da parte dei nazisti fu una barbarie, è nondimeno lecito chiedersi quali ragioni abbiano spinto i nazisti a decidere una linea d’azione così dura nei confronti degli ebrei? In altre parole: si può essere persuasi che gli ebrei non meritavano di essere perseguitati a quel modo, e tuttavia che i nazisti avevano, o almeno credevano di avere, delle valide ragioni per considerarli come dei pericolosi agenti nemici infiltrati nei tessuti vitali della patria tedesca per danneggiarla e impoverirla dall’interno, ma in collegamento con i loro potenti fratelli di fede, i grandi finanzieri degli Stati Uniti? Secondo noi, sì: si può e anzi si deve deplorare la sorte toccata agli ebrei tedeschi sotto il nazismo, ma si può anche, anzi si deve, in nome del sano metodo storico, non limitarsi a deplorare che i nazisti abbiano agito come hanno agito, ma anche lumeggiare per quali ragioni essi abbiano concepito e messo in opera quelle azioni.
Il tema dell’intolleranza, del razzismo, del suprematismo? Scommettiamo dieci a uno che la stragrande maggioranza delle persone, in Europa, non aveva mai sentito parlare del suprematismo bianco e che ne ignora del tutto le origini, la storia, le motivazioni!
Per odiarsi, bisogna essere in due: c’è chi odia e chi è odiato; ma spesso, anzi di solito, chi è odiato, è odiato perché odia a sua volta, oppure perché si è reso odioso, oppure ancora perché esistevano le condizioni sufficienti affinché chi odia ritenga di essere gravemente minacciato e quindi coltivi il suo odio per un riflesso difensivo. Pertanto, non ci si può limitare a prendere atto che c’è stato un odio e che quell’odio ha prodotto delle sofferenze, ha fatto delle vittime; bisogna anche cercar di capire come e perché quell’odio sia nato. E questo per tentar di comprendere sia le ragioni delle vittime, sia di quelle dei carnefici, secondo il sano metodo storico. Il che non significa in alcun modo giustificare i carnefici e offrir loro un alibi morale; niente affatto: significa solo cercar di comprendere. La storia non è un tribunale che assolve o che condanna, ma è il tentativo di comprendere gli eventi del passato e, fin dove ciò sia possibile, di spiegarli; ove non sia possibile, di rimuovere almeno le false spiegazioni affinché in un secondo tempo altri studiosi, più pazienti o più fortunati, riescano là dove i primi hanno dovuto rinunciare. E si badi che il problema non riguarda solo il destino degli ebrei nella Germania nazista, ma è molto più vasto: riguarda i valori per i quali combatterono le forze dell’Asse nel quadro del Tripartito, i valori europei e spirituali che, mescolati a disvalori e autentiche aberrazioni criminali, animarono, nondimeno, milioni di giovani europei, e li spinsero a lottare fino all’ultimo, cioè fino alla caduta di Berlino, per difendere la loro idea di Europa; e si tratta della liceità, per i posteri, di discutere su quei valori, anche se essi sono stati contaminati da un’ideologia necrofila, come fu, nel complesso, quella nazista, ma che non si risolvevano totalmente in essa, altrimenti non si spiega come mai tanti giovani idealisti, belgi, olandesi, scandinavi, francesi, russi, balcanici e anche italiani, finirono per conviverne alcuni aspetti e scelsero di combattere con essa, oltretutto quando già si profilava la sconfitta dell’Asse e dunque tale scelta non poteva scaturire da ragioni di tipo opportunistico. È noto infatti che, alla fine della Seconda guerra mondiale, le SS reclutate fra i non tedeschi erano assai più numerose delle SS tedesche di “pura razza ariana”. E dunque, è divenuto indecente e impossibile parlare della lotta contro il nichilismo, in saecula saeculorum, dopo che a condurre tale lotta sono stati il nazismo e il fascismo? (cfr. il nostro articolo: Il crollo del Terzo Reich attesta l’impossibilità di superare il nichilismo?, pubblicato sul sito dell’Accademia Nuova Italia il 17/11/17.)
Il fine occulto del "Grande Padrone"? Vi è una regia occulta del grande potere finanziario, il cui interesse è quello di trasformare il mondo in una società aperta, dove merci e persone vengono spostati a piacere (suo) e in qualsiasi quantità; dove i confini devono essere abbattuti, gli Stati devono essere ridotti ad espressioni geografiche, e i popoli si devono mescolare, affrettando la scomparsa della civiltà bianca (americana ed europea) e favorendo l’avvento di una società meticcia, priva d’identità, perché priva di radici, di valori condivisi, di una storia comune e di comuni tradizioni!
E ora torniamo alle recenti stragi degli Stati Uniti d’America (e di altri luoghi del mondo, come la Nuova Zelanda: attentati di Christchurch del 15 marzo 2019) e al loro legame con i movimenti e le ideologie di matrice razzista, che trovano il terreno di coltura in una immigrazione sempre più incontrollata. Si pensi al problema del “muro” lungo la frontiera fra Stati Unti e Messico, sulle sponde del Rio Grande e attraverso centinaia di chilometri di deserto, tema che è stato uno dei cavalli di battaglia del candidato Trump durante le presidenziali; e si pensi alla formazione di vere e proprie colonne di migranti che attraversano a piedi, con donne e bambini, tutta l‘America Centrale per tentar di passare abusivamente la frontiera degli USA. Sono davvero movimenti del tutto spontanei? Non c’è per caso qualcuno che li incoraggia, che li instrada, che li finanzia, proprio come le O.N.G. nel Mediterraneo, a loro volta finanziate da speculatori come George Soros, oltre che da alcune conferenze episcopali di vari Paesi, specie quella tedesca, incoraggiano e instradano oggettivamente i migranti africani bramosi di passare il Mediterraneo per sbarcare in Italia e giungere, così, in Europa? E non c’è, fra quelle masse di migranti, sia nel caso dei latino-americani diretti verso gli Stati Uniti, sia in quello degli africani e degli asiatici diretti verso l’Europa, una massiccia infiltrazione della criminalità organizzata, specie nel settore della droga, criminalità peraltro direttamente interessata anche al viaggio di tutte quelle persone e che ne trae guadagni dell’ordine di milioni e milioni di dollari o di euro? Non accade, pertanto, che quanti si spendono per un’accoglienza indiscriminata, e la favoriscono in ogni modo, non solo negli Sati Uniti e in Europa, ma andando perfino incontro a queste masse di migranti e raccogliendole, per esempio, davanti ai porti della Libia, dietro segnalazione telefonica degli stessi scafisti, siano oggettivamente dei collaboratori di tali organizzazioni criminali, finalizzate allo sfruttamento della carne umana? E non è forse vero che se qualche migrante latinoamericano muore di sete nel deserto dell’Arizona, o se qualche barcone di migranti africani naufraga nel Mediterraneo, le vittime sono da imputarsi anche alla spericolata azione di quelle persone, forse bene intenzionate, ma del tutto incapaci di valutare i costi umani e i risvolti politici, e soprattutto responsabili d’incoraggiare le partenze, pur sapendo che ogni partenza comporta l’incertezza del viaggio e il concreto pericolo della morte per chi lo affronta?
Il "Grande Padrone" vuole una stretta nei confronti della libertà di opinione? I governi occidentali proni ai voleri della grande finanza speculativa, che è la vera regista mondiale dell'operazione, riescono, per il momento, a zittire il dibattito, ma ovviamente non possono far sparire il problema. Possono, per esempio, censurare i fatti di cronaca nera legati alla immigrazione clandestina, ma non eliminare il crescente malessere che serpeggia fra i loro popoli…
È giusto condannare le stragi, ma i problemi restano
di Francesco Lamendola
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