Sion Deserta Facta Est. Chi ha Suggerito l’Ukase sulle Messe a San Pietro?
“Sion è deserta”, ci scrive un amico dall’interno delle Sacre Mura, e il riferimento è alla Basilica di San Pietro, dopo lo strano devastante ukase da parte della Segreteria di Stato sulle messe individuali nella chiesa cuore della cattolicità.
“I concelebranti quotidiani si contano sulle dita di una mano; quattro, cinque, oltre a un paio di spie della Segreteria di Stato”.
Ci ha incuriosito, quel diktat, ben sospetto di illegittimità, e imposto con una nota di un organismo – la Segreteria di Stato – che in realtà non avrebbe parola in capitolo; e siglato dal Sostituto, l’uomo per ogni faccenda, meglio se un po’ opaca, del Pontefice regnante.
Non pretendiamo di aver scoperto le ragioni di quella decisione, che riduce drasticamente il numero di sacrifici eucaristici che si alzano ogni giorno dalla basilica. Ma un prelato di lungo corso ci ha fornito un piccolo indizio. Che vi giriamo, per quello che vale.
L’ispiratore dell’ukase, secondo questo nostri amico, potrebbe essere – indovinate chi? – il cardinale elettricista, Konrad Krajewski, quello della fornitura Acea al Centro Sociale occupato (a proposito: ma quella bolletta, che si era promesso di pagare, poi è stata saldata?).
Già perché sua eminenza Krajewski, secondo questo nostro amico, ha un’idea fissa da molto tempo, sulle celebrazioni in San Pietro; e ha l’orecchio del Pontefice regnante.
Potrebbe essere un ricostruzione temeraria, ma l’amico dietro le Mura ha fatto i capelli bianchi. Sembra dunque che Krajewski, cerimoniere con Giovanni Paolo II (perché gli ultimi cinque anni con Giovanni Paolo II Dziwisz aveva detto dobbiamo avere un cerimoniere polacco che sia vicino al papa quando celebra, perché il papa a volte chiedeva in polacco…) abbia studiato liturgia.
Ma lo infastidiva la confusione che avveniva in sacrestia, e voleva che mentre i sacerdoti si vestivano per celebrare si recitasse il rosario guidato, in modo da evitare chiacchiere.
Poi, la svolta contro le celebrazioni individuali: “Due o tre volte almeno l’ho sentito dire: queste messe qui, non sono liturgiche…non c’è concelebrazione…messe a tutti i vari altari, sembra di essere in un monastero certosino del ‘700”.
Però, mi fa notare l’amico, non si può essere mica condannati tutta la vita a concelebrare…
Uno avrà il diritto di dire messa come vuole…metterci tutta la sua devozione. Ma a Krajewski questo non piaceva.
E leggiamo cosa dice la Sacrosanctum Concilium:
Sacrosantum Concilium, n. 57
La concelebrazione 57. – 1. La concelebrazione, con la quale si manifesta bene l’ unità del sacerdozio, è rimasta in uso fino ad oggi nella chiesa, tanto in oriente che in occidente. Perciò al concilio è piaciuto estendere la facoltà della concelebrazione ai casi seguenti: 1. a) al giovedì santo, sia nella messa crismale che nella messa vespertina; b) alla messe nei concili, nelle riunioni di vescovi e nei sinodi; c) alla messa della benedizione dell’ abate. 2. Inoltre, con il permesso dell’ ordinario, e cui spetta giudicare sulla opportunità della concelebrazione: a) alla messa conventuale e alla messa principale nelle chiese, quando l’ utilità dei fedeli non richieda che tutti i sacerdoti presenti celebrino singolarmente; b) alle messe nelle riunioni di qualsiasi genere di sacerdoti tanto secolari che religiosi. 2. I. Ma spetta al vescovo regolare la disciplina delle concelebrazioni nella diocesi. 2. II. Resti sempre tuttavia ad ogni sacerdote la facoltà di celebrare la messa individualmente, non però nel medesimo tempo e nella medesima chiesa, e neppure il giovedì santo.
Hanno aspettato che Comastri se ne andasse, e il nuovo arciprete ufficialmente non aveva preso possesso, anche se era stato già nominato. Hanno aspettato anche che Sarah se ne andasse.
“E’ proibito obbligare la gente a concelebrare. Ed è una cavolata enorme. Mette mano a una cosa così, in una basilica come San Pietro, con risonanza nel mondo intero. Viene un prete da Calcutta, o dall’Africa e ha la gioia di dire messa in San Pietro! E tu glielo impedisci”.
E, secondo voci che circolano, da settembre entreranno in vigore nuove restrizioni per le celebrazioni liturgiche in San Pietro. Come diceva quell’amico all’inizio? Sion deserta facta est…
25 Maggio 2021 4 Commenti
Dio è una cozza
Ve la dico così come me l’hanno raccontata.
Catechismo. I
bambini rispondono su cos’è Dio per loro; siamo sulle banalità abituali,
da cui anche noi raramente ci sappiamo sottrarre.
Uno dice: “Per me Dio è come una cozza attaccata alla roccia”.
Il catechista rimane stupito. “Vorrai dire il contrario. La roccia è Dio, ferma e solida, alla quale noi ci attacchiamo”.
Replica: “No, perché Dio si attacca a noi e non ci molla, mentre noi a volte lasciamo la presa e ci lasciamo andare”.
Qualche volta ci vogliono i bambini per rovesciare le nostre idee,
per vedere ciò che i nostri occhi stanchi d’abitudine non riescono più a
percepire.
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