Il 28 aprile la Chiesa cattolica ricorda un grande santo: san Luigi Maria Grignion di Montfort.
San Luigi Maria nacque a Montfort-la Canne in Bretagna il 31 gennaio 1673 e morì a Saint-Laurent-sur Sèvre in Vandea il 28 aprile 1716; fu beatificato da Leone XIII il 22 gennaio 1888 e proclamato santo da Pio XII il 20 luglio 1947.
Fu un grande predicatore e dedicò tutta la sua vita all’opera delle missioni soprattutto nel nordovest della Francia, gli stessi territori che ottant’anni dopo la sua morte avrebbero visto l’insurrezione del popolo cattolico contro la Rivoluzione francese. L’insorgenza della Vandea, è stato detto, fu una conseguenza della sua predicazione.
Ogni santo ha una sua specifica grandezza. La grandezza di san Luigi Maria Grignion di Montfort è di avere portato all’apice la devozione alla Madonna. Egli è autore infatti di un’opera, il Trattato della Vera devozione alla Santa Vergine, che può essere considerata un vero capolavoro spirituale.
Un teologo domenicano, il padre Antonio Royo Marin, afferma che nessuna devozione mariana si può paragonare al Trattato della vera devozione, il libro mariano per eccellenza, che racchiude una “sublime dottrina”. Un’opera certamente ispirata dallo Spirito Santo, come lo furono gli Esercizi Spirituali di sant’Ignazio di Loyola e pochi altri libri nella storia della Chiesa.
In quest’ opera il santo francese spiega le ragioni della grandezza di Maria e svela, con spirito profetico, il suo ruolo negli ultimi tempi della storia. Ma soprattutto egli ci insegna un metodo per amare e servire la Madonna con maggior fervore ed efficacia: è la consacrazione a Gesù per le mani di Maria, la via più breve e sicura per giungere attraverso Maria a Gesù Cristo e per lui a Dio Padre.
Il Trattato della vera devozione è una lettura molto adatta per il mese di maggio, e in particolare per questo mese di maggio. Non solo perché maggio è il mese tradizionalmente dedicato a Maria, ma perché in queste settimane ci prepariamo alla Pentecoste, che è la festa dello Spirito Santo. E san Luigi Maria ci aiuta a capire più profondamente il legame che esiste, con l’Incarnazione del Verbo, tra la Madonna e lo Spirito Santo. Ma questo mese di maggio è un’opportuna occasione per leggere e meditare questo libro, anche perché ancora viviamo il periodo di quarantena imposto dalle autorità per difenderci dal coronavirus.
Non dobbiamo vivere questa quarantena, come un’ingiusta limitazione della nostra libertà. Sarebbe far torto a Dio, che in qualsiasi situazione della nostra vita non ci fa mai mancare la sua grazia. Esiste anche la grazia del coronavirus, per chi sappia approfittarne.
Per esempio, pur tra le gravi difficoltà che questa situazione ci impone, possiamo vivere per qualche tempo in un maggior spirito di preghiera, di raccoglimento, di riflessione.
Possiamo provare ad avvicinarci di più a Dio, affidandoci alla Madonna. E per farlo, san Luigi Grignion di Montfort ci dà delle preziose indicazioni.
Per questo, dedicherò il mese di maggio a un commento del Trattato alla vera devozione di san Luigi Maria Grignion di Montfort.
Intanto vi invito a procurarvi questo libro, che si può trovare facilmente in libreria o via internet. Vi do appuntamento il 1 maggio.
AD IESUM PER MARIAM
La consacrazione del Montfort, per affrontare questi tempi
San Luigi, nel “Trattato”, propone la consacrazione per le mani di Maria quale via diretta per unirsi a Gesù. Il fedele rende così la Vergine «depositaria» dei propri meriti. È un cammino pensato per tutti, religiosi e laici, e quantomai necessario in quest’epoca di intensa battaglia spirituale: gli «ultimi tempi», li chiama Montfort, in cui la Madonna appare «terribile contro il demonio e i suoi seguaci».
«Io sono tutto tuo e tutto quanto posseggo te lo offro, amabile mio Gesù, per mezzo di Maria, tua Santissima Madre» (formula breve di consacrazione quotidiana - Trattato della vera devozione, 233).
Ci sono schiavitù scambiate, attraverso la terrena maschera del peccato, per libertà. E c’è invece la così chiamata “schiavitù mariana” che fa godere dell’unica e vera libertà, quella in Gesù Cristo. Come diventare schiavi di Gesù in Maria è il tema al centro del “Trattato della vera devozione alla Santa Vergine”, l’opera principale di san Luigi Maria Grignion di Montfort (1673-1716), celebrato oggi dalla Chiesa.
È un testo che è rivolto a tutti - laici, religiosi, sacerdoti - poiché propone una consacrazione per le mani di Maria che il Montfort definisce «via facile, breve, perfetta e sicura per giungere all’unione con Gesù Cristo Signore, nella quale consiste la perfezione cristiana» (VD, 152).
Quale creatura, infatti, conosce e ama il Figlio più della Madre? Il fatto che Maria sia stata «finora sconosciuta» è, per il grande santo francese, «uno dei motivi per cui Gesù Cristo non è conosciuto come si dovrebbe. È dunque sicuro che la conoscenza di Gesù Cristo e la venuta del suo regno nel mondo non saranno che la conseguenza necessaria della conoscenza della Santa Vergine e della venuta del regno di Maria, che lo ha messo al mondo la prima volta e che lo farà risplendere la seconda» (VD, 13).
San Luigi Maria scriveva il Trattato in un periodo storico in cui la fede cattolica - e con essa la devozione mariana - era bersagliata da più parti: giansenisti, protestanti, razionalisti, ecc. Il suo manoscritto, composto verso il 1712, rimase nascosto per circa 130 anni (dunque sconosciuto per tutto il tempo dell’Illuminismo, della Rivoluzione francese e oltre), venendo ritrovato provvidenzialmente nel 1842 e stampato l’anno dopo.
Ricorrente è il pensiero che Maria sarà tanto più conosciuta e amata dalle anime fedeli in quelli che il Montfort chiama «gli ultimi tempi», perché «l’Altissimo e la sua Santa Madre devono formare dei grandi santi, i quali saranno così eccelsi in santità da superare la gran parte degli altri santi, come i cedri del Libano superano i piccoli arbusti» (VD, 47). Maria «deve risultare terribile contro il demonio e i suoi seguaci, terribile come schiere a vessilli spiegati, soprattutto in questi ultimi tempi» (VD, 50).
Consacrarsi a Lei diventa allora quantomai necessario in un’epoca, come la nostra, in cui infuria la battaglia tra la Donna vestita di sole e il drago dell’Apocalisse (Ap 12). Si tratta infatti - riassume il Montfort - di scegliere se essere schiavi di Satana o di Gesù, se seguire l’angelo ribelle nella dannazione eterna o accogliere l’amore del Signore crocifisso e risorto, godendo con Lui della gloria del Paradiso.
Di qui la proposta di quella che il santo chiama perfetta consacrazione a Gesù Cristo: «Ora, essendo Maria, tra tutte le creature, la più conforme a Gesù Cristo, ne segue che, tra tutte le devozioni, quella che consacra e conforma di più un’anima a Gesù Cristo Signore è la devozione alla Santa Vergine, Sua Madre, e che più un’anima sarà consacrata a Maria, più lo sarà a Gesù Cristo» (VD, 120). Maria è quindi il «mezzo perfetto» per unirci a Gesù «nostro ultimo fine»: è la Mediatrice che ci avvicina, in umiltà, all’unico Mediatore presso il Padre.
Con la sua mariologia perfettamente cristocentrica e trinitaria, il Montfort fuga i dubbi e smonta gli argomenti di quanti allora vedevano nella devozione a Maria un possibile ostacolo sulla via verso il Figlio. Un problema che rimane di grande attualità, se si pensa alle remore che ancora oggi non pochi teologi nutrono verso la consacrazione a Maria. Il santo, che individuò sette falsi tipi di devozione, li avrebbe probabilmente chiamati «devoti scrupolosi», cioè le «persone che temono di disonorare il Figlio onorando la Madre, di abbassare l’uno elevando l’altra» (VD, 94).
La vera devozione a Maria ha cinque tratti fondamentali (interiore, tenera, santa, costante, disinteressata). In particolare, deve essere «tenera, cioè piena di fiducia nella Santa Vergine, come quella di un bambino nei confronti della sua buona mamma. […] in ogni momento, in ogni luogo e per tutto, l’anima invoca l’aiuto della sua buona Madre: nei dubbi, per essere illuminata; negli smarrimenti, per ritrovare il cammino; nelle tentazioni, per essere sostenuta; nelle debolezze, per essere rinvigorita; nelle cadute, per essere rialzata; negli scoraggiamenti, per essere rincuorata; negli scrupoli, per esserne liberata; nelle croci, nelle fatiche e nelle contrarietà della vita, per essere consolata» (VD, 107). La vera devozione dovrà anche essere «santa, cioè deve condurre un’anima a evitare il peccato e a imitare le virtù della Vergine…» (VD, 108).
Grande merito del Montfort è di aver considerato questa consacrazione come «una perfetta rinnovazione dei voti e delle promesse del santo Battesimo». L’una e l’altro impegnano il cristiano a rinunciare a Satana e donarsi a Gesù. In più, rispetto al Battesimo, ci si dona al Figlio espressamente «per le mani di Maria» e si rende la Vergine «depositaria universale» di tutto ciò che abbiamo, quindi il nostro corpo e la nostra anima, i beni materiali, «i beni interiori e spirituali, che sono i meriti, le virtù, le buone opere: passate, presenti e future». Questo significa che sarà Lei, Sede della Sapienza, a disporre dei meriti di chi le si consacra, per il maggior bene dell’anima e a maggior gloria di Dio.
Si tratta in breve di fidarsi meno di sé stessi e, nel medesimo tempo, aumentare la propria fiducia in Lei, Madre del buon consiglio. Questa fiducia e obbedienza - a imitazione di Gesù che per 30 anni visse a Lei sottomesso crescendo in sapienza, età e grazia - avrà sublimi conseguenze. Infatti, poiché la Santa Vergine «non si lascia mai vincere in amore e generosità», scrive ancora san Luigi Maria, «si dà ella stessa interamente e in modo inarrivabile a colui che le dona tutto. Lo sommerge nell’abisso delle sue grazie, lo adorna dei suoi meriti, lo sostiene con il suo potere, lo illumina con la sua luce, lo infiamma del suo amore, gli comunica le sue virtù» (VD, 144).
In tempi di intensa lotta spirituale come gli attuali, ci permettiamo allora questo consiglio: fare un cammino che può iniziare leggendo il Trattato e proseguire con l’aiuto di un sacerdote. Così da andare a Gesù, per Maria.
Ermes Dovico
https://lanuovabq.it/it/la-consacrazione-del-montfort-per-affrontare-questi-tempi
La consacrazione del Montfort, per affrontare questi tempi
San Luigi, nel “Trattato”, propone la consacrazione per le mani di Maria quale via diretta per unirsi a Gesù. Il fedele rende così la Vergine «depositaria» dei propri meriti. È un cammino pensato per tutti, religiosi e laici, e quantomai necessario in quest’epoca di intensa battaglia spirituale: gli «ultimi tempi», li chiama Montfort, in cui la Madonna appare «terribile contro il demonio e i suoi seguaci».
«Io sono tutto tuo e tutto quanto posseggo te lo offro, amabile mio Gesù, per mezzo di Maria, tua Santissima Madre» (formula breve di consacrazione quotidiana - Trattato della vera devozione, 233).
Ci sono schiavitù scambiate, attraverso la terrena maschera del peccato, per libertà. E c’è invece la così chiamata “schiavitù mariana” che fa godere dell’unica e vera libertà, quella in Gesù Cristo. Come diventare schiavi di Gesù in Maria è il tema al centro del “Trattato della vera devozione alla Santa Vergine”, l’opera principale di san Luigi Maria Grignion di Montfort (1673-1716), celebrato oggi dalla Chiesa.
È un testo che è rivolto a tutti - laici, religiosi, sacerdoti - poiché propone una consacrazione per le mani di Maria che il Montfort definisce «via facile, breve, perfetta e sicura per giungere all’unione con Gesù Cristo Signore, nella quale consiste la perfezione cristiana» (VD, 152).
Quale creatura, infatti, conosce e ama il Figlio più della Madre? Il fatto che Maria sia stata «finora sconosciuta» è, per il grande santo francese, «uno dei motivi per cui Gesù Cristo non è conosciuto come si dovrebbe. È dunque sicuro che la conoscenza di Gesù Cristo e la venuta del suo regno nel mondo non saranno che la conseguenza necessaria della conoscenza della Santa Vergine e della venuta del regno di Maria, che lo ha messo al mondo la prima volta e che lo farà risplendere la seconda» (VD, 13).
San Luigi Maria scriveva il Trattato in un periodo storico in cui la fede cattolica - e con essa la devozione mariana - era bersagliata da più parti: giansenisti, protestanti, razionalisti, ecc. Il suo manoscritto, composto verso il 1712, rimase nascosto per circa 130 anni (dunque sconosciuto per tutto il tempo dell’Illuminismo, della Rivoluzione francese e oltre), venendo ritrovato provvidenzialmente nel 1842 e stampato l’anno dopo.
Ricorrente è il pensiero che Maria sarà tanto più conosciuta e amata dalle anime fedeli in quelli che il Montfort chiama «gli ultimi tempi», perché «l’Altissimo e la sua Santa Madre devono formare dei grandi santi, i quali saranno così eccelsi in santità da superare la gran parte degli altri santi, come i cedri del Libano superano i piccoli arbusti» (VD, 47). Maria «deve risultare terribile contro il demonio e i suoi seguaci, terribile come schiere a vessilli spiegati, soprattutto in questi ultimi tempi» (VD, 50).
Consacrarsi a Lei diventa allora quantomai necessario in un’epoca, come la nostra, in cui infuria la battaglia tra la Donna vestita di sole e il drago dell’Apocalisse (Ap 12). Si tratta infatti - riassume il Montfort - di scegliere se essere schiavi di Satana o di Gesù, se seguire l’angelo ribelle nella dannazione eterna o accogliere l’amore del Signore crocifisso e risorto, godendo con Lui della gloria del Paradiso.
Di qui la proposta di quella che il santo chiama perfetta consacrazione a Gesù Cristo: «Ora, essendo Maria, tra tutte le creature, la più conforme a Gesù Cristo, ne segue che, tra tutte le devozioni, quella che consacra e conforma di più un’anima a Gesù Cristo Signore è la devozione alla Santa Vergine, Sua Madre, e che più un’anima sarà consacrata a Maria, più lo sarà a Gesù Cristo» (VD, 120). Maria è quindi il «mezzo perfetto» per unirci a Gesù «nostro ultimo fine»: è la Mediatrice che ci avvicina, in umiltà, all’unico Mediatore presso il Padre.
Con la sua mariologia perfettamente cristocentrica e trinitaria, il Montfort fuga i dubbi e smonta gli argomenti di quanti allora vedevano nella devozione a Maria un possibile ostacolo sulla via verso il Figlio. Un problema che rimane di grande attualità, se si pensa alle remore che ancora oggi non pochi teologi nutrono verso la consacrazione a Maria. Il santo, che individuò sette falsi tipi di devozione, li avrebbe probabilmente chiamati «devoti scrupolosi», cioè le «persone che temono di disonorare il Figlio onorando la Madre, di abbassare l’uno elevando l’altra» (VD, 94).
La vera devozione a Maria ha cinque tratti fondamentali (interiore, tenera, santa, costante, disinteressata). In particolare, deve essere «tenera, cioè piena di fiducia nella Santa Vergine, come quella di un bambino nei confronti della sua buona mamma. […] in ogni momento, in ogni luogo e per tutto, l’anima invoca l’aiuto della sua buona Madre: nei dubbi, per essere illuminata; negli smarrimenti, per ritrovare il cammino; nelle tentazioni, per essere sostenuta; nelle debolezze, per essere rinvigorita; nelle cadute, per essere rialzata; negli scoraggiamenti, per essere rincuorata; negli scrupoli, per esserne liberata; nelle croci, nelle fatiche e nelle contrarietà della vita, per essere consolata» (VD, 107). La vera devozione dovrà anche essere «santa, cioè deve condurre un’anima a evitare il peccato e a imitare le virtù della Vergine…» (VD, 108).
Grande merito del Montfort è di aver considerato questa consacrazione come «una perfetta rinnovazione dei voti e delle promesse del santo Battesimo». L’una e l’altro impegnano il cristiano a rinunciare a Satana e donarsi a Gesù. In più, rispetto al Battesimo, ci si dona al Figlio espressamente «per le mani di Maria» e si rende la Vergine «depositaria universale» di tutto ciò che abbiamo, quindi il nostro corpo e la nostra anima, i beni materiali, «i beni interiori e spirituali, che sono i meriti, le virtù, le buone opere: passate, presenti e future». Questo significa che sarà Lei, Sede della Sapienza, a disporre dei meriti di chi le si consacra, per il maggior bene dell’anima e a maggior gloria di Dio.
Si tratta in breve di fidarsi meno di sé stessi e, nel medesimo tempo, aumentare la propria fiducia in Lei, Madre del buon consiglio. Questa fiducia e obbedienza - a imitazione di Gesù che per 30 anni visse a Lei sottomesso crescendo in sapienza, età e grazia - avrà sublimi conseguenze. Infatti, poiché la Santa Vergine «non si lascia mai vincere in amore e generosità», scrive ancora san Luigi Maria, «si dà ella stessa interamente e in modo inarrivabile a colui che le dona tutto. Lo sommerge nell’abisso delle sue grazie, lo adorna dei suoi meriti, lo sostiene con il suo potere, lo illumina con la sua luce, lo infiamma del suo amore, gli comunica le sue virtù» (VD, 144).
In tempi di intensa lotta spirituale come gli attuali, ci permettiamo allora questo consiglio: fare un cammino che può iniziare leggendo il Trattato e proseguire con l’aiuto di un sacerdote. Così da andare a Gesù, per Maria.
Ermes Dovico
https://lanuovabq.it/it/la-consacrazione-del-montfort-per-affrontare-questi-tempi
Credo che lo leggerò, dopo quarant'anni di gospismo occorre una fonte affidabile.
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