ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 4 novembre 2017

Una chiesa dove ogni eresia ha cittadinanza

I Dubia di Vittorio Messori

Oltre che il più letto giornalista e scrittore cattolico al mondo, Vittorio Messori è stato molto apprezzato da Giovanni Paolo II e da Benedetto XVI, che gli hanno sempre manifestato la loro simpatia e apprezzamento.
Oggi anche lui entra a far parte di quella schiera ormai infinita di dubbiosi e perplessi, laici ed ecclesiastici, che assistono sbigottiti  ad una chiesa dove ogni eresia ha cittadinanza.
Di seguito un suo articolo pubblicato sul mensile cattolico Il Timone, cui hanno collaborato negli anni i cardinali Ratzinger, Caffarra, Mueller…

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http://www.libertaepersona.org/wordpress/2017/11/i-dubia-di-vittorio-messori/#more-144629

Messa ecumenica e «principio del terzo escluso»

“A titoli molto diversi, tre uomini dominano il mondo moderno e sovrastano tutti i problemi che lo tormentano: un riformatore religioso, un riformatore della filosofia, un riformatore della moralità: Lutero, Cartesio, Rousseau. Sono veramente i padri di ciò che Gabriele Seailles chiamava la coscienza moderna”

Lo sfacelo a cui stiamo assistendo affonda le radici nel tempo. Oggi siamo praticamente arrivati alla cosiddetta messa ecumenica, totalmente priva del Sacrificio dell’Altare, fonte e apice di tutta la vita cristiana. Un vero e proprio abominio.
Ritengo sia necessario comprendere le cause che hanno portato e continuano a portare all’apostasia di innumerevoli persone, soprattutto tra gli ecclesiastici.

Il discorso imporrebbe pagine e pagine, pertanto mi soffermerò agli aspetti essenziali. Uno dei punti di svolta o, meglio, la cartina di tornasole del mutato atteggiamento dei vertici della Chiesa si è avuto nell’allocuzione di Paolo VI al termine del Concilio Vaticano II (QUI): 
L’umanesimo laico profano alla fine è apparso nella terribile statura ed ha, in un certo senso, sfidato il Concilio. La religione del Dio che si è fatto Uomo s’è incontrata con la religione (perché tale è) dell’uomo che si fa Dio. Che cosa è avvenuto? uno scontro, una lotta, un anatema? poteva essere; ma non è avvenuto. L’antica storia del Samaritano è stata il paradigma della spiritualità del Concilio. Una simpatia immensa lo ha tutto pervaso. La scoperta dei bisogni umani (e tanto maggiori sono, quanto più grande si fa il figlio della terra) ha assorbito l’attenzione del nostro Sinodo. Dategli merito di questo almeno, voi umanisti moderni, rinunciatari alla trascendenza delle cose supreme, e riconoscerete il nostro nuovo umanesimo: anche noi, noi più di tutti, siamo i cultori dell’uomo”.

Che potesse essere equivoco lo riconosce implicitamente anche Paolo VI che prosegue: 

Tutto questo e tutto quello che potremmo dire sul valore umano del Concilio ha forse deviato la mente della Chiesa in Concilio verso la direzione antropocentrica della cultura moderna? Deviato no, rivolto sì”.

Come possa la religione dell’uomo che si fa Dio, che è proprio la religione dell’anticristo, non solo a non essere combattuta, ma a essere vista con simpatia è un vero enigma! Qui stiamo parlando di religioni, non di feriti da guarire sulla via di Gerico: è lo stesso equivoco di papa Francesco sulla Chiesa ospedale da campo. Stiamo parlando essenzialmente di dottrina!
Cari amici, prima si ama Dio e poi di conseguenza l’uomo: “«Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti»”; la proprietà commutativa non vale praticamente mai nelle questioni di fede e non si può impunemente ribaltare il primo comandamento nel secondo ed il secondo nel primo: nostro nuovo umanesimo?! amare l’uomo per amare Dio?! Cultori dell’uomo?! Non può e non poteva funzionare un siffatto dialogo con l’umanesimo laico, ma provocare solo i disastri che sono sotto i nostri occhi. L’umanesimo laico, infatti, è figlio del Protestantesimo, del razionalismo e del naturalismo come bene dimostrato da J. Maritain nel suo “Tre riformatori”:
A titoli molto diversi, tre uomini dominano il mondo moderno e sovrastano tutti i problemi che lo tormentano: un riformatore religioso, un riformatore della filosofia, un riformatore della moralità: Lutero, Cartesio, Rousseau. Sono veramente i padri di ciò che Gabriele Seailles chiamava la coscienza moderna” (pag. 44 dell’edizione italiana della Morcelliana).


L’errore di questo abbraccio mortale con il mondo moderno è sintetizzata proprio dalla frase di Giovanni XXIII, che è divenuta un vero e proprio mantra: “Dobbiamo cercare più quello che ci unisce, che quello che ci separa”. Dove c’è un più, c’è sempre un meno, ossia si guarda più a ciò che unisce e meno a ciò che divide. Quanto vale il meno? Oggi il meno è un limite che tende a zero. Questo eccesso di ottimismo, purtroppo, è stato il seme della mala pianta del falso ecumenismo e dell’eccesso di antropocentrismo in cui oggi è sprofondata la Chiesa.
In sostanza, invece di convertire il mondo lo si è seguito nella strada del peccato originale, unica strada che il mondo conosce. Questo cammino perverso comporta l’apostasia non solo della fede, ma pure della ragione.
Il falso ecumenismo modernista, infatti, è partorito anche da nefasto errore logico: la violazione del principio di non contraddizione e del terzo escluso, assiomi fondamentale della logica e, pertanto, della ragione.
L’eresia protestante è una perversione della fede cattolica, è una fede puramente naturale che, rigettando il Sacrificio della Messa, nega totalmente la fede cattolica, pur mantenendo alcune parvenze di unione. Solo parvenze. Allora, cosa si è inventato il falso ecumenismo? La comunione parziale in forza delle parvenze che uniscono, la così detta “unità nella diversità”, oggi tanto in voga in Vaticano (QUI e QUI e QUI QUI), che non a caso è il motto della Unione Europea dall’anno 2000 (QUI). Perché la UE ha adottato questo motto così suadente, questa esca così golosa? Perché è perfettamente coerente con la volontà di una convivenza degli opposti, tipica della massoneria. Nella “Riflessione rivolta ai Dignitari e Ufficiali di Gran Loggia e ai Maestri Venerabili affinché la rendano nota nelle R:.L:. alle Sorelle e ai Fratelli dell’Ordine” del Gran Maestro Silvano Danesi dal titolo “La Tolleranza, la Tradizione e la “Via del salmone” (qui), viene citato proprio un “maestro cattolico” del falso ecumenismo, il benedettino Dom Anselm Grün:

“La meta del processo di trasformazione – scrive Anselm Grün - consiste nell’unificazione degli opposti, nell’autorealizzazione dell’uomo. Il contrasto di fondo di fronte a cui si trova l’uomo è la tensione tra spirito e istinto. Si tratta allora di far passare l’energia degli istinti a un’altra forma, «per esempio ad una forma di pensiero o di sentimento (idea e valore); ciò sulla base e con l’aiuto di un archetipo preesistente… Il fascino che parte dall’archetipo fa si che l’energia dell’istinto (libido) devii dal percorso originale e si aggrappi al corrispondente spirituale» (La citazione di Anselm Grün è riferita a C.G. Jung, Lettere, 20).

Non c'è che dire: l’ecumenismo di dom Grün viene chiamato in causa per difendere la tolleranza, intesa “come trasformazione in uguali e fratelli”, considerata significativamente “principio fondamentale della Libera Muratoria”. 
Ora, l’unificazione degli opposti è una violazione sia del principio di non contraddizione, sia del principio del terzo escluso:

Una cosa non può mai essere uguale al suo opposto: l’essere non è uguale al non essere, la vita alla non vita (principio di non contraddizione).
Non esiste uno stato intermedio tra due opposti: non esiste uno stato intermedio tra l’essere e il non essere, tra la vita e la non vita. In altri termini, dal non essere non può sorgere l’essere, dalla non vita non può sorgere la vita (principio del terzo escluso).


Pertanto, non può logicamente esistere un’unità nella diversità. Esiste la pluriformità dell’errore e nell’errore, ma non nell’unità alla Chiesa di Cristo. Possono, invece, ed esistono differenze nella unità, perché la Chiesa è il Corpo mistico di Cristo: sono i vari carismi, sono San Francesco e San Tommaso d’Aquino…
Senza i fondamenti della logica, ossia senza la ragione, non può esserci la fede cattolica. Al più il fideismo condannato dal Concilio Vaticano I. La falsa messa ecumenica, figlia del falso ecumenismo, è una palese violazione di questi principi logici. È fatta solo per ingannare i fedeli, è l’esca che contiene l’amo dell’apostasia: una volta pescati è quasi impossibile liberarsene.
La fede poteva essere innestata nel mondo antico, che attendeva il Dio ignoto, ma oggi è stato apostatato il Dio vero. La nuova inculturazione della fede deve avvenire in un mondo, quello moderno, che ha rinnegato Cristo, o meglio con sottigliezza diabolica ne ha pervertito il Vangelo, da Rousseau a Tolstoj. Pertanto, la radice del mondo odierno è marcia, è in putrefazione. Chiarissimo il pensiero di Maritain: 

Ecco il punto capitale, Rousseau ha snaturato il Vangelo, strappandolo all’ordine soprannaturale. […] Che troviamo noi all’origine del disordine moderno? Una naturalizzazione del Cristianesimo. […] Se per il mondo incontriamo qualche principio che deriva da Rousseau, noi sapremo che tale principio non è un principio nuovo, principio giovane che potremmo essere tentati di assorbire cristianizzandolo, ma che è un principio vecchio in via di dissoluzione, che è un cristianesimo evanescente e corrotto; e noi lo ributteremo via, poiché non v’è niente di più assurdo che voler congiungere e conciliare una forma vivente e la sua corruzione”.


Questa di Maritain è la perfetta definizione di unità nella diversità: non v’è niente di più assurdo che voler congiungere e conciliare una forma vivente e la sua corruzione! 
Eppure, questa assurdità, figlia di uno strano ottimismo, è stata tentata. Abbiamo liberamente abbracciato la pianta parassita del falso ecumenismo, del cristianesimo corrotto, ed ella sta prosciugando la linfa vitale del corpo ecclesiale. Come Pietro non s’aspettava la Redenzione attraverso la morte in croce di Nostro Signore, così, almeno inizialmente, per i papi del Concilio e del post Concilio. Per questo, invece della primavera attesa, c’è stata e c’è la tempesta. La Chiesa, ora, è nel suo Venerdì Santo sul punto di esalare il suo ultimo grido, ma dopo il suo Triduo Pasquale, il mondo rifiorirà, però non nel modo erroneamente creduto dagli ingenui ottimisti di ogni ordine e grado...
E qui proprio c’è una sola cosa essenziale per noi: rimanere saldi nella fede soprannaturale, l’unica che salva, l’unica che mai abbandonerà il piccolo gregge.
Michaël Archangele, defende nos in proelio!

Andrea Mondinelli


IMMAGINE: Giovanni Gasparro, San Pio V e San Carlo Borromeo difendono il Cattolicesimo dall'islam e dall'eresia protestante. Olio su tela, 220x160 cm, 2017. Collezione privata, Adelfia. Foto Luciano e Marco Pedicini.
http://www.culturacattolica.it/attualit%C3%A0/in-rilievo/ultime-news/2017/11/04/messa-ecumenica-e-principio-del-terzo-escluso

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