Domenica XXV del Tempo Ordinario (Anno B)

(Sap 2,12.17-20; Sal 53; Giac 3,16-4,3; Mc 9,30-37)

Anche le letture di questa domenica – se si sanno cogliere nel loro richiamo serio per tutti noi – ci aiutano a vivere il nostro “tempo difficile”.

– La prima lettura ci parla delle prove e delle persecuzioni che è chiamato a subire, “dall’esterno”, oggi chi non si vende ai poteri del mondo, ma vuole appartenere a Cristo.

Dicono gli empi: «Tendiamo insidie al giusto». Chi è il “giusto”? Non chi pensa di costruire la “giustizia” con le sue sole forze umane. Tutte le “giustizie” di matrice ideologico-politica sono finite sempre in ingiustizie molto peggiori: dittature, regimi, strumenti di manipolazione del pensiero e del comportamento. Così anche oggi. La spiegazione, come insegna la sacra Scrittura, sta nel fatto che la radice di ogni ingiustizia sta nell’avere compromesso la “giustizia originale”, il “giusto rapporto” dell’uomo con Dio Creatore (“peccato originale”). Da questo conseguono tutti gli altri errori individuali (“peccati attuali”) e storici (effetti “sociali” del peccato originale e dei peccati attuali).

Chiunque “nega” questo dato rivelato, si trova, di fatto nella parte dell’“empio”. “Empio” è chiunque non è “pio”, in quanto non tiene conto di Dio Creatore nel misurare se stesso e la storia. Fino al punto di detestare e cercare di eliminare chi glielo ricorda. In che modo l’“empio” cerca di demolire la verità? Cogliendo in fallo chi dice la verità, mettendolo in ridicolo per i suoi limiti morali, le sue incoerenze («Mettiamolo alla prova con violenze e tormenti»). Un’operazione piuttosto facile nei momenti in cui la sua fede è indebolita dalle pressioni del mondo («Tendiamo insidie al giusto»). Chi dice la verità sull’uomo in rapporto a Dio dà fastidio: il “giusto” «è d’incomodo e si oppone alle nostre azioni; ci rimprovera le colpe contro la legge e ci rinfaccia le trasgressioni contro l’educazione ricevuta».

Oggi siamo esattamente in questa situazione.

– La seconda lettura ci parla, complementarmente, dei mali che si scatenano all’interno della Chiesa quando viene meno il cuore della fede, che è Cristo, adorato e amato come vero Dio-Uomo e unico Salvatore, incominciando a ragionare e a vivere come l“empio” della prima lettura, mantenendo per pura convenienza una facciata cristiana e magari pure ecclesiastica. Già al tempo di san Paolo iniziarono a manifestarsi i primi gravi segnali di tutto questo («dove c’è gelosia e spirito di contesa, c’è disordine e ogni sorta di cattive azioni»).

La conseguenza di queste “astuzie” che, al di sotto di una “facciata cristiana”, nascondono la mancanza di fede, sono destinate al fallimento umano sia quando avvengono al di fuori della vita ecclesiale, sia quando avvengono al suo interno.

L’Apostolo Paolo, poi, dicendo: «Non avete perché non chiedete; chiedete e non ottenete perché chiedete male», mette in luce, quella che potremmo chiamare la questione della domanda. Ogni essere umano porta in sé, nella sua intelligenza, nel suo modo di desiderare, e quindi di agire e di amare, una domanda sulla verità della vita. Se ci si ferma al solo possesso delle cose materiali e della fisicità delle persone («chiedete male»), non si ottiene mai una risposta soddisfacente e si finisce per accanirsi e arrabbiarsi con l’esistenza propria e altrui («Siete pieni di desideri e non riuscite a possedere; uccidete, siete invidiosi e non riuscite a ottenere; combattete e fate guerra!»). Dice addirittura «uccidete». E oggi succede sempre più spesso e apparentemente senza motivo; ma il motivo – consapevole o non consapevole – è una mancata risposta alla domanda sulla verità della vita.

– Il Vangelo è la spiegazione “profetica” anche del nostro tempo. Il Corpo di Cristo che è la Chiesa, seguendo l’itinerario terreno del suo Fondatore, Gesù, viene flagellato e condotto alla Croce, con colpi gli vengono sia dall’esterno (il potere satanico del mondo) che dall’interno (il potere satanico dell’attuale “sinedrio”). In questo senso possiamo e forse dobbiamo leggere i nostri tempi, nei quali la Chiesa sembra essere condotta al patibolo fino alla morte in Croce.

Nella vita di Cristo, va riconosciuta, allora anche una “profezia sulla vita della Chiesa”. Cristo è risorto e così dovrà risorgere la Chiesa («Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà»).

Ma anche per noi, come per i discepoli di allora è difficile capire e “digerire” il senso di ciò che sta accadendo: «Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo». Per noi interrogarlo significa farci aiutare dalle Scritture e non avere timore di affidarci con fiducia alla preghiera. A volte si sente dire: allora possiamo solo pregare? Lasciando intendere che la preghiera non conta niente… I santi non hanno ragionato così. Ci sono momenti nei quali diviene chiaro che la preghiera l’arma più potente che abbiamo, se non altro perché tutte le altre armi falliscono.

Oggi, come allora, si continua a rincorrere la propria bravura, la propria affermazione, il proprio potere, fuori e dentro la Chiesa: «Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande». Oggi è uguale ad allora, anzi è peggio, perché abbiamo alle spalle più di duemila anni di storia, di carità, di santità. Ma Cristo è Risorto e farà risorgere il Suo Corpo che è la Chiesa, dopo la morte della sua visibilità pubblica. Cristo ha già vinto! Tocca a Lui manifestarlo nel tempo stabilito.

Preghiamo Maria perché anticipi questo tempo!


di Alberto Strumia


Bologna, 19 settembre 2021

 

Alberto Strumia, sacerdote, teologo, già docente ordinario di fisica-matematica presso le università di Bologna e Bari. E’ direttore del sito albertostrumia.it

https://www.sabinopaciolla.com/chi-dice-la-verita-sulluomo-in-rapporto-a-dio-da-fastidio/