Card. Bassetti e Giuseppe Conte

di Sabino Paciolla

Giuseppe Conte, che come ha scritto lo storico Ernesto Galli della Loggia, “è un signore assolutamente sconosciuto”, che “non rappresenta niente e nessuno”, ma che proprio per questo ha saputo passare da una maggioranza all’altra senza provare un senso di fastidio, che è stato capace di approvare un provvedimento con la prima maggioranza e ripudiarlo con la seconda senza manifestare alcun senso di vergogna, ora si appresta a costruire una terza maggioranza, l’ennesima, facendo appello a improbabili “costruttori” e “responsabili”.

Il popolo italiano negli ultimi 15 anni anni ha visto vari governi non espressi direttamente dal popolo. Nell’ultima votazione, quella del 2018, esso non è riuscito ad esprimere una maggioranza chiara, generando una impasse. Allora si è pensato che una temporanea soluzione basata sui numeri, una maggioranza posticcia giallo-verde (M5S-Lega) potesse temporaneamente risolvere la difficoltà. Un disastro. Quella scommessa si è rivelata solo l’inizio della vuota strategia delle alchimie numeriche, dei governi fatti di soli numeri, senza una visione politica e strategica condivise. Alchimie astruse, estranee al popolo, che nascono e si risolvono nel Palazzo. Infatti, a quella prima pseudo maggioranza ne è seguita una seconda, giallo-rossa (M5S-PD), che ha visto uniti coloro che pubblicamente e ripetutamente (vedi Di Maio, Zingaretti, ecc.) si erano sbertucciati a vicenda, giurando e spergiurando che mai e poi mai avrebbero fatto una maggioranza insieme. Invece, si è visto come è andata a finire. Ed è su questa fragilità politica che Conte ha astutamente approfittato per galleggiare al di sopra e dentro maggioranze variabili e instabili, finendo per essere un muro di gomma nei confronti di chi lo ha sfiduciato, oggi Renzi, ieri Salvini. 

La cosa risibile, se così si può dire, è che tutto questo viene chiamato senso di responsabilità. C’è infatti un appello ai “responsabili”, ai “costruttori”, contro gli “sfasciacarrozze”, una chiamata a venire in soccorso di un decadente e rissoso governo in agonia. Conte lancia un appello a mantenere in terapia intensiva un governo che è stato colpito dal “Coronavirus” delle decisioni contraddittorie, mentre il paese affonda. Un appello contro i presunti irresponsabili, gli ipotizzati “distruttori”, contro coloro che semplicemente hanno abbandonato la maggioranza perché si sono resi conto che se un governo pasticcia, soprattutto in un momento difficile come questo, è bene trarre le dovute conseguenze e restituire, come ultima ratio, la voce al popolo che, secondo la Costituzione, è sovrano. 

E non si dica che in periodo di pandemia non si possa andare a votare, perché è una barzelletta. Lo hanno appena fatto gli Stati Uniti, lo ha fatto la Francia, lo faranno nei prossimi mesi vari paesi europei. E se lo possono fare gli altri, lo possiamo fare anche noi. 

E chi saranno mai, se vi saranno, questi fantomatici “responsabili”? Non lo sappiamo ancora, ma non interessano i nomi, quanto la sostanza della questione. È ragionevole pensare che questa pattuglia di “responsabili”, questa “task force” dell’ossigeno terapeutico da iniettare nei polmoni sempre più asfittici e fibromatosi di un governo intubato e collassato da un virus della inconcludenza, sarà costituita per la maggior parte da personaggi marginali di vari partiti, probabilmente signori e signore che nella loro storia personale sono già passati più di una volta da un partito all’altro, persone insoddisfatte, poco considerate dalla dirigenza di partito cui appartengono, e probabilmente per questo timorose di affrontare le urne con una legge elettorale che taglierà un sacco di poltrone. Personaggi a volte evanescenti, con una storia poco brillante, pronti a tutto pur di ricevere un incarico o un ricandidatura, o semplicemente di mantenere uno stipendio da parlamentare per altri due anni. Gente fortemente insoddisfatta, pronta a vestire l’abito del “responsabile” per antonomasia, un abito che assomiglia più ad un alibi che ad una vera ragione, che pur di continuare a campare su una poltrona in Parlamento sceglierà la strada più comoda per il bene….personale. E tutto questo alla faccia del partito in cui si trovano, e da cui probabilmente usciranno, o più probabilmente saranno cacciati, e alla faccia del gruppo novello e raccogliticcio in cui entreranno, costituito apposta per sostenere una nuova maggioranza altrettanto posticcia. 

Nel caso il progetto dovesse andare in porto, avremo un governo con a capo sempre il sig. “Sconosciuto”, che continuerà a galleggiare, che cambierà di colore, dal giallo-verde, al giallo-rosso, al giallo-rosso-turchino…., proprio come continuamente cambiano di colore le regioni e l’Italia tutta, nel mentre gli italiani continuano a soffrire e a non capirci più nulla nel cangiante cromatismo sanitario, geografico e politico.

Insomma, come si è capito, non saremo di fronte ad una azione di responsabilità ma davanti al più becero trasformismo gattopardesco tutto italiano, sempre e solo tutto italiano.

Che responsabilità è mai quella manifestata da forze politiche che per affrontare la più grande emergenza sanitaria ed economica della storia italiana mettono in campo un governicchio posticcio, traballante, provvisorio e fragile perché basato sul sostegno fondamentale di personaggi da transumanza? Non ci era stato detto che era necessaria una maggioranza solida, un patto di legislatura, una squadra di governo di qualità, “a-cinque-stelle”? E invece, da un governo che butta irresponsabilmente i soldi negli inutili banchi a rotelle, ci troveremo probabilmente di fronte a un governo sulla sedia a rotelle, con bombola di ossigeno annessa, spinta dal signor “nessuno” di turno che si finge operatore sanitario “responsabile”, pur di mantenere il suo…. stipendiuccio.

Come si vede, non un progetto di ampio respiro, ma una manovra di palazzo, un’operazione, come si dice, da “mercato delle vacche”, un intervento da terapia intensiva politica, visto che quello che manca è proprio l’ossigeno della nobile politica.

E in tutto questo gioco di palazzo cosa c’entra la Chiesa Italiana? “Che ci azzecca”, direbbe un mitico personaggio della giustizia di qualche decennio fa? Perché il presidente della Conferenza Episcopale Iitaliana, card. Gualtiero Bassetti, presidente della CEI, lancia una ciambella di salvataggio al malato grave rappresentato dal governo Conte? Bassetti ha detto: “«Sono ore d’incertezza per il nostro Paese. In questo momento guardiamo con fiducia al presidente della Repubblica che con saggezza saprà indicare la strada meno impervia. Trovo un forte stimolo nelle parole pronunciate proprio dal presidente Mattarella nel messaggio di fine anno: “Non viviamo in una parentesi della storia. Questo è tempo di costruttori”. Aggiungo: questo è anche tempo di speranza!”. 

Un intervento, quello di Bassetti, decisamente politico, quindi di schieramento, di presa di posizione per una parte politica piuttosto che per l’altra, in un momento politicamente delicato della vita italiana. Mai come oggi le posizioni e le soluzioni alla pandemia sono così diverse tra maggioranza e opposizione. Soluzioni che, certo, sono del tutto opinabili, da verificare nella realtà, ma i cui effetti sanitari ed economici ricadono, ed impattano, sui cittadini e sulle imprese, una parte dei quali sta soffrendo pesantemente. E nella sofferenza matura la voglia di cambiare squadra di comando. Del resto, che vi sia uno scollamento tra governo e popolo italiano è chiaramente indicato dai sondaggi, tutti negativi per la compagine governativa. E allora perché la Chiesa italiana si schiera?

Già, una bella domanda.

Avremmo voluto sentire dalla Chiesa italiana una continua protesta contro la liberticida legge Zan sulla omofobia proposta da questo governo, e non solo un comunicato, caduto rapidamente nel dimenticatoio, quasi un minimo sindacale per dire: io la mia parte l’ho fatta. Una proposta di legge che per essere approvata definitivamente deve passare dal Senato. Caduta questa maggioranza, diventerebbe più difficile far approvare la legge Zan.

Avremmo voluto sentire la voce di Bassetti tuonare contro questo governo che, per opera del ministro degli Interni, Luciana Lamorgese (qui e qui), sta procedendo all’abrogazione della carta di identità delle parole “padre” e “madre” per sostituirle con “genitore 1” e “genitore 2”. E invece nulla, Bassetti, al contrario, aggiunge la parola “speranza” a quella di “costruttori”. Amen.

Intorno al governo Conte pare che la Chiesa stia alzando muri di protezione. Ma non si era parlato di costruire ponti?

Che strani tempi stiamo vivendo!

https://www.sabinopaciolla.com/conte-il-card-bassetti-e-i-costruttori-non-di-pace-ma-di-governo/