COVID E POTERE
Censure su YouTube, il braccio violento dell'Oms
Dopo 11 mesi e mezzo di lockdown e restrizioni della libertà, sono ancora poche le iniziative di protesta da parte di numerosi settori colpiti e di comuni cittadini. Ma YouTube può rimuovere il video di chiunque "metta in discussione" le linee guida dell'Oms. Il caso della censura dell'editore Leonardo Facco mette in luce l'altra pandemia: quella della censura.
Cosa succede
Dopo 11 mesi e mezzo di lockdown e restrizioni della libertà, sono ancora poche le iniziative di protesta da parte di numerosi settori colpiti e di comuni cittadini. Ma non possono essere pubblicizzate sul social network più diffuso per la condivisione dei video, YouTube, se sono considerate contrarie alle disposizioni dell’Oms e delle autorità sanitarie nazionali.
La protesta più gettonata dai media è stata quella dei teatri, che il 22 febbraio hanno riacceso le luci per manifestare contro il prolungarsi delle chiusure forzate e nessuna certezza sulla data di riapertura. Il 15 gennaio, in tutte le città italiane, era stata invece la volta dei ristoranti che con l’iniziativa Io Apro avevano forzato il blocco della nuova zona rossa. Avendo meno influenza politica e meno amici fra i giornalisti, i ristoratori hanno ricevuto tantissima pubblicità negativa. Ha fatto particolarmente scalpore un’iniziativa dell’editore Leonardo Facco (il cui libro Coronavirus: stato di paura è stato recentemente rimosso dal catalogo Amazon): con una cinquantina di amici e sostenitori del suo Movimento libertario, è andato a cena in un ristorante di Modena il 30 gennaio. Una cena è ormai considerata un atto di grave insubordinazione e, benché l’iniziativa abbia ottenuto il plauso anche su siti d’oltre oceano (di orientamento libertario e conservatore), in Italia ha attirato le ire di giornalisti e commentatori, con accuse di diffusione deliberata della pandemia e sollecitazione di interventi delle forze dell’ordine. Per dimostrare che non c’è stata alcuna diffusione, deliberata e non, della pandemia, l’editore lombardo ha ripetuto l’iniziativa il 22 febbraio, dimostrando che tutti i partecipanti fossero vivi e in buona salute, così come i loro amici, parenti e conoscenti. A questo punto è scattata la censura di YouTube, che ha rimosso video e commenti.
Sono significative le motivazioni scritte della rimozione. Non solo il video viola gli standard della community, ma proprio: “YouTube non tollera contenuti che mettano in discussione l’efficacia delle linee guida fornite dalle autorità sanitarie locali o dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) in relazione alle misure di distanziamento sociale e autoisolamento e che possano portare le persone ad agire in contrasto con tali linee guida”. Le parole sono importanti. YouTube “non tollera” contenuti che “mettono in discussione” un’autorità statale ed una sovranazionale. Può anche darsi che una linea sia sbagliata: l’Oms inizialmente non approvava l’uso delle mascherine e fino a marzo 2020 si opponeva alla strategia di test a tappeto con i tamponi. Ma l’utente deve comunque obbedire. Nel caso specifico, in Italia è permesso pranzare in un ristorante, ma una cena, come quella organizzata dall’editore Facco, nelle stesse condizioni e con uguale numero di persone, è considerata sovversiva. Non si può affermare (e dimostrare) che le linee guida siano contraddittorie.
Suonavano già ambigue le parole di Susan Wojcicki, amministratrice delegata di YouTube, quando, il 23 aprile annunciava che la piattaforma avrebbe eliminato notizie “prive di fondamento scientifico” e faceva alcuni esempi: “C’è gente che consiglia di prendere la vitamina C o la curcuma, perché ‘ti cureranno’”. Abbiamo dunque l’amministratrice di un social che si erge già a medico e giudice pronta a tracciare una riga su ciò che (al momento) è ritenuto disinformazione su una malattia che, allora, conoscevamo da appena tre mesi. Si poteva ben immaginare come questo criterio si sarebbe poi esteso, senza freni, dalla medicina alla politica di contenimento della pandemia. Quindi non solo a una materia empiricamente verificabile, ma anche ad una serie di scelte politiche.
Il problema di fondo, poi, è che, non solo a causa della pandemia di Covid, ma anche a seguito delle elezioni presidenziali americane, la censura è stata completamente sdoganata. Viene accettato come “fatto privato” ed apprezzabile l’oscuramento dell’account Twitter di un ex presidente e la censura online di tutti i suoi post quando era ancora in carica e competeva per la rielezione. Ormai limitare la libertà di opinione, anche quando non viene violata alcuna legge, è diventato possibile e i giornalisti sono fra i primi a chiedere ancora più censura. Basta invocare la minaccia dell’argomento “privo di fondamento scientifico” o, nel caso delle elezioni “privo di prove” per far scattare l’oscuramento.
Un'altra ossessione è diventata quella dei contenuti "razzisti". Gli algoritmi che permettono di individuare e rimuovere un video giudicato offensivo per qualche minoranza sono talmente onnicomprensivi che, questa settimana hanno portato alla rimozione di un video di scacchi. Perché "il bianco attacca il nero". Il verbo "attaccare" è comunque a rischio censura, figuriamoci se poi è accompagnato da termini ormai sensibili come il bianco e il nero. Ma queste cose avvenivano solitamente solo in Cina, almeno fino al decennio scorso, quando i locali algoritmi rimuovevano tutte le cifre e i termini che potessero ricondurre a informazioni sgradite sul massacro di Piazza Tienanmen. Ma era Cina, appunto, un regime totalitario. Se i social network iniziano a comportarsi così anche nel mondo libero?
Paradossalmente, si usano ancora i termini cattolici per descrivere la tendenza censoria, come “inquisizione” o “indice”. Però sono i cattolici fra le prime vittime di questa tendenza oscurantista. Basti pensare come il sito Life Site News, contrario all’aborto, sia stato improvvisamente privato del suo popolare canale YouTube, uno scherzetto che è costata loro la perdita improvvisa di più di 300mila followers. Ed è difficile, adesso, stabilire quali siano i nuovi limiti del censore. Tutti noi siamo a rischio.
Stefano Magni
https://lanuovabq.it/it/censure-su-youtube-il-braccio-violento-delloms
“I capitalisti ci venderanno la corda con la quale li impiccheremo” (Lenin). Preparati ad essere cancellato
L’inquietante tendenza alla censura, nelle notizie e soprattutto nei social media, è ormai inequivocabilmente chiara. A questo punto la domanda è quando – non se – le voci cristiane saranno messe a tacere. A meno che, ovviamente, non possiamo fare qualcosa per invertire la tendenza.
Nell’era digitale, l’informazione è sovrano. Se controlli l’accesso alle informazioni e riesci a bloccare l’accesso alle informazioni che non ti piacciono, puoi consolidare il tuo dominio nel mondo. Come possono gli scettici sfidarti, se non ricevono mai informazioni accurate su ciò che stai facendo? Come possono organizzarsi i tuoi avversari, se non hanno un modo per contattare persone che la pensano allo stesso modo? Ormai hai sentito le storie inquietanti. Per citare solo un paio di casi eclatanti:
Un rispettato scienziato sociale, il Presidente dell’Ethics and Public Policy Center, un think tank di Washington, ex vicedirettore di First Things, scopre che il suo libro When Harry Became Sally: Responding to the Transgender Moment, che solleva serie e argomentate critiche agli assunti dell’ideologia gender e transgender, è stato bandito da Amazon [QUI]. L’autore, Ryan Anderson, non ha ricevuto spiegazioni per la decisione; presumibilmente qualche dipendente di Amazon, agendo dietro un velo di anonimato, è stato offeso dalle sue opinioni (A proposito, Amazon continua a vendere Mein Kampf di Adolf Hitler). Anderson osserva: se temi cosa può fare la Big Tech se dissenti dall’ideologia di genere, aspetta solo di vedere cosa farà il Big Government se la cosiddetto Equality Act diventasse legge [QUI e QUI]. Secondo, una lezione: se temi il Big Government, non chiudere un occhio davanti a Big Tech.
Un vescovo cattolico irlandese viene bloccato da Twitter a causa di un commento contrario al suicidio assistito. Twitter ha offerto la ridicola spiegazione che il Vescovo Kevin Doran aveva violato la sua politica contro la promozione del suicidio. Alla fine Twitter ha riconosciuto l’errore e ha ripristinato l’account del vescovo. Ma ancora una volta un impiegato senza volto aveva censurato una voce importante [QUI].
Amazon, Twitter, Facebook e Google formano l’élite inattaccabile di Internet e tutte e quattro queste potenti società sono sempre più inclini alla censura delle opinioni che i loro leader considerano fuorvianti. Ma chi guida i censori?
Il sociologo italiano Gaetano Mosca, scrivendo all’inizio del XX secolo, sosteneva che tutte le società sono dominate dalle élite, in un modo o nell’altro. La prova della giustizia di una società, ha detto Mosca, è quella che ha chiamato “difesa giuridica”: il sistema fornisce alle persone comuni un modo per difendersi dalle decisioni dannose delle élite che le governano? Nei casi sopra menzionati – e il lettore potrebbe probabilmente menzionare molti altri casi – la risposta è un clamoroso no. Quindi per gli standard di Mosca il nostro sistema è ingiusto. Forse anche peggio, perché oltre a soffocare il dissenso, i colossi di internet alimentano una sorta di dipendenza che fiacca la forza del pubblico. I potenti algoritmi apprendono le tue abitudini, le tue simpatie e antipatie, le cose che attireranno la tua attenzione; poi mettono sempre di più quelle cose davanti ai tuoi occhi prigionieri, assorbendo il tuo tempo.
Come prosperano Facebook, Twitter e Google? Come generano i ricavi? La risposta superficiale è che vendono spazi pubblicitari. La risposta più precisa è che stanno vendendo te, l’utente, vendendoti a quegli inserzionisti. Quindi, se ti opponi alle politiche dei giganti di Internet, ma continui a utilizzare i loro servizi, stai lavorando per i tuoi nemici. Stiamo recitando una curiosa variazione sulla previsione di Lenin: “I capitalisti ci venderanno la corda con la quale li impiccheremo” [*].
Tutti noi, nella misura in cui passiamo del tempo online, lavoriamo per i giganti di Internet e non veniamo pagati nulla per il nostro tempo. Come si chiama quando qualcuno lavora senza paga? Non è schiavitù, perché è volontaria. Eppure non è lavoro di volontariato, se non sostieni la causa. Non è semplicemente stupidità? O è piuttosto una mancanza di alternative. Abbiamo bisogno di informazioni; abbiamo bisogno di discutere le idee; abbiamo bisogno di uno scambio aperto. Se ci ritiriamo dal forum Internet, perdiamo ogni opportunità realistica di sfidare un’ideologia dominante, che è diventata costantemente più ostile a noi e diventerà ancora più ostile se siamo visti come degli “outsider”, dei “deplorevoli”. Quali sono dunque le nostre alternative? Permettetemi di suggerirne alcuni e di chiedere ai lettori di dare i propri suggerimenti.
Protestare contro la “cultura dell’annullamento”. Rendi difficile per gli aspiranti censori chiudere le voci rispettabili. Esponili. Ridicolizzali.
Premere per un’azione del governo per proteggere la libertà di parola su Internet. Dal momento che i politici liberali hanno generalmente fatto causa comune con i giganti della tecnologia, i loro oppositori dovrebbero fare della censura un importante problema della campagna.
Creare servizi alternativi. So che esistono già diverse alternative a Facebook e Twitter e auguro loro ogni bene. Ma realisticamente, non è probabile che rivaleggeranno con il potere dei giganti nel prossimo futuro. E abbiamo qualche garanzia che i servizi emergenti, se ottenessero un grande seguito, non sarebbero tentati dalla stessa arroganza del potere?
Controllare i propri siti. I censori di Facebook possono bloccare i post su Facebook, ma non possono modificare i post su siti indipendenti (come CatholicCulture.org, Korazym.org, Stilum Curiae, Duc in Altum e tanti altri). I singoli blog sono al di fuori del loro controllo immediato; non possono censurare ciò che non possono vedere. Anche se la censura avanza in tutto il Web, le vecchie liste di distribuzione di posta elettronica possono far continuare le discussioni. Pensa a questa possibilità come a un samizdat high-tech. E non ignorarlo! Crea subito le tue liste di posta elettronica.
Ma soprattutto abbiamo bisogno di tecnici esperti con la genialità e la voglia di progettare nuovi modi per farci interagire, liberi da terze parti impiccioni. Internet è stato progettato per rendere possibile una comunicazione sicura. Non dovrebbe essere possibile per noi controllare quali siti vediamo, quali opinioni incontriamo, a quali informazioni accediamo?
Nel frattempo, nell’attesa e nella speranza di una soluzione tecnica, suggerisco di non ritirarci volontariamente dalla battaglia sull’opinione pubblica. Non commettiamo l’errore di censurare noi stessi, solo per evitare di essere censurati da altri. Se vogliamo essere messi a tacere – e la questione non è ancora stata risolta – scendiamo a combattere.
[*] Questa famosa frase fu attribuita a Lenin nell’URSS, quando si trovò accerchiata. Ma nel settembre del 1917, dopo che nei mesi precedenti i bolscevichi avevano avuto enormi difficoltà, successe effettivamente qualcosa di molto simile. Il governo provvisorio “borghese”, instabile e timoroso per il suo futuro, decise di armare i rivoluzionari perché lo proteggessero da un presunto golpe della destra restauratrice. Nonostante gli slogan rivoluzionari e minacciosi di Lenin e dei suoi, il governo Kerensky si appoggiò proprio all’uomo che era stato costretto a entrare in clandestinità per evitare l’arresto e fornì i mezzi che poche settimane dopo sarebbero serviti per il famoso assalto al Palazzo d’Inverno e per la presa del potere del bolscevichi.
Youtube toglie a Byoblu la pubblicità e tutti gli abbonamenti.
Colpo alla nuca alla libera informazione
YOUTUBE CANCELLA GLI ABBONATI DI BYOBLU
Mi rivolgo a tutti i cittadini che ancora credono in un futuro democratico, dove le pari opportunità siano reali e dove il pluralismo nell’informazione sia un valore.
Nessuno può ormai negare che i tempi in cui stiamo scivolando prefigurano un futuro diverso, fatto di monopoli, oppressione, verità autorizzate, privazione della libertà e coercizione anche fisica.
Chi sta dalla parte giusta, la parte del potere, la parte delle multinazionali, viene omaggiato con onorificenze e riconoscimenti. Chi ancora si illude di avere la libertà di pensare diversamente, di stare dalla parte dei cittadini, viene infangato, calpestato, ostacolato e infine cancellato.
Io mi sono illuso di stare dalla parte giusta, quella dei cittadini. Io mi sono illuso di fare una televisione che desse loro voce, rispondesse alle loro domande e li aiutasse a formarsi una prospettiva. Una televisione dei cittadini, antitetica alle televisioni del potere.Per farlo ho creato dei presidi protetti dalla legge, perché la voce dei cittadini non si potesse censurare così facilmente. Ho creato una testata registrata, ho creato una televisione sul digitale terrestre. Ho comprato le concessioni. E tutto questo, grazie ai fondi che ogni mese i cittadini stessi ci mettono a disposizione. Una televisione dal basso che non si era mai vista in nessuna parte del mondo. Dovremmo essere su tutti i libri di storia. E invece, mentre omaggiano i servi con le loro medaglie, proprio per questo tentano di cancellarci non solo dalla storia, ma anche dal presente.
Dopo due settimane di sospensione assolutamente illegittime, da parte di Youtube, oggi all’improvviso anche a Byoblu è stata revocata la possibilità di fare pubblicità, e le migliaia di abbonati maturati nel tempo sono stati tutti sospesi unilateralmente.
Cosa ci può essere di più illiberale, di più dispotico e di più tirannico di un potere privato, invisibile, che toglie i soldi ai cittadini per bene, rei di non pensarla come il sovrano?
Una volta, quando una forma di democrazia ancora esisteva, ti facevano fuori. Nell’era del controllo globale, nell’era della democrazia esibita ma ormai svuotata dall’interno, ti portano via il raccolto e ti lasciano morire di fame.
Da quanto Byoblu esiste, ho sviluppato quasi duecento milioni di visualizzazioni video solo su Youtube. Byoblu è una forza della natura. La forza del diritto di farsi le domande giuste. La forza del dovere di non accettare qualsiasi cosa a scatola chiusa. La forza dei cittadini, che tutti insieme spostano le montagne.
In guerra si bruciano i depositi di grano, per affamare il nemico. Le multinazionali ti affamano allo stesso modo: togliendoti da mangiare. Byoblu è cresciuta tanto nell’ultimo anno. Per questo fa paura. E da Youtube raccoglievamo legittimamente oltre 20 mila euro al mese. Un quarto di quello che ci serve per continuare a trasmettere ogni mese.
Ventimila euro, in abbonamenti da 3 euro al mese, tolte le spese e le commissioni, significa che ci servono circa 8 mila abbonati in più ad un piano di sostegno, solo per pareggiare i conti e comprare tempo.
Tempo per realizzare una concessionaria di pubblicità che dia voce ai piccoli e medi imprenditori onesti, che non delocalizzano, che non sfruttano la manodopera, che realizzano prodotti salutari, che generano benessere. Tempo per terminare il portale di commercio elettronico che darà spazio ai loro prodotti e vi permetterà di fare la spesa sostenendo il tessuto imprenditoriale italiano e rinforzando l’informazione libera e indipendente.
Stiamo lavorando con tutte le nostre forze in questa direzione. E nel frattempo abbiamo anche avviato una casa editrice che dà voce ai libri e agli autori che volete davvero leggere. E i risultati lo dimostrano: gli ultimi libri di Citro, “Eresia, Riflessioni politicamente scorrette sulla pandemia di Covid-19“, e di Galloni, “Come è stata svenduta l’Italia“, così come il libro di Carraro, Manuale di Autodifesa per Sovranisti, sono veri e propri casi editoriali. E tanti altri ne abbiamo in cantiere. Anche qui, dovremmo essere citati come esempio da seguire per la capacità di dare risposte ai cittadini, e non diffamati o tutt’al più nascosti sotto lo zerbino.
Questo tempo, adesso, il tempo che serve per convertire la nostra economia da quella che dipende dai capricci di multinazionali estere ad una interamente basata sui cittadini e sull’imprenditoria onesta, ce lo potete regalare solo voi.
Ci abbiamo messo un anno a mettere insieme 14 mila abbonati ai piani di sostegno mensili. In un giorno sono stati dimezzati. Quale è la nostra colpa? Essere onesti, autentici, non fare calcoli sull’opportunità di lusingare il potere, non accettare i milioni di euro di stato destinati alle televisioni che accettano di diffondere bollettini Covid tutto il giorno, ma insistere con la difesa dei vostri interessi e con la risposta alle vostre domande.
Per questo, Youtube, dice che diffondiamo contenuti incentrati su argomenti controversi e dannosi per gli spettatori. Il mondo che vogliono loro è un mondo dove i contenuti sono invece tutti schiacciati su posizioni non controverse, cioè un mondo nel quale sono tutti d’accordo sulla versione unica autorizzata (da chi?). Pensare è dannoso. E infatti, leggendo le politiche da loro stessi indicate, non si capisce che cosa avremmo violato. Non si capisce perché non lo possono scrivere. Non lo possono scrivere perché i nostri contenuti sono dannosi solo per loro. Sono dannosi per chi vuole controllare e manipolare i cittadini. Sono dannosissimi per chi controlla i media, addirittura letali per gli spin doctor, per il grande editore unico globale, per i potenti di Davos. Noi non dobbiamo esistere: siamo dannosi. I debunker invece, pagati dal potere finanziario, sono utili.
Byoblu ha oltre mezzo milione di iscritti su Youtube e altre centinaia di migiliaia che ogni giorno lo guardano sui social, sulle App che abbiamo creato per voi, per darvi un luogo libero da censure dove guardare i vostri video, sul digitale terrestre, in cinque regioni. Ecco perché siamo dannosi, perché a fronte di 4 mila ore di visualizzazione pubbliche richieste da Youtube per essere “monetizzabili”, noi ne sviluppiamo periodicamente quasi 11 milioni. Siamo dannosi perché siamo troppo bravi per loro. E si sa, che la libertà te la danno ma solo se non sei capace ad usarla.
Noi la nostra parte la facciamo. E crediamo anche che alla fine vivere non sia solo una questione di avere o non avere successo: al contrario, si tratta di quante botte puoi prendere, e ciononostante continuare ad alzarti da terra ancora ed ancora ed ancora…
Abbiamo bisogno di comprare tempo. Noi ci rialziamo, ma voi suonate un’altra volta quel gong e fateci fare un altro round. La TV dei cittadini è dei cittadini e nessun potere opaco ce la deve sfilare via, tentando la facile strada del soffocamento in culla.
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Siamo troppo pochi!
In nome di Dio, ti prego, non desiderare un solo uomo di più. Anzi, fai pure proclamare a tutto l’esercito che chi non si sente l’animo di battersi oggi, se ne vada a casa: gli daremo il lasciapassare e gli metteremo anche in borsa i denari per il viaggio.
Non vorremmo morire in compagnia di alcuno che temesse di esserci compagno nella morte.
Oggi è la festa dei Santi Crispino e Crispiano; colui che sopravvivrà quest’oggi e tornerà a casa, si leverà sulle punte sentendo nominare questo giorno, e si farà più alto, al nome di Crispiano.
Chi vivrà questa giornata e arriverà alla vecchiaia, ogni anno alla vigilia festeggerà dicendo: “Domani è San Crispino”; poi farà vedere a tutti le sue cicatrici, e dirà: “Queste ferite le ho ricevute il giorno di San Crispino”. Da vecchi si dimentica, e come gli altri, egli dimenticherà tutto il resto, ma ricorderà con grande fierezza le gesta di quel giorno. Allora i nostri nomi, a lui familiari come parole domestiche – Enrico il re, Bedford ed Exeter, Warwick e Talbot, Salisbury e Gloucester – saranno nei suoi brindisi rammentati e rivivranno questa storia. Ogni brav’uomo racconterà al figlio, e il giorno di Crispino e Crispiano non passerà mai, da quest’oggi, fino alla fine del mondo, senza che noi in esso non saremo menzionati; noi pochi.
Noi felici, pochi.
Noi manipolo di fratelli: poiché chi oggi verserà il suo sangue con me sarà mio fratello, e per quanto umile la sua condizione, sarà da questo giorno elevata, e tanti gentiluomini ora a letto in patria si sentiranno maledetti per non essersi trovati oggi qui, e menomati nella loro virilità sentendo parlare chi ha combattuto con noi questo giorno di San Crispino!».
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