L’anno che verrà. Addio 2020...benvenuto 2021?
Ne parlano la scrittrice e saggista Silvana de Mari, l’economista Ettore Gotti Tedeschi, gli studiosi Jose Antonio Ureta e John C. Rao, i giornalisti Aldo Maria Valli e Riccardo Cascioli. Modera Aurelio Porfiri.
Ritorno a Itaca
Non sarà il dio Vaccino a salvare il mondo
Chi è nato nella seconda metà del XX secolo, è cresciuto con un concetto ben chiaro nella testa, ripetuto dai media, dalla scuola, perfino dai pulpiti delle parrocchie: non esiste la verità. Non esiste una sola verità. Chi pretende di “avere la verità in tasca” è un intollerante, un residuo dell’antichità.
Veniva insegnato che occorreva mettere tutto in dubbio, sistematicamente.
Come si diceva, la stessa Chiesa faceva l’elogio del dubbio, della non credenza. Il cardinale Martini asseriva che entro ciascuno di noi devono esistere – coesistere – un credente e un non credente. La Chiesa moderna aborriva ogni tipo di “fideismo”. Oggi invece siamo nel tempo della Nuova religione, ecologista, salutista, in perfetta linea con le direttive mondialiste dell’ONU o dell’OMS. Ed è nato un nuovo tipo di fideismo, che esige un tipo di obbedienza che Guareschi avrebbe definito “pronta, cieca, assoluta”. –
L’ultima religione ha un suo Liberatore, un “Messia” che salverà l’umanità dalla sofferenza e dalla schiavitù, e consentirà di entrare nella vita nuova. Questo liberatore si chiama Vaccino. Fin dalle prime battute dell’epidemia se ne è parlato. Poco importa che non sia mai stato realizzato un vaccino contro un coronavirus; poco importa che non siano mai stati realizzati vaccini per molte importanti malattie infettive, dall’Hiv all’Epatite C. Per il Covid il vaccino verrà, e metterà fine alla lunga tribolazione, si è detto fin dagli inizi.
Potremo togliere le mascherine, potremo tornare allo stadio, al cinema, a una vita accettabile, anche se nulla sarà come prima. Non sarà più permesso trasgredire. Nel nuovo mondo e nella nuova religione la sanzione avrà un ruolo di grande rilievo, e ci sarà un regime di polizia che veglierà sul rispetto delle norme. Le libertà del XX secolo diverranno uno sbiadito ricordo. Tra le imposizioni ci sarà anche la vaccinazione obbligatoria. Il vaccino è il Salvatore: come puoi permetterti di rifiutarlo? Non è solo per un benessere personale: è un obbligo verso la comunità. Lo ha detto anche il Vaticano.
Fin dall’inizio, dicevamo, quando ancora si sapeva ben poco del virus, il vaccino è stato indicato come l’unica soluzione. Per questo è stato prodotto un negazionismo mediatico potente rispetto alle cure possibili, dalla clorochina alla terapia con il plasma. Il Covid deve essere, nell’immaginario collettivo, un nemico impossibile da sconfiggere, un male assoluto. Davanti ad esso non c’è cura: si può solo aspettare che passi, nascondendosi e chiudendosi in casa. Tutto finché non arriverà il vaccino. Lo dice a chiare lettere anche un documento vaticano uscito la scorsa estate, il primo intervento “magisteriale”, Humana Communitas: “In assenza di un vaccino, non possiamo contare sulla capacità di sconfiggere permanentemente il virus che ha causato la pandemia, a eccezione di un esaurimento spontaneo della forza patologica della malattia”.
Al contrario, alcuni scienziati controcorrente, a partire dal professor Giulio Tarro, il maggior virologo italiano, dicono proprio questo: che il virus andrà ad esaurirsi spontaneamente, che sparirà come è sparita la Spagnola. Se il Vaticano fa appena un accenno a questa possibilità, ciò che raccontano i media e i politici è ben altro: non sparirà mai. Avremo una seconda ondata. E poi chissà: perché non una terza, una quarta…un Covid infinito. Ormai solo un vaccino ci può salvare, ed ecco così che è iniziata l’attesa, ecco le notizie delle prime sperimentazioni. Eccolo annunciato a mesi, a settimane. Il noto scienziato americano Anthony Fauci, un vero e proprio guru per la Sinistra internazionale, lo aveva annunciato fin da giugno: un vaccino per il coronavirus dovrebbe essere pronto “entro il prossimo anno, anno e mezzo”. L’immunologo riferì di aver avuto rassicurazioni dalle aziende produttrici che saranno in grado di realizzare sino ad un miliardo di dosi, consentendo di distribuirlo in tutto il mondo.
In Europa, tuttavia, la fretta è stata ancora maggiore. Ai primi di luglio l’Agenzia europea del farmaco diede delle anticipazioni sulle ricerche in atto in Inghilterra. “Il vaccino funziona” venne annunciato. “L’obiettivo è distribuirlo senza sperimentazione”; ovvero ottenendo dall’Unione Europea una autorizzazione speciale per poter mettere in commercio un vaccino fin da dicembre. E così è stato. Si è trattato quindi di forzare tutte le normali procedure attraverso le quali si arriva all’approvazione di un farmaco. Si è trattato di saltare tutta una serie di passaggi tecnici ritenuti normalmente indispensabili.
Quello dell’agenzia europea appare come un atteggiamento quantomeno strano: tutti ricordano come si sono comportate alcune agenzie nazionali (tra cui l’italiana Aifa) nei confronti dei farmaci anti-Covid: una intransigenza assoluta, per esempio nel caso della Clorochina o della terapia con il plasma, con richieste di studi, di trials clinici, di prove incontrovertibili di efficacia. Nel caso del vaccino invece si richiede di trascurare fondamentali passaggi, di introdurre un farmaco privo delle necessarie sperimentazioni, che normalmente richiedono tempo, mesi, anni. Per il vaccino anti Covid la parola d’ordine è una e netta: fare in fretta. Non a caso tra gli addetti ai lavori si è parlato di “corsa al vaccino”.
Ma in Medicina, come in altre scienze, la fretta è un atteggiamento anti-scientifico. Questa fretta viene giustificata dallo stato di emergenza, ma ormai è chiaro che i vari focolai epidemici hanno un decorso tipico, che porta in conclusione all’azzeramento dei morti e dei contagi. Ma è in corso – lo sappiamo bene – una fortissima campagna propagandistica tendente a mantenere uno stato di paura del ritorno del virus. Per questo bisognerebbe fare in fretta a trovare il vaccino, trascurando tutte le altre ipotesi terapeutiche che pure vengono sostenute da vari scienziati.
Tutto era scritto e deciso fin dall’inizio dell’epidemia: si doveva arrivare al vaccino anti Covid. Una scelta che lascia molto perplessi. E i dubbi sono di ricercatori e di scienziati, non di sedicenti “No Vax”. Questo termine, tra l’altro, sta diventando una categoria ideologica con cui screditare a priori coloro che si pongono delle domande sull’efficacia e sulla sicurezza delle vaccinazioni. Una parola magica, come “fascista” o “razzista”. In realtà, anche molti ricercatori impegnati nello sviluppo di vaccini vogliono proteggere i pazienti, senza però innescare un fenomeno immunologico che è noto da tempo e che in seguito alla vaccinazione potrebbe esacerbare la malattia invece di combatterla.
Nel caso dei vaccini anticovid, tutti gli esperti sostengono che i tempi sono stati straordinariamente accorciati rispetto alle normali fasi di studio di un vaccino, che normalmente richiedono da 5 a 10 anni. La pubblicazione su una rivista scientifica di un lavoro di ricerca sottoposto a revisione ‘tra pari’ (peer-review) non sarebbe strettamente necessaria per l’autorizzazione, ma è ovviamente fondamentale in casi come quello di cui stiamo parlando per la sua rilevanza su tutta la popolazione mondiale e per permettere un confronto aperto e trasparente dei vari prodotti in competizione. Perché allora questa fretta?
Da qualche tempo si parla di “Great Reset”: il grande rivolgimento economico, sociale, politico, mondiale che è stato avviato utilizzando l’epidemia di Covid. Complottismo? Decisamente no. Basta andare a guardare il numero dello scorso 13 novembre dell’importante rivista “Science” per capire che il Covid, se non ci fosse, bisognerebbe proprio inventarlo, tanto è utile ai grandi cambiamenti, che necessariamente richiedono tempo. E così “Science” ci dice che l’emergenza Covid durerà fino al 2025, e che fino a tutto il 2022 si dovranno mettere in atto provvedimenti restrittivi delle libertà.
Da un punto di vista strettamente medico, è una affermazione quanto meno singolare. Le grande epidemie del passato, dalla Spagnola all’Asiatica, fino alla Sars del 2002, non sono mai durate più di un anno. Per quale motivo questo virus dovrebbe continuare a circolare imperterrito per altri 5 anni? Non viene data alcuna spiegazione scientifica. È una mera ipotesi, che va contro l’evidenza di tutta la storia delle epidemie.
Ma il vaccino? Non sarà lui, come ci viene annunciato da tempo, a liberare il mondo dal grande incubo? Non è detto, ci dice “Science”. Gli esseri umani sono infettati da diversi coronavirus stagionali con reazioni crociate. Nessuno provoca un’immunità completamente protettiva e le infezioni ripetute sono la norma. I vaccini tendono a essere meno efficaci delle infezioni naturali nel provocare l’immunità e ci sono rischi di reazioni crociate avverse. Un ricercatore, Saad-Roy, ha quindi utilizzato una serie di modelli semplici per una varietà di scenari immunitari per prevedere futuri immunologici per la SARS-CoV-2, con e senza vaccini. La nostra conoscenza imperfetta del panorama immunitario imperfetto del coronavirus può dare origine a scenari divergenti che vanno dalle epidemie gravi ricorrenti all’eliminazione.
Sì, alla fine il Covid dovrebbe sparire, ma ci vorranno cinque anni. Il tempo di una guerra, la durata della Prima e della Seconda Guerra Mondiale. Fino al 2025 dovremmo vivere nella paura, nel terrore, e questo piano quinquennale avrà inevitabili conseguenze economiche e politiche, ma anche psicologiche e perfino antropologiche, a nostro avviso. Il “Grande Reset”, appunto.
Il clima di terrore e insicurezza deve continuare, e per i prossimi cinque anni la parola Covid non scomparirà affatto, nonostante i vaccini. Il tutto, lo ribadiamo con forza, contro ogni evidenza, perché in realtà il Covid potrebbe estinguersi in breve tempo come hanno fatto prima di lui tutti i virus pandemici. Dovrebbero proprio spiegarci perché il virus venuto un anno fa da Wuhan dovrebbe comportarsi diversamente.
Dunque, allo stato delle conoscenze attuali, possiamo affermare che il vaccino anti-covid sia “un bene comune” – come sostengono all’unisono il governo italiano e il Vaticano – in grado di portare benefici, addirittura di essere la salvezza dell’umanità nei confronti di un virus che ha un tasso di mortalità dello 0,001 per cento? Non lo sappiamo. In compenso abbiamo sotto gli occhi in modo evidente quale sia l’attuale direzione presa dai fautori di un Nuovo Ordine Sanitario, e vediamo che a questo ordine, che il Vangelo chiama “il mondo”, il Vaticano è completamente sottomesso. Tanto che c’è chi ventila che potrebbe essere introdotto autorevolmente un nuovo tipo di peccato grave, come quello di inquinare o non fare la raccolta differenziata: il peccato di non vaccinarsi. Ormai solo un Dio, un Dio vero, ci può salvare
Paolo Gulisano Gennaio 3, 2021
https://www.ricognizioni.it/non-sara-il-dio-vaccino-a-salvare-il-mondo/
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