ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 16 febbraio 2021

Con la benedizione da oltre Tevere

UN ALTRO ALLARME

Varianti, la nuova parola-chiave della strategia della paura

Il nuovo governo non è ancora operativo ma Walter Ricciardi, il consulente del ministro della Salute e appena nominato membro della Pontificia Accademia per la Vita, già invoca il lockdown totale insieme alla vaccinazione di massa. Non importa se casi e decessi sono in calo, ora si agita lo spauracchio delle varianti per irrigidire ulteriormente le misure di segregazione.


È stata la sua prima uscita dopo la nomina a membro della Pontificia Accademia per la Vita, e come accade immancabilmente per ogni suo intervento ha suscitato immediatamente un focolaio di polemiche. Parliamo di Gualtiero Walter Ricciardi, il professore di Igiene consulente personale del rinnovato ministro della Salute, Roberto Speranza.

Ricciardi nei giorni scorsi è stato nominato da papa Bergoglio membro della prestigiosa istituzione che era stata fondata da san Giovanni Paolo II con il fine di difendere e promuovere il valore della vita umana e della dignità della persona, avvalendosi dell'apporto anche di scienziati impegnati sul fronte della bioetica. Il professor Ricciardi non vanta, tra le sue pubblicazioni scientifiche, alcun intervento su temi quali l'aborto, l'eutanasia, il controllo delle nascite. Si è occupato nella sua carriera di temi di Igiene pubblica, ma non si è mai segnalato per un impegno pro life.

Negli ultimi anni tuttavia, e particolarmente in occasione dell'attuale crisi sanitaria, si è distinto per essere uno dei più convinti assertori della vaccinazione di massa, vaccinazione che in un recente articolo su Avvenire aveva dichiarato dovesse essere fatta anche in modalità "drive through", cioè a persone che sporgono un braccio dal finestrino dell'automobile nei parcheggi - in barba alle regole di base della sicurezza della pratica vaccinale - o nei palazzetti e negli hangar. La nomina fatta da parte di Bergoglio è sembrata una sorta di endorsement vaticana alla strategia vaccinale del ministro Speranza e del suo Richelieu. D'altra parte dietro le mura leonine le vaccinazioni anti Covid col vaccino Pfeizer fervono da settimane, ed è già stato realizzato il discusso "tesserino vaccinale" che dimostra l'avvenuta vaccinazione.

Così, forte di questa fresca nomina, il neo accademico pontificio si è pronunciato su un altro tema che gli è caro: il lockdown. Occorre una chiusura drastica, totale. "La strategia di convivenza col virus, adottata finora, è inefficace e ci condanna alla instabilità". Così ha dichiarato, con la retorica bellicistica che contraddistingue ogni suo intervento, in verità poco evangelica. Ha aggiunto che  è urgente cambiare subito la strategia di contrasto al virus, per mezzo di un lockdown totale in tutta Italia immediato, che preveda anche la chiusura delle scuole "facendo salve le attività essenziali".

Insomma: tutti chiusi in casa, salvo chi deve uscire per fare l'irrinunciabile vaccino. Ma a fronte della  costante diminuzione di casi e di decessi, qual è il motivo che dovrebbe portare alla serrata totale del Paese? Per Ricciardi, come per altri virologi catastrofisti, per via delle varianti. Questa è la nuova parola-chiave della strategia della paura: ci sono le varianti. Ormai non si parla nemmeno di una possibile "terza ondata": è ondata continua, inarrestabile. Uno tsunami di micidiali varianti.

In realtà, il Covid fin dai primi mesi si è caratterizzato per le sue numerose varianti, la gran parte delle quali non ha determinato forme più gravi o aggressive della malattia. Come possono documentare i clinici, le forme attuali di Covid presentano una gamma di diverse manifestazioni cliniche che vanno dalla dermatite a mialgie, ma ciò che porta a situazione di gravità clinica e al decesso, è sempre l'insufficienza respiratoria acuta. E qui nulla è cambiato, e i malati, quando vengono curati con le terapie adeguate, dagli antinfiammatori FANS e steroidei, con antibiotici e altri presidi terapeutici, rispondono come prima.

Diverso il caso dei vaccini: le forme varianti infatti potrebbero mettere in seria difficoltà l'efficacia dei vaccini. E allora? Allora punto e a capo. In attesa di ulteriori nuovi vaccini ancora tutti da realizzare, si torna a quella che per Ricciardi è l'unica soluzione: la segregazione totale. Tutti in casa, ad aspettare che "passi 'a nuttata", come si diceva sulle scene della commedia napoletana che Ricciardi ha praticato da giovane.

A sentire Ricciardi, ogni possibilità di assembramento va assolutamente evitata, almeno fino al raggiungimento dell'immunità di gregge. Ci attendono dunque tempi grami. Occorrono ancora tante lacrime e sangue, perché come il consulente del ministro Speranza ha dichiarato poco tempo fa, siamo in guerra e siamo ancora nel 1941. Il '45 è molto lontano.

E intanto avanti con le tre armi: lockdown duro, tracciamento dei casi, che secondo il professore bisogna ripristinare in modo massiccio, e vaccinazioni, che bisogna fare in un numero di 300.000 al giorno. Oltre due milioni alla settimana. Un numero surreale, di vaccini teorici ancora non disponibili. Ma Ricciardi si propone di interloquire direttamente con Draghi, per convincerlo della bontà delle sue teorie. In questa fase di interregno tra il precedente governo Conte e l'attuale, Ricciardi sembra volersi fare largo e andare oltre lo stesso ministro di cui pure è consulente. Una sorta di sottosegretario al Covid, con la benedizione da oltre Tevere.

L'auspicio è che invece il Ministero possa avvalersi di un vero sottosegretario, possibilmente competente e che operi una svolta nella gestione della crisi sanitaria senza infliggere nuove sofferenze ad un Paese che non ne ha affatto bisogno. 

Paolo Gulisano

- GOVERNO CONTRO REGIONI, di Ruben Razzante

https://lanuovabq.it/it/varianti-la-nuova-parola-chiave-della-strategia-della-paura

CASO GERMANIA

Torturare la statistica finché non suggerisce il lockdown

Un’inchiesta pubblicata dal quotidiano tedesco Die Welt non ha ricevuto la dovuta attenzione del pubblico, nel corso dell’ultima settimana. Il governo tedesco, a marzo 2020, avrebbe chiesto all'Istituto Robert Koch di calcare la mano sulle stime dei possibili morti per Covid, così da avere mano libera sul lockdown. Non è il primo caso, anche nel Regno Unito, per non parlare dell'Italia, le statistiche sono state usate per spaventare e ottenere il consenso su politiche impopolari di limitazione della libertà

                              Seehofer (ministro dell'Interno) e Merkel (cancelliere)

Un’inchiesta pubblicata dal quotidiano tedesco Die Welt non ha ricevuto la dovuta attenzione del pubblico, nel corso dell’ultima settimana. In Italia l’hanno riportata solo pochi quotidiani, alcuni dei quali hanno per altro fama di essere un po’ bufalari e un po’ tanto complottisti. Poi non ne ha parlato più nessuno. Ma la notizia, in sé, non è stata smentita da nessuna fonte autorevole. La notizia è questa: il governo tedesco, nel marzo del 2020, avrebbe incaricato l’Istituto Robert Koch di calcolare quanti morti avrebbe potuto provocare il Covid-19 senza misure restrittive. Ma non ha solo chiesto di calcolarle, ha anche espressamente voluto che i ricercatori calcassero la mano, che calcolassero la previsione peggiore possibile. Lo scenario peggiore possibile prevedeva 1 milione di morti, nel caso non si fosse applicato il lockdown.

Il governo, insomma, avrebbe influenzato lo studio dell’Istituto Robert Koch per poi presentare al pubblico i suoi risultati come “oggettivi”, ottenendo così maggiori poteri e consensi per poter applicare misure restrittive. Il seguito, comunque, lo conosciamo e, fortunatamente per i tedeschi, il lockdown in Germania è stato molto più lieve rispetto a quello in Italia e in molti altri Paesi dell’Europa occidentale, più leggero anche rispetto alla maggior parte degli Stati degli Usa. La locomotiva d’Europa è uno Stato federale e la sua stessa struttura (più ancora degli interessi economici) ha preservato maggiormente la libertà dei cittadini tedeschi, almeno fino alla fine dell’anno scorso. E la Germania, nonostante la leggerezza delle misure, ha avuto 65.949 morti (e non 1 milione) fino ad oggi, uno dei dati migliori d'Europa, se lo si considera in rapporto alla popolazione. Ma lo scambio di email fra il governo tedesco e uno dei maggiori istituti di ricerca delle malattie infettive è rivelatore di un inquinamento politico sia della ricerca che della comunicazione sulla pandemia di Covid.

Non è purtroppo un caso unico. Anche nel Regno Unito, dopo la pioggia di critiche per la presunta scelta della strategia aperturista per raggiungere un’immunità di gregge (notizia falsa, perché il governo Johnson non ci ha mai pensato, ma comunque diffusa su tutti i maggiori media), ha prevalso la strategia dell’epidemiologo Neil Ferguson. Secondo il suo modello si sarebbero rischiate dalle 250mila vittime fino alle 510mila vittime se non si fosse fatto ricorso a una strategia di lockdown. Difficile anche solo pensare che si sarebbe potuta raggiungere una simile quota di perdite umane, pur in assenza di misure restrittive. Attualmente, il Regno Unito, la quinta nazione al mondo per numero di vittime (in rapporto alla popolazione) ha subito 117.396 morti, un numero enorme, ma meno della metà della stima minima. Per un controfattuale (se non ci fosse stato il lockdown) è anche utile vedere come si è “comportato” il modello dell’Imperial College nel caso della Svezia. Senza aver applicato alcuna misura di limitazione della libertà dei cittadini ha avuto 12.428 decessi, mentre l’istituto britannico ne prevedeva 65mila in quelle condizioni. Non sappiamo se anche gli studi e i risultati dell’Imperial College siano stati condizionati dal governo britannico. Non dimentichiamo poi che, secondo il Comitato Tecnico Scientifico italiano, in caso di riaperture a maggio, avremmo avuto 151mila vittime di Covid solo nei primi due mesi dell'estate. Adesso possiamo ben vedere come, in tutto il 2020, i morti siano stati circa la metà di quella stima, che pure era stata diffusa dai media nazionali.

L’idea di premere sul pedale dell’acceleratore del panico ha un senso? Da un punto di vista del governo, sì. E' un'applicazione, fino alle estreme conseguenze, del principio di precauzione. Un governo non vuole essere responsabile di neppure una morte accidentale dei suoi cittadini, per evitare problemi di opinione pubblica in futuro. E’ come un'amministrazione locale che chiude le scuole quando è prevista pioggia e teme un’alluvione. Poi magari piove poco, ma intanto si è persa una giornata di scuola. I governi vogliono evitare morti di Covid per evitare di essere tacciati di irresponsabilità, sottovalutando però tutti gli effetti delle chiusure, dalla crisi economica all'impatto disgregatore sulla società, fino alle pesanti conseguenze psicologiche sui singoli.

Può darsi però che ci sia qualcosa di più di una semplice prudenza. Il panico indotto può giustificare misure che altrimenti un governo non potrebbe adottare in tempi più tranquilli. Ma quindi vuol dire che le misure restrittive sono un fine, non un mezzo. La tesi che non si debba tornare alla “normalità” è ormai un mantra, diffuso tutti i giorni da Davos ai leader del G7, dall’Ue agli artisti e scienziati francesi autori del manifesto contro il ritorno alla normalità. D’altra parte la normalità fatta di relazioni, movimenti e consumi era già odiata prima del Covid: la si voleva reprimere nel nome della lotta al riscaldamento globale. Soprattutto i movimenti (in aereo) e i consumi (di carne, in particolare) erano invisi alle élite culturali e politiche. Il Covid è il pretesto per accelerare questo processo, il fine è la “nuova normalità” o “great reset”. Non è detto che ci si trovi di fronte a un piano coordinato, semplicemente perché non ce n’è neppure bisogno. Ormai quella della “nuova normalità” è un’idea così capillarmente diffusa, che è diventata un retro pensiero di ogni decisione. Quindi non c’è da stupirsi se, vuoi per eccesso di prudenza, vuoi per ottenere il fine di cambiare la società dei consumi, un politico chieda ai suoi esperti “datemi un argomento forte per dire ai miei cittadini di starsene finalmente a casa”.

Stefano Magni

https://lanuovabq.it/it/torturare-la-statistica-finche-non-suggerisce-il-lockdown

Bob Hope: la variante inglese - Il Controcanto - Rassegna stampa del 16 Febbraio 2021


Il Corriere continua a terrorizzare il popolo brandendo la "variante inglese". Ricciardi era meglio come attore al fianco di Mario Merola. Repubblica si interroga sul futuro di Conte. Il Fatto, passata la sbornia per l'ex premier torna a fare inchiesta e migliora improvvisamente. Buon ascolto!

Vox Italia Tv

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