ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 23 gennaio 2018

Autostrada verso l'apostasia della fede


Speranza, timore di Dio e apostasia

Ci sono degli argomenti che nell'insegnamento catechistico odierno sono quasi completamente spariti. Tra questi, l'insegnamento sulla virtù teologale della Speranza e sul Timore di Dio, che è dono dello Spirito Santo. L'abbandono del corretto insegnamento su questi due temi costruisce una vera e propria autostrada verso l'apostasia della fede

Cari amici,
la situazione in cui si trova la Chiesa è umanamente fuori controllo. I suoi nemici interni stanno cercando di distruggerla come i cinghiali nella vigna.
Ogni giorno se ne scopre una nuova sempre peggiore della precedente: dal porno-teologo don Maurizio Chiodi, nuovo membro della Pontificia Accademia per la Vita, che dichiara doverosa la contraccezione (QUI), all'onorificenza dell'Ordine Pontificio di san Gregorio Magno concessa alla leader abortista olandese Lilian Ploumen (QUI e QUI). Volutamente non sono intervenuto subito per avere un po' di tempo per riflettere sugli eventi per cercare una lettura degli avvenimenti più elevata.

Ci sono degli argomenti che nell'insegnamento catechistico odierno sono quasi completamente spariti. Tra questi, l'insegnamento sulla virtù teologale della Speranza e sul Timore di Dio, che è dono dello Spirito Santo. L'abbandono del corretto insegnamento su questi due temi costruisce una vera e propria autostrada verso l'apostasia della fede. Cerco di spiegarmi.
La virtù teologale della speranza è sicura certezza negli strumenti che Dio ha messo nelle nostre mani allo scopo di salvarci. La speranza, come la fede e al contrario della carità, permangono in modo informe anche in stato di peccato mortale. Questo è un grande dono, un atto di grande misericordia di Dio, perché fede e speranza ci richiamano continuamente e riallineano alla salvezza.
Attenzione. Siamo certi che, perseverando nella fede, saremo salvi, non che ci salveremo comunque e in ogni caso! E qui entra in ballo il timore di Dio. Ne esistono di due tipi: il timore servile, cioè si teme Dio per la paura della dannazione eterna, e il timore filiale, ossia il timore di perdere Dio, offendendolo con il peccato. Solamente quest'ultimo è dono dello Spirito Santo, ma tale è la misericordia Dio che comunque viene accettato anche quello servile.
Si comincia a percepire che nella nostra anima la speranza teologale discende dalla misericordia di Dio, mentre il timore di Dio dalla Sua giustizia.
Il bilanciamento tra questi due doni celesti è assolutamente necessario alla salvezza della nostra anima. Se, infatti, non avessimo il timore di Dio allora la speranza che avremmo non sarebbe più teologale, ma falsa. Ovvero, tenderemmo a pensare che a tutto supplisca la misericordia di Dio senza bisogno di nostri meriti. La presunzione di salvarsi senza merito è uno dei peccati contro lo Spirito Santo ed è IMPERDONABILE! Pericolo gravissimo: sant'Alfonso Maria de' Liguori, dottore della Chiesa, scriveva ne "L'apparecchio della morte" che manda più anime all'inferno la falsa speranza della misericordia di Dio, che la sua giustizia.
Viceversa, un eccesso di timore servile non bilanciato dalla speranza teologale porta alla disperazione della salvezza. Anche questo è uno dei peccati contro lo Spirito Santo! È il peccato commesso da Giuda.
Morale della storia, il timore filiale di Dio è un dono imprescindibile per la salvezza dell'anima e contro il peccato più grave in cui possiamo incorrere: il peccato contro lo Spirito Santo.
Purtroppo, è sotto i nostri occhi l'inquietante fatto che si sono perse le tracce del timore filiale di Dio, dono dello Spirito Santo, e pure del timore servile della paura della dannazione eterna, come se essa non fosse possibile. Questo, gioco forza, spinge verso la presunzione della salvezza senza merito, che, in sostanza, è una bestemmia imperdonabile contro lo Spirito Santo, come afferma Gesù. Infatti "Dio è luce e in lui non ci sono tenebre. Se camminiamo nella luce il sangue di Gesù ci purifica da ogni peccato" (1 Gv 1,5-7). Presumere di salvarsi senza fare nulla pensando e sperando di ottenere il perdono e il premio senza bisogno di chiedere scusa a nessuno è proprio il modo con il quale si nega l'amore con cui lo Spirito Santo ha accompagnato e sostenuto il Figlio della Vergine Maria, Gesù, nei momenti più terribili della sua passione e morte, quando Lui ha avuto il coraggio di implorare il suo Dio così: Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno. Questo peccato è gravissimo perché non viene riconosciuta la divinità di Gesù Cristo e dello Spirito Santo.
Ma rifiutare la divinità di Gesù e dello Spirito Santo, dopo averla conosciuta ed averne gustato la dolcezza dei suoi doni, è la definizione stessa del peccato di apostasia.
Il nuovo Testamento ci supplica con parole di accorato avvertimento a non cadere in tale peccato senza speranza. Rileggiamole nella lettera agli Ebrei:


Cap. 6, 4-8
4Quelli infatti che sono stati una volta illuminati, che hanno gustato il dono celeste, sono diventati partecipi dello Spirito Santo 5e hanno gustato la buona parola di Dio e le meraviglie del mondo futuro.6Tuttavia se sono caduti, è impossibile rinnovarli una seconda volta portandoli alla conversione, dal momento che per loro conto crocifiggono di nuovo il Figlio di Dio e lo espongono all'infamia.7Infatti una terra imbevuta della pioggia che spesso cade su di essa, se produce erbe utili a quanti la coltivano, riceve benedizione da Dio;8ma se produce pruni e spine, non ha alcun valore ed è vicina alla maledizione: sarà infine arsa dal fuoco!
Cap. 10,26-31
Infatti, se pecchiamo volontariamente dopo aver ricevuto la conoscenza della verità, non rimane più alcun sacrificio per i peccati,27ma soltanto una terribile attesa del giudizio e la vampa di un fuoco che dovrà divorare i ribelli. 28Quando qualcuno ha violato la legge di Mosè, viene messo a morte senza pietà sulla parola di due o tre testimoni. 29Di quanto maggior castigo allora pensate che sarà ritenuto degno chi avrà calpestato il Figlio di Dio e ritenuto profano quel sangue dell'alleanza dal quale è stato un giorno santificato e avrà disprezzato lo Spirito della grazia? 30Conosciamo infatti colui che ha detto: A me la vendetta! Io darò la retribuzione! E ancora: Il Signore giudicherà il suo popolo. 31E' terribile cadere nelle mani del Dio vivente!


Il monito "se pecchiamo volontariamente dopo aver ricevuto la conoscenza della verità, non rimane più alcun sacrificio per i peccati, ma soltanto una terribile attesa del giudizio e la vampa di un fuoco che dovrà divorare i ribelli" vale per ciascuno di noi e ci ricorda che l'apostasia è il peccato imperdonabile. In effetti, la Chiesa, nel Venerdì Santo, prega per la conversione degli eretici e degli scismatici, ma non per gli apostati, poiché avrebbe lo stesso valore assurdo della preghiera per le anime dannate!
Ovviamente, nessuno può dire Tizio o Caio è apostata perché solo Dio conosce il loro cuore, ma certamente vediamo gli effetti dell'apostasia e sappiamo quali sono le dottrine che la insegnano.
Nell'Enciclica "Editae saepe" (QUI) (26 maggio 1910) San Pio X ci avverte che i modernisti "sovvertono la dottrina, le leggi e le istituzioni della Chiesa, avendo sulle labbra il grido di un'umanità più colta […] perché con questi nomi grandiosi possono più agevolmente celare la malvagità dei loro intendimenti".
Quindi aggiunge: "E quali in realtà siano le loro mire, quali le loro trame, qual la via che intendono percorrere, nessuno di voi lo ignora, e i loro disegni furono già da Noi denunciati e condannati. Essi si propongono un'apostasia universale dalla fede e dalla disciplina della Chiesa, un'apostasia tanto peggiore di quella antica eresia che mise in pericolo il secolo di Carlo Borromeo; un'apostasia che tanto più astutamente serpeggia occulta nelle vene stesse della Chiesa, quanto più sottilmente trae da princìpi erronei le conseguenze estreme".
Prosegue papa Sarto: "Anzi il presente conflitto è fatto anche più grave da ciò che, dove i turbulenti novatori dei tempi andati ritenevano per lo più qualche resto del tesoro della dottrina rivelata, i moderni sembra che non vogliano darsi pace finché non lo abbiano veduto interamente disperso. Ora, così rovesciato il fondamento della religione, si scioglie necessariamente anche il vincolo della società civile. Spettacolo triste al presente, minaccioso per l'avvenire; non perchè vi sia da temere per l'incolumità della Chiesa, di cui non permettono dubbio le promesse divine, ma per i pericoli che sovrastano alle famiglie ed alle nazioni, massimamente a quelle che o fomentano con più studio o tollerano con più indifferenza questo pestifero soffio di empietà. Fra una sì empia e stolida guerra, mossa talora e propagata con l'aiuto di quei medesimi che più dovrebbero appoggiarci e sostenere la nostra causa; fra un trasformarsi così molteplice degli errori e un blandire di vizi così vario, che dagli uni e dagli altri anche molti dei nostri si lasciano lusingare, sedotti dall'apparenza di novità e di dottrina, o dalla illusione che la Chiesa possa amichevolmente accordarsi con le massime del secolo, voi bene intendete, Venerabili Fratelli, che noi tutti dobbiamo opporre vigorosa resistenza e ribattere l'assalto dèi nemici con quelle armi stesse, di cui un tempo usò il Borromeo".
Possiamo trarne alcune conclusioni: i modernisti si propongono "un'apostasia universale dalla fede e dalla disciplina della Chiesa", ossia il fine del modernismo è non solo l'eresia o la negazione di uno o più dogmi, ma il cambiamento sostanziale di religione, che si chiama apostasia o l'abbandono di tutta la dottrina della fede; un'apostasia che "tanto più astutamente serpeggia occulta nelle vene stesse della Chiesa, quanto più sottilmente trae da princìpi erronei le conseguenze estreme": la novità e la forza del modernismo è il voler serpeggiare, come una vipera velenosa, nel più intimo della Chiesa, senza uscirne come avevano fatto i luterani; inoltre esso trae dai suoi perversi princìpi le conclusioni più radicali ed estreme; il modernista non si ferma alle mezze misure, ma arriva alle conseguenze più estreme, se inizialmente non lo fa pubblicamente e apertamente è solo per non venire scoperto e continuare a serpeggiare nell'interno della Chiesa per guastarla, trasformarla e spargere di lì il suo veleno a piene mani.
Dunque, dovrebbe essere chiarissimo che non si può scendere a patti con il modernismo e la sua apostasia; dovrebbe essere chiarissimo che uno dei compiti primari del Papa è quello di proteggerci dalla peste di questa perniciosa dottrina per confermarci nella fede. Purtroppo, questo non avviene e i modernisti scorrazzano nella Chiesa con danni incalcolabili.
Oggi, si teme uno scisma, oppure si dice che esiste già di fatto (QUI). Non concordo: uno scisma produce degli scismatici, non degli apostati! 
Ritengo pertanto sbagliato utilizzare il termine neo-chiesa, che dovrebbe essere sostituito da falsa chiesa o, meglio ancora, anti-chiesa dell'anti-cristo: "l'uomo nemico, cioè, che sempre desto a perdizione degli uomini soprasseminò la zizzania in mezzo al grano" (Editae saepe San Pio X).
Zizzania, falso grano che tanto somiglia a quello vero, ma che ingerito è velenoso e, guarda caso, causa l'oscuramento della vista…

Comunque tutto concorre al bene e nulla sfugge alla volontà e alla provvidenza di Dio. 

San Michele Arcangelo, difendici nella battaglia

Andrea Mondinelli


Autore:
Andrea Mondinelli

Fonte:
CulturaCattolica.it
https://www.culturacattolica.it/attualit%C3%A0/in-rilievo/ultime-news/2018/01/23/speranza-timore-di-dio-e-apostasia

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