ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 12 dicembre 2017

Attratti da quella luce misteriosa


LA LUCE DI CRISTO CI SALVERA'        
       

Questa luce non può e non deve spegnersi. Dalla speculazione filosofica all'arte e ancora musica, scienza, urbanistica, ambiente, scuola fino alla famiglia dopo 3 o 4 secoli di civiltà moderna ne possiamo misurare i disastri 
di Francesco Lamendola  


Dopo tre o quattro secoli di civiltà moderna, possiamo misurare i disastri che l'allontanamento degli uomini da Dio ha provocato. Dovunque, dalla speculazione filosofica all'arte, dalla politica all'economia, dalla musica alla scienza, dall'urbanistica all'ambiente, dalla scuola alla famiglia, dovunque la civiltà moderna ha celebrato i suoi trionfi, là sono avanzate la bruttezza, l 'ingiustizia, l'avidità, la lussuria, la superbia, la disgregazione sociale, l'ignoranza travestita da sapere di massa; ovunque si sono affermati modelli distruttivi, mode sciocche e volgari, superficialità e arroganza, disordine sistematico, conflitto maligno, narcisismo delirante, prevaricazione legalizzata dei pochi ai danni dei molti, menzogna spacciata per verità e demagogia folle contrabbandata per solidarietà e accoglienza. E su tutto questo, mai sopito, mai realmente esorcizzato, aleggia l'incubo di un olocausto nucleare che porrebbe fine alla vita sul nostro pianeta, o, quanto meno, che porrebbe fine a ogni forma di civiltà.
D'altra parte, l'amarezza ha generato un desiderio di pace; la delusione, un desiderio di pienezza; la disperazione, l'angoscia, la tristezza, un profondo desiderio di verità, di giustizia, di bellezza. Il pensiero, stanco di girare a vuoto, di rimestare fra le ceneri spente di mille sofismi, di accontentarsi di una funzione puramente negativa, di critica feroce e nichilista, torna a desiderare ciò che aveva sempre cercato: la verità dell'essere.


 Uomini e donne, stanchi di combattersi, di competere in maniera distruttiva gli uni contro le altre, tornano a desiderare l'armonia e la complementarietà; genitori e figli, stanchi di litigi e incomprensioni, tornano a desiderare il calore dell'affetto reciproco; produttori e consumatori, stanchi d'inganni degli uni ai danni degli altri, di sterili conflitti ideologici, tornano a scoprire l'importanza di procedere con il medesimo passo, di rispettarsi a vicenda e di collaborare il più possibile, nell'interesse di entrambi. Il cittadino torna a desiderare una politica che lo rappresenti veramente e che sappia e voglia difendere i suoi interessi; lo studente, degli insegnanti che spezzino con lui il pane del sapere e della crescita intellettuale; i risparmiatori, degli istituti di credito dei quali potersi fidare; e i malati, dei medici che restituiscano loro la salute, non limitandosi a far sparire i sintomi delle malattie. Dovunque, gli uomini si riscuotono e si alzano in piedi, come dopo un lungo sonno angoscioso, e tornano a cercare, istintivamente, qualcuno o qualcosa che possa indicare loro la via smarrita, che possa aiutarli a ritrovare se stessi, a guardare al domani con un po' di speranza; e a volersi ancora bene, ma il bene vero, non il vuoto narcisismo, che ne è la deleteria contraffazione.
Ebbene: in un momento storico siffatto, forse il più buio da tempo immemorabile, ma, nello stesso tempo, uno dei più aperti al futuro, uno dei più trepidanti di speranza, quando l'intera umanità, per dirla con san Paolo, si direbbe che soffra e gema nelle doglie del parto, vi era una luce capace di illuminare l'orizzonte, di mostrare la strada, di confortare gli scoraggiati, di rinsaldare i dubbiosi, di restituire fiducia agli sconfitti: la luce del Vangelo. La Chiesa l'aveva custodita per circa duemila anni: ed essa non si era mai spenta, neppure nei momenti più tragici della storia. Era ed è una luce così chiara e meravigliosa, che sia le menti più raffinate dei pensatori e dei teologi, sia generazioni e generazioni di persone comuni, di uomini e donne qualsiasi, di padri e madri di famiglia, di lavoratori, di soldati, di monaci, di sacerdoti, avevano trovato in essa tutto ciò che può dare conforto e sicurezza, tutto ciò che può soddisfare sia l'intelligenza che il sentimento, tutto ciò che rende umana la vita e comprensibile il fatto di esistere, accettabili le sofferenze e i sacrifici che ne sono il corollario. L'umanità affranta, delusa, amareggiata del terzo millennio avrebbe potuto trovare in quella luce tutto ciò che le serve per ritrovare le ragioni del vivere, del lottare, del lavorare, dello sposarsi, del mettere al mondo dei figli, del tenere sempre alta la bandiera del bene, del bello, del giusto e del vero. Invece è accaduta una cosa molto grave e inattesa. Quella luce, verso la quale si stavano rivolgendo gli sguardi di moltissime persone, anche di persone che non avevano mai condotto una vita religiosa, che non avevano mai letto o meditato il Vangelo, ma che ora, forse per la prima volta, ne sentivano il fascino, ne intuivano l'immensa carica vitale, hanno visto quella luce tremolare sempre più spesso, affievolirsi, minacciare di spegnersi. Hanno sentito quel calore raffreddarsi; quella forza, indebolirsi; quella speranza, dileguarsi. Credevano di essere entrati, dopo un lungo e faticoso cammino, in un giardino meraviglioso, pieno di aromi e di colori: e si sono trovate in un roveto, in mezzo ai cardi spinosi, arido, senz'acqua. La loro delusione, il loro sconforto sono stati immensi.
Di questa delusione storica, di questo tradimento verso i bisogni e le attese dell'umanità odierna, noi chiamiamo a responsabili i cattolici, ai quali era stata affidata la lampada, non in proprietà, ma in custodia: sono loro che l'hanno lasciata illanguidire, tanto che ora minaccia di spegnersi; e chiamiamo a responsabili sopratutto i pessimi teologi e i cattivi pastori, i quali, a un certo punto, si son lasciati sedurre, per superbia intellettuale, da false dottrine, e sono stati causa di scandalo e di apostasia per milioni e milioni di persone semplici. Quando il mondo ha avuto bisogno della Chiesa, non l'ha trovata: ha trovato una neochiesa falsa ed eretica, assuefatta alle menzogne e alle peggiori bestemmie; quando il mondo ha cercato la divina Verità, come il bambino smarrito che cerca la mano di sua madre, ha trovato la mano di un estraneo, che non l'ha saputo guidare, che gli ha posto davanti le stesse miserie dalle quali era fuggito, le stesse parole vuote, petulanti, insulse che non l'avevano saziato, e delle quali provava ormai un vivo disgusto. L'umanità, stanca  ed affranta, era bramosa di sentir parlare di Dio, ma ha trovato un clero che sa discutere solo di diritti, di accoglienza, d'inclusione; era bramosa di sentir parlare della vita eterna, e sente solo discorsi sulla vita di quaggiù; che voleva sapere come liberarsi dal peccato e vivere nella grazia di Dio, e non sente mai neppure nominare né la grazia, né il peccato. E allora questa umanità, sconcertata, sbigottita, umiliata, si vede costretta a riflettere così: ma se costoro, per primi, parlano come parla il mondo e  non mostrano più la via del Cielo; se proprio costoro, che dovrebbero avere lo sguardo più limpido e il passo più spedito, si muovono come dei miopi e vacillano come degli ubriachi; se costoro, ai quali ci eravamo rivolti come a delle guide esperte, mostrano di essere più confusi di noi, e di vedere ogni cosa dalla nostra stessa prospettiva, che ormai da molto tempo ci appare insopportabilmente asfittica e limitata: allora vuol dire che ci siamo sbagliati completamente; che la Chiesa è un inganno, e il Vangelo una mistificazione; allora vuol dire che la luce, che doveva aiutarci a ritrovare la strada, non c'è mai stata, era solo un'illusione, una fata Morgana, un miraggio.
Quale tremenda responsabilità ricade sulle spalle di questo neoclero, che è venuto meno al suo dovere di tenere accesa la lampada per i naviganti smarriti, proprio quando gli uomini ne avevano maggior bisogno, e proprio quando la Chiesa avrebbe potuto e dovuto offrire un conforto, un balsamo, un medicamento prezioso ed efficacissimo alle ferite dell'umanità. Non, però, nell'ottica di un ospedale da campo, come ha detto, con una similitudine infelicissima, il papa Francesco: perché le ferite dell'umanità non sono di natura tale che le possa medicare un ospedale qualunque, per quanto bene attrezzato; sono le ferite dell'incredulità, del disamore verso Dio, del rifiuto di Gesù Cristo, e a quelle ferite la Chiesa, e solo la Chiesa, aveva ed ha gli strumenti per rispondere e per curare, ma a patto di restar se stessa, e di parlare come ha sempre parlato, con il suo linguaggio, coi suoi dogmi, con la sua morale e la sua liturgia, e non con un vago e confuso sincretismo, non con ambigue mescolanze con altre fedi e altre filosofie, e meno ancora con "laici" e generici richiami alla coscienza individuale, perché è proprio dalla gabbia del soggettivismo che l'uomo moderno vuol fuggire, e non sa che farsene di chi gli predica di tornarci dentro e di convincersi che non di una prigione si tratta, ma di un palazzo meraviglioso, del quale egli sarebbe il fortunatissimo inquilino. Perciò quando il papa, conversando con Eugenio Scalfari, dice: Io non parlerei, nemmeno per chi crede, di verità assoluta… Il peccato, anche per chi non ha la fede, c’è quando si va contro la coscienza. Ascoltare e obbedire a essa significa, infatti, decidersi di fronte a ciò che viene percepito come bene o come male. E su questa decisione si gioca la bontà o la malvagità del nostro agire, dice delle cose folli, non cattoliche e neppur vagamente cristiane. La coscienza individuale è l’origine del bene e del male? La morale, un fatto di percezione soggettiva? Ma quando mai!
Ecco la lampada, tremolando, manda gli ultimi guizzi; pare che debba spegnersi da un istante all’atro, al prossimo soffio di vento. Ma così non deve accadere e così non accadrà mai. La lampada è stata affidata alla Chiesa, affinché la custodisse; ma Colui dal quale proviene la sua luce è Gesù Cristo, il quale, ben conscio della umana debolezza, ha promesso a san Pietro e a tutti i suoi seguaci; e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa! La Chiesa non è sola, non lo è mai stata e non lo sarà; la Chiesa non è fatta solo degli uomini i quali confessano che Gesù è la Via, la Verità e la Vita; la Chiesa è amata dal Padre, guidata dal Figlio e ispirata dallo Spirito Santo. Anche se gli uomini, nella loro debolezza, vacillano e a che se dovessero cadere, la Chiesa non cadrà. Ha superato altri momenti terribili; supererà anche questo presente. Di ciò non possiamo dubitare, perché sarebbe come dubitare della promessa di Gesù Cristo. E tuttavia, non possiamo nemmeno cullarci nella riposante certezza che tutto finirà bene, perché Cristo, per far trionfare la sua Chiesa, ha bisogno di tutto il nostro impegno, di tutta la nostra disponibilità al sacrificio: Chi vuol venire dietro a me, prenda la sua croce e mi segua. Cristo ha promesso che le porte degli inferi non prevarranno sulla Chiesa, ma non che essa non potrà venire sottoposta a delle prove. Al contrario: ce lo ha predetto: Simone, Simone, ecco satana ha chiesto di vagliarvi come il grano; ma io ho pregato per te, perché non venga meno la tua fede; e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli (Lc., 22, 31-32). Gesù, dunque, non ha mai detto che i membri della sua Chiesa non saranno tentati o che non potranno cader; anzi, ha detto che il diavolo li vuole vagliare come si vaglia il grano: in compenso, ha assicurato che pregherà per loro. E se Gesù è con noi, chi mai potrà prevalere contro di noi?
Possiamo essere certi, dunque che, con l’aiuto soprannaturale di Gesù, la sua Chiesa riuscirà a superare anche questa crisi che stiamo vivendo e che appare più insidiosa di tutte le altre, perché essa parte essenzialmente dall’interno e non dai nemici esterni. Ogni giorno vediamo dei pastori che cadono nell’errore, che spacciano per dottrina la loro apostasia e che si vantano delle loro affermazioni eretiche, delle quali dovrebbero piuttosto vergognarsi; e tuttavia possiamo stare certi che, non visto, non percepito, ogni giorno si verifica pure il fenomeno opposto: che anime già distaccate dalla Chiesa, stanno tornando ad essa; che uomini e donne che avevano smesso di credere in lei, o che non vi avevano mai creduto, si stanno avvicinando alla sua eterna verità, attratti da quella luce misteriosa e inestinguibile che brilla da lei, a dispetto della insufficienza e, non di rado, della colpevole debolezza degli uomini. 

Questa luce non può e non deve spegnersi

di Francesco Lamendola

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