ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 25 ottobre 2020

Bussate e vi sarà aperto!??

COSA RESTA DEL DOCUFILM

Quel papa con le élite che non si china sulle famiglie

La sconfortante immagine che ci consegna il docufilm "Francesco" è quella di un pastore attento ai capricci dei falsi discriminati gay, ma che dimentica le famiglie che soffrono sotto i colpi di stati sempre più feroci che favoriscono divorzio, aborto, eutanasia, educazione gender. Ciò che addolora, è che avremmo voluto vedere il Papa chinarsi su quelle famiglie e non sulle elite omosessualiste falsamente perseguitate.  



La frase di Papa Francesco sulle unioni civili si accompagna a un’immagine che gli è strettamente connessa nel docufilm del regista Evgeny Afineevsky. E’ quella in cui Bergoglio si fa vicino in un qualche modo a Andrea Rubera e il suo compagno Dario Di De Gregorio. Di loro conosciamo gli intenti militanti, sappiamo le idee bislacche sul concetto di maternità come concetto antropologico e persino sappiamo che ricorrendo all’estero  all’utero in affitto, un peccato pubblico esibito, hanno commesso quello che sarebbe un reato nel nostro Paese, che è il paese dove vivono.

L’immagine che il docufilm trasmette però è quella di un Papa Francesco che avvalora questo peccato, che è quello di fabbricarsi a piacimento i figli ricorrendo alla gestazione per altri o utero in affitto: un problema etico e pedagogico gigantesco mentre lo spettatore si fa l’idea di un Papa che si china, consola una falsa vittima di una falsa discriminazione come Rubera & Di Gregorio vogliono apparire. Vogliono essere famiglia, ma famiglia non possono essere: la simpatia mostrata dal Papa avvalora questo corto circuito.

Il motivo del contendere è la lamentela dei due di frequentare coi figli la parrocchia. Ma in parrocchia a fare cosa? I catechisti? Gli allenatori? Il Papa non entra nel merito della richiesta, ma lascia correre e gli dice di andarci. Dalle parole che pronuncia non si cura minimamente di capire se il desiderio di frequentare la parrocchia sia o no funzionale a far sì che quei bambini vivano una vita cristiana retta e serena.

Eppure, di loro si parlava già abbondantemente nel 2017 e sulla loro presunta difficoltà a farsi accettare in parrocchia l’inganno lo avevamo scoperto subito. In questo articolo pubblicato nel 2017 mostravamo che i due in parrocchia c’erano già entrati. Come? Con un articolo di tre pagine sul bollettino parrocchiale della Santissima Trinità a Villa Chigi dove Di Gregorio e Rubera avevano potuto raccontarsi diffusamente e definire in questo modo le donne che hanno offerto (?) l’utero per loro: “Le donne che si offrono per aiutare altre persone a diventare famiglia sono un po’ come degli angeli. Lo fanno solo per spirito di servizio e anche perché trovano congeniale la dimensione della gravidanza”. Benefattrici dunque, per le quali ogni compenso economico ovviamente è escluso, quando sappiamo invece che l’utero in affitto è un vero e proprio business.

Ma i due, nel pretendere un’accoglienza in parrocchia volevano che anche a loro la Chiesa offrisse percorsi di coppia tarati sulle loro esigenze: un’accettazione dell’omosessualità di coppia però avrebbe voluto dire che la Chiesa riconosceva il valore di famiglia anche alle coppie omosessuali. Bè, ora ci siamo arrivati proprio perché certe parrocchie e certe diocesi, vedi nella Albano del nuovo prefetto dei Santi Semeraro, hanno dato spazio a questi percorsi e nessuno, dal Papa al vicario di Roma a qualunque altro vescovo italiano, ha mai denunciato questa impostura omoeretica portata in Chiesa. Dunque, dov’è la discriminazione? Semplicemente non c’è.


Papa Francesco non sembra minimamente curarsi dello scandalo che questo comporterà nel corso del tempo. Ma non si sta curando neppure di quelle che sono le ricadute che questa immagine avrà su tutte le famiglie – queste sì, vere - che sono aperte alla vita, feconde e fedeli e che hanno 2-3-4-6 figli e non hanno avuto mai l’onore di essere ritratte in un documentario col Papa né si sono mai sentite dire da lui che la violenza che gli stati sempre più atei stanno facendo per minare le loro basi (col divorzio, con l’aborto etc…) è una catastrofe umanitaria ben peggiore di quelle ambientali che ci vogliono propinare: è la catastrofe di un’umanità che odia se stessa e che vede nell’unione di uomo e donna aperti alla vita il principale ostacolo per realizzare il suo fine distruttivo e l’autoaffermaizone dell’individualismo nichilista che l’omosessualismo sposa.

Avremmo voluto vedere volentieri col Papa una mamma e un papà con i loro figli in braccio. Sconosciuti e non militanti, che rispondessero alla sua telefonata, ci saremmo commossi nel vedere il vicario di Cristo chinarsi davvero sulle ferite delle famiglie che sono infinitamente più dolorose delle false discriminazioni subite da militanti della causa gay che non sono popolo, ma élite.

Rubera è elite, di Gregorio è elite e tutti quelli che assecondano questo inganno sono élite perché hanno il favore dei media, della politica mondiale, delle grandi organizzazioni internazionali e ora anche del Papa. Le elite sono ricche e privilegiate, il popolo invece è più modesto e trascurato, infatti di loro e del loro rapporto con il pontefice, che pure si sarebbe potuto trovare, il capolavoro del regista omosessualista non si occupa perché il messaggio che doveva passare era un altro.



Era quello delle elite spacciate da vittime. Su di loro invece, le famiglie, che pure sono popolo e pure sono ancora la maggioranza, il Papa non mostra di chinarsi. E dopo aver già chiarito che non devono fare figli come conigli lascia che passi il concetto indiretto che potrebbero fabbricarsi i loro figli in provetta tanto a Dio va bene così. Tutto questo provoca dolore nel constatarlo e nello scriverlo.

Ma la sofferenza più grande è constatare che il Papa si presta a farsi prossimo a quel mondo che con inganno e violenza (perché l’omosessualismo è anche una dittatura) schiaccia le famiglie naturali che vengono così irrise e calpestate dagli stati e dalla società con politiche sempre più vessatorie e umilianti sul fronte della vita, della tassazione, della fedeltà coniugale, dell’etica educativa, della libertà di istruzione e della tutela della fragilità quando ci sono handicap o anziani. E sul fronte della lotta finale tra Dio e satana proprio come rivelato da Suor Lucia al cardinal Caffarra l'ultima battaglia sarà sulla famiglia»).

Per usare una metafora molto amata a Santa Marta: se davvero c’è un ospedale da campo, allora esiste una moltitudine di malati che non vengono raggiunti dalle cure, mentre si danno solo placebo ai pochi malati immaginari che fanno la voce più grossa.

Andrea Zambrano

https://lanuovabq.it/it/quel-papa-con-le-elite-che-non-si-china-sulle-famiglie

Cattolici pregano in piazza San Pietro perché venga fatta chiarezza dopo il discorso di papa Francesco sulle Unioni Civili

Proseguono notizie di reazioni dal mondo Cattolico riguardo alle affermazioni del papa nel docu-film “Francesco” sulle Unioni Civili. Vi abbiamo riportato la lettera di alcuni uomini italiani con attrazione per lo stesso sesso che chiedono chiarimenti e Edward Pentin in questo articolo ci racconta di una manifestazione in p.za San Pietro con lo stesso scopo: chiedere al Papa che spieghi il significato delle sue parole e ricordi a giornalisti, commentatori, attivisti che ci hanno ulteriormente ricamato su e ai fedeli sconcertati quali sono i punti fermi della Dottrina sulla questione.

 

(Foto: Edward Pentin)

 

L’iniziativa nasce in risposta alle affermazioni di Papa Francesco, riportate in un nuovo documentario, in cui ha dato il suo più chiaro sostegno alle leggi sull’unione civile per le coppie dello stesso sesso.

Un gruppo di fedeli laici e sacerdoti si è riunito questo pomeriggio in Piazza San Pietro per chiedere a Papa Francesco di chiarire le sue affermazioni sulle unioni civili tra persone dello stesso sesso che i media e i politici di tutto il mondo hanno interpretato come un cambiamento significativo nell’insegnamento della Chiesa. 

Il gruppo, guidato dal laico austriaco Alexander Tschugguel che è salito alla ribalta lo scorso anno dopo aver gettato le statue della Pachamama nel Tevere durante il Sinodo dell’Amazzonia, si è riunito all’ombra della basilica di San Pietro verso le 17:00 dove sono rimasti fermi e si sono inginocchiati in preghiera silenziosa. (qui il video

Davanti a loro, vicino alla recinzione perimetrale della piazza, i partecipanti hanno tenuto in alto un grande striscione con la scritta: “Santo Padre, chiediamo chiarezza sulle unioni civili omosessuali” che le autorità vaticane hanno permesso di esporre per 10 minuti prima di chiedere che venisse rimosso. 

(Foto: Edward Pentin)

È un fatto raro che venga permessa l’esposizione di un grande striscione di questo così vicino alla piazza e in modo da avere un tale risalto.  

L’iniziativa nasce in risposta alle affermazioni del papa, riportate in un nuovo documentario intitolato Francesco, in cui ha dato il suo più chiaro sostegno alle leggi sull’unione civile per le coppie dello stesso sesso. Il Vaticano deve ancora offrire chiarimenti o risposte ai commenti in merito. 

I critici affermano che le considerazioni del Papa, sebbene espressi come opinione personale, significano una rottura con l’insegnamento della Chiesa sulle unioni civili tra persone dello stesso sesso, in particolare un documento del Vaticano del 2003 che le si opponeva chiaramente e gli hanno chiesto una ritrattazione. 

Molti politici e media, poi, hanno distorto le frasi del Papa insinuando che stava dando non solo un tacito appoggio allo stile di vita omosessuale, ma anche all’adozione omosessuale, cose alle quali si è invece fermamente opposto in passato. 

 “L’obiettivo del nostro incontro qui non era quello di provocare scandalo, ma di portare un messaggio al Santo Padre”, ha detto Tschugguel che gestisce l’Istituto San Bonifacio, un’organizzazione fondata per aiutare i laici cattolici a farsi sentire. 

 Ma Tschugguel ha aggiunto che “il problema con questa citazione del Papa è che viene usata per portare avanti un duro programma anticattolico”. Si è riferito in particolare al presidente venezuelano Nicolas Maduro che giovedì ha chiesto al parlamento del suo Paese di discutere di “matrimonio” tra persone dello stesso sesso, citando le parole del Papa. “Maduro ora si sente autorizzato a fare questo grande passo”, ha detto Tschugguel.

Austrian layman Alexander Tschugguel leads Catholics in prayer in St. Peter’s Square.(Photo: Edward Pentin) 24 10 2020

Anche i promotori di un disegno di legge sulle unioni civili nelle Filippine, tra cui il Presidente, hanno usato le osservazioni del Papa per spingere affinché la legge passi, mentre almeno un quotidiano ampiamente diffuso nel Regno Unito ha interpretato le osservazioni del Papa sulle unioni civili tra persone dello stesso sesso come benedizione al “matrimonio gay”.  

Tschugguel ha detto che “non ha importanza” che il Papa la pensi diversamente e abbia sostenuto il matrimonio tradizionale solo tra un uomo e una donna. “Sappiamo che lo pensa, ma i media di tutto il mondo, dal giornalino della metropolitana ai grandi quotidiani, non lo riportano. Non dicono che non è un cambiamento di dottrina, ma tutti dicono che potrebbe significare un cambiamento delle regole”.

I circa 50 partecipanti, tra i quali un gruppo di 15 austriaci dai 20 ai 30 anni arrivati da Vienna oltre a persone di molte altre nazionalità, si sono poi inginocchiati per mezz’ora in silenziosa preghiera in piazza e che hanno concluso con il Salve Regina . 

“Preghiamo perché se chiedi qualcosa senza preghiera è inutile”, ha detto Tschugguel. 

“Non vogliamo che accada nulla di brutto a causa della nostra azione di oggi”, ha aggiunto. “Vogliamo solo chiedere rispettosamente al Santo Padre di darci chiarezza su questo.”

Di Annarosa Rossetto

https://www.sabinopaciolla.com/cattolici-pregano-in-piazza-san-pietro-perche-venga-fatta-chiarezza-dopo-il-discorso-di-papa-francesco-sulle-unioni-civili/

Bussate e vi sarà aperto! Ma perché in Vaticano aprono ai peggiori?


A margine di due vicende vaticane che di recente hanno sollevato grandi polveroni, ovvero le parole di Francesco sulle unioni omosessuali e il caso Becciu, c’è da riflettere sul modo in cui nei sacri palazzi, a partire da Santa Marta, si applica l’esortazione evangelica “Bussate e vi sarà aperto”.

Partiamo dalla storia delle parole papali sulle unioni gay, contenute nel docufilm Francesco, polpettone celebrativo in stile realismo sovietico.

È ormai assodato che il regista del film, il signor Evgeny Afineevsky, ha manipolato le affermazioni di Bergoglio, mediante un “taglia e cuci” che ha fatto dire al papa qualcosa di diverso da ciò che ha detto. Una cosa gravissima.

Eppure, il signor Evgeny Afineevsky non solo è stato ricevuto in Vaticano con la massima disponibilità, ma poi, a cose fatte, è stato accolto dal papa e da lui festeggiato con una bella torta ornata da un candelotto acceso.

È a questo punto che nasce la domanda: com’è possibile che un personaggio del genere, di una tale spregiudicatezza, abbia avuto tutte le porte spalancate, sia arrivato fino al papa e sia stato pure ringraziato mediante torta? Il signor Evgeny Afineevsky avrà sicuramente bussato, ma perché gli è stato aperto?

Si sa che non a tutti quelli che bussano alle sacre porte vengono stesi tappeti rossi. In generale, anche solo per aprire un piccolo spiraglio, i vertici vaticani procedono con i piedi di piombo. E invece ecco che qui, nei confronti del regista furbacchione, abbiamo avuto prima l’apertura e poi pure l’esaltazione (con torta e candelotto).

Ora mi sposto su tutt’altro fronte, quello economico-finanziario, e anche in questo caso mi chiedo: com’è possibile che certi personaggi abbiano avuto le porte spalancate e siano arrivati a interagire con i vertici della Santa Sede?

Qualunque mortale che abbia o abbia avuto rapporti con la Santa Sede e lo Stato della Città del Vaticano sa quanto sia difficile comunicare con le alte sfere chiuse nei sacri palazzi. Occorre chiedere permessi, passare attraverso uscieri, impiegati d’anticamera e di corridoio, segretari e sottosegretari, monsignorini e monsignorotti, provare e riprovare, e il più delle volte tutto ciò che si ottiene è la solita risposta: “Riferirò a sua eminenza (o a sua eccellenza)”. E poi il silenzio o, ben che vada, una dichiarazione che equivale alla richiesta di non bussare più: “Sua eminenza (o sua eccellenza) è molto impegnato… sta per partire… non è in Italia…”.

Insomma, per parlare con chi sta in alto, in Vaticano, occorre passare attraverso cortesi ma resistenti forche caudine. E alla fine tutto ciò che si ottiene è un buco nell’acqua.

Ma evidentemente, alla luce delle recenti cronache, ci sono le eccezioni.

Se sei una gentile signora che si presenta come amica di faccendieri e massoni, porta aperta.

Se sei tu stesso un faccendiere, porta aperta.

Se sei un consulente finanziario dal profilo poco trasparente, porta aperta.

Se sei il gestore di un fondo noto per le speculazioni disinvolte, porta aperta.

Se sei a capo di una serie di società tipo scatole cinesi, e speculi in Borsa e hai conti in Svizzera, porta aperta.

Se sguazzi nel mondo finanziario e della comunicazione senza un ruolo ben preciso, ma spacciandoti come amico di amici che contano, porta aperta.

Se ti occupi di strane operazioni petrolifere in Angola, porta aperta.

Se hai sottomano un palazzo nel centro di Londra e lo vuoi vendere a prezzo maggiorato, porta aperta.

Se sei il titolare di una società lussemburghese con la propensione a fungere da soggetto intestatario fittizio, porta aperta.

C’è  insomma il fondato sospetto che in Vaticano le parole di Nostro Signore (“Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chi chiede ottiene, chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto”) trovino un’applicazione, diciamo così, un tantino selettiva, ma anche sorprendente. Tutto dipende da chi bussa. Se sei animato dalle migliori intenzioni, è probabile che non ti sarà aperto. Se invece le tue intenzioni sono le peggiori, porte spalancate.

Di qui la domanda: in Vaticano c’è un’epidemia di autolesionismo oppure, per motivi tutti loro, lo fanno apposta?

Ah, saperlo!

A.M.V.

https://www.aldomariavalli.it/2020/10/25/bussate-e-vi-sara-aperto-ma-perche-in-vaticano-aprono-ai-peggiori/

Io omosessuale, la mia fede e la mia libertà.

(se il video qui sotto non si apre, fare il refresh di questa pagina o cliccare qui)

 


Una umanamente toccante intervista all’amico e scrittore Giorgio Ponte.

Di Giorgio Ponte

https://www.sabinopaciolla.com/io-omosessuale-la-mia-fede-e-la-mia-liberta/

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