e
della chiesa di Santa Maria in Traspontina
… demolirete i loro altari, spezzerete le loro stele, taglierete i loro pali sacri, brucerete nel fuoco i loro idoli - Deuteronomio VII, 5
Darai alle fiamme le sculture dei loro dei … perché sono un abominio per il Signore tuo Dio; non introdurrai quest’abominio in casa tua… - Deuteronomio VII, 25 e 26
Questo è quello che sta scritto nella Bibbia, che è un libro rivelato; ben altro sta scritto, pensato, praticato nell’azione “pastorale” di Bergoglio, che dovrebbe essere il primo a credere, a sostenere e a difendere quanto prescritto da Dio stesso.
Bergoglio, che svolge indebitamente la funzione di un papa cattolico, se ne frega dei precetti di Dio e massimamente viola quasi costantemente il Primo Comandamento
Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese di Egitto, dalla condizione servile. Non avere altri dei di fronte a me. Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù in cielo, né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra. Non ti prostrerai davanti a quelle cose e non le servirai. Perché io il Signore tuo Dio sono un Dio geloso - Deuteronomio V, 6-9
Nella blasfema sceneggiata nei giardini vaticani, il 7 ottobre scorso, (https://www.youtube.com/watch?v=cQWlCMGkAgI)
era stata portata una piroga con due simulacri della dea pagana, uno dei quali è stato poi offerto in dono a Bergoglio.
Successivamente, gli idoli amazzonici sono stati introdotti in corteo nella Basilica di San Pietro, dove lo stesso Bergoglio accompagnato da cardinali e vescovi ha recitato il Padre Nostro davanti ad un solo simulacro della dea pagana Pachamama, “Terra Madre”.
Ma la blasfema, ridicola e idolatrica manifestazione non doveva finire lì, essa si è conclusa con la raccolta di tutti gli idoli amazzonici nella chiesa di Santa Maria in Traspontina, dove è stata allestita un’apposita “mostra” ai piedi dell’altare.
Come se non bastasse, mentre gli idoli facevano bella mostra di sé con a fianco, incredibile a dirsi, l’immagine della Madonna di Guadalupe, è stata celebrata una Misa por la Tierra sin Males - Messa per la terra senza mali -
Tra le suppellettili che componevano la “mostra” c'era questo manifesto
che inneggiava alla battuta di Bergoglio nella Laudato si': “tutto è connesso”, illustrata da immagini di una indigena che tiene in braccio un bambino
e intanto allatta un piccolo animale.
Nel corso di tale “Messa” delle persone con atteggiamento da coribanti hanno ballato in circolo intorno al simulacro della dea pagana Pachamama bestemmiando la Madonna recitando l’Ave Maria, mentre alcuni degli invasati reggevano sulle spalle una piroga su cui stava seduta una donna acconciata come la dea pagana.
La notte di lunedì, 21 ottobre, dei fedeli cattolici sono penetrati nella chiesa di Santa Maria in Traspontina, che si trova su via della Conciliazione, hanno raccolto gli idoli e li hanno gettati nel Tevere, dopo aver sostato brevemente davanti a Castel Sant’Angelo per recitare una preghiera a San Michele Arcangelo.
Le statuette degli idoli condotte sulla ringhiera del ponte
Una delle statuette poggiata sulla recinzione del ponte,
pronta per esserse gettata nel Tevere
pronta per esserse gettata nel Tevere
Della vicenda è stato girato un filmato, diffuso dal sito Life Site e riprodotto sul
canale You Tube: https://www.youtube.com/watch?v=p3Hndrr5khI
I mezzi di comunicazione ne hanno dato notizia in modo diverso, a seconda del loro specifico orientamento supposto culturale, nessuno ha fatto l’elogio dell’atto riparatore realizzato da questi fedeli.
Sulla vicenda è stato interpellato il giornalista Paolo Ruffini, primo laico voluto da Bergoglio come Prefetto del Dicastero della Comunicazione, il quale ha dichiarato: «Abbiamo appreso dai social network di questo gesto. Posso solo dire che rubare qualcosa da un luogo, per di più sacro, è una bravata, un gesto privo di senso, che contraddice lo spirito di dialogo che dovrebbe sempre animare tutti: un furto che si commenta da solo».
Caro Ruffini, con tutto rispetto, equivocare sul luogo sacro, la chiesa in questione, e la statuetta lignea della dea pagana Pachamama, è cosa intellettualmente disonesta, soprattutto se si pone mente al fatto che quella statuetta, chiaro idolo pagano, era stata introdotta nella chiesa dimenticando, allora, che si trattava di un luogo sacro, realizzando così una manifesta dissacrazione della chiesa stessa.
L’unica scusante che ha Paolo Riffini è che non capisce un’acca di sacro, come ha dato a che vedere nel corso di un incontro con i giornalisti in occasione di questo incredibile Sinodo per l’Amazzonia.
Parlando della statuetta ha tranquillamente sostenuto: «Credo che banalmente rappresenti la vita, ma questo è il pensiero mio in quanto Paolo Ruffini non da Prefetto della Comunicazione. Sappiamo che alcune cose nella storia possono avere tante interpretazioni, anche nelle chiese puoi trovare cose che vengono dal passato. Vedere simboli di paganesimo è vedere il male dove il male non c’è».
Ora, che la statuetta “rappresenti banalmente la vita” è cosa in qualche modo vera, ma che essa venga adorata da secoli come simulacro della divinità “Madre Terra” – Pachamama – non è una cosa “banale”, ma “semplicemente” un’idolatria; e tale idolo ha ricevuto gli omaggi calorosi di Bergoglio accompagnato da cardinali e vescovi supposti cattolici, per di più all’interno della Basilica di San Pietro.
Che in tutto questo Paolo Ruffini non veda il male è cosa molto grave, che non ha certo del banale, perché l’idolatria, praticata dagli indigeni dell’Amazzonia e sostenuta dai prelati cattolici contravviene il comandamento di Dio e suscita l’indignazione, la collera e la punizione di Dio su tutti coloro che assecondano l’idolatria stessa, Paolo Ruffini compreso.
L'Imperatore Costantitno fa distruggere gli idoli
e fa intronizzare Gesù Cristo e la Croce
Sono passati 1700 anni da quando gli idoli vennero distrutti e al loro posto vennero installate le immagini di Gesù Cristo. Chi poteva immaginare fino a qualche anno fa che un papa avrebbe realizzato l’operazione opposta?
Eppure Bergoglio a suo modo lo ha fatto!
Quello che si può e si deve dedurre da questa malefica vicenda è che tanti sedicenti cattolici, non solo non lo sono, ma appaiono come servi sciocchi del male e delle mire del Demonio.
Bene hanno fatto quei fedeli che hanno gettato nel Tevere gli idoli, e ancor meglio farebbero i vescovi rimasti cattolici a riconsacrare la Basilica di San Pietro e la chiesa di Santa Maria in Traspontina, perché è evidente a tutti che entrambi i luoghi di culto sono stati profanati e dissacrati.
Crediamo che tutto questo non corrisponda, ancora, all’abominazione nel luogo sacro, ma di certo vi è molto vicino, così che dobbiamo aspettarci ancora di peggio da parte di Bergoglio e dei suoi sostenitori,
E a nulla vale ricordare che Bergoglio sarebbe il Papa, perché l’abominio della desolazione può essere introdotto nel luogo sacro solo da chi ha libero accesso al luogo sacro.
Stia accorto Bergoglio, perché Dio non ha esitato a far distruggere già lo stesso Tempio di Gerusalemme, basta un solo segno del Suo dito e Bergoglio verrà ridotto in cenere.
di Belvecchio
Il Cardinal Jorge Urosa Savino, arcivescovo emerito di Caracas, Venezuela, in questo suo intervento, pubblicato su National Catholic Register, indica la questione chiave per rivitalizzare la Chiesa nella terra amazzonica (e, in effetti, dappertutto).
Eccolo nella mia traduzione.
Ci stiamo avvicinando alla fine del sinodo pan-amazzonico. Abbiamo già visto i risultati dei vari circuli minores (piccoli gruppi di lavoro), più interessanti e impegnativi; alcuni piuttosto innovativi. Queste proposte, ovviamente, dovranno essere sottoposte alla votazione finale. Qualunque sia il risultato, vorrei sottolineare in questo articolo il punto chiave per il rilancio della Chiesa in Amazzonia.
Il Sinodo deve annunciare chiaramente che la missione fondamentale della Chiesa è annunciare Gesù Cristo come nostro Salvatore.
E questo vale tanto per le comunità indigene dei vicariati missionari quanto per le chiese già costituite come arcidiocesi e diocesi della Chiesa universale. È importante rafforzare l’opera di evangelizzazione e l’annuncio chiaro, esplicito e manifesto di Gesù come Via, Verità e Vita, colui in cui il mistero dell’essere umano è decifrato e in cui ogni sapienza umana ha senso. Lo afferma chiaramente il Concilio Vaticano II nella costituzione pastorale Gaudium et spes (10 e 22).
La missione fondamentale della Chiesa: evangelizzare
Non c’è dubbio che la missione fondamentale della Chiesa è annunciare Gesù Cristo. Questo punto è stato ben evidenziato da uno dei circuli minores. Hanno fatto un ottimo lavoro di enunciato. È davvero il centro della missione della Chiesa. Tutti gli altri temi: gli aspetti ecologici, sociali, culturali e anche pastorali come i ministeri, l’organizzazione e l’autorità nella Chiesa sono certamente importanti, ma sono secondari.
Ciò che è veramente importante è che la Chiesa cattolica in Amazzonia, come nel resto del mondo, viva e annunci con la gioia del Vangelo – come ci chiede Papa Francesco – la sua fede in Gesù, Dio da Dio, luce da luce, Dio vero da Dio vero, Re dei Re, e Signore dei Signori, principio e fine.
Come abbiamo detto con rispetto nelle precedenti riflessioni sull’instrumentum laboris (documento di lavoro), sarebbe importante studiare perché, nonostante il grande e sacrificale, costante lavoro e la presenza di molti missionari, le chiese protestanti sono cresciute, mentre i frutti del nostro lavoro pastorale non sono stati quelli sperati. Molte comunità indigene sono grate per il lavoro sociale dei missionari cattolici, ma preferiscono le chiese protestanti. Uno dei circui minores ha sottolineato questo punto. Purtroppo, l’instrumentum laboris non ha studiato le cause di questa realtà di base.
Dobbiamo, quindi, rafforzare l’annuncio di Gesù Cristo ai popoli indigeni e invitarli rispettosamente a convertirsi ed essere battezzati, affinché possano ricevere l’immenso tesoro di diventare figli di Dio e membri della Chiesa.
Inculturate il Vangelo
Ci siamo: Dobbiamo evangelizzare e inculturare il Vangelo di Gesù Cristo! Naturalmente questo non significa imporre la cultura europea o occidentale alle popolazioni indigene. Significa presentare Cristo come Salvatore e Redentore, come nostro amico e fratello, con le sue esigenze di cambiamento di vita, di moralità familiare, di comportamento sociale, come anche nel mondo economico, di rifiuto degli idoli e della loro schiavitù alle forze della natura – che il Vangelo entri nelle loro culture. Questo è ciò che si intende per “inculturazione del Vangelo”.
Dobbiamo evangelizzare apertamente ed esplicitamente. Il dialogo e l’accompagnamento non sono sufficienti. Certo, sono necessari, ma allo stesso tempo dobbiamo offrire e presentare Gesù. Ricordiamoci di San Paolo:
“E guai a me se non evangelizzo (1 Corinzi 9:16).
La missione della Chiesa è annunciare il Vangelo. E sappiamo che Cristo ci cambierà radicalmente e creerà l’uomo nuovo, la nuova comunità, la nuova famiglia, santificata dalla grazia sacramentale.
E questo richiede a noi, agenti dell’evangelizzazione, e specialmente ai vescovi, ai sacerdoti e ai religiosi, una conversione continua, personale e pastorale. Che riconosciamo, personalmente e vigorosamente, Gesù come Signore della creazione e della storia, come Buon Pastore, come Luce del mondo, come nostro Salvatore. E noi dobbiamo presentarlo come tale ai nostri fratelli. Naturalmente non dobbiamo disprezzare le culture indigene! Ma dobbiamo portare loro l’antica sapienza divina, rivelata nell’Antico Testamento e in particolare da Gesù Cristo. Dobbiamo portare loro il dono della vita nuova in Cristo, la luce della grazia, la speranza della vita eterna. Dobbiamo liberarli dalla schiavitù della natura, annunciando la signoria di Dio Padre e di Cristo, suo Figlio, volto della Divina Misericordia, sulla creazione e su ognuno di noi.
In questo senso è essenziale che il documento finale del Sinodo promuova un’evangelizzazione aperta, in Amazzonia e nel mondo intero, senza timore di ferire i popoli indigeni e promuovere la parrhesia dello Spirito Santo, con rispetto, naturalmente, ma senza trepidazione – non apologeticamente, come se chiedesse perdono per aver portato il tesoro di Cristo ai popoli indigeni dell’Amazzonia.
Il Rito Amazzonico Suggerito
In questa stessa linea, dobbiamo anche concentrarci sul possibile rito amazzonico-indigeno [della Messa], che il Sinodo potrebbe suggerire. Non c’è nulla di male. Nella Chiesa, ci sono molti riti.
Naturalmente dovrebbe essere preparato molto bene. E certamente il possibile rito amazzonico deve evitare qualsiasi tipo di sincretismo strano o scorretto. Il sincretismo presente nel rito celebrato intorno a una grande coperta, guidato da una donna amazzonica circondata da strane e ambigue immagini nei giardini vaticani il 4 ottobre, dovrebbe essere evitato. È deplorevole che, nonostante le numerose critiche a quel rituale, nessuno degli organizzatori abbia spiegato cosa fosse quel rituale. La ragione dei molti commenti critici è proprio la natura primitiva e l’aspetto pagano della cerimonia e l’assenza di simboli, gesti e preghiere cattoliche riconoscibili nei movimenti e nelle prostrazioni di quel sorprendente rituale.
Questo tipo di sincretismo deve essere assolutamente evitato. La liturgia o Rito latino romano, in particolare la Sacra Eucaristia offerta solo a Dio, è semplice, sobria, austera e di facile comprensione per coloro che ricevono un’adeguata iniziazione. Un eventuale rito amazzonico deve rispettare la natura sacra dell’Eucaristia e mantenere i suoi elementi fondamentali, e mentre altri gesti possono essere introdotti, nessuno può essere simile ai gesti animisti o gesti naturalisti non cattolici.
Conclusione
Benediciamo il Signore per il lavoro sacrificale e generoso offerto in Amazzonia, nella giungla come nelle aree urbane, nei vicariati e prelature, arcidiocesi e diocesi, da vescovi, missionari, sacerdoti e diaconi, laici religiosi e consacrati impegnati in molteplici fatiche ecclesiali.
Imploriamo Dio, Creatore dell’universo e Padre nostro, che questo sinodo riaffermi con decisione e chiarezza la missione evangelica della Chiesa in Amazzonia e nel mondo intero, e che i cattolici, specialmente i ministri del Signore e i religiosi, continuino a vivere e ad annunciare con gioia il Vangelo di Gesù Cristo, “l’unico nel cui nome possiamo ottenere la salvezza e il perdono dei peccati” (cfr At 4,12; Gaudium et Spes, 10).
+cardinale Jorge Urosa Savino
(Questo commento è stato adattato nello stile).
Di Sabino Paciolla
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