La farsa di Washington
Mercoledì, mentre guardavo in diretta le immagini della presa di Capitol Hill da parte di un manipolo di sedicenti sostenitori di Trump, mi son fatto venire un braccio rosso a furia di pizzicotti. Volevo capire: ero sveglio o stavo sognando? La sensazione di irrealtà è stata fortissima.
A Washington, capitale della potenza militare planetaria, a difesa del Campidoglio e dei membri del Congresso c’erano agenti che sembravano usciti direttamente da Scuola di polizia, il film umoristico sui poliziotti imbranati. Senza neanche tentare di fare qualche timida resistenza, questi difensori delle istituzioni democratiche hanno spostato le transenne lasciando entrare i manifestanti nell’area del Campidoglio. Mancava solo che dicessero: “Prego, accomodatevi”.Sui giornali italiani ho letto che i manifestanti hanno “fatto irruzione” e “preso d’assalto” il Campidoglio. Meglio sarebbe dire che sono stati fatti accomodare. Anche quando gli assalitori si sono arrampicati sui muri esterni dell’edificio (e non ce n’era alcun bisogno, visto che le porte erano aperte) e poi sono penetrati all’interno, i prodi difensori hanno brillato per la loro arrendevolezza.
Direte: ma un agente ha sparato e ha ucciso una donna. Certo, ma è sembrato più un incidente di percorso all’interno di una strategia che era di ben diverso tipo. Oppure una terribile pennellata per rendere un poco più realistico il quadro.
Direte: ma gli agenti si sono comportati così per evitare un bagno di sangue. Al che replico: ma ci rendiamo conto di che cosa stiamo parlando? Stiamo parlando della capitale degli Usa. Stiamo parlando del Campidoglio, del Congresso. Eppure, nel cielo di Washington non c’era nemmeno un elicottero. Sì, il Pentagono a un certo punto ha mobilitato la Guardia nazionale, ma i soldati sono rimasti per lo più passivi. E, lo ripeto, tutto questo nel cuore istituzionale e politico degli Stati Uniti, non in qualche sperduta contea di periferia.
Sappiamo benissimo che gli Usa, quando vogliono, sono in grado di impiegare apparati di sicurezza e repressione da far invidia ai film di fantascienza, eppure il 6 gennaio hanno affrontato i sedicenti trumpiani invasori con una delicatezza da educande. E alcuni agenti all’interno del Campidoglio si sono lasciati fare i selfie con gli invasori!
Ben Domenech, che ha lavorato al Campidoglio, su The Federalist scrive che lì le guardie non sono abituate a fare la faccia dura, perché il palazzo è generalmente aperto al pubblico. Inoltre, la sindaca di Washington, Muriel Bowser, non ha voluto in città forze dell’ordine extra, sostenendo che non ce n’era bisogno e che avrebbero solo fatto confusione.
Va bene. Ma si è complottisti se si afferma che la signora Bowser, del Partito Democratico, attiva sostenitrice del movimento Black Lives Matter (tanto da far ribattezzare un tratto della 16th Street NW, proprio di fronte alla Casa Bianca, Black Lives Matter Plaza e ordinare di dipingere un murale che ricopre l’intera via) probabilmente non è troppo dispiaciuta del fatto che sedicenti trumpiani abbiano dato una così pessima prova assaltando il Campidoglio?
E che dire delle immagini privilegiate dalla stampa? Tra tutti i manifestanti che sono entrati in Campidoglio, i media mainstream hanno naturalmente puntato sull’uomo mezzo nudo con le corna da vichingo e sul barbuto estremista di destra arrivato da Philadelphia. Due personaggi folcloristici certamente non rappresentativi delle centinaia di migliaia di manifestanti.
Cercando su internet si vede che questa persona con le corna, Jake Angeli, è un attore già comparso in manifestazioni Antifa e che si è fatto fotografare assieme a Michiel Vos, marito della figlia di Nancy Pelosi. Un figurante, come molti altri segnalati dagli stessi sostenitori di Trump sin dall’inizio della manifestazione.
Ci sono anche video in cui si vedono gli occupanti farsi dei selfie con il servizio di sicurezza del Campidoglio Insomma, ci siano capiti. L’impressione è che la giornata abbia avuto qualche regista occulto, impegnato a mettere in scena un copione sul quale c’era scritto: lasciare agire o anche favorire i più scalmanati e i meno presentabili, in modo che davanti agli occhi del mondo si screditino con le loro stesse mani e poi i democratici abbiano buon gioco nel recitare la parte dei difensori della democrazia.D’altra parte, se dopo tutto ciò che è successo ci si spone la classica domanda, cui prodest?, è evidente che a trarne vantaggio non è stato certamente Trump né i suoi sostenitori.
Molti commentatori in queste ore stanno parlando di immagini drammatiche. A me francamente è sembrata più una pochade, una commedia farsesca. In cui, a differenza delle manifestazioni tutt’altro che pacifiche dei Black Lives Matter, si può uccidere impunemente una donna disarmata, una veterana dell’Esercito. E per lei certamente nessuno si inginocchierà.
A.M.V.
https://www.aldomariavalli.it/2021/01/08/la-farsa-di-washington/
Chi gli ha messo le corna? - Il Controcanto - Rassegna stampa dell'8 Gennaio 2021
Giornaloni scatenati contro Donald Trump. Il Corriere schiera un "plotone" guidato da Severgnini per dire che Trump è "pazzo, visionario, narcisista, isolato e senza speranza". Attacca anche Repubblica scavando nella vita dello "sciamano cornuto" protagonista dell'irruzione al congresso. Anche Il Fatto, in teoria giornale diverso dagli altri, racconta esattamente la nostra storia. Tutta colpa dei complottisti!
Alla fine doveva succedere. L’America era spaccata in due non da mercoledì, e nemmeno dalle presidenziali; già all’indomani dell’elezione di Donald Trump partì una campagna di odio che delegittimava il presidente, democraticamente e liberamente eletto e spaccava in due razze l’America, i trumpiani e i dem. Vari furono i tentativi di impeachment per rovesciare Trump e le campagne mondiali per colpirlo e ridicolizzarlo. Fu considerato subito un guerrafondaio in lotta contro il mondo e un dittatore che avrebbe riportato indietro gli States. E invece Trump, pur con i suoi atteggiamenti da guascone, non ha fatto nessuna guerra e ha fatto crescere gli Usa sul piano economico e del lavoro come non succedeva da anni. Il consenso a Trump cresceva e la sua conferma alla Casa Bianca era nell’aria un anno fa. Poi arrivò il covid e da un verso la campagna mondiale contro di lui, dall’altro le spavalderie di Trump lo portarono a perdere consensi e generare insicurezza.
Intanto il grand canyon tra le due Americhe si allargava sempre di più, all’insegna del reciproco disprezzo e si creava nel paese un clima di guerra civile. Gli antifa, le manifestazioni dei neri contro la polizia, le violenze degli uni e le repressioni degli altri, fecero entrare gli Usa in un clima di scontri e linciaggi. Alla fine venne il giudizio di Dio, il voto. L’America andò a votare come mai era accaduto, dissero che pure i morti erano stati mobilitati per impedire che Trump restasse alla Casa Bianca. Comunque l’esito fu un paese spaccato in due enormi fette, quasi equivalenti, ottanta milioni contro ottanta, circa.
La denuncia dei brogli da parte di Trump fu addirittura preventiva. Tante sono state le denunce ma nessuna alla fine è stata accolta. Tribunali faziosi, verdetti manipolati? Può darsi, ma finché non sussistono prove contrarie, bisogna accettare i verdetti; magari polemizzare, ma non rifiutarli sulla base di una convinzione, un presentimento, una dichiarazione di Trump. Così da più di un mese c’era una parte d’America, e anche da noi una fetta di opinione pubblica che si aspettava dalla Befana il ribaltamento dell’esito proclamato. Ogni volta che scrivevo di Biden presidente, c’era qualcuno che mi correggeva: ma che dici, vedrai che sorpresa a gennaio. E così quando il Congresso ha proclamato la vittoria di Biden la folla dei trumpiani si è ammassata davanti al Palazzo, ha prima tumultuato e manifestato, poi un gruppetto ha invaso il Congresso. Gran parte dei manifestanti erano lì con intenzioni pacifiche; ma ogni volta che si crea una tensione del genere, in presenza del verdetto e in prossimità fisica del Potere, qualcosa scatta e ci sono sempre esagitati. A sua volta la massa dei manifestanti era solo un campione, una minoranza degli ottanta milioni che avevano votato Trump ma non pensavano di impedire con la mobilitazione di piazza il verdetto annunciato, anche se sospettavano che fosse manipolato; tantomeno pensavano a un golpe. Sono gente di law and order, mica eversivi. Il clima pesante, aggravato dall’effetto traumatico del lockdown e dall’escalation dei contagi, ha esasperato gli animi e alla fine quello di Washington, è stato, si, uno spettacolo indecente ma è stato pure un rito di liberazione, catarsi e sfogo, prima di rientrare nei ranghi. Trump è stato il loro sobillatore fino al penultimo momento, poi alla fine ha fatto appello alla responsabilità, ha chiesto di manifestare pacificamente e rispettare le forze dell’ordine. Ma temo che verrà processato.
Piccolo paragone con la nostra storia: davanti ai presunti brogli elettorali nel referendum tra monarchia e repubblica, i Savoia non vollero eccitare gli animi, accolsero il verdetto, accettarono l’esilio. Anche il mezzo golpe di dieci anni fa contro il governo legittimo di Berlusconi, portò lo stesso Berlusca ad appoggiare il governo subentrante di Monti e votare perfino la proroga a Napolitano. Ma noi siamo diversi, nella prudenza e nella viltà…
Che dire dello spettacolo di Washington? La democrazia non procede a colpi di piazza, a furor di popolo, o semplicemente fidandosi della parola di Trump. Lui non è più affidabile e veritiero di chi lo accusa di smerciare fake news.
La democrazia sarà una mezza finzione, è esposta alle manipolazioni ma non c’è alternativa se non il golpe, la guerra civile, la rivoluzione. E anche se non ci piace, non si può pensare di governare con la forza la Grande Potenza americana contro l’Establishment interno e contro il Resto del Mondo.
L’errore superficiale dei trumpiani è credere che basti il proprio convincimento o la parola del Capo per accertare la verità e la menzogna. L’errore profondo è esaurire una battaglia politica, una visione ideale, una cultura e una storia nella battaglia personale per il leader. Trump visto come la gigantografia dell’americano, eroe solitario contro il sistema.
Chi gridava fuori dal Congresso “Iuesei” invocava un legame con una nazione, un popolo, una storia; quel legame non si risolve con Trump e in Trump. I Donald passano, gli Usa restano. I grandi temi che Trump ha bene o male rappresentato, toccano l’amor patrio, la difesa della famiglia, le tradizioni civili e religiose, il tema della sovranità, l’identità americana e la protezione economica, civile e culturale del Paese, il rigetto del politically correct, la preoccupazione per la globalizzazione made in China. Non possono finire con lui. Una lezione per i sovranisti, i leader populisti e le destre nostrane.
Vent’anni fa l’America fu sorpresa dall’attacco alle Torri Gemelle che nessuno prima avrebbe mai immaginato. Ieri l’America è stata sorpresa dall’assalto al Congresso che nessuno prima avrebbe mai immaginato; poche vittime ma simbolicamente molto forte. Speriamo che la prossima sorpresa che oggi nessuno immagina non siano i cinesi al comando dell’America, mentre il governo Usa fa il suo girotondo di neri, gialli, verdi, ispanici, gay e femministe intorno alla Casa Bianca, ribattezzata Casa Arcobaleno.
MV, La Verità 8 gennaio 2021
PS. Ma una donna disarmata, uccisa dalla polizia americana mentre tentava di entrare nel Senato non desta neanche un pensiero in quel branco di inginocchiati per il manifestante pregiudicato nero ucciso dalla polizia? È così bestiale e fazioso il loro senso dei diritti umani?
http://www.marcelloveneziani.com/articoli/ma-la-storia-non-finisce-con-trump/
L’analisi di quanto accaduto due giorni fa a Washington non può limitarsi alla superficie. Riprendendo le lezioni di maestri come Alexis de Tocqueville, José Ortega y Gasset e Johan Huizinga, i sistemi politico-sociali occidentali sono da tempo seduti su un vulcano. I vulcani sono strutture complesse, hanno una parte visibile esterna, e una parte non visibile, interna alla crosta, animata da un lavorio nascosto, che prosegue da migliaia di anni: non visti, si fanno strada i prodotti materiali di quel lavorio, che al verificarsi di una serie di circostanze fuoriescono, con eruzioni che possono essere tranquille (effusive) o esplosive. Le scene dell’occupazione del Congresso USA manifestano l’eruzione di un vulcano, sul quale sono sedute le postmoderne democrazie occidentali: un vulcano che non è diventato attivo dall’inizio della presidenza Trump, men che meno dagli ultimi due agitati mesi della politica americana.
Volendo semplificare, quella di ieri è stata una manifestazione di “antipolitica”, “anti-sistema”, con radici antiche, che ha poco a che fare con “trumpismo”, “sovranismo”,, “fascismo” e con qualunque altra banale variazione sul tema, utile a liquidare con faciloneria questioni complesse. Certo, l’antipolitica nei sistemi politico sociali occidentali ha assunto in questi decenni forme espressive peculiari, che dipendono dalla contingenza del contesto e dalle circostanze storiche. Stavolta l’apparente innesco é stato il rifiuto dell’esito per l’elezione del Presidente, che il Congresso si apprestava a ratificare, ma le radici della rabbia “antisistema” sono profonde, e presentano aspetti comuni all’intero mondo occidentale. Se si vuole essere seri e si hanno davvero a cuore le sorti delle democrazie occidentali occorre trascendere dalla miopia della contingenza e dalle istantanee Trump, elezioni presidenziali, presunti brogli, partito repubblicano che non segue più Trump, ecc.
Per rendere ancora più semplice una riflessione che richiederebbe altri tempi e spazi, ciò che abbiamo visto a Washington non è diverso nelle radici ultime da ciò che è accaduto in Italia quando venivano lanciate monetine a leader politici, e un cappio sventolava in Parlamento, e soprattutto durante i “Vaffa day” nel 2007 e nel 2008. Andiamo a rivedere gli slogan dei “Vaffa-day”, o anche i recenti auspici di abolizione del Parlamento formulati dall’ideatore e promotore del moVimento nato sui “Vaffa”: non sono così lontani da quelli risuonati a Washington nel giorno dell’Epifania. Mutano i tempi e le modalità di manifestazione del sintomo, ma la malattia è unica.
Il gesto di occupare il Congresso, di una violenza simbolica senza precedenti, è avvenuto non contro una parte politica, ma contro il Congresso nel suo insieme, riunito in seduta comune, Partito repubblicano compreso, contro il quale si indirizzava in quota parte il disappunto dei manifestanti, e si era indirizzato qualche ora prima il disappunto di Trump. Se un tipo seminudo e pittorescamente vestito occupa lo scranno più altro del Congresso con fare oltraggioso non pare potersi dire ce l’abbia esclusivamente con i “Democrats”, ma con tutto ciò che quello scranno e quell’aula rappresentano.
Già durante le primarie del 2016 con Trump si era manifestata una spinta antipolitica, simile a quella coincisa in Italia con l’entrata in scena del MoVimento 5 Stelle, ma le caratteristiche del sistema politico americano rendevano impossibile che quella spinta si esprimesse fuori dai due partiti tradizionali: essa semplicemente occupava gli spazi disponibili. Grazie a quella spinta antisistema Trump vinse le primarie e ottenne la candidatura. Da due mesi a questa parte, dopo la parentesi presidenziale che lo ha costretto a istituzionalizzarsi, se pure molto parzialmente, egli sembra avere dismesso i panni del conservatore, che qualche buona cosa pure hanno prodotto in questi quattro anni, per tornare a vestire quelli del leader antisistema. La giornata del 6, con il Partito Repubblicano che da Mike Pence a Mitch McConnell resta interamente nel solco della dialettica istituzionale, e con Trump che invece in tutta risposta dice alla folla “Anche il Partito Repubblicano è morto, Vaffa anche al Partito Repubblican”, segna definitivamente questo passaggio/ritorno.
Ciò che si è manifestato due giorni fa – e lo stesso Trump – non è dunque la malattia, ma un sintomo. Considerare che il problema sia Trump e illudersi che la sua uscita di scena sia sufficiente a guarire il paziente, significa continuare a far avanzare la malattia, e lasciare che il magma cresca e si espanda sotto la crosta. Significa non cogliere le ragioni delle tensioni antisistemiche – il distacco tra popolo ed elite, la mancanza di corpi intermedi, tutti ideologicamente distrutti, l’insostenibile oppressione della cappa culturale imposta dal politicamente corretto e dai “nuovi diritti”, la coriandolizzazzione della società, la rimozione del fattore religioso dalla sfera pubblica e l’aggressione di esso nella sfera privata -, ma continuare ad alimentarle: non è mettendo un tappo a un vulcano che si evitano le eruzioni, anzi in questo modo aumentano pressione e temperatura interne, e si favorisce una nuova eruzione più violenta della prima. Se le sedicenti elite, i pasdaran delle “magnifiche sorti e progressive” non smettono di autoassolversi guardando il dito anziché la luna, quella del 6 a Washington sarà una delle numerose manifestazioni della profonda crisi delle democrazie occidentale che vedremo nel futuro prossimo e meno prossimo.
Secondo Ernst-Wolfgang Böckenförde “lo Stato liberale secolarizzato vive di presupposti che non è più in grado di garantire”. Più di recente Giovanni Orsina, nel suo magistrale “La democrazia del narcisismo” (Marsilio, 2018) ha chiosato che la democrazia ha promesso a ciascuno di avere assoluto e illimitato controllo sulla propria esistenza, con la conseguenza che ciascuno oggi pretende che quella promessa sia mantenuta. Quello che è accaduto in Washington DC nella serata dell’Epifania 2021 ha molto più a che fare con questo che non con “the Donald”.
Francesco Cavallo
https://www.centrostudilivatino.it/usa-golpe-o-vaffa-day-nel-columbia-district/
Il presidente di CV, Brian Burch, ha commentato gli atti di violenza compiuti al Campidoglio degli Stati Uniti lo scorso 6 gennaio nell’articolo, che riportiamo di seguito nella nostra traduzione.
Il suo discorso si conclude con un encomiabile invito alla preghiera perché la pace e la giustizia prevalgano. Purtroppo però pace e giustizia possono trionfare solo nella Verità. Quella Verità che il popolo americano merita di conoscere.
Il presidente CV Brian Burch ha rilasciato la seguente dichiarazione in risposta alle violenze verificatesi oggi al Campidoglio degli Stati Uniti dopo il raduno con il presidente Trump:
Non ci sono scuse per le violenze che hanno avuto luogo mercoledì pomeriggio nel Campidoglio degli Stati Uniti. La violenza è sia controproducente che moralmente riprovevole. Ogni persona responsabile di violazione di domicilio, vandalismo, furto o violenza dovrebbe essere perseguita. Gli americani meritano di sapere chi sono stati gli istigatori di questa vergognosa bravata, e i responsabili dovrebbero essere consegnati alla giustizia.
Perché è successo tutto questo? Qualsiasi osservatore onesto sa che questi eventi sono il risultato di molteplici cause, tra cui le frustrazioni dei cittadini privati della libertà e dei mezzi di sussistenza durante la pandemia in corso, la diffusa scusa della violenza commessa in tutta l’America da bande antifa, le continue preoccupazioni per le irregolarità elettorali e, sì, a volte, la retorica pubblica del Presidente degli Stati Uniti.
Il presidente Trump ha tutto il diritto di chiedere risposte alle numerose irregolarità elettorali irrisolte. Ci siamo uniti a lui in queste richieste. Allo stesso modo ha la responsabilità di perseguire la giustizia in un modo che non porti all’illegalità.
Anche i media, insieme a molti dei nostri leader politici, hanno la responsabilità degli eventi di oggi. Purtroppo, la scusa della violenza della mafia antifa negli ultimi 8 mesi ha inviato il messaggio inequivocabile che se non si è soddisfatti di una specifica questione politica o sociale, la risposta è la violenza e il caos. I politici hanno ignorato la violenza diffusa che comprendeva aggressioni a persone innocenti, vandalismo, furti, saccheggi, incendi e distruzione di città americane. Anche Joe Biden ha notoriamente evitato le domande sull’antifa, definendo il movimento anarchico “un’idea“. Il Campidoglio è davvero la “casa del popolo“. Ma non meno importanti sono le imprese, le case e la sicurezza degli americani innocenti.
Considerate anche la scusa delle rivolte per protestare contro le accuse di brutalità della polizia da parte dell’importante media di sinistra Vox. Uno di questi articoli si intitolava “Le rivolte sono distruttive, pericolose e spaventose – ma possono portare a serie riforme sociali – Per prevenire rivolte e proteste più violente, dobbiamo prendere sul serio le loro cause“. L’articolo sostiene che “riconoscere la rabbia persistente e i sentimenti di negligenza che hanno portato alle rivolte come veri e propri punti di vista politici è importante...”.
E chi può dimenticare Chris Cuomo della CNN, che notoriamente ha rimproverato i critici della violenza mafiosa dicendo: “Troppi vedono le proteste come il problema. No, il problema è quello che ha costretto i tuoi concittadini a scendere in strada. Le ingiustizie e le ingiustizie persistenti e velenose. Per favore… mostrami dove dice che le proteste devono essere educate e pacifiche“.
Vale anche la pena di notare che la violenza e la violazione della legge nel perseguimento di cause politiche sono in aumento. Ricordiamo la sparatoria del deputato repubblicano Steve Scalise nel 2017, o gli attivisti di sinistra che hanno preso d’assalto gli uffici del Campidoglio e del Senato nel 2018 per opporsi alla conferma del giudice Kavanaugh, che ha portato a centinaia di arresti, o le folle che hanno minacciato la Casa Bianca quest’estate costringendo i servizi segreti a portare il Presidente in un bunker di sicurezza, per poi essere derisi dai media il giorno dopo.
Questi esempi non giustificano in alcun modo le violenze verificatesi in Campidoglio mercoledì. Ma il vergognoso doppio standard ha contribuito in modo significativo a ciò a cui abbiamo assistito mercoledì pomeriggio.
Infine, come previsto, sono in corso sforzi per incastrare qualsiasi persona, organizzazione o causa che abbia sostenuto il presidente Trump come responsabile della violenza. Catholic Vote è orgoglioso del nostro lavoro degli ultimi quattro anni a sostegno delle politiche del presidente Trump, in particolare della sua difesa della libertà religiosa, della santità della vita, delle scuole cattoliche, delle nomine giudiziarie e della sua attenzione nel dare priorità al lavoratore americano, ai nostri ideali e ai nostri valori. Abbiamo sostenuto con orgoglio la sua rielezione e non ci scuseremo in alcun modo per questo lavoro o per le cause che abbiamo condiviso. Gli spericolati tentativi di attaccare la vergognosa violenza nel Campidoglio degli Stati Uniti ai milioni di americani patriottici che hanno sostenuto la sua politica o la sua candidatura servono solo ad infiammare le divisioni che devono essere sanate.
Preghiamo affinché la pace e la giustizia prevalgano. 6 gennaio 2021
Di Wanda Massa
https://www.sabinopaciolla.com/il-presidente-di-catholic-vote-commenta-la-violenza-al-campidoglio/
Ragazzi: i Lati Oscuri dell’Assalto al Campidoglio. Organizzato da Chi?
8 Gennaio 2021 4 Commenti
Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, il dott. Maurizio Ragazzi, da Washington, con la consueta lucidità e visione esamina i recenti avvenimenti della Capitale; eventi che, fra l’altro, e anche questo è un elemento interessante, hanno impedito che si discutesse della questione brogli, sollevata da quella parte di repubblicani che non ha tradito Trump. Buona lettura.
§§§
Una nuova America a sovranita’ limitata?
(Dr. Maurizio Ragazzi, Washington)
Nelle riprovevoli violenze verificatesi al Campidoglio di Washington il giorno dell’Epifania, ci sono ancora molti lati oscuri:
- Perché la polizia è stata colta di sorpresa o, meglio, perché la sindaca Democratica di Washington (accesa sostenitrice di Black Lives Matter, e quindi esperta di violenze su suolo pubblico) ha espressamente rifiutato, il giorno prima della protesta, ogni aiuto da parte delle forze dell’ordine federali?[1]
- Come mai Ashli Babbit, veterana dell’aviazione e sostenitrice di Trump, è stata freddata da un agente mentre era disarmata ed alle sue spalle c’erano altri agenti che stavano controllando cosa stesse facendo?[2]
- Come si sono svolti i fatti che hanno condotto alla morte delle altre tre vittime (Benjamin Phillips, Kevin Greeson e Rosanne Boyland) che, seppur decedute in ospedale, sono elencate dalla polizia come bisognose d’interventi d’emergenza al Campidoglio? (Una preghiera per le loro anime, come per quella della Babbit, e per la guarigione dei poliziotti e degli altri feriti negli scontri).
- Durante i lavori del Congresso, Matt Goetz, rappresentante Repubblicano della Florida, è stato fischiato per aver osato affermare che alcuni dei dimostranti, pur travestiti da trumpiani, appartenevano in realtà alla famigerata formazione di estrema sinistra Antifa. Si è poi scoperto che, ad esempio, un uomo dello Utah, con esperienze violente in dimostrazioni di Antifa e Black Lives Matter, era effettivamente presente al Campidoglio al momento degli scontri.[3] Ci sarà quindi un’indagine approfondita su chi abbia davvero organizzato e partecipato agli scontri?
Per adesso, invece, Democratici e Repubblicani con loro conniventi stanno facendo a gara a chi raggiunge i livelli più alti di vuota retorica. Da un lato, le lamentazioni dipingono gli eventi come immane tragedia dalla quale non si sa se gli Stati Uniti riusciranno mai a riprendersi. (Ovviamente, ogni evento che porta alla morte violenta di qualcuno e’ un’immane tragedia, ma qui non e’ questo il punto). Il Senatore Democratico Chuck Schumer di New York (presto capo di maggioranza al Senato – poveri noi!) ha parlato di “macchia sul nostro paese”.[4] Eppure, in merito alle violenze di Antifa e Black Lives Matter, che a partire dall’estate scorsa hanno messo a ferro e fuoco le metropoli americane, causando morti e distruzioni ben maggiori ed in un raggio ben piu’ ampio del Campidoglio di Washington, piu’ di un politico che adesso si straccia le vesti ha scomodato a suo tempo il detto di Martin Luther King che “le sommosse sono il linguaggio di chi non riesce a farsi ascoltare”.[5] Siamo quindi in presenza del solito doppio-pesismo: la violenza di sinistra sarebbe il giusto mezzo di cambiamento sociale (“la levatrice di ogni vecchia societa’ gravida di una società nuova” – Marx, Il Capitale, 1.7.24.6), mentre ogni violenza attribuita (anche prima di accertarsene) alla destra sarebbe un evento i cui autori sono da condannare e punire senza pieta’, quasi fossero i peggiori criminali mai visti in circolazione.[6] Come ha osservato in maniera disarmante un’opinionista del New York Post, “non e’ piu’ il crimine che commetti che conta, ma chi sei tu”,[7] in barba al principio che la legge dovrebbe essere uguale per tutti.
Dall’altro lato, la retorica degli (occasionali e selettivi) nemici della violenza ha attribuito, senza diritto di replica, i disordini del Campidoglio a Trump. Sempre Schumer ha detto (in effetti, ne dice molte!): “Su questo Presidente grava gran parte della responsabilità’. Questa folla violenta e’ in gran parte una creazione di Trump, incitata dalle sue parole e dalle sue menzogne”.
Mitt Romney, Senatore Repubblicano (siamo sicuri?) dello Utah e candidato alle elezioni presidenziali del 2012 poi battuto da Obama, ha criticato Trump per aver “incoraggiato l’insurrezione” (insurrezione? Le cinque giornate di Milano?), per poi accusare i suoi colleghi che osavano sollevare dubbi sulla legittimita’ delle elezioni di rendersi “complici di un attacco senza precedenti contro la nostra democrazia”.[8] In altre parole, Trump ed i suoi sostenitori, oltre al danno del furto delle elezioni, dovrebbero anche subire la beffa di starsene zitti in un cantuccio.
Se però si ha la pazienza di guardare il filmato o leggere la trascrizione del discorso di Trump durante la manifestazione pacifica di decine di migliaia di sostenitori, che ha preceduto cronologicamente i fatti incresciosi del Campidoglio,[9] ci si accorgera’ che non c’era nessun incitamento alla violenza ma solo la giusta precisazione dei fatti e la denuncia della gravita’, per la democrazia americana, di un’elezione condotta contro chiare regole costituzionali.[10]
Quale morale si puo’ quindi trarre da tutto cio’, oltre alla condanna della violenza? La prima conclusione è che né le corti statali e federali (compresa la Corte Suprema), ne’ le autorità’ degli stati dell’Unione, ne’ il Congresso federale sono riusciti a rimediare a frodi ed incostituzionalità’ (o non lo hanno comunque voluto fare). Anzi, al Congresso, con la scusa dei disordini al Campidoglio, hanno dato un taglio al dibattito, non considerando neanche la proposta del Senatore texano Ted Cruz di condurre un’indagine imparziale e procedendo al voto solo sui grandi elettori di Arizona e Pennsylvania (rigettati da un numero di Repubblicani sia alla Camera che al Senato).[11]
La seconda conclusione riguarda la vera e propria violenza verbale che si e’ scatenata contro chi si permette di mettere in dubbio la legittimita’ delle elezioni, chiedendo d’intervenire sulle leggi elettorali per evitare elezioni manipolate.[12]Anche su questo punto, si sta affermando una sorta di sovranita’ limitata (se e’ lecito prendere a prestito l’espressione che fotografava la situazione degli stati in orbita sovietica), per cui gli elettori sarebbero liberi di scegliere chi vogliono, ma solo fino ad un certo punto (cioe’ fino al punto in cui la loro scelta e’ talmente “ripugnante” per chi detiene il potere che il risultato espresso dai voti legali viene ribaltato da quelli illegali), e non sono neanche liberi di protestare pacificamente di fronte a quest’ingiustizia. Sono questi il presente ed il futuro che ci aspettano?
[1] Si veda la lettera riprodotta in https://townhall.com/tipsheet/juliorosas/2021/01/07/dc-mayor-refused-any-federal-law-enforcement-help-prior-to-protests-n2582757.
[2] Si veda https://townhall.com/tipsheet/mattvespa/2021/01/07/new-footage-yields-more-questions-regarding-the-woman-shot-and-killed-inside-the-n2582741.
[3] Si veda https://townhall.com/tipsheet/katiepavlich/2021/01/07/utah-man-with-a-history-of-organizing-blm-protests-was-inside-the-capitol-n2582766.
[4] Questa e le altre citazioni dai lavori del Congresso sono prese dal resoconto (frammentato da commenti poco obiettivi) in https://www.cbsnews.com/live-updates/electoral-college-vote-count-biden-victory/.
[5] Discorso L’altra America: https://www.crmvet.org/docs/otheram.htm.
[6] D’altronde, per farsi un’idea della confusione di giudizio nel nostro tempo, basti pensare che, ancora oggi, negli USA, il paradigma della corruzione morale resta lo scandalo del Watergate, cioe’ quelle intercettazioni del 1972, presso il quartier generale Democratico, che poi portarono alle dimissioni di Nixon due anni dopo. Nello stesso periodo, cioe’ nel 1973, la Corte Suprema rese l’infame decisione Roe v. Wade, che avrebbe condannato a morte milioni di bambini innocenti uccisi tramite aborto nel ventre delle loro madri. L’assurdita’ e’ che il caso di corruzione morale solitamente citato e’ quello delle intercettazioni del Watergate, non quello, di proporzioni incomparabili, dell’aborto!
[7] https://nypost.com/2021/01/06/trump-destroys-republican-party-on-way-out-the-door-devine/.
[8] La realta’ e’ l’esatto contrario. Con la solita lucidita’, Padre Frank Pavone, Direttore di Priests for Life, ha messo in guardia contro l’ipocrisia di chi condanna la violenza al Campidoglio, ma non la violenza della frode elettorale, per non parlare dell’ipocrisia di chi condanna la violenza al Campidoglio ma non la violenza contro le vittime innocenti dell’abominevole crimine di aborto. (Omelia nella Santa Messa del 7 gennaio 2021: https://www.youtube.com/watch?v=orkRxEIJDGA).
[9] Il filmato e’ in https://www.youtube.com/watch?v=HrGJfQzUrnY. (L’ingresso di Trump sul palco e’ al minuto 3:33:30). La trascrizione e’ in https://www.rev.com/blog/transcripts/donald-trump-speech-save-america-rally-transcript-january-6.
[10] Oltre che nel discorso di Trump, frodi e procedimenti incostituzionali (con le prerogative dei parlamenti statali usurpate dai giudici e/o dal potere esecutivo) sono ampiamente documentati nell’ampia memoria del Texas presentata alla Corte Suprema (https://www.supremecourt.gov/DocketPDF/22/22O155/162953/20201207234611533_TX-v-State-Motion-2020-12-07%20FINAL.pdf), ed in numerosi rapporti facilmente rinvenibili su internet.
[11] Per l’Arizona, il voto (favorevole all’accettazione) e’ stato 93-6 al Senato e 303-121 alla Camera; per la Pennsylvania 92-7 al Senato e 282-138 alla Camera. I nomi dei senatori che si sono opposti sono elencati in https://www.lifenews.com/2021/01/07/congress-confirms-electoral-college-for-joe-biden-7-senators-121-house-members-vote-no/.
[12] Forse, la misura di quanto disinteressati ad una riforma in tal senso siano i Democratici l’ha data il rappresentante Democratico Conor Lamb quando, nel corso del suo intervento, ha detto fra gli applausi dei suoi compagni di partito che le obiezioni sollevate da alcuni Repubblicani “non meritano neanche un minimo di rispetto”.
Nobile: la Lunga Lista di Successi di Trump (Ignorata dai Media).
8 Gennaio 2021 Lascia il tuo commento
Marco Tosatti
Carissimi Stilumcuriali, Agostino Nobile, il giorno dopo che è stata certificata la vittoria di Joe Biden nelle elezioni presidenziali più controverse – e probabilmente inficiate da brogli su scala colossale – ci ricorda quello che Donald Trump, presidente odiato dai mass media progressisti ha fatto nei suoi quattro anni di presidenza. Buona lettura.
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LA LUNGA LISTA DI SUCCESSI DI DONALD TRUMP
Alcuni risultati ottenuti da Donald Trump durante i quattro anni della sua presidenza li ho descritti in un precedente articolo, ma dato che i media internazionali, tranne eccezioni, non ne hanno mai parlato, riporto quasi integralmente un articolo di John F. Floyd. È stato direttore della produzione del Regno Unito, Goodyear Tire & Rubber Co., vice presidente della produzione e delle operazioni internazionali, General Tire & Rubber Co. e direttore della produzione della Chrysler Corp. Quindi un personaggio che nel business e nell’economie nazionali ci naviga da anni. L’articolo originale è stato pubblicato il 18 ottobre 2020: https://eu.gadsdentimes.com/story/opinion/columns/2020/10/18/trumps-long-list-accomplishments/3671585001/
«Nelle mie precedenti responsabilità nel mondo degli affari, un requisito era assolutamente imperativo. Bisognava saper giudicare bene le persone e le loro capacità intrinseche. […]
Ascoltando i media nazionali, si potrebbe pensare che il presidente Donald Trump abbia ottenuto poco durante la sua presidenza. I media gli danno il merito di non aver raggiunto alcun risultato. Essendo un obiettivo e una persona obiettiva, ho deciso di esaminare alcuni dei successi di Trump, se ce ne sono. Poiché ascolto il quotidiano battito negativo dei media nazionali liberali nei confronti di Trump, francamente, sono rimasto sorpreso dai risultati.
Trump è stato definito razzista, ma i fatti non supportano questa opinione, che credo si basi solo su allusioni. Ecco i fatti che riguardano Trump e la comunità afroamericana come riportato da Farah Stockman, membro del comitato di redazione del New York Times.
1. Il 25% degli americani con la retribuzione più bassa, nel novembre 2019 ha avuto un incremento di reddito del 4,5%, che supera il 2,9% di guadagno per i lavoratori più pagati del Paese. Questo va a beneficio degli afroamericani perché molti, secondo una ricerca dell’Associated Press citata nel 2018 da USA TODAY, hanno un lavoro scarsamente retribuito.
2. Nel 2018, Trump ha firmato il rivoluzionario First Step Act, un disegno di legge di riforma della giustizia penale che ha promulgato riforme che hanno reso il nostro sistema giudiziario più equo e che aiuta gli ex detenuti a tornare nella società. Più del 90% di coloro che beneficiano delle riduzioni di pena retroattive del First Step Act sono afroamericani.
3. Sotto Trump, i tassi di povertà per gli afroamericani e gli ispano-americani hanno raggiunto i livelli più bassi da quando gli Stati Uniti hanno iniziato a raccogliere tali dati.
4. 4. Prima di COVID-19, la disoccupazione afroamericana era ai minimi storici.
5. 5. La promessa ai lavoratori americani ha fatto sì che i datori di lavoro si impegnassero a formare più di 4 milioni di americani.
6. 6. Le riforme del First Step Act hanno affrontato le iniquità nella condanna di leggi che hanno danneggiato in modo sproporzionato gli afroamericani, e hanno riformato i minimi obbligatori che hanno creato risultati iniqui.
7. Trump ha firmato la prima riautorizzazione della Perkins C.T.E. dal 2016, autorizzando ogni anno più di 1 miliardo di dollari per gli stati a finanziare programmi di formazione professionale e di carriera.
Le precedenti note azioni dell’amministrazione Trump sono tutte sostanziali e misurabili. L’amministrazione Trump ha fatto molto di più per la comunità afroamericana rispetto a diverse precedenti amministrazioni democratiche. Considerando questi risultati, è sconcertante che i leader neri continuino a marciare a passo di marcia con i Democratici. Dove sono i liberi pensatori in quella comunità?
Dal punto di vista economico, l’amministrazione Trump ha fatto grandi passi avanti.
1. Sotto la guida di Trump, nel 2018 gli Stati Uniti hanno superato la Russia e l’Arabia Saudita per diventare il più grande produttore mondiale di petrolio greggio.
2. 2. L’amministrazione Trump ha fatto un accordo con l’Unione europea per aumentare le esportazioni di energia degli Stati Uniti verso l’Europa.
3. 3. Ha ritirato gli Stati Uniti dal Partenariato Trans-Pacifico, un cambiamento importante nella politica commerciale.
4. L’amministrazione Trump si è assicurata 250 miliardi di dollari in nuovi accordi commerciali e di investimento in Cina e 12 miliardi di dollari in Vietnam.
5. Ha approvato fino a 12 miliardi di dollari in aiuti agli agricoltori colpiti da ingiuste ritorsioni commerciali, ma ha annunciato un totale di 28 miliardi di dollari in aiuti agli agricoltori nel 2018 e nel 2019.
Altri risultati includono la liberazione di una dozzina di ostaggi, il trasferimento dell’ambasciata americana in Israele a Gerusalemme, l’avvio della storica legislazione sui tagli alle tasse per le Opportunity Zones e la realizzazione della sua campagna promessa di migliorare l’Amministrazione dei veterani, solo per citarne alcuni.
I risultati di Trump sono molti, ma non si direbbe mai ad ascoltare i media liberali controllati dai Democratici. Per quanto li riguarda, nessuna di queste cose è accaduta.
Trump ha raggiunto molti dei suoi obiettivi, pur sopravvivendo a un’indagine di impeachment corrotta, all’ostilità di una stampa liberale e a una continua pandemia di proporzioni epiche. Come ho detto prima, vorrei che Trump fosse più presidenziale, ma non cambierà il suo atteggiamento. Quando misuro i suoi risultati rispetto al suo status nel registro sociale, il registro sociale impallidisce al confronto.»
Allora, ci chiediamo, com’è possibile che Joe Biden, vicepresidente del premio Nobel per la pace, che ha sganciato più bombe di tutti i precedenti presidenti del dopoguerra, ed ha impoverito milioni di americani, abbia ottenuto la maggioranza delle preferenze? Tanto più che, insieme al figlio Hunter Biden, risulta aver intascato milioni di dollari con lacchezzi, diciamo, compromettenti, operati in Ucraina e Cina https://nypost.com/2020/10/14/email-reveals-how-hunter-biden-introduced-ukrainian-biz-man-to-dad/ Al contrario della bufala contro Trump, definita Russiagate e strombazzata per quattro anni da tutti i media, poi finita nel nulla, le prove contro Joe Biden non lascerebbero dubbi. I media italiani, come nel resto del mondo, hanno protetto Biden occultando la documentazione riportata dal New York Post. Possiamo dunque dire che i giornalisti rappresentano gli sgherri dell’Establishment. Ma di questo ne parleremo nel prossimo articolo.
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