Alla luce dei fatti delle figure femminili amazzoniche trafugate da una chiesa di Roma e gettate da un ponte nel Tevere nei pressi di Castel Sant’Angelo, un sacerdote mi ha inviato una sua riflessione che con piacere pubblico.
Pachamama 4
 di Giuliano Di Renzo

La notizia di idoli esposti in una chiesa, trafugati e gettati nel Tevere è vera ed è stata un’azione giusta? Non conoscendo bene il fatto non posso esprimermi in merito.
Però posso dire che il sacerdote è la guida della comunità e quindi il custode della chiesa, e che non può comportarsi da assoluto padrone. La chiesa è della Chiesa, ossia della comunità orante dei credenti cattolici, non sua. Se i fedeli hanno reagito in modo così energico significa che forse si sono sentiti profondamente offesi e feriti nella loro fede e hanno avvertito il dovere impellente di difenderla e di difendersi nel loro credo. Forse hanno percepito che il sacerdote stesse sbagliando e non sono riusciti a farglielo capire.Se così stanno le cose, è un segno per i vari Biancalani a Pistoia, i Don Gallo a Genova, ecc., i quali parlano di apertura, accoglienza e dialogo ma non dialogano con i propri fedeli. In ogni parrocchia esiste il Consiglio pastorale e le varie associazioni che hanno il dovere di esprimere il loro parere e il diritto di essere ascoltati. Non sono pecore ma persone, comunità di fede. Radunati intorno al sacerdote, che mediante il sacramento dell’ordinazione rende presente in mezzo ad essi il Signore Gesù, non sono una semplice assemblea ma la Chiesa, la Mystica Persona Sposa di Cristo. Il sacerdote è lì in nome del Signore, che è il vero e solo Pastore.
Oggi (ieri, ndr) ricorre la memoria di San Giovanni da Capestrano, che fu prima giudice, poi francescano e sacerdote, apostolo in tutta Europa. Riporto perciò un suo passaggio de “Lo specchio dei chierici”, quale si legge oggi nella seconda Lettura della Liturgia delle Ore:
“Coloro che fanno parte del clero e danno cattivo esempio non sono più utili né a sé, né agli altri. Voi siete la luce del mondo (Mt 5,16). Come la luce non è fatta per illuminare se stessa ma per illuminare e rasserenare coloro che li vedono fedeli al loro ideale di santità. Per questo chi è innalzato al governo degli altri deve mostrare in se stesso in che modo gli altri si devono comportare nella casa del Signore. Abitano sulla terra e sono sottoposti con le creature mortali all’inevitabile limitazione umana, ma in realtà sono concittadini degli angeli, ministri di Dio”.
Tornando più direttamente a ciò che sarebbe avvenuto in una chiesa romana, si potrà discutere del modo col qual è stato espresso il dissenso ma non sul dissenso medesimo. Se il sacerdote ha ritenuto giusto ciò che stava facendo avrebbe dovuto prima spiegarlo ai suoi fedeli in modo da evitare possibili scandali e malintesi, e giungere alla giusta comprensione del messaggio che intendeva comunicare. E’ ciò che si chiama catechesi. Ma quelle raffigurazioni appartenenti al culto pagano, la rappresentazione scenica fatta precedentemente in quella stessa chiesa, non erano certo adatte in sé. E seppure lo fossero state, quella rappresentazione non si sarebbe dovuto farla in chiesa ma nel teatro parrocchiale. In chiesa sono una profanazione, la chiesa è il pomerium sacro, luogo della presenza di Dio e il tabernacolo di Gesù vivente nell’Eucaristia, è il roveto ardente con cui si incontrò Mosè e che arde perennemente di sua offerta dolorosa e di amore a Dio per noi. Lì è il presbyterium, luogo sacro del sacrifico di Gesù che ci salva, lì è il centro dove l’assemblea di povere creature umane raccolta intorno al sacerdote a ciò consacrato, nel quale si rende sacramentalmente presente Cristo buon pastore offerto e che si offre. In quel momento, quell’assemblea di gente sparsa diventa Chiesa, diventa Unità, riflesso in terra della divina Trinità. La chiesa è il luogo della sacra Liturgia, che fa dell’assemblea la Chiesa, unita pertanto alla Liturgia perenne della Chiesa celeste, che è il paradiso, la Gerusalemme del cielo.
Non è dunque la chiesa il luogo della distrazione, del chiasso, dei canti e suoni rumorosi e scomposti. In chiesa si va e si sta per pregare, adorare, lodare, offrire, ringraziare, umiliarsi davanti all’infinita grandezza e Santità o Giustizia che Dio è, e chiedere perdono, lì davanti alla divina Eucarestia, a Gesù in Persona, lì presente e vivo, che si offre e chiede perdono per noi. Si sta quindi in silenzio, in dono di sé a Dio e intimo colloquio con Lui, in ascolto della sua Parola con la quale lo Spirito illumina e scalda il nostro cuore del suo mistero. Essa è il luogo dello stare soli con Dio solo, per dirla con Santa Gemma Galgani. Se poi si vuol tirar fuori per quelle rappresentazioni in chiesa il ricordo del Dramma Liturgico e della Sacra Rappresentazione medievale si ponga mente alle parole Liturgica e Sacra.
Esiste infine il diritto-dovere di ogni cristiano, sacerdote o no, alla correzione fraterna, da fare o accettare secondo le individuali responsabilità.
Di Sabino Paciolla