ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 13 agosto 2020

Cristo sta scomparendo dalla sua Chiesa

CRISTO È FUORI DALLA CHIESA DI BERGOGLIO.



La scristianizzazione è passata dalle narrazioni. Poi è arrivata alla Chiesa.

I protagonisti positivi di film, romanzi , serie televisivi e di pubblicità, queste ultime con un potenziali di imitazione enorme, non vanno a Messa. Il messaggio non è neutro, è anticristiano. . San Remo. A questa situazione apparentemente neutra , in realtà anticristiana, si aggiungono attacchi più violenti. Il sacerdote, o il pastore,  è sempre un personaggio negativo. Fanno eccezione due soli sacerdoti, nei fim Pomodori verdi fritti e Sleepers: peccato che siano entrambi sacerdoti che giurano il falso sulla Bibbia, l’unico sacerdote che piace è quello che considera una burla negare Dio. I due sacerdoti devono salvare colpevoli, ma con “giustificazioni”, dal processo. Un vero uomo di Dio spiegherebbe che nulla giustifica l’assassinio e starebbe vicino ai condannati trasformando la condanna in una via per Dio. Nell’ultima versione del Mackbeth il protagonista e relativa consorte, personaggi estremamente malvagi, , hanno sulle corone vistosi croci, il monologo di Lady Mackbeth dove lei, a ogni frase , si carica di Malvagità avviene non nella sua camera da letto, come sarebbe giusto e anche ovvio, perché lei mette in atto tutta la sua seduzione per trascinare il marito nel baratro, ma in una chiesa.
La musica è straordinariamente scristianizzante. Nei video di Madonna, nome che di suo, se attribuito alla signora Ciccone configurerebbe una bestemmia, i simboli satanici si sprecano, nel totale. In tutti i video musicali, con pochissime eccezioni compaiono ossessivamente i simboli del satanista Alistey Croyley, l’Occhio di Horus e la piramide. Tutte le volte che qualche cantante si copre un occhio con la mano o fa con le dita il simbolo del triangolo, il riferimento è Crwley. Videl Alehandro di Lady Gaga, l’irrisione è totale.
Anche San Remo ha messo tutta la sua buona volontà per scristianizzare. Ciliegina sulla torta Benigni che massacra il Cantico dei Cantici di cui, come di molte altre cose, non ha capito un accidente, ma proprio nulla.
Cristo sta scomparendo dalla sua Chiesa. È cancellata la sua regalità, è cancellata la sua sacralità. Lui è sempre più ridotto a una figura solo umana, una figura un po’ ridicola a metà tra un sindacalista e un no global. Ci spiegano che il suo Vangelo è una metafora, che suo rodine di affermare fino alla morte che Lui è l’unica via, va disatteso. Anche il Suo nome scompare.
George  Bergoglio ha appena rinunciato al titolo di  Vicario di Cristo: sulla nuova edizione 2020 dell’annuario Pontificio il titolo non c’è. Il Papa è il Vicario di Cristo.  Il Papa deve essere il Vicario di Cristo. Se non è e non vuole essere il Vicario di Cristo, allora sarebbe corretto si trovasse un nuovo lavoro. E invece no. Bergoglio continua a farsi considerare Papa. Il fatto che non sia più Vicario di Cristo permette alla parola Cristo di non comparire, cioè permette che Cristo sia lasciato fuori dalla scena, sia lasciato fuori dalla storia, una storia che George Bergoglio preferisce scrivere da solo.
Il non usare la dizione  Vicario di Cristo, l’aver rinnegato il ruolo di Vicario di Cristo, è un nuovo tassello del dialogo interreligioso cominciato con il Vaticano Secondo.
La verità è una. Il dialogo  interreligioso non ha alcun senso. Cristo o è risuscitato al terzo giorno o non è risuscitato. O noi abbiamo ragione e gli ebrei torto, o gli ebrei hanno ragione e noi torto. Non è possibile che abbiamo tutti ragione. Cristo non è il precursore di Maometto. Ora è il Figlio dell’unico vero Dio o è precursore di Maometto. Non può essere entrambi. O Maria è sedes Sapientiae e Mater Ecclesiae, o è una ragazza qualsiasi, non può essere entrambe le cose.  Che qualcosa e il suo contrario possano essere veri  è in opposizione al principio di realtà, che è una maniera cortese per dire che è una fesseria. Ci siamo fatti fuori il pensiero logico, non solo San Tommaso, non solo Aristotele, ma la semplice capacità logica già acquisita a 4 anni.
Il Vaticano si sta avviando a un dialogo interreligioso che per essere completato  necessita della cancellazione del poco inclusivo  Cristo a grandi passi.
Il 4 febbraio 2019, Bergoglio va ad Abu Dhabi per firmare  la Dichiarazione di Abu Dhabi, insieme al Grande Imam Ahmed Al-Tayyeb, un amabile signore che augura lo sterminio degli israeliani. Nella Dichiarazione di Abu Dhabi Bergoglio dichiara che “Dio vuole la diversità di tutte le religioni”. La dichiarazione è eretica perché contrasta il Vangelo: si arriva al Padre solo attraverso il Figlio. Eretica e anche un po’ scema, perché non capisce chi glielo abbia fatto fare a Cristo di morire in Croce, se tanto è tutta la stessa roba. La  Dichiarazione è il documento che inventa basi “teologiche” di una nuova religione, definita con una definizione che, per cortesia, definiamo discutibile come  “Fede Abramica”. Cristo scompare, non è menzionato.
Il 4 agosto 2019 è  annunciato un  Comitato Superiore della Fratellanza Umana della Fede Abramica. Nel Vangelo è specificato che solo coloro che credono in Cristo sono fratelli. Il Vangelo quindi è contraddetto, o, meglio, superato. Tutte le principali religioni manderanno anziani, gerarchi, quello che hanno e tutti insieme appassionatamente faranno la Fede Abramica con il suo Comitato Superiore. Chi stabilisce quali religioni hanno il diritto di mandare anziani? La chiesa satanica statunitense, a suo tempo  ufficialmente riconosciuta dal Presidente Obama, potrà inviare qualcuno? La Massoneria è considerata una religione? Il Tempio del Dio Topo ( esiste, è in India, si chiama Karni Mata) potrà inviare qualche sorcio al posto degli anziani? E anche qui Cristo non è nominato.
Il 20 settembre 2019, la Abrahamic Faith House è stata inaugurata a New York. Ospiterà una moschea, una sinagoga e una chiesa, e anche qui non è stato nominato Cristo. Giustamente Cristo afferma che l’unica verità è lui, e che al di fuori di lui nessuna Verità. In effetti un po’ troppo scortese e divisivo per la sempre più paffuta Chiesa 3.0 allo zucchero filato.
Il 4 dicembre 2019, Bergoglio ha chiesto all’ONU di dichiarare il 4 febbraio Giornata Mondiale della Traternità Umana. Fraternità in Cristro? Ottima idea, ma prima dpobbiamo convertirli. Fraternità senza Cristo? Anche in questo annuncio non si fa alcuna menzione di Gesù Cristo.
L’11-18 ottobre 2020, rinviato dal 10 maggio causa corona virus, in Vaticano si terrà la riunione della Global Education Alliance. Nel preannunciarlo  parlano  di umanesimo e non di cristianesimo e ci dicono già che paleranno di cambiamento climatico.
Nelle insulse comunicazione del Vaticano sul Global Education Compact, non si nomina Cristo, si scrivono le solite scempiaggini  da microsindacalista, da mediocre preside su “un’educazione più aperta e inclusiva, capace di ascolto paziente, dialogo costruttivo e mutua comprensione”.
Il  Vaticano annuncia che il 19-21 novembre 2020 ci sarà l’ evento Economia di Francesco ad Assisi, Italia. Francesco chi? Bergoglio o Francesco di Assisi? Se è Francesco di Assisi penso che si starà rivoltando nella tomba all’idea che il suo nome è stato usato per sostenere l’ONU nella teoria del cambiamento climatico sulla strada valorosamente segnata da una ragazzina svedese poco più che analfabeta. E nemmeno qui Cristo è stato nominato.
L’abolizione ufficiale e definitiva della dizione Vicario di Cristo della nuova Chiesa 3.0 è  un altro passo per raggiungere il suo scopo, cancellare Cristo. Fino ad ora è stato uno stillicidio di scempiaggini teologiche camuffate da ignoranza e sciatteria , di riduzione della figura di Maria e di Gesù a  persone qualsiasi e normali. Utili per questo le vignette di Staino, he è stato arruolato e pagato dal giornale della CEI per vignette che non hanno mai fatto sorridere nessuno, ma che avevano il pregio di desacralizzare e umiliare la Vergine Maria e Cristo. Sul Vangelo è scritto Io sono la Verità e la Via, al di fuori di me non c’è né Verità né Via. Il dialogo interreligioso viola il Vangelo.
Con la evidente scusa di un’epidemia è stato abolito l’ordine non discutibile di Cristo della Messa e dei Sacramenti. Il vescovo di turno ci ha informato che “L’Eucarestia è molto sopravvalutata” Tutto il cristianesimo è reso sospendibile, opinabile, porzionabile, discutibile e portato ai saldi di fine stagione. Questa svendita ha un motivo preciso. L’abolizione del cristianesimo, che verrà disciolto in una religione globale come lo zucchero nel caffè, che galleggerà su questa religione come un fiocchetto di panna montata sulla cioccolata. Non dovevamo essere né zucchero, né panna montata, dovevamo essere il sale della terra. Ora abbiamo perso il nostro sapore. Se il sale non sala più, allora a che serve? Che sia schiacciato sotto i piedi.
Il Papa non è più il Vicario di Cristo ma il Vicario di se stesso. Se il Vaticano non serve a nominare Cristo, allora a che serve? Per le scempiaggini di Greta abbiamo già l’ONU.  Perché questi santi padri che cinguettano che l’Eucarestia è sopravvalutata, che il Vangelo è una metafora, che il problema è il clima e che l’ONU è tanto carina, non cercano sistemi più inclusivi per guadagnarsi da vivere? Se si è cattolici, perché dare ancora l’8 per mille alla Chiesa Cattolica, che per sua stessa ammissione ha rinunciato a essere cattolica e che dichiara trionfante che nemmeno Dio lo è?  La Chiesa esclude Cristo dalla storia: non con i miei soldi.


La gravissima accusa di mons. Viganò: La Gerarchia ha detronizzato Cristo Re


Durante il meeting annuale dei membri di LifeSiteNews, avvenuto il 6 agosto, mons. Carlo Maria Viganò vi ha preso parte telefonicamente, meditando sull’importanza della regalità sociale di Nostro Signore Gesù Cristo e del diabolico piano per distruggerla fuori e dentro la Chiesa. Abbiamo tradotto per voi l’intera meditazione.
di  S.E. mons. Carlo Maria Viganò
Permettetemi, cari amici, di condividere con voi alcune riflessioni sulla Regalità di Nostro Signore Gesù Cristo, manifestata nella Trasfigurazione che celebriamo oggi, dopo altri episodi significativi della vita terrena del Signore: dagli Angeli sopra la Grotta di Betlemme, all’Adorazione dei Magi, al suo battesimo nel fiume Giordano.
Ho scelto questo tema perché credo che, in un certo senso, possa riassumere il punto focale del nostro e vostro impegno di cattolici; non solo nella vita privata e familiare ma anche e soprattutto nella vita sociale e politica.
Prima di tutto, ravviviamo la nostra fede nella Regalità Universale del Nostro Divino Salvatore. Egli è veramente il Re dell’Universo, ovvero possiede la Sovranità assoluta su tutta la creazione, sul genere umano, su tutte le persone, anche su coloro che sono al di fuori del suo ovile, cioè la Santa Chiesa Cattolica, Apostolica, Romana.
Ogni persona è veramente una creatura di Dio. Ogni persona deve a Lui tutto il suo essere, sia nella sua natura nel suo insieme, che in ciascuna delle singole parti che la compongono: corpo, anima, facoltà, intelligenza, volontà e sensi. Le azioni di queste facoltà – così come le azioni di tutti gli organi del corpo – sono doni di Dio, il cui dominio si estende a tutti i suoi beni come frutti della sua ineffabile libertà. La semplice considerazione del fatto che nessuno sceglie o può scegliere la famiglia a cui appartiene sulla terra è sufficiente a convincerci di questa verità fondamentale della nostra esistenza.
Da ciò ne consegue che Nostro Signore Dio è il Sovrano di tutti gli uomini, sia individualmente che riuniti in gruppi sociali, poiché il fatto che formano diverse comunità non significa che perdano la loro condizione di creature. Effettivamente, la stessa esistenza della società civile obbedisce ai disegni di Dio, che ha reso sociale la natura umana. Così tutte le persone, tutte le nazioni – dalle più primitive alle più civili, dalle più piccole alle più potenti – sono tutte soggette alla Divina Sovranità e, di per sé, hanno l’obbligo di riconoscere questo dolce Dominio celeste.
IL REGNO DI GESÙ CRISTO
Come spesso attestano le Sacre Scritture, Dio ha conferito questa Sovranità al suo Figlio Unigenito.
San Paolo afferma, in modo generale, che Dio ha voluto il suo Figlio «erede di tutte le cose» (Eb 1, 2). San Giovanni, da parte sua, conferma il pensiero dell’Apostolo delle genti in molti passaggi del suo Vangelo; ad esempio, quando ricorda che «il Padre infatti non giudica nessuno, ma ha rimesso ogni giudizio al Figlio» (Gv 5, 22). La prerogativa di amministrare la giustizia appartiene, infatti, al re, e chi la possiede lo fa perché investito del potere sovrano.
Questa Regalità Universale, che il Figlio ha ereditato dal Padre, non dovrebbe essere intesa solo come l’eredità eterna attraverso la quale, nella sua Natura Divina, ha ricevuto tutti gli attributi che lo rendono uguale e consustanziale alla Prima Persona della Santissima Trinità, nell’unità dell’Essenza Divina. Tale regalità è anche attribuita in modo speciale a Gesù Cristo in quanto è veramente uomo, il mediatore tra il Cielo e la terra. Infatti, la missione del Verbo incarnato è proprio l’istituzione sulla terra del Regno di Dio. Osserviamo che le espressioni della Sacra Scrittura relative alla Regalità di Gesù Cristo si riferiscono, senza ombra di dubbio, alla sua condizione di uomo.
Viene presentato al mondo come il Figlio del re Davide, il quale viene per ereditare il Trono di suo Padre, esteso fino ai confini della terra e reso eterno, senza contare gli anni. Fu così che l’Arcangelo Gabriele annunciò la dignità del Figlio di Maria: «Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine» (Lc 1, 31-33). Inoltre i Magi, venuti dall’Oriente per adorarlo, lo cercano come un Re: «Dov’è il neonato Re dei Giudei?», chiedono a Erode, al loro arrivo a Gerusalemme (cfr. Mt 2, 2). La missione che l’Eterno Padre affida al Figlio nel mistero dell’Incarnazione è quella di stabilire un Regno sulla terra, il Regno dei Cieli. Attraverso l’istituzione di questo Regno, l’ineffabile Carità con cui Dio ha amato gli uomini da tutta l’eternità – attirandoli misericordiosamente a Sé – diventa concreta: «Dilexi te, ideo attraxite, miserans (Ti ho amato di amore eterno, per questo ti conservo ancora pietà)» (Ger 31, 3).
Gesù consacra la propria vita pubblica proclamando l’istituzione del suo Regno, a volte indicato come il Regno di Dio e altre come il Regno dei Cieli. Seguendo la pratica orientale, Nostro Signore si serve di affascinanti parabole per inculcare l’idea e la natura di questo Regno che è venuto a stabilire. I suoi miracoli mirano a convincere il popolo che il suo Regno è già venuto; si trova in mezzo alla gente. «Si in digito Dei eiicio daemonia, profecto pérvenit in vos regnum Dei (Se invece io scaccio i demòni con il dito di Dio, è dunque giunto a voi il regno di Dio)» (Lc 11,20).
La costituzione del suo Regno assorbì a tal punto la sua missione che l’apostasia dei suoi nemici approfittò di quest’idea per giustificare l’accusa sollevata contro di lui davanti al tribunale di Pilato: «Si hunc dimittis, non es amicus Caesaris (Se lo rilasci, sei non un amico di Cesare)». Gridarono a Ponzio Pilato: «Chiunque si fa re si oppone a Cesare» (cfr. Gv 19, 12). Convalidando l’opinione dei suoi nemici, Gesù Cristo conferma al governatore romano di essere veramente un Re: «Tu lo dici: Io sono Re» (cfr. Gv 18, 37).
VERAMENTE RE
Non è possibile mettere in dubbio il carattere regale dell’opera di Gesù Cristo. Egli è il Re. La nostra fede, tuttavia, richiede che comprendiamo bene la portata e il significato della Regalità del Divin Redentore. Pio XI esclude immediatamente il senso metaforico con cui chiamiamo “re” e “regale” qualunque cosa sia eccellente in un modo di essere o di agire umano.
No: Gesù Cristo non è re in senso metaforico. È Re nel vero senso della parola. Nella Sacra Scrittura, Gesù appare esercitando le prerogative reali del governo sovrano, dettando leggi e ordinando pene contro i trasgressori.
Nel famoso Discorso della Montagna possiamo dire che il Salvatore ha promulgato la Legge del suo Regno. Come vero sovrano, richiede obbedienza alle Sue leggi sotto pena, niente meno, che la condanna eterna. E anche nella scena del Giudizio, che annuncia la fine del mondo, quando il Figlio di Dio verrà per amministrare il suo giudizio ai vivi e ai morti: «Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria […] separerà [i buoni e i malvagi, ndt] gli uni dagli altri, come un pastore separa le pecore dai capri […]. Allora il Re dirà a quelli alla sua destra: “Venite, benedetti dal Padre mio […]”. Poi dirà a quelli alla sua sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno […]”. E questi andranno alla punizione eterna, ma i giusti alla vita eterna» (cfr. Mt 25, 31ss). Una frase che è allo stesso tempo dolce e terribile. Dolce per i buoni, per l’ineguagliabile bontà del premio che li attende; terribile e spaventoso per i malvagi, a causa del terrificante giudizio a cui sono condannati per l’eternità.
Una considerazione di questo tipo è sufficiente per le persone a rendersi conto di quanto sia della massima importanza identificare correttamente dove si trova il Regno di Gesù Cristo qui sulla terra, perché l’appartenenza o no ad esso decide il nostro destino eterno. Abbiamo detto “qui sulla terra” poiché l’uomo merita la ricompensa o la punizione per l’aldilà in questo mondo. Sulla terra, quindi, gli uomini dovrebbero entrare a far parte di quest’ineffabile Regno di Dio, che è sia temporale che eterno, perché è formato in questo mondo e fiorisce pienamente in Cielo.
LA SITUAZIONE PRESENTE
La furia del Nemico, che odia la razza umana, principalmente si scatena contro la dottrina della Regalità di Cristo, perché quella Regalità è unita nella Persona di Nostro Signore, vero Dio e vero Uomo. Il secolarismo dell’Ottocento, alimentato dalla massoneria, è riuscito a riorganizzarsi in un’ideologia ancora più perversa, poiché ha esteso la negazione dei diritti reali del Redentore non solo nella società civile ma persino nel Corpo della Chiesa. Quest’attacco è stato consumato con la rinuncia da parte del Papato al concetto stesso di questa regalità vicaria del Romano Pontefice, portando così nel cuore stesso della Chiesa le richieste di democrazia e parlamentarismo che erano già state usate per minare le nazioni e l’autorità di governanti.
Il Concilio Vaticano II ha fortemente indebolito la monarchia papale in conseguenza dell’implicita negazione della Divina Regalità dell’Eterno Sommo Sacerdote, e così facendo ha inferto un colpo magistrale contro l’istituzione che fino ad allora era stata un muro di difesa contro la secolarizzazione della società cristiana. La sovranità del Vicario venne diminuita, e questo fu progressivamente seguito dalla negazione dei diritti sovrani di Cristo sul suo Corpo mistico. E quando Paolo VI depose il triplo diadema regale con un gesto ostentato, come se rinunciasse alla sacra monarchia vicaria, tolse la corona anche a Nostro Signore, confinando la sua regalità ad una sfera meramente escatologica. La prova di ciò sono le significative modifiche apportate alla liturgia della solennità di Cristo Re e il suo traslocamento alla fine dell’anno liturgico.
Lo scopo della solennità, ovvero la celebrazione della regalità sociale di Cristo, illumina anche il suo posto nel calendario. Nella liturgia tradizionale era assegnata all’ultima domenica di ottobre, in modo che la festa di Tutti i Santi, che regnano per partecipazione, fosse preceduta dalla festa di Cristo, che regna di diritto. Con la riforma liturgica approvata da Paolo VI nel 1969, la solennità di Cristo Re è stata spostata all’ultima domenica dell’anno liturgico, cancellando la dimensione sociale della Regalità di Cristo e relegandolo alla dimensione meramente spirituale ed escatologica.
Tutti i padri conciliari che votarono per la Dignitatis Humanae e proclamarono la libertà religiosa con Paolo VI, si saranno resi conto che di fatto hanno spodestato Nostro Signore Gesù Cristo, privandolo della corona della sua Regalità sociale? Avranno compreso che avevano detronizzato concretamente Nostro Signore Gesù Cristo dal trono della sua divina Regalità su di noi e sul mondo intero? Avranno capito che, facendosi portavoce di nazioni apostate, hanno di fatto intronizzato queste bestemmie esecrabili: «Non vogliamo che Costui sia il nostro re» (Lc 19, 14); «Non abbiamo altro re che Cesare» (Gv 19, 15)? Così Egli, di fronte a quella voce confusa di uomini insensati, ritirò da loro il suo Spirito.
Per quelli che non sono accecati dai pregiudizi, è impossibile non vedere la perversa intenzione di ridimensionare la solennità istituita da Pio XI e la dottrina che essa esprime. L’aver detronizzato Cristo non solo dalla società ma persino dalla Chiesa è il più grande crimine di cui la Gerarchia avrebbe potuto macchiarsi, venendo meno al suo ruolo di custode dell’insegnamento del Salvatore. Come inevitabile conseguenza di questo tradimento, l’Autorità conferita da Nostro Signore al Principe degli Apostoli è sostanzialmente scomparsa. Ne abbiamo avuto conferma fin dall’indizione del Vaticano II, quando fu esclusa deliberatamente l’autorità infallibile del Romano Pontefice, a favore di una pastoralità che ha creato le condizioni per formulazioni equivoche, fortemente sospette di eresia, se non apertamente eretiche. Ci troviamo quindi non solo assediati in ambito civile – ove per secoli forze oscure hanno rifiutato il dolce giogo di Cristo e imposto l’odiosa tirannia dell’apostasia e del peccato alle nazioni – ma anche in ambito religioso, ove l’Autorità demolisce e nega che il Divino Re regni anche sulla Chiesa, sui suoi Pastori e sui suoi fedeli. Anche in questo caso, il dolce giogo di Cristo è sostituito dall’odiosa tirannia degli innovatori, che con un autoritarismo non dissimile da quello dei loro omologhi secolari impongono una nuova dottrina, una nuova moralità e una nuova liturgia, in cui l’unica menzione della Regalità di Nostro Signore è considerata come una strana eredità di un’altra religione, di un’altra Chiesa. Come disse San Paolo: «Per questo Dio invia loro una potenza d’inganno perché essi credano alla menzogna» (2Tess 2, 11).
Non sorprende quindi vedere che, proprio come nel mondo secolare i giudici sovvertono la giustizia condannando gli innocenti e assolvendo i colpevoli, i governanti abusano del loro potere e tiranneggiano i cittadini, i medici violano il giuramento di Ippocrate rendendosi complici di coloro che vogliono diffondere malattie e trasformare i malati in pazienti cronici, e gli insegnanti non insegnano l’amore per la conoscenza, ma coltivano l’ignoranza e la manipolazione ideologica dei loro studenti, così anche nel cuore della Sposa di Cristo ci sono cardinali, vescovi e il clero che danno scandalo ai fedeli con la loro riprovevole condotta morale, diffondendo eresie dai pulpiti, favorendo l’idolatria con la celebrazione di Pachamama e l’adorazione della Madre Terra, in nome di un ecologismo di matrice chiaramente massonica che è perfettamente in sintonia con il piano di dissoluzione voluto dal globalismo. «Questa è l’ora delle tenebre» (cfr. Lc 22, 53). Il kathèkon sembrerebbe essere scomparso, se non avessimo la certezza della promessa del nostro Salvatore, Signore del mondo, della storia e della Chiesa stessa.
CONCLUSIONE
Eppure, mentre loro distruggono, noi abbiamo la gioia e l’onore di ricostruire. E vi è una felicità ancora più grande: una nuova generazione di laici e sacerdoti partecipa con zelo a quest’opera di ricostruzione della Chiesa per la salvezza delle anime; ed essi lo fanno ben consapevoli delle proprie debolezze e miserie, ma anche lasciando che Dio li usi come docili strumenti delle sue mani: mani utili, mani forti, mani dell’Onnipotente. La nostra fragilità evidenzia ancora di più il fatto che questa è opera del Signore, soprattutto quando questa fragilità umana è accompagnata dall’umiltà.
Quest’umiltà dovrebbe portarci a instaurare omnia in Christo, a partire dal cuore della Fede, che è la preghiera ufficiale della Chiesa. Torniamo alla Liturgia in cui Nostro Signore è riconosciuto nel suo Primato assoluto, al culto che gli innovatori hanno adulterato proprio per odio alla Divina Maestà, per esaltare con orgoglio la creatura e umiliare il Creatore, rivendicando il diritto di ribellarsi al Re in un delirio di onnipotenza, pronunciando il proprio non serviam contro l’adorazione che è dovuta al Signore.
La nostra vita è una guerra: lo ricorda la Sacra Scrittura. Ma è una guerra in cui “sub Christi Regis vexillis militare gloriamur” (Postcommunio Missae Christi Regis) e in cui abbiamo a nostra disposizione armi spirituali molto potenti, uno schieramento di forze angeliche davanti a cui nessuna roccaforte terrena o infernale ha potere.
Se Nostro Signore è Re per diritto ereditario (poiché è di stirpe reale), per diritto divino (in virtù dell’unione ipostatica), e per diritto di conquista (dopo averci riscattati con il suo Sacrificio sulla Croce), non dobbiamo dimenticare che, nei piani della Divina Provvidenza, questo Divino Sovrano ha al suo fianco come Nostra Signora e Regina, la sua Augusta Madre, Maria Santissima. Non può esserci Regalità di Cristo senza la dolce e materna Regalità di Maria, che San Luigi Maria Grignon de Montfort ci ricorda essere la nostra Mediatrice davanti al Maestoso Trono di suo Figlio, dove si trova come Regina che intercede davanti al Re.
La premessa del trionfo del Divino Re nella società e nelle nazioni è che Egli regni già nei nostri cuori, nelle nostre anime e nelle nostre famiglie. Che Cristo regni anche in noi e con Lui la sua Santissima Madre.
(Fonte: LifeSiteNews)

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