Tra i cattolici riuniti a Todi il 17 ottobre, il richiamo del cardinale Angelo Bagnasco a non estromettere dall’impegno politico la difesa dei principi fondanti del “nostro vivere insieme” – inizio e fine della vita umana, famiglia, libertà religiosa ed educativa – era scivolato via come acqua sul marmo.
“A volte si sente affermare che di questi valori non bisognerebbe parlare perché ‘divisivi’”, aveva avvisato il cardinale, con in mente l‘editoriale del “Corriere della Sera” di quella stessa mattina, che ai cattolici intimava appunto di smetterla con la difesa dei principi non negoziabili.
Ma come non detto.
Insediato il nuovo governo di Mario Monti con la sua nutrita presenza di cattolici, il più patentato di questi, il ministro della sanità Renato Balduzzi, per sei anni presidente nazionale del MEIC cioè degli intellettuali dell’Azione Cattolica, ha subito garantito, in un’intervista al “Corriere” del 22 novembre, che su inizio e fine vita “faremo in modo che queste tematiche perdano il carattere divisivo avuto finora”.Tre giorni prima, su “la Repubblica” del 19 novembre, il professor Adriano Prosperi era tornato a intimare ai ministri cattolici del neonato governo di dar la prova al più presto di essere “cattolici adulti” o no. Per superare l’esame avrebbero dovuto cestinare i principi “divisivi”.
“Cattolici adulti” sì, “principi divisivi” no. Sono questi i due mantra dei cattolici nell’attuale governo. Stabiliti dalle cattedre del pensiero laico che portano il nome di “Repubblica” e “Corriere”. Col silenzio o le parole ossequienti degli stessi neoministri cattolici.
Si può presumere che al cardinale Bagnasco questa piega presa dal dopo Todi non piaccia per niente.
E infatti il quotidiano della CEI “Avvenire”, dopo giorni e giorni di applausi al neonato governo, il 23 novembre s’è svegliato e ha battuto un colpo, con un editoriale in prima pagina del professor Francesco D’Agostino.
D’Agostino ha preso le mosse proprio dall’editoriale di Prosperi su “la Repubblica”. E ha così elevato protesta:
“Colpisce che un’espressione, come quella di ‘cattolici adulti’, nata in un contesto ben diverso da quello odierno, potesse tornare a essere utilizzata con tanto semplicismo. Si tratta infatti di un’espressione infelice. Se esistono ‘cattolici adulti’, esistono allora, di necessità, anche ‘cattolici bambini’. [...] Ma l’impegno per la difesa dei valori ‘non negoziabili’ non è un tratto che caratterizzerebbe esclusivamente i presunti ‘cattolici bambini’, chiusi in un ottuso clericalismo, e da cui i ‘cattolici adulti’ dovrebbero tenersi ben lontani. Le questioni inerenti al pieno rispetto della vita umana, dall’inizio alla fine, alla difesa e valorizzazione del matrimonio e della famiglia, alla libertà di credere, pensare ed educare e, dunque, su questa base all’affermazione e alla tutela dei diritti degli anziani, dei giovani, dei lavoratori, degli immigrati non hanno carattere confessionale. Quando il cardinal Bagnasco – a Todi e altrove – indica ai suoi ascoltatori il dovere di difendere i valori non negoziabili, altro non fa che ricordare quali sono gli impegni che tutti gli uomini, credenti e non credenti, devono assumersi per difendere la nostra comune umanità. Il cristiano, e in particolare quello che assume incarichi politici, non opera per il bene dei ’suoi’, ma opera per il bene di ‘tutti’. Si possono, ovviamente, avere legittime divergenze di opinione su come difendere in concreto i valori non negoziabili, ma non sul fatto che essi vadano difesi. Soprattutto non è accettabile che si continui a propagandare l’idea che l’impegno per la difesa di tali valori segni in Italia, e altrove, uno spartiacque tra cattolici e laici o, peggio ancora, tra ‘cattolici adulti’ e ‘cattolici bambini’”.
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