Indizio n.57 Commento:
“La teologia del resto d’Israele: un ritorno alla dimensione dell’attesa e del nascondimento”
Questa riflessione non è semplicemente un contributo “teologico” che voglio dare ai miei lettori. Vuole essere un modo nuovo di leggere i fatti della storia della Chiesa contemporanea, dando la possibilità a tutti di potersi collocare in tutta la confusione che stiamo riscontrando. L’errore di molti è proprio non trovare un giusto collocamento in questi tempi sentendosi smarriti e messi l’uno contro l’altro. Un altro punto essenziale riguarda le etichette e le fazioni che si sono create all’interno della Chiesa. Si usano termini come “tradizionalista” o “progressista”, si parla di “falsa Chiesa” o “vera Chiesa”, si addita il Concilio Vaticano II oppure si parla di un Vaticano III, o ancora si prende posizione sostenendo che, per una sana visione, si debba tornare al Concilio di Trento.
La mia è una pura riflessione di chi si sente perso in mille teoremi, che ultimamente trovo fuorvianti. Mi è venuto addirittura da pensare che questi stessi teoremi vengano acutizzati e provocati dalla stessa gerarchia ecclesiastica, portando confusione e disorientamento.
Non ho la pretesa di proporre una facile Verità, come se l’avessi pronta in tasca. Mi sento confuso, lo riconosco. Grazie al cielo ho fede in Gesù Cristo.
Desidero condividere con voi una mia personale nuova visione o nuova lettura, che dir si voglia, dei tempi attuali, basata sulla Parola di Dio.
Le domande che ci poniamo ogni giorno sono le seguenti. In tutto questo caos, chi devo seguire? Chi è il vero Papa? Dov’è la Presenza del Signore in questa Chiesa? Cosa sta succedendo alla Chiesa di Cristo?
Vi confido che mi è stato illuminante rileggere con attenzione un passo della Lettera di San Paolo Apostolo ai Romani capitolo 11. Vi invito a meditarla profondamente.
“Dio non ha ripudiato il suo popolo, che egli ha scelto fin da principio. O non sapete forse ciò che dice la Scrittura, nel passo in cui Elia ricorre a Dio contro Israele?
3Signore, hanno ucciso i tuoi profeti,
hanno rovesciato i tuoi altari
e io sono rimasto solo e ora vogliono la mia vita.
4Cosa gli risponde però la voce divina?
Mi sono riservato settemila uomini, quelli che non hanno piegato il ginocchio davanti a Baal.
5Così anche al presente c’è un resto, conforme a un’elezione per grazia. 6E se lo è per grazia, non lo è per le opere; altrimenti la grazia non sarebbe più grazia.
7Che dire dunque? Israele non ha ottenuto quello che cercava; lo hanno ottenuto invece gli eletti; gli altri sono stati induriti, 8come sta scritto:
Dio ha dato loro uno spirito di torpore,
occhi per non vedere e orecchi per non sentire,
fino al giorno d’oggi.
9E Davide dice:
Diventi la lor mensa un laccio, un tranello
e un inciampo e serva loro di giusto castigo!
10Siano oscurati i loro occhi sì da non vedere,
e fà loro curvare la schiena per sempre!”.
In questa Parola è presente la chiave di lettura di questi tempi per comportarci come Dio vuole.
La domanda che mi perseguita è sempre la stessa: la Presenza di Dio può stare in un Vaticano corrotto? Può stare in una Diocesi dove si benedicono le coppie gay? Può stare dove non si segue la Sua Parola? Nel mio cuore la risposta è un categorico NO. Dio non può stare in un luogo dove si rifiuta la Sua Parola. Come coniugare la Parola di Gesù: “Le porte degli inferi non prevarranno”con quello che ci circonda?
La Parola di Romani 11 parla di un “resto” d’Israele. Coloro che “non hanno piegato il ginocchio davanti a Baal”.
Il luogo-dove dimora la gerarchia ecclesiastica, simbolo della Santità, ha piegato il ginocchio a Baal?
Il Papa e le statuette: una situazione surreale
Risuona nel mio cuore la parola di Daniele 3,38:
“Ora non abbiamo più né principe,
né capo, né profeta, né olocausto,
né sacrificio, né oblazione, né incenso,
né luogo per presentarti le primizie
e trovar misericordia”.
Dove è finita nella Chiesa ufficiale la profezia?
Chi ha il dovere di “governare” e “guidare” pare aver abbandonato il gregge.
Le Messe vengono “profanate” da gesti e parole non ripetibili. Chi è chiamato ad essere pastore lascia il posto al lupo, che pian piano sbrana le pecore.
Tuttavia non dobbiamo dimenticare che il Signore, nella Storia della Salvezza, si conserva sempre un “resto”. Coloro che non si sono piegati davanti all’idolo Baal.
Non credo assolutamente che questo “resto” abbia il compito di creare uno “scisma” o di farsi “scomunicare”, come è capitato ormai a molti. No, ripeto la mia posizione come in articoli precedenti.
Il “resto” di Israele sono coloro che mantengono la fede costante nel Signore Gesù Cristo, nel silenzio, e attendono la Sua venuta con la lampada accesa, in preghiera, come le vergini sagge.
Dunque, concretamente, cosa dobbiamo fare, per essere il resto d’Israele? Cristiani “perseguitati” dalla “lupara bianca” della gerarchia ecclesiastica corrotta, che sta servendo Baal?
Abbiamo detto che lo scisma o farsi scomunicare non è la scelta giusta. Non è ciò che vuole il Signore. Per un motivo molto semplice. Gesù ha detto: “Voi siete la luce del mondo…voi siete il sale della terra, ma se il sale perdesse il suo sapore con che cosa lo si potrà render salato?” (Mt 5).
Il sale è un ingrediente importante nei cibi. Ne basta poco per dare condimento e sapore alle pietanze. Se in una pentola di minestra mettiamo un pacco intero di sale, diventa un cibo indigesto e immangiabile. Basta un po’ di sale per rendere saporita una minestra. Poniamo il caso che la pentola sia la Chiesa. Il “resto” è questo pizzico di sale che rende la minestra mangiabile e gradevole al palato. Ma deve stare all’interno della pentola, se vuole dare sapore.
Il Signore chiede al piccolo resto di fedeli in Gesù di stare “dentro” la Chiesa, non fuori, affinché le porte degli inferi non prevalgano. Provocare uno scisma sarebbe come rovesciare il sale fuori dalla pentola.
Significa che dobbiamo obbedire a tutti i pastori e a qualsiasi imperativo? Assolutamente no.
Riconosciamo Papa Francesco restando nella Santa Obbedienza fino a quando si atterrà al Vangelo. Non lo seguiremo, al contrario, tutte le volte che deciderà di condurci nel baratro. Stessa formula per Cardinali, Vescovi o Sacerdoti.
Non siamo tenuti all’obbedienza di cose che ci discostano dalla Parola di Dio e dall’insegnamento bimillenario della Chiesa. Questo non significa dover “scismare” dalla Chiesa. Dobbiamo essere sale, con la nostra preghiera continua, e la nostra fedeltà a Gesù Cristo.
Beato colui che potrà comprendere queste mie povere parole, mi permetto di dire. Il Signore ha detto: “un resto..conforme ad un’elezione per grazia”! E’ una grazia del Cielo appartenere a questo resto e non piegarsi a Baal.
Tutti coloro che saranno fedeli a Gesù fino alla fine appartengono a questo “resto”.
I tempi sono sempre più difficili.
Come ho detto nel mio articolo precedente, un atto di aperta disobbedienza a un Decreto della Congregazione per la Dottrina della Fede, prenderà luogo il 10 Maggio: 2500 ecclesiastici tedeschi attueranno un rito di benedizione alle coppie “innamorate” di ogni genere, per porsi in aperta opposizione alle disposizioni dottrinali di sempre.
Se le voci che ho udito sono vere, da Roma non arriverà alcun richiamo all’obbedienza. Allora la confusione sarà davvero enorme. La prassi si propagherà in ogni parrocchia del mondo. Chi oserà alzare protesta, per difendere il Decreto, si vedrà emarginato, se non addirittura denunciato. Questo è il tempo in cui sono i saltimbanchi a porre imperativi sulla morale.
La misura sarà colma e forse giungerà il momento in cui molti sacerdoti emarginati torneranno alla luce per guidare il gregge, ma in una forma simile alle prime comunità cristiane: celebrando l’Eucaristia e confessando i fedeli non più nelle Parrocchie, bensì nelle case, con le lampade accese, in attesa che il Signore ritorni.
Mi viene davvero da pensare che questa sarà la “teologia” del resto di Israele.
Investigatore Biblico
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