“IL SACERDOTE”
Il sacerdote… chi è costui? si potrebbe dire parafrasando don Abbondio.
Mi sia consentita qualche umile considerazione.
Il sacerdote cattolico è un alter Christus, è colui che ha il potere di far scendere Dio sugli altari, di rimettere i peccati, di scacciare i demoni (cfr. Mc. 16,17). Nessun altro al mondo può farlo, se non il sacerdote e, precisamente, il sacerdote cattolico. Di tutto si può fare a meno, ma non di un sacerdote.
Scriveva il venerabile Enrico Medi nella sua Lettera aperta al clero (1981): «Sappiate che mi sono sempre chiesto come fate voi a vivere dopo aver detto Messa. Ogni giorno avete DIO tra le vostre mani. Come diceva il gran re san Luigi di Francia, avete “nelle vostre mani il re dei Cieli, ai vostri piedi il re della terra”. Ogni giorno avete una potenza che san Michele Arcangelo non ha».
Anch’io me lo sono sempre chiesto: se lo domandano anche i nostri sacerdoti? Si aggrappano a questa realtà, a questo miracolo, contro gli attacchi del demonio e dello spirito del mondo?
Certo anche il sacerdote è un uomo, ha le sue personali fragilità, ha da affrontare ogni momento una lotta spirituale più intensa di quella di ogni cristiano. Il demonio lo attacca maggiormente, cerca di strapparlo a Dio e alla Chiesa: per lui, padre della menzogna e livido d’invidia verso tutti quelli che corrispondono all’amore di Dio, conquistare un sacerdote è una vittoria strepitosa.
Continua Enrico Medi: “Sacerdoti, vi scongiuriamo: SIATE SANTI! Se siete santi voi, noi siamo salvi. Se non siete santi voi, noi siamo perduti! Sacerdoti, noi vi vogliamo ai piedi dell'Altare. A costruire opere, fabbriche, giornali, lavoro, a correre qua e là in Lambretta o in Millecento, siamo capaci noi. Ma a rendere Cristo presente ed a rimettere i peccati, siete capaci SOLO VOI!”.
Diceva san Giovanni Bosco: “Un prete o in paradiso o all’inferno non va mai solo: vanno sempre con lui un gran numero di anime, o salvate col suo santo ministero e col suo buon esempio, o perdute con la sua negligenza nell’adempimento dei propri doveri e col suo cattivo esempio”.
Come possono divenire santi i sacerdoti per santificare tanti? Facendo come hanno sempre fatto, fin dall’inizio: stando con Gesù sempre, salendo con Lui sul monte a pregare, vegliando nell’Orto degli Ulivi, stando abbracciati alla Sua Croce, unico strumento di salvezza.
Mons. Fulton Sheen, nel libro Il sacerdote non si appartiene, scrive:
“Se un chirurgo si tiene a distanza dal corpo e dal sangue dell’uomo, non perderà la sua perizia? Non è egli specificamente autorizzato alla sua professione appunto in funzione del corpo e del sangue? Ma noi, che non siamo soltanto «autorizzati» ma «ordinati» in funzione del Corpo e del Sangue, come potremo conservare il nostro potere, la nostra santità, la nostra perizia di Sacerdoti se non mediante la fede più viva nel Corpo e nel Sangue di Cristo?”.
“Se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato?”. Il sacerdote, però, per quanto strapelato, come diceva Guareschi, insipido o financo con addosso il gusto cattivo del peccato, resta sacerdote: SACERDOS IN AETERNUM. Nulla potrà cambiare questa realtà che diventa, quindi, ontologica.
Lo dice anche il Concilio di Trento: un sacerdote può essere in peccato mortale, ma quando consacra è Cristo stesso a farlo.
Però, che sorte attende il sacerdote che pecca, che con la sua condotta rinnega Cristo? Cristo soffre molto per i peccati dei sacerdoti perché essi sono più vicini al Suo Cuore di quanto lo siano tutti gli altri.
Dice Gesù ad ognuno ma particolarmente al sacerdote: “Anche l’amico in cui confidavo, anche lui, che mangiava il mio pane, alza contro di me il suo calcagno” (Sal. 41,10).
Cerchiamo, con la nostra povera preghiera di consolare il Cuore di Gesù e di chiedere luce e forza per tutti i sacerdoti. La forza di piegare le ginocchia e tuffarsi nel Sangue di Cristo. E il Signore ci donerà santi sacerdoti.
Mi sia consentita qualche umile considerazione.
Il sacerdote cattolico è un alter Christus, è colui che ha il potere di far scendere Dio sugli altari, di rimettere i peccati, di scacciare i demoni (cfr. Mc. 16,17). Nessun altro al mondo può farlo, se non il sacerdote e, precisamente, il sacerdote cattolico. Di tutto si può fare a meno, ma non di un sacerdote.
Scriveva il venerabile Enrico Medi nella sua Lettera aperta al clero (1981): «Sappiate che mi sono sempre chiesto come fate voi a vivere dopo aver detto Messa. Ogni giorno avete DIO tra le vostre mani. Come diceva il gran re san Luigi di Francia, avete “nelle vostre mani il re dei Cieli, ai vostri piedi il re della terra”. Ogni giorno avete una potenza che san Michele Arcangelo non ha».
Anch’io me lo sono sempre chiesto: se lo domandano anche i nostri sacerdoti? Si aggrappano a questa realtà, a questo miracolo, contro gli attacchi del demonio e dello spirito del mondo?
Certo anche il sacerdote è un uomo, ha le sue personali fragilità, ha da affrontare ogni momento una lotta spirituale più intensa di quella di ogni cristiano. Il demonio lo attacca maggiormente, cerca di strapparlo a Dio e alla Chiesa: per lui, padre della menzogna e livido d’invidia verso tutti quelli che corrispondono all’amore di Dio, conquistare un sacerdote è una vittoria strepitosa.
Continua Enrico Medi: “Sacerdoti, vi scongiuriamo: SIATE SANTI! Se siete santi voi, noi siamo salvi. Se non siete santi voi, noi siamo perduti! Sacerdoti, noi vi vogliamo ai piedi dell'Altare. A costruire opere, fabbriche, giornali, lavoro, a correre qua e là in Lambretta o in Millecento, siamo capaci noi. Ma a rendere Cristo presente ed a rimettere i peccati, siete capaci SOLO VOI!”.
Diceva san Giovanni Bosco: “Un prete o in paradiso o all’inferno non va mai solo: vanno sempre con lui un gran numero di anime, o salvate col suo santo ministero e col suo buon esempio, o perdute con la sua negligenza nell’adempimento dei propri doveri e col suo cattivo esempio”.
Come possono divenire santi i sacerdoti per santificare tanti? Facendo come hanno sempre fatto, fin dall’inizio: stando con Gesù sempre, salendo con Lui sul monte a pregare, vegliando nell’Orto degli Ulivi, stando abbracciati alla Sua Croce, unico strumento di salvezza.
Mons. Fulton Sheen, nel libro Il sacerdote non si appartiene, scrive:
“Se un chirurgo si tiene a distanza dal corpo e dal sangue dell’uomo, non perderà la sua perizia? Non è egli specificamente autorizzato alla sua professione appunto in funzione del corpo e del sangue? Ma noi, che non siamo soltanto «autorizzati» ma «ordinati» in funzione del Corpo e del Sangue, come potremo conservare il nostro potere, la nostra santità, la nostra perizia di Sacerdoti se non mediante la fede più viva nel Corpo e nel Sangue di Cristo?”.
“Se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato?”. Il sacerdote, però, per quanto strapelato, come diceva Guareschi, insipido o financo con addosso il gusto cattivo del peccato, resta sacerdote: SACERDOS IN AETERNUM. Nulla potrà cambiare questa realtà che diventa, quindi, ontologica.
Lo dice anche il Concilio di Trento: un sacerdote può essere in peccato mortale, ma quando consacra è Cristo stesso a farlo.
Però, che sorte attende il sacerdote che pecca, che con la sua condotta rinnega Cristo? Cristo soffre molto per i peccati dei sacerdoti perché essi sono più vicini al Suo Cuore di quanto lo siano tutti gli altri.
Dice Gesù ad ognuno ma particolarmente al sacerdote: “Anche l’amico in cui confidavo, anche lui, che mangiava il mio pane, alza contro di me il suo calcagno” (Sal. 41,10).
Cerchiamo, con la nostra povera preghiera di consolare il Cuore di Gesù e di chiedere luce e forza per tutti i sacerdoti. La forza di piegare le ginocchia e tuffarsi nel Sangue di Cristo. E il Signore ci donerà santi sacerdoti.
di Caterina
Ripreso da SI SI NO NO, anno XLVII, n. 12, del 30 giugno 2021
via Madonna degli Angeli, 78, 00043 Velletri
tel. 06. 963.55.68; fax 06.963.69.14
sisinono@tiscali.it
L'immagine è nostra
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