Così il Covid ha messo alla prova la nostra fede. E così troppi pastori hanno fallito
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di Thomas Renz
Circa diciassette mesi fa il mondo ha iniziato a sentire parlare di una malattia “nuova e terrificante” che avrebbe “ucciso milioni e milioni”. Si dà il caso che la malattia non fosse nemmeno lontanamente letale come si diceva. Però è stata incredibilmente mortale per la salute della nostra fede.
Sono cattolico attivo e praticante. Credo nei sacramenti e la mia famiglia va in chiesa quasi tutte le domeniche. Per molti anni prima del 2020 mi sono seduto in chiesa su base settimanale e ho ascoltato il mio sacerdote esaltare i sacramenti. Questo mi è sempre piaciuto, perché credevo davvero che fosse un privilegio comunicare direttamente con Cristo, partecipare alla Messa e celebrare la mia fede con una comunità di credenti. Poi è arrivato il Covid.
Improvvisamente la mia Chiesa, fondata da qualcuno che guariva i malati e trascorreva del tempo con lebbrosi e peccatori, mi ha informato che i sacramenti non valevano il rischio. Hanno chiuso le chiese, annullato i sacramenti e in qualche caso il prete ha persino smesso di ungere i malati. Dire che tutto ciò è stato deludente è un eufemismo.
Come ha potuto la mia Chiesa, che crede che la Comunione che riceviamo durante la Messa sia letteralmente il corpo e il sangue di Cristo, affermare che non è sicuro partecipare a questo rituale? Cristo è davvero presente nella Comunione o no? Se lo è, allora perché dovremmo avere paura? Non crediamo che Cristo sia abbastanza potente da guarire i malati? Pensiamo davvero che, partecipando a un rito così sacro, di cui Lui è parte diretta, il nostro Dio amorevole ci farebbe ammalare?
Sono disgustato. Trovo spaventoso aver rinunciato ai principi fondamentali della nostra fede. Ma ho trovato anche peggiore il fatto che un prete abbia negato l’unzione degli infermi a un certo numero di anziani, che si erano ammalati o stavano morendo durante questa debacle, nonostante il loro impegno per la fede durato un’intera vita. Non mi interessa partecipare a un’altra Messa con questo cosiddetto “sacerdote”. Mi chiedo con quale credibilità questa stessa persona ora possa dire a tutti che devono tornare per la Messa ogni fine settimana, in modo che possano partecipare ai santissimi riti.
Questa completa, totale mancanza di fede nella capacità di Dio di proteggerci si è verificata in più comunità cristiane, non solo nella Chiesa cattolica, ed è stata ugualmente spaventosa in tutte. Dai battisti agli evangelici ai luterani, e così via, la fede è sembrata scarseggiare.
Presumo che questo mio intervento farà sollevare qualche sopracciglio, ma non mi interessa. I nostri fratelli e sorelle in Cristo hanno tutto il diritto di decidere autonomamente se avere o meno il coraggio di partecipare alla Messa. Tuttavia, non credo sia troppo chiedere ai pastori, che settimanalmente ci raccontano l’importanza della fede, che non abbandonino le loro greggi al primo accenno di avvicinamento di un lupo. La mia Chiesa cattolica è la continuazione della Chiesa fondata da Pietro, un uomo che, secondo la tradizione, chiese di essere crocifisso a testa in giù perché non credeva di essere degno di morire allo stesso modo di Cristo. Come può un sacerdote di questa Chiesa abbandonare il suo gregge, il suo obbligo di celebrare i sacramenti e la sua responsabilità?
Ora, come se tutto ciò non bastasse, molti di questi stessi pastori non riescono a indagare sulla verità dei vaccini Covid. Nonostante le crescenti prove di pericolo, stanno spingendo il loro gregge a farsi vaccinare. Sembra che sia più facile essere politicamente corretti che essere coraggiosi nella fede.
Io sono un peccatore. Non ho il diritto di giudicare, e non sto giudicando nessuna persona né la sua fede. Ho però l’obbligo di giudicare le azioni e di determinare se quelle azioni sono appropriate o meno alla legge della mia fede. È mia fervente convinzione che Dio abbia messo alla prova la nostra fede e che abbiamo fallito miseramente.
Dobbiamo tutti pregare con fervore per le nostre chiese. Ma penso anche che sia nostro dovere aiutare umilmente i pastori a seguire il cammino che Dio ha tracciato per noi, un cammino che non è mai soggetto alla politica dell’uomo.
Fonte: lifesitenews.com
Covid ed “esperti” in Tv / Io, medico, dico basta a questi miei colleghi diventati tribuni del popolo
Cari amici di Duc in altum, un medico lettore del blog (Medicus Cogitans il suo nom de plume), al colmo dell’indignazione per le continue esternazioni di virologi, infettivologi ed esperti vari assurti ormai al quadruplice ruolo di Cassandre, oracoli, censori e flagellatori, mi ha inviato questa invettiva.
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di Medicus Cogitans
Caro Valli, è deprimente e sconvolgente leggere l’ultimo delirio dell’ennesimo “esperto” in materia di Covid, ebbro del misero potere concessogli dalla televisione.
Grigi e demotivati primari di reparti periferici, considerati dei paria dai colleghi famosi chirurghi o specialisti in branche ben più quotate, si prendono ora a modo loro la scena e la rivincita. Una vita professionale oscura e poco gratificante, le scarse risorse a disposizione, la bassissima popolarità della loro materia persino tra gli studenti di Medicina: tutto questo frustrante passato è finalmente spazzato via dalla pandemia!
Ecco allora la vendetta: assetati di riscatto, resi autorevoli dalla televisione (per i più scaltri si delinea una prospettiva di carriera folgorante, per qualcuno addirittura un luminoso futuro politico), si abbandonano a biliose invettive, previsioni apocalittiche, scomposte maledizioni, arrivando spudoratamente all’auspicio di una sorta di pulizia etnica per chi non è allineato, con un odio tutto speciale nei confronti dei colleghi non disposti a lasciarsi normalizzare, avvertiti come ostacoli particolarmente pericolosi.
Puro stile birreria di Monaco anni Venti (per chi ancora ricorda certi avvenimenti), con relativi metodi, ormai palesemente auspicati, da Stasi.
Questi “esperti” sono ormai tribuni del popolo terrorizzato, pasdaran della dittatura sanitaria. Lanciando oscure minacce , sputano sentenze e propongono condanne come nel più becero bar di invasati razzisti e ubriachi: in un mondo ossessionato dal politicamente corretto, nel quale è ormai vietato persino usare la parola “ciccione”, ecco che un primario, un medico, uno che dovrebbe fare della pietà e dell’abnegazione l’unico fine della propria vita, si erge a giudice supremo della libertà altrui, a base di frasi a effetto e ukase scellerati, senza alcuna base scientifica e tantomeno giuridica.
Per parafrasare Marx, miseria della medicina…
Sono la feccia dell'umanità, hanno venduto l'anima al diavolo in cambio di un poco di notorietà, e nun je po' fregar de meno (come si dice a Roma) se la gente vaccinata ci lascia la pelle, come affermava Vespa contraddicendo Gianni Rivera "ma cosa dici? nessun ultrasessantenne ha avuto problemi, effetti collaterali con il vaccino". Per la serie, alla faccia della verità e dell'onestà intellettuale e professionale. Ma certe scelleratezze prima o poi si pagano, se non in questa vita, sicuramente nell'altra...c'è tanto posto laggiù, dove è pianto e stridor di denti...
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