La trappola per i cattolici tradizionalisti
Ebbene, nonostante i condizionamenti determinati dalla fragilità della condizione umana, l'uomo è in grado di poter riconoscere tale Verità e di porla al di sopra di tutte come in effetti è.
Ogni uomo, per natura, è nato libero in grado, cioè, di autodeterminarsi nonostante i condizionamenti ai quali è sottoposto. È grazie alla libertà che può riconoscere il vero dal falso. Non si esamina, qui, una verità valida per il soggetto, ossia per i suoi interessi o la sua comodità personale. Si tratta di una Verità valida per tutti, ossia di una Verità rivelata.
La Verità rivelata non si presenta come una sorta di “et-et” ma è tranciante con il suo “aut-aut”: non “io e il mondo” ma “io o il mondo”!
È la posizione che, più accesamente, vediamo nel Cristo rivelato dalla letteratura giovannea.
I potenti condizionamenti odierni predicano l'inclusività a tutti i costi, ossia la convivenza di tutte le verità e la negazione di ogni opposizione.
Lo notiamo anche nel linguaggio bergogliano laddove si afferma e si nega, s'include tutto senz'alcun discernimento: Il matrimonio è tra uomo e donna, non si scherza con la verità!; la convivenza legalizzata dallo Stato deve soddisfare gli omosessuali. Questi sono i concetti del “magistero” bergogliano.
In tal modo, in una società inclusiva Bergoglio trova la sua perfetta collocazione e determina il suo insegnamento, allineato con quello di molti altri simili: ognuno si sente sostenuto nella sua piccola ragione ma è totalmente sfuggita la Ragione rivelata che non si basa su concetti individualisti ma su fini salvifici.
Sempre in questa linea Bergoglio difende la Verità evangelica ma proibisce i cristiani di poterla credere come l'unica Verità al punto da rendere inutili le altre: il proselitismo, dice, è una incredibile sciocchezza!
I cattolici, abitati a ragionare nei dettagliatissimi ed egoistici termini del “qui e ora”, non hanno affatto chiarezza del disegno d'insieme, un disegno che determina, de facto, una sorta di agnosticismo pratico dove ognuno è contento del suo particolare e, così, viene reso totalmente inoffensivo dinnanzi all'avanzata del mondialismo, del NWO, che tutto livella.
Non si accorgono che Bergoglio, volendolo o meno, ne è un agente, né che tale avanzata, relativizzandoli, li svuoterà di ogni profonda convinzione.
In altri termini, è ampiamente diffusa nel Cattolicesimo odierno, una cultura del dettaglio alla quale manca totalmente una visione d'insieme. Ciò è determinato da un'ampia incapacità di analizzare oggettivamente il senso degli avvenimenti, soprattutto quelli di carattere religioso.
Così, dinnanzi all'affermazione di Bergoglio “Non si scherza con la verità, il matrimonio è solo tra uomo e donna”, essi ritengono di aver ricevuto il miglior messaggio e non s'inquietano quando, subito dopo, lo stesso personaggio si contraddice. Non sono neppure in grado di capire il motivo profondo per cui lo fa e, di conseguenza, seppur riluttanti, vengono trascinati verso il NWO.
Tutto ciò non è nuovo. Identiche problematiche si aprirono all'indomani del Concilio Vaticano II quando, assieme alle verità da sempre credute, s'inoculavano nel Cattolicesimo concetti che, più o meno, stridevano con le prime.
Allora, come oggi, c'era qualcuno che si limitava ad accontentarsi della sua piccola dettagliata verità tratta dalla Verità di sempre apparentemente non combattuta, ed era totalmente incapace di comprendere l'azione rivoluzionaria che stava compiendosi.
Anche allora, evidentemente, ci si accontentava della “cultura del dettaglio”, della “buona notiziuola” mentre la Chiesa si riempiva di ladri e stava assumendo un'identità totalmente nuova.
Alcuni sterili commenti ai quali spesso si assiste nei blog “tradizionalisti” nascono proprio dalla presenza di cattolici che si sono intrappolati da soli nell'autoconvincimento che è sufficiente solo affermare una piccola verità di sempre, senza opporla alle verità del mondo. È, sostanzialmente, un'impotenza innata o coltivata di ragionare profondamente.
E' una trappola della quale già ieri si era accorto l'arcivescovo Lefebvre e, oggi, mons. Viganò. Attendiamo che il resto del Cattolicesimo inizi a svegliarsi dal suo drammatico torpore e dall'ignoranza della comodissima “cultura del dettaglio”.
Pubblicato da Pietro C.
http://traditioliturgica.blogspot.com/2021/09/la-trappola-per-i-cattolici.html
Il Vescovo dell’Opus Dei a Favore delle Unioni Omosessuali in Svizzera
17 Settembre 2021 10 Commenti
Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, ci sembra interessante proporre la nostra traduzione di questo articolo apparso su Life Site News, che ringraziamo per la cortesia, a firma di Maike Hickson. E che riguarda un vescovo dell’Opus Dei, la realtà ecclesiale un tempo considerata una colonna della dottrina cattolica tradizionale. Buona lettura.
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Il 26 settembre, il popolo svizzero voterà in un referendum sulla questione se ci debba essere o meno il “matrimonio per tutti”. Il vescovo svizzero Joseph Maria Bonnemain, il nuovo vescovo cattolico di Coira, è entrato ripetutamente nel dibattito, affermando di non avere obiezioni alle unioni e ai “matrimoni” omosessuali, ma chiedendo che il matrimonio tra uomo e donna venga poi rinominato per “differenziarsi”. In nessun punto egli presenta l’insegnamento della Chiesa sulla peccaminosità degli atti omosessuali.
Bonnemain sta seguendo qui l’esempio del pontefice stesso, poiché Papa Francesco sembrava avere una posizione simile quando ha pubblicamente approvato le unioni civili tra persone dello stesso sesso – pur non chiamandole “matrimonio” – e quando allo stesso tempo è rimasto in silenzio sull’insegnamento della Chiesa sulla peccaminosità degli atti omosessuali.
Il 21 ottobre 2020, un documentario intitolato Francesco ha debuttato a Roma. In quel film, il Papa ha detto le seguenti parole sulle unioni civili omosessuali: “Quello che dobbiamo creare è una legge sulle unioni civili. In questo modo sono coperti legalmente. Mi sono battuto per questo”.
Con i suoi commenti, il vescovo Bonnemain sembra essere in linea con la posizione di Papa Francesco. Come LifeSiteNews ha riportato in febbraio, Bonnemain era stato nominato contro la volontà delle autorità ecclesiastiche locali, che, secondo le regole locali, hanno voce in capitolo nella nomina di un nuovo vescovo. Dopo che queste hanno respinto Bonnemain, Papa Francesco stesso era libero di scegliere un nuovo vescovo, e lo ha fatto. Uno dei primi passi pubblici di Bonnemain fu allora quello di annunciare che non avrebbe avuto un proprio stemma episcopale – una decisione molto insolita. Inoltre, in una delle sue prime interviste dopo il suo insediamento come vescovo di Coira, Bonnemain si mostrò in una sala di allenamento a sollevare pesi.
Il 73enne vescovo Bonnemain è un membro dell’Opus Dei, e la sua accettazione pubblica delle unioni omosessuali non sembra preoccupare l’Opus Dei. Tuttavia, allo stesso tempo, l’Opus Dei ha recentemente sospeso un prete africano, padre Jesusmary, per aver rimproverato il sostegno pubblico di Papa Francesco alle unioni civili tra persone dello stesso sesso. Come padre Jesusmary ha detto a LifeSiteNews in agosto: “Il 4 marzo 2021, ho ricevuto una lettera dal vicario dell’Opus Dei in Costa d’Avorio che mi informava che ero stato bandito dalle messe pubbliche, dalle confessioni e dalla predicazione a causa della mia attività su Facebook e Twitter, che è stata percepita come un attacco diretto al Papa”. Egli vede ora, dopo l’approvazione pubblica del papa alle unioni civili tra persone dello stesso sesso, “un’apparente vittoria dell’etica della situazione sulla morale cattolica tradizionale”.
Questo nuovo sviluppo in Africa solleva la domanda su dove si trova l’Opus Dei: sono ancora fedeli agli insegnamenti perenni della Chiesa cattolica – come difeso anche dal loro protettore e promotore, Papa Giovanni Paolo II – o anche loro ora si sono adattati al nuovo magistero bergogliano di approvare le relazioni omosessuali?
Consideriamo prima le dichiarazioni dello stesso Bonnemain fatte nelle ultime settimane alla luce del prossimo referendum del 26 settembre in Svizzera. Il 17 agosto, Bonnemain ha partecipato a una discussione ospitata dal canale pubblico svizzero SRF. In questa discussione, gli è stato chiesto se si opporrebbe ad una certa donna (Miss S.) che desidera sposare la sua compagna. Egli ha risposto: “Non ho nulla in contrario”.
“Sono solo dell’opinione che ogni forma di discriminazione dovrebbe essere eliminata e che, allo stesso tempo, ci sia una differenziazione ragionevole”, ha continuato, aggiungendo che per lui si tratta solo di “se cose diverse vengono chiamate con lo stesso nome”.
Vale a dire: Il vescovo Bonnemain approva il “matrimonio” omosessuale e chiede solo di fare una differenziazione semantica.
Più tardi, il 26 agosto, il prelato svizzero ha pubblicato un articolo in cui spiega ulteriormente il suo pensiero: “Penso che sia buono e giusto che, nell’ambito dello Stato, diverse forme di relazioni stabili ricevano diritti e doveri e che, nella cabina elettorale, tutti (uomini e donne) decidano liberamente e in base alle proprie convinzioni cosa sia meglio per proteggere e promuovere queste unioni”.
Il vescovo Bonnemain, ancora una volta, approva positivamente le unioni civili tra persone dello stesso sesso.
“È per me evidente che anche altre forme di partnership possono essere orientate verso un amore duraturo”, ha esposto.
“La mia unica preoccupazione è – e qui non sto né giudicando né liquidando: Chiedo di mantenere questa differenza quando si nominano [questi diversi “matrimoni”]”.
Inoltre, il vescovo Bonnemain chiede, nel suo articolo sopra citato, che i lettori non dimentichino il matrimonio originale, che ora cerca di chiamare “bio-matrimonio”, anche se ammette che questo termine è un po’ scomodo. Ma il fatto è che il suo adattamento allo spirito del tempo si spinge fino al punto di non chiedere nemmeno una ridenominazione di queste nuove forme di “matrimonio”, ma di proporre invece di dare un nuovo nome al matrimonio tradizionale. Di conseguenza, un partecipante al dibattito del 17 agosto alla televisione svizzera ha chiesto al vescovo Bonnemain se le sue proposte non fossero solo “raffinatezze semantiche”.
Quando gli è stato chiesto se approverebbe l’uguaglianza dei diritti per le diverse forme di matrimonio a condizione che il matrimonio tradizionale sia rinominato, il vescovo Bonenmain ha risposto con le parole: “Sì, non ho nulla contro il nostro Paese che dia loro [nuove forme di “matrimonio”] uguali diritti”. Egli desidera semplicemente che il matrimonio tradizionale, con marito e moglie, con figli e nonni, non “venga dimenticato” perché tale matrimonio tradizionale è un “arricchimento” per la società.
Pur ignorando l’insegnamento della Chiesa sull’omosessualità, il vescovo Bonnemain ha anche esposto che “Dio ci ama tutti e ci amerà sempre tutti, indipendentemente da come ci comportiamo, da come ci sentiamo; questo è il fondamento della nostra fede cristiana”. Ha poi invocato una “pastorale specializzata” per le coppie omosessuali, ma solo all’inizio perché, alla fine, dopo una “integrazione di una diversità” e “indipendentemente dall’orientamento sessuale”, ogni persona può essere integrata nella propria parrocchia”. Vale a dire, tale “cura pastorale specializzata” deve essere “solo una soluzione intermittente”.
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