ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 23 aprile 2021

“Dio ci ha portato vaccini”?

Uomini giusti ai posti giusti / La brillante carriera del vescovo McElroy



La nomina è registrata nel nuovo Annuario pontificio ed è riportata dalla rivista dei gesuiti statunitensi America.

Lo stesso dicastero, voluto da papa Francesco, ha annunciato la notizia in un tweet.

McElroy entrerà così a far parte di uno degli organi più rilevanti della Curia romana, dato che comprende le competenze di quattro ex consigli: il Pontificio consiglio della giustizia e della pace, il Pontificio consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti, il Pontificio consiglio Cor Unum e il Pontificio consiglio per gli operatori sanitari.

Papa Francesco ha deciso l’unione dei precedenti organi con il motu proprio Humanam progressionem, e al nuovo dicastero è stata affidata la missione di occuparsi della “preoccupazione del Papa per le questioni di giustizia e pace, comprese quelle relative alle migrazioni, alla salute, alle opere di carità e alla tutela della creazione”, secondo le linee dettate dall’enciclica Laudato si’.

Ma chi è monsignor McElroy? L’attuale vescovo della diocesi di San Diego, che si è distinto per la difesa di tutte le cause care a Francesco, non nasconde la sua opposizione all’insegnamento della Chiesa cattolica a proposito di numerosi temi:  aborto, divorzio, “remarriage”, omosessualità e sacerdozio. La rivista America afferma che il vescovo è “riconosciuto a Roma come il massimo esperto della dottrina sociale della Chiesa”.

Faithful Shepherds stila un profilo significativo di McElroy. Si può verificare che il suo insegnamento è ampiamente contrario alla dottrina cattolica sotto molti profili.

Di recente, inoltre, McElroy ha ripetutamente espresso il suo forte sostegno per  le posizioni di Joe Biden radicalmente favorevoli all’aborto, affermando in un’occasione di sperare che i cattolici e i suoi colleghi vescovi possano essere “orgogliosi collaboratori” di Biden, in particolare per affrontare le questioni riguardanti la “giustizia razziale”.

In seguito McElroy ha aggiunto che sarebbe stato “distruttivo” per i vescovi cattolici statunitensi negare la Santa Comunione a Biden a causa del suo continuo sostegno pubblico all’aborto.

Le parole di McElroy a sostegno di Biden non sono state una sorpresa, perché già nell’assemblea autunnale del 2019 della Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti aveva usato le argomentazioni di papa Francesco per sostenere che l’aborto “non è la questione preminente che dobbiamo affrontare”.

McElroy è invece molto interessato alle questioni del “cambiamento climatico”.

Circa l’omosessualità, il vescovo in una dichiarazione indirizzata ai giovani Lgbt, firmata congiuntamente con altri sei vescovi e il cardinale Joseph Tobin di Newark, ha scritto non solo che “Dio ti ama” ma che è “dalla tua parte”.

McElroy ha inoltre seguito l’esempio del papa nel promuovere il “vaccino” per il Covid anche se contaminato da linee cellulari derivanti da aborti e sviluppato in fretta. In una campagna mediatica della diocesi il vescovo ha detto che “Dio ci ha portato vaccini che possono guarirci e guarire il nostro mondo”, ha chiesto di combattere la “disinformazione” ed ha sostenuto che è “di vitale importanza che tutti noi riceviamo il vaccino Covid” dato che “i vaccini Pfizer, Moderna e Johnson e Johnson sono sicuri ed efficaci”.

Già prima di essere nominato nel dicastero vaticano, McElroy aveva ricevuto un segno dell’apprezzamento papale quando fu designato a partecipare al Sinodo sull’Amazzonia in Vaticano nell’ottobre 2019 con i cardinali Sean O’Malley di Boston, uno dei più stretti consiglieri del papa, e Kevin Farrell, prefetto del Dicastero vaticano per i laici, la famiglia e la vita.

Fonti:

lifesitenews.com 

americamagazine.org

faithfulsheperds.com


Ora è chiaro: il nemico delle cure a casa è Speranza

Nonostante il Senato abbia impegnato il Governo a rivedere i protocolli di cura domiciliare, il Ministero ricorre al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar che lascia libertà di cura ai medici di non utilizzare il protocollo della vigile attesa. E' ormai chiaro che Speranza avversa le terapie domiciliari. Infatti nel suo libro "fantasma" non c'è alcuna traccia di covid at home, ma c'è molto dell'utopismo e del paternalismo della Sinistra green. 



Inutile giraci attorno: l’avversario numero uno delle cure domiciliari covid ha un nome: si chiama Roberto Speranza e di mestiere fa il ministro della Salute. La decisione di ricorrere al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar di marzo che confermava i medici che si oppongono al protocollo della vigile attesa con paracetamolo rappresenta non solo un'insensata opposizione del Ministero alla buona medicina, alla medicina coraggiosa che in questa pandemia ha sfidato gli scienziati da salotto per curare e non ricoverare la gente in ospedale. È anche la pietra tombale su ogni speranza che il governo guidato da Draghi potesse finalmente invertire la rotta nel considerare il covid una malattia da curare e non un pretesto per chiuderci in casa spaventando e facendoci andare in ospedale quando la situazione ormai è compromessa.

Ora che la notizia del ricorso è stata resa pubblica non c’è bisogno di aggiungere molto e si deve concludere che il Covid non si vuole curare: non solo non si voleva curare ieri, ma non lo si vuole curare tempestivamente oggi che abbiamo sufficienti nozioni mediche per poterlo fare con successo.

Scrivendo questo giornale di cure domiciliari da ormai un anno, da molto prima che l’argomento diventasse di dominio pubblico, e avendo seguito tutti i passaggi e raccontato tutte le esperienze in campo (leggi QUI il dossier Covid at home), possiamo avere in mano sufficienti indizi per affermare che il fallimento delle terapie domiciliari covid ha avuto nel ministero della Salute il suo principale artefice.

Ed è stupefacente notare come, mentre ieri si è tenuta l’udienza in consiglio di Stato in cui il governo conferma ancora una volta la volontà di insistere sulla vigile attesa, oggi il comitato dei medici che da mesi promuovono la revisione dei protocolli di cura domiciliare incontrerà Agenas. Comprensibile che l’avvocato dei medici, Erich Grimaldi, ieri si sia chiesto qual è il governo che deve considerare, quello che tratta con lui o quello che a lui si oppone?

Per la verità le avvisaglie di questa indisponibilità a non considerare le cure domiciliari si erano avute un mese fa quando, alla revisione dei componenti del Cts, Speranza non aveva fatto inserire il professor Luigi Cavanna che delle cure domiciliari covid (e dell’uso dell’idrossiclorochina) è il pioniere e il clinico più autorevole. Era parso fin da subito che non c’era alcuna volontà di affrontare finalmente il tema delle cure precoci.

Ma l’aspettativa si era ripresentata quando l’8 aprile il Senato, su iniziativa della Lega di altri partiti con mozioni simili, aveva votato all’unanimità la mozione con la quale impegnava il governo a rivedere il protocollo vigile attesa e a modificare le linee guida per una vera terapia domiciliare covid che non prevedesse solo la Tachipirina nelle fasi iniziali dei sintomi. Proprio qualche giorno prima, il professor Giorgio Remuzzi del Mario Negri aveva pubblicato il primo studio sulle cure covid con l’utilizzo di antinfiammatori e una percentuale bassissima di ricoveri (appena il 2%).

Insomma, gli elementi per prendere coraggio e iniziare a dare ai 45mila medici di medicina generale delle linee guida chiare una volta per tutte con il solo scopo di curare e non mandare la gente in ospedale quando ormai la situazione è irrimediabilmente compromessa, c’erano tutti.

Invece…

Invece non solo si è atteso, ma si è anche evitato di affrontare il problema. Questo atteggiamento non può non essere una precisa strategia politica del governo Draghi che ha confermato pubblicamente la sua fiducia a Speranza, non può che essere il risultato di una programmazione che vede nella cura precoce del covid un ostacolo al raggiungimento di certi scopi. Quali? Sicuramente il vaccino che deve essere il primo e unico obiettivo delle attuali politiche sanitarie.

Si tratta di una strategia della quale si trova traccia nel libro scritto dal ministro della Salute e che è stato ritirato prima ancora di uscire in libreria nel settembre scorso.

In “Perché guariremo” non c’è un solo passaggio in cui Speranza abbozzi anche solo lontanamente alla cura precoce domiciliare come metodo migliore per non affollare gli ospedali.

Le copie “samizdat” che girano nelle redazioni mostrano chiaramente che lo Speranza-pensiero è un misto di utopismo da Internazionale socialista della salute, paternalismo di Stato e manifesto della sinistra green abilmente camuffato da diario di bordo di un ministro alle prese con la pandemia che coinvolge i medici di base soltanto quando deve pensare alle magnifiche sorti e progressive della sanità futura post covid.

Ma di come curare il covid tempestivamente a casa oggi con gli antinfiammatori e della coraggiosa esperienza dei medici che lo hanno fatto ricorrendo perfino ai giudici non c’è traccia. E il fatto che un ministro della salute non riporti nulla di tutto questo nelle sue res gestae è significativo del fallimento alla voce cure e della situazione attuale dove il covid è un emergenza ormai permanente senza alcuna prospettiva di fine.

Andrea Zambrano

Rapporto del Comitato Popolare Israeliano: impatto dei vaccini “letale”

Il rapporto di aprile del Comitato Popolare Israeliano sull’impatto letale delle vaccinazioni

 

Gilad Atzmon – The Unz Review – 21 aprile 2021

 

Il Comitato Popolare Israeliano (IPC), un organismo civile composto dai principali esperti sanitari israeliani, ha pubblicato il suo rapporto di aprile sugli effetti collaterali del vaccino Pfizer.* I risultati sono catastrofici ad ogni livello possibile.

Il loro verdetto è che “non c’è mai stato un vaccino che abbia danneggiato così tante persone“. Il rapporto è lungo e dettagliato. Vi illustrerò solo alcune delle scoperte più devastanti presentate nel rapporto.

Abbiamo ricevuto 288 rapporti di morte in prossimità della vaccinazione (90% fino a 10 giorni dopo la vaccinazione), il 64% di questi erano uomini“. Eppure, come esplicitato nel rapporto “secondo i dati forniti dal Ministero della Salute, solo 45 morti in Israele erano legate al vaccino“. Se i numeri di cui sopra sono sinceri, allora Israele, che ha preteso di condurre un esperimento mondiale, ha mancato di riferire onestamente i risultati del suo esperimento. Sentiamo spesso parlare di coaguli di sangue causati dal vaccino AstraZeneca. Per esempio, abbiamo appreso questa mattina di 300 casi di coaguli di sangue in Europa. Tuttavia, se i risultati dell’IPC sono autentici, allora solo in Israele il vaccino Pfizer potrebbe essere associato a più morti di quello di AstraZeneca in tutta Europa.

“Secondo i dati dell’Ufficio Centrale di Statistica durante il gennaio-febbraio 2021, al culmine della campagna israeliana di vaccinazione di massa, c’è stato un aumento del 22% della mortalità complessiva in Israele rispetto all’anno precedente. Di fatto, gennaio e febbraio 2021 sono stati i mesi con maggiore mortalità dell’ultimo decennio, con i più alti tassi di mortalità complessiva rispetto ai mesi corrispondenti degli ultimi 10 anni.”

L’IPC ha rilevato che “nella la fascia di età 20-29 anni l’aumento della mortalità complessiva è stato più drammatico. In questo gruppo di età, rileviamo un aumento del 32% della mortalità complessiva rispetto all’anno precedente“.

L’analisi statistica delle informazioni dell’Ufficio Centrale di Statistica, combinata con le informazioni del Ministero della Salute, porta alla conclusione che il tasso [medio] di mortalità tra i vaccinati è stimato a circa 1:5.000 (1:13.000 in età 20-49, 1:6.000 in età 50-69, 1:1.600 in età 70+). Secondo questa stima, è possibile valutare il numero di morti in Israele in prossimità del vaccino, ad oggi, a circa 1.000-1.100 persone“.

Di nuovo, se questa analisi statistica è corretta, allora i numeri riportati dalle autorità sanitarie israeliane sono fuorvianti di oltre 22 volte.

Chi segue ciò che scrivo conosce il mio lavoro sull’innegabile correlazione tra vaccinazione, casi di Covid-19, morti e diffusione di ceppi mutanti. L’IPC conferma la mia osservazione, fornendo informazioni più cruciali per quanto riguarda le fasce d’età. “In tutti i gruppi di età c’è un’alta correlazione tra il numero di persone vaccinate giornalmente ed il numero di morti giornaliere, nel periodo fino a 10 giorni dopo. Età 20-49 – un intervallo di 9 giorni dalla data di vaccinazione alla morte, età 50-69 – 5 giorni dalla data di vaccinazione alla morte, età 70 e più – 3 giorni dalla data di vaccinazione alla morte”.

L’IPC rivela anche che “il rischio di mortalità dopo il secondo vaccino è superiore al rischio di mortalità dopo il primo vaccino“.

Ma la morte non è l’unico rischio legato alla vaccinazione. L’IPC rivela che “alla data di pubblicazione del rapporto, al Comitato d’Inchiesta Civile sono pervenuti 2.066 rapporti di effetti collaterali e i dati continuano ad arrivare. Questi rapporti indicano danni a quasi tutti i sistemi del corpo umano… La nostra analisi ha rilevato un tasso relativamente alto di lesioni cardiache; il 26% di tutti gli eventi cardiaci si è verificato nei giovani fino a 40 anni. In questi casi miosite o pericardite sono state le diagnosi più comuni. Inoltre, è stato osservato un alto tasso di emorragie vaginali massicce, danni neurologici e danni all’apparato scheletrico e cutaneo. Va notato anche numero significativo di rapporti di effetti collaterali legati, direttamente o indirettamente, all’ipercoagulabilità (o trombofilia – infarto), all’infarto del miocardio, all’ictus, agli aborti spontanei, all’alterazione del flusso ematico agli arti, all’embolia polmonare“.

In Israele, il governo vuole assolutamente vaccinare i bambini. L’IPC sottolinea che una tale mossa può essere disastrosa. “Alla luce dell’estensione e della gravità degli effetti collaterali, vorremmo esprimere la posizione del Comitato che vaccinare i bambini può portare anche in loro effetti collaterali, come osservato negli adulti, compresa la morte di bambini completamente sani. Poiché il coronavirus non mette affatto in pericolo i bambini, il Comitato ritiene che l’intenzione del governo israeliano di vaccinare i bambini metta in pericolo la loro vita, la loro salute e il loro sviluppo futuro“.

L’IPC sottolinea che “non c’è mai stato un vaccino che abbia colpito così tante persone! Il sistema americano VAERS, relativamente al primo trimestre del 2021 presenta 2.204 rapporti di morte di persone vaccinate negli Stati Uniti, una cifra che riflette un aumento nell’ordine delle migliaia percento rispetto alla media annuale, che si attestava a 108 eventi all’anno.”

Dovrei menzionare che c’è stata pochissima copertura del lavoro dell’IPC da parte della stampa israeliana. Questi esperti sanitari sono impegnati, coraggiosamente e coscientemente, in un’attività che potrebbe mettere a repentaglio la loro permanenza nella professione medica ed i loro mezzi di sussistenza.

 

https://www.unz.com/gatzmon/the-israeli-people-committees-april-report-on-the-lethal-impact-of-vaccinations/

Traduzione di Arrigo de Angeli per ComeDonChisciotte

https://comedonchisciotte.org/rapporto-del-comitato-popolare-israeliano-impatto-dei-vaccini-letale/

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