ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 10 dicembre 2020

Una Chiesa povera, non per i poveri, ma di poveri

Papa Francesco anticipa la Messa per il Natale: spunta un nuovo orario

La Messa di Natale sarà celebrata alle 19.30. Papa Francesco rispetta così le norme sul coprifuoco. Prevista la presenza di pochissime persone in Vaticano

Papa Francesco ha optato per celebrare la Messa di Natale alle 19.30. La ratio della scelta è semplice: il coprifuoco scatta alle 22.


Non sarebbe stato possibile, quindi, prevedere la partecipazione di terze persone in caso di orario tradizionale. Nel momento in cui scriviamo, manca ancora l'ufficialità del caso ma è abbastanza certo che Jorge Mario Bergoglio abbia preferito così. Attenzione tuttavia ai colpi di scena, com'è già avvenuto nel caso della cerimonia dell'Immacolata concezione: stando a quanto era filtrato, Bergoglio non si sarebbe dovuto recare a piazza di Spagna per il deposito della corona dei fiori, ma il pontefice argentino ha stupito tutti, presentandosi di mattina presto ed evitando così assembramenti di persone attorno all'evento.

Stando a quanto ripercorso da IlMessaggero, comunque sia, la Messa di Natale verrà anticipata di qualche ora. Tutto questo avviene anche in seguito alle polemiche che la questione ha suscitato nel Belpaese. Dopo le dichiarazioni del ministro Francesco Boccia, che aveva preso posizione sulla non problematicità di modificare l'orario di nascita di Gesù per via delle condizioni straordinarie, alcuni sacerdoti si erano ribellati alle dichiarazioni del componente dell'esecutivo giallorosso. In qualche caso, qualche consacrato ha addirittura comunicato di non essere disposto a modificare l'orario della celebrazione natalizia. Chi deve decidere in questi casi? Questa è la domanda circolata in queste settimane, che come sappiamo sono interessate dalle misure di distanziamento e dalle altre prescrizioni messe in campo per via della pandemia. Nessuno, nella Chiesa cattolica, può scavalcare la volontà e le indicazioni del vescovo di Roma. E il Papa, in questa straordinaria circostanza, ha deciso di celebrare la funzione religiosa per l'ora indicata.

La tradizione e solo quella, del resto prevedeva che la Messa di Natale venisse svolta tra il 24 ed il 25 dicembre. Una consuetudine che la pandemia è riuscita a modificare. In linea di massima, la funzione a piazza San Pietro iniziava in realtà alle 21.00. Bergoglio celebrerà dunque un'ora e mezza prima. Sono i fedeli che, sulla base della prassi delle singole parrocchie, erano invece abituati alla Messa di mezzanotte. Quella che, con ogni probabilità, non si terrà. Pare inoltre che in Vaticano abbiano predisposto tutto affinché alla Messa di papa Francesco presenzino in pochissimi. Un'altra indicazione di come ci si dovrebbe comportare.

Se una parte di Chiesa cattolica ha palesato perplessità sulle disposizioni e sulle limitazioni governative in materia di celebrazione del culto (vale per Natale come per tutto questo periodo interessato dalla lotta al nuovo coronavirus), c'è da dire che una larga parte di ecclesiastici ha invece rivendicato la necessità di mettere in secondo piano la polemica sugli orari, in relazione alle priorità dettate dalla situazione sanitaria, che è drammatica e che quindi deve essere sempre tenuta in considerazione quando si tratta di ragionare di assembramenti. La Conferenza episcopale italiana, nel corso di queste settimane, ha avuto modo di dialogare con il governo. E già da qualche giorno la sensazione che circolava riguardava appunto un'anticipazione della Messa natalizia. Le parrocchie dovrebbero peraltro organizzarsi per consentire la celebrazione di più funzioni nel corso della giornata, in modo da consentire ai tanti fedeli di soddisfare le loro esigenze spirituali.

Dalla Santa Sede intanto - come riportato dall'Adnkronos - hanno fatto sapere che "la partecipazione alle celebrazioni sarà molto limitata, con fedeli individuati secondo le modalità usate nei mesi scorsi, nel rispetto delle misure di protezione previste e salvo variazioni dovute alla situazione sanitaria". Niente folla in piazza e nella Basilica di San Pietro, quindi, com'era largamente pronosticabile.

 

https://www.ilgiornale.it/news/cronache/messa-natale-papa-francesco-anticipa-sar-1930-1908830.html

Un triste canto di Natale tra le volanti dei Carabinieri: prospettive ed analisi dell’oggi

Possiamo capire e forse caritatevolmente giustificare questo comportamento deferente degli ecclesiastici verso il governo, visto che da molto tempo c’è il rischio di vedere fantasmatizzato il sostentamento clero, che porterà alla chiusura impietosa di molte piccole diocesi e parrocchie, realizzando finalmente il progetto di una Chiesa povera, non per i poveri, ma di poveri. Quindi sintetizzando è meglio tenersi buono il governante di turno, anche se satanasso, finché ci permette di campare..

 

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L’ultimo capitolo presente nel libro La Chiesa e il coronavirus ― pubblicato da noi padri dell’Isola di Patmos ad ottobre di quest’anno ― si intitola così: A Christmas Carol: un canto tragico di Natale..

Il riferimento fondamentale da cui ho tratto l’ispirazione è Charles Dickens, romanziere inglese di età vittoriana noto soprattutto per i suoi romanzi a carattere sociale che hanno il pregio di descrivere la società inglese con tutte le sue ipocrisie e contraddizioni, lontano dalla becera propaganda di regime che solitamente magnifica i successi della classe al potere, minimizzando invece le sue magagne..

Nel romanzo A Christmas Carol Dickens presenta il protagonista, Ebenezer Scrooge, un vecchio spilorcio preoccupato della sua ricchezza in modo maniacale, tanto da arrivare a calpestare i diritti più sacri del suo umile contabile Bob Cratchit ― famiglia, fede, salute, lavoro ― ed avere una malcelata sopportazione per l’intera umanità..

Neanche l’arrivo del Natale sembra intenerire il cuore di Ebenezer, anzi questa festività sembra acuire ancor di più l’insoddisfazione personale e la preoccupazione per un minore profitto, dato l’attenuarsi dei giorni proficui per il guadagno. Solo un intervento soprannaturale riuscirà a ribaltare le sorti e a ricondurre la vita del vecchio taccagno a più miti consigli, ottenendo giustizia là dove giustizia e pietà sono state violate e disprezzate e riportando un lume di umanità e comprensione nel vecchio peccatore.

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Tra le righe del romanzo, un lettore attento può intravedere bene l’essenza umana e psicologica del vecchio Scrooge: egli è un povero uomo ferito e infelice, è un invecchiato nel male come proferirebbe il profeta Daniele [cf. Dn 13].

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La sua passione per il denaro lo ha snaturato e pervertito, allontanandolo dai sentimenti più nobili dell’uomo quali la carità, la pietà, la solidarietà e l’empatia. Scrooge è ― al tempo di Dickens ― la rappresentazione di quel cinismo anti-umano moderno presente in molti ambiti della nostra società che, avanzando la pretesa del diritto a ogni costo, finisce per calpestare e negare i diritti più sacri del prossimo.

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Scelsi di ispirarmi a Dickens perché in ottobre dentro i sacri palazzi del potere mondano e religioso si accarezzava l’idea di un possibile nuovo lockdown natalizio. Un sodalizio tra trono e altare ben orientato che avrebbe assestato un colpo definitivo non solo all’intero paese ma soprattutto a quella fede cattolica che in Italia non ha più una identità definita ma che vive un dualismo di sentimentalismo pauperistico in salsa immigrazionista e di tradizionalismo retrodatato, salottiero e zitellesco.

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Chi, dunque, meglio di Dickens avrebbe potuto sintetizzare le malversazioni della società civile e religiosa nella quale stiamo vivendo, riproponendo con il romanzo Canto di Natale, lo spauracchio di uno spettro visitatore, non del passato, non del presente e neanche del futuro ma del confinamento dell’umano che disumanizza, in barba allo slogan andrà tutto bene?

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Con il contagio di Covid-19 del presidente della Conferenza Episcopale Italiana, Gualtiero Bassetti e del suo conseguente ricovero, i nostri pastori non hanno reputato essere più percorribile quella proposta di sospensione delle Messe in periodo natalizio in accordo con il Viminale, che il quotidiano il Messaggero  ― nell’edizione del 10 ottobre 2020 ― aveva prontamente sottolineato  [vedere articolo, QUI].

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Un passo azzardato certamente, che forse per non scavalcare il Cardinale presidente CEI ammalato non è stato più perseguito. Ma forse, con più probabilità, si è scelta la via del camaleontico trasformismo ecclesial-chic in cui le verità non sono mai oggettive ma funzionali e si capiscono a seconda dell’opportunità e del bisogno.

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Possiamo capire ― e forse caritatevolmente giustificare ― questo comportamento deferente degli ecclesiastici verso il governo, visto che da molto tempo c’è il rischio di vedere fantasmatizzato il sostentamento clero, che porterà alla chiusura impietosa di molte piccole diocesi e parrocchie, realizzando finalmente il progetto di una Chiesa povera, non per i poveri, ma fatta di poveri. Quindi sintetizzando è meglio tenersi buono il governante di turno, anche se satanasso, finché ci permette di campare.

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Questo discorso è più comprensibile oggi in cui, compiuto il giro di boa del tempo di Avvento con la solennità dell’Immacolata, si dibatte ancora sulla modalità di celebrare il Natale compatibilmente al coprifuoco del DCPM. Non mancano i suggerimenti alla prudenza, in cui le schiere degli osservanti, dei dissidenti e dei divergenti si contenderanno il campo di battaglia in questo Natale 2020.

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Comunque tutto è già preparato, per rispettare i DPCM si è optato per il modello fantozziano in cui il novello Conte Cobram ha già dato l’incaricato al maestro Canello di suonare in anticipo la mezzanotte del nuovo anno e a qualche maestro di cappella di Villa Nazareth di anticipare il Gloria in excelsis Deo che annuncia la nascita del Salvatore.

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Stiamo comunque tranquilli, così come abbiamo già potuto sperimentare con la ripresa post lockdown di giugno ci saranno coloro che, pur non celebrando il Natale dal 1980, si sentiranno gravemente defraudati e offesi per l’assenza della Santa Messa di Mezzanotte, alla quale non partecipano da alcuni decenni. Così come ci saranno coloro che dall’alto della loro maturità ecclesiale diranno che tutte queste cose sono delle convenzioni preconcette, che si può benissimo celebrare la nascita del Redentore dal proprio salotto e che in fondo al tempo dei pastori non esistevano registratori e Gopro e che quindi con tutta probabilità non c’è mai stato un Natale cristiano e una Vergine promessa sposa di un uomo della casa di Davide di nome Maria. Ma soprattutto non c’è mai stata una redenzione perché, al di sopra di tutto, c’è la coscienza che è la suprema lex a cui tutti debbono obbedire perché così conviene … fin quando conviene, ma soprattutto fino quando la libertà coscienza non esprime cose diverse o contrarie verso chi manipola le coscienze, in nome della libertà di coscienza, ovviamente!

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A tutti voi, i miei più sinceri auguri di buon Natale … dickensianamente parlando.

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.Laconi, 9 dicembre 2020

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Autore

Ivano Liguori, Ofm. Capp.

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