ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 18 febbraio 2011

Il Beato Newman parteciperebbe all’incontro di Assisi?

un errore si estende come trappola mortale su tutta la terra

Il Beato Newman parteciperebbe all’incontro di Assisi?

Sua Santità Benedetto XVI ha restituito alla Cattolicità tutta preziosissime gemme di identità, come, per esempio, il Rito romano straordinario della Santa Messa, con il Motu Proprio Summorum Pontificum del 2007; come il modello, il Santo Curato d’Ars, indicato ai preti per l’Anno Sacerdotale 2009-2010; come l’aver precisato, il 13 maggio 2010 in Portogallo: "Si illuderebbe chi pensasse che la missione profetica di Fatima sia conclusa"; ; come l’identificazione della "dittatura del relativismo"; come la Costituzione apostolica Anglicanorum Coetibus, tesa a favorire la conversione degli Anglicani, al Cattolicesimo; oppure, come la beatificazione del Cardinale John Henry Newman (1801-1890), che si è svolta a Birmigham il 19 settembre 2010.

I frutti della provvidenziale "politica" missionaria del Romano Pontefice, tesa a ricondurre tutti all’unico ovile di Cristo, del resto, non si sono fatti attendere e alcuni Vescovi, come John Broadhurst, Vescovo di Fulham; Andrew Burnham, Vescovo di Ebbsfleet; Keith Newton, Vescovo di Richborough; il suo predecessore Edwin Barnes, hanno intrapreso il "cross the Tiber", come si dice in Inghilterra, cioè sono approdati a Roma, seguiti, logicamente, da sacerdoti, religiosi e fedeli… si tratta di conversioni vere e proprie. In Inghilterra è chiaro che si sta realizzando un terremoto spirituale di portata storica: l’Anglicanesimo sta morendo e le sue parti di più elevato sentire spirituale e meno contaminate da letture socio-politiche della religione, vale a dire la cosiddetta Chiesa Alta d’Inghilterra stanno ritornando in massa al Cattolicesimo. È evidente che in questo fenomeno sta il compimento naturale dello spirito e degli obiettivi che hanno caratterizzato il Movimento di Oxford, preludio della conversione del grande Beato John Henry Newman, tanto amato da Benedetto XVI, che nel 1990, quando era ancora Cardinale, di lui disse: "Newman appartiene ai grandi dottori della Chiesa, perché egli nello stesso tempo tocca il nostro cuore e illumina il nostro pensiero".

Ebbene, Newman come avrebbe visto un incontro interreligioso? Parteciperebbe all’evento di Assisi? È sufficiente leggere i suoi scritti e le risposte diventano ovvie. Newman fu un "martire" del pensiero pur di giungere all’agognata Verità e a 44 anni, quando vi approdò, smise di ricercare, avendo trovato la patria definitiva, avendo coniugato perfettamente Fede e ragione. Egli aveva utilizzato le geniali doti ricevute per avvertire il mondo e la stessa Chiesa dei pericoli incombenti sull’Europa: invitava a vigilare e vegliare perché vedeva premesse e bagliori di un orizzonte carico di inquietanti prove e di tempeste: temeva il sincretismo religioso che, mettendo tutti i credi sullo stesso piano insulta il sangue dei martiri e pone le premesse per nuove persecuzioni. Nello straordinario documento, chiamato Biglietto Speech, redatto da Newman in occasione della consegna della berretta cardinalizia (1879) egli scrisse accoratamente:

"Per trenta, quaranta, cinquant’anni ho cercato di contrastare con tutte le mie forze lo spirito del liberalismo nella religione. Mai la santa Chiesa ha avuto maggiore necessità di qualcuno che vi si opponesse più di oggi, quando, ahimé! si tratta ormai di un errore che si estende come trappola mortale su tutta la terra; e nella presente occasione, così grande per me, quando è naturale che io estenda lo sguardo a tutto il mondo, alla santa Chiesa e al suo futuro, non sarà spero ritenuto inopportuno che io rinnovi quella condanna che già così spesso ho pronunciato. Il liberalismo in campo religioso è la dottrina secondo cui non c’è alcuna verità positiva nella religione, ma un credo vale quanto un altro, e questa è una convinzione che ogni giorno acquista più credito e forza. È contro qualunque riconoscimento di una religione come vera. Insegna che tutte devono essere tollerate, perché per tutte si tratta di una questione di opinioni. La religione rivelata non è una verità, ma un sentimento e una preferenza personale; non un fatto oggettivo o miracoloso; ed è un diritto di ciascun individuo farle dire tutto ciò che più colpisce la sua fantasia. La devozione non si fonda necessariamente sulla fede. Si possono frequentare le Chiese protestanti e le Chiese cattoliche, sedere alla mensa di entrambe e non appartenere a nessuna. Si può fraternizzare e avere pensieri e sentimenti spirituali in comune, senza nemmeno porsi il problema di una comune dottrina o sentirne l’esigenza. Poiché dunque la religione è una caratteristica così personale e una proprietà così privata, si deve assolutamente ignorarla nei rapporti tra le persone. Se anche uno cambiasse religione ogni mattina, a te che cosa dovrebbe importare?".

L’errore del liberalismo, quindi del relativismo, Newman lo considerava come una "trappola mortale" per tutta l’umanità, mentre il coevo Cardinale Guglielmo Massaja (1809–1889), grande ed eroico missionario in Etiopia, lo definiva "malattia mortale". "Abbiamo paura che, qualunque discorso sia letto e pronunziato (tanto lo leggeranno in pochissimi); qualsiasi gesto sia compiuto (tanto i media selezioneranno solo i più clamorosi); qualsiasi precisazione sia fatta dalla - per giunta non impeccabile - macchina di comunicazione vaticana, il messaggio [di Assisi] che passerà nella mente di milioni sarà quello che espresse la suora intervistata alla morte di Giovanni Paolo II: "sono grata a Papa Woityla perché ci ha insegnato che tutte le religioni sono uguali"" .

La Chiesa è sempre stata ricca di dispute e di confronti, è un corpo vivo, non stagnante, per questo la disputa, finalizzata alla conversione dell’interlocutore alla Verità, non per il dialogo fine a stesso (che poi logicamente finisce per incancrenirsi), è una sana palestra per guardare alla rigenerante Fonte, Cristo: unica Via, unica Verità, unica Vita. I dibattiti, per decenni, sono stati condotti prevalentemente dai cattolici progressisti; ma chi ama fedelmente il Sommo Pontefice - il "dolce Cristo in terra", come lo definiva santa Caterina da Siena, nel momento stesso in cui lo invitava a fare "virilmente" il suo dovere, che egli tardava ad adempiere - e non ha posizioni intrise di relativismo e di unta piaggeria, è chiamato a professare pubblicamente la propria Fede, quella che si dipana lungo i secoli, quella dal filo continuo, non spezzato, perché facente parte di un esclusivo gomitolo, chiamato Tradizione, il cui bandolo parte dalla Vite: "Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo. […]. Voi siete già mondi, per la parola che vi ho annunziato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me. […]. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena" (Gv 15,1-11).

Ha scritto il Professor Roberto de Mattei per "Messainlatino" del 4 febbraio: "Nel corso della storia della Chiesa il sensus fidei dei semplici fedeli è stato talvolta più conforme alla Tradizione apostolica di quello dei Pastori, come accadde durante la crisi ariana del IV secolo, quando la fede fu mantenuta da una minoranza di santi e indomiti vescovi, come Atanasio, Ilario di Poitiers, Eusebio di Vercelli e soprattutto dal popolo fedele, che non accompagnava le diatribe teologiche ma conservava, per semplice istinto soprannaturale, la buona dottrina".

Il Beato Newman, eccelso faro per la nostra epoca confusa e frastornata, comprese che nel Cristianesimo, lungo la sua storia, esistono due modi di concepirlo e lo apprese proprio studiando l’Arianesimo: da una parte i presuntuosi, più attenti al proprio intelletto che all’essenza della Fede con i suoi dogmi, disposti a piegarsi al mondo, e dall’altra gli umili aderenti a Cristo, quelli senza se e senza ma. Infatti il Cristianesimo "gli ariani lo concepiscono come la rivelazione di una verità che si rivolge soprattutto alla intelligenza, mentre gli ortodossi [la Tradizione] lo concepiscono come una forza rigeneratrice che si rivolge all’uomo in tutte le sue facoltà, e innanzitutto al cuore. Questo diverso modo di concepire il cristianesimo comporta un modo diverso di accostarlo: gli ariani accostano la rivelazione con la preoccupazione di comprenderla, come qualcosa che parla innanzitutto alla intelligenza, per cui i concetti e le categorie scritturistiche ed ecclesiali sono interpretate secondo le esigenze della intelligenza che ragiona. Così la unità di Dio viene interpretata alla luce del concetto di unità che si ricava dalla esperienza […]. I cattolici, invece, accostano la rivelazione innanzitutto per ammirare ciò che Dio compie nella storia e nell’uomo. La loro prima preoccupazione è quella di contemplare la profondità e il carattere straordinario di ciò che Dio ha compiuto […]. Mentre l’ariano accosta la rivelazione per appagare la sua sete di verità, se non addirittura la sua curiosità, e quindi ripone molta fiducia nell’addestramento dialettico, il cattolico l’accosta per esprimere la sua gratitudine e con la chiara coscienza che le parole e i concetti umani sono inadeguati ad esprimere il dono di Dio: l’accosta con pietà (eusebeia) e precauzione (eulabeia). E se talvolta la necessità di salvaguardare il mistero gli impone di impegnarsi nella discussione con i nemici, lo fa per così dire a malincuore" (J.H.Newman, Gli Ariani del IV secolo, Jaca Book-Morcelliana, Milano 1981, p.XXI) e, ci permettiamo di aggiungere, con estremo dolore.

Cristina Siccardi

giovedì 17 febbraio 2011

Satana in Vaticano (e ad Arcore): parola di padre Amorth

 

satanaPer chi non lo conoscesse già, padre Gabriele Amorth è uno di quei preti a metà tra realtà e finzione cinematografica. E' un prete esorcistache da 25 anni si dedica a cacciare il demonio da persone possedute.

Secondo Amorth, che di diavolo e diavolerie sembra se ne intenda, Satana si celerebbe tra gli alti esponenti della Chiesa di Roma. La prova? I recenti scandali che riguardano la pedofilia. "Satana è al lavoro nel Vaticano" afferma Amorth, senza il minimo dubbio.

Esorcista da almeno 25 anni, ha alle spalle 70.000 possessioni demoniache, anche se afferma che le reali possessioni in realtà sono state circa una decina. Chi meglio di lui può riconoscere l'influenza nel Maligno, anche se si tratta di indagare l'inviolabile sacralità del Vaticano?
Amorth venne ordinato nel 1954, divenendo esorcista ufficialmente nel 1986. Tra le sue teorie c'è quella della possessione demoniaca di Adolf Hitler, o quella di Joseph Stalin.
Ma la migliore è quella che riguarda l'autrice di Harry Potter, J.K. Rowling, che sostiene sia una sorta di strega che non mette bene in luce la differenza tra magia nera e bianca. Meno male che non ha letto Tolkien...
Sembra però trovarsi d'accordo con la rappresentazione dell'esorcismo del film "l'Esorcista", che afferma sia sostanzialmente esatto, per quanto esagerato nel dipingere una possessione.

Secondo Amorth, le conseguenze dell'infiltrazione di Satana nel Vaticano sono ben evidenti, dagli ultimi fatti di cronaca fino a "cardinali che non credono in Gesù, e vescovi che sono collegati al Demonio". Chi l'avrebbe mai detto: cardinali divenuti tali solo per i privilegi della loro posizione? Una vera novità.

"Quando qualcuno parla del 'fumo di Satana' (frase coniata da Paolo VI nel 1972) nelle sacre stanze del Vaticano, è tutto vero" afferma Amorth "incluse le ultime storie di violenza e pedofilia".
Un altro esempio di influsso demoniaco sembra essere il cover-up del Vaticano sulla morte del comandante delle guardie svizzere Alois Estermann, avvenuta nel 1998 assieme alle misteriosi morti della moglie e di un'altra guardia, Cedric Tornay, tutti trovati assassinati. "Hanno coperto tutto immediatamente. Qui si vede il marcio".

Le indagini sulla morte di Tornay si sono concluse affermando che la guardia a sparato a Estermann ed alla moglie, per poi suicidarsi. Non senza l'indignazione dei parenti di Tornay, che affermano che la ricostruzione non è per nulla realistica. Ci sono state voci su un possibile rapporto omosessuale, ed il coinvolgimento di una quarta persona non ancora identificata (e che molto probabilmente non lo sarà mai).

Questi sono tutti segnali della presenza di Satana in Vaticano, secondo padre Amorth. Senza contare altri episodi, come l'attentato a Giovanni Paolo II nel 1981, palesemente opera del demonio per l'esorcista, come afferma nel suo libro "Memorie di un esorcista".

E il Vaticano come risponde alle accuse? Ci pensa José Antonio Fortea Cucurull, un altro esorcista che afferma che Amorth è andato ben oltre ogni prova sulla presenza di Satana nella Santa Sede. "I cardinali possono essere meglio o peggio, ma tutti hanno buone intenzioni e cercano la gloria di Dio. Alcuni ufficiali vaticani sono stati più pii di altri, ma da qui ad affermare che alcuni cardinali sono membri di sette sataniche c'è una bella differenza".

Intervistato da La Repubblica, Amorth afferma che "Satana è puro spirito, invisibile. Ma si può manifestare con blasfemie ed afflizioni nelle persone che possiede. Può rimanere nascosto, o parlare in altre lingue, trasformarsi o apparire amabile. Alcune volte si prende gioco di me".

Durante i suoi esorcismi, a volte è richiesto l'intervento di sei o sette persone per tenere fermo il posseduto, mentre grida e sputa chiodi o pezzi di vetro, che Amorth conserva gelosamente in una borsa. "Conservo tutto ciò che viene fuori dalle loro bocche, pezzi di ferro, petali di rosa, chiodi o vetri". Non mi è ben chiaro il motivo di questa bizzarra collezione, ma Amorth sa meglio di me cosa farsene.

Il suo timore verso gli influssi del demonio è così acuto che spera che ogni diocesi abbia il suo prete esorcista. Secondo la Legge Canonica ogni prete può fare un esorcismo, ma in pratica solo alcuni si dedicano a questo rituale. Tant'è che Amorth sembra ricevere circa 600 chiamate al giorno.

Ma per questo prete esorcista, le vere possessioni demoniache sono poche, molto poche. La cosa più importante è la prevenzione, lo stesso consiglio che potrebbe darvi il vostro dentista. Con la differenza che prevenire il demonio equivale a non guardare il 90% degli spettacoli televisivi, a non leggere il 90% dei giornali, a non guardare il 95% dei film, a seguire ciecamente ciò che dice la Chiesa.

Forse in Vaticano di televisione ne guardano troppa; o forse sono stati influenzati dalla musica del diavolo degli anni 2000.
Attenti, in Santa Sede! Padre Amorth vi controlla per conto di Dio.

Chief exorcist Father Gabriele Amorth says Devil is in the Vatican

5 febbraio 2011

Padre Amorth si è pronunciato anche a proposito dei recenti scandali sessuali che coinvolgerebbero il Premier. La villa di Arcore, secondo Amorth, sarebbe infestata da un demone (o Satana stesso), probabilmente apparso nella residenza di Berlusconi dopo la morte violenta dei Casati Stampa.

Camillo Casati Stampa sarebbe stato infatti un appassionato di cuckolding, l'atto di fotografare la moglie in atteggiamenti intimi con altre persone. Atteggiamento sessuale che, secondo Amorth, avrebbe avuto la conseguenza di attrarre un demone malvagio nella villa di Arcore.

La permanenza del demone nella residenza Casati Stampa sarebbe poi stata assicurata dall'omicidio di Massimo Minorenti, studente e amante della moglie di Camillo e ucciso dal marchese a colpi di arma da fuoco.

martedì 15 febbraio 2011

SETTE VESCOVI GRECO CATTOLICI CONTRO LA BEATIFICAZIONE DI GIOVANNI PAOLO II

 
Si tratta dell’appello al Santo Padre da parte di sette Vescovi appartenenti alla Chiesa Ortodossa Greco -Cattolica, i quali chiedono formalmente e pubblicamente a Benedetto XVI di NON beatificare Giovanni Paolo II, pena la perdita per la Chiesa della sua cattolicità, dell’infallibilità del Papa e del Primato Petrino. Riceviamo da info@cattolicesimo.com una mail con il seguente messaggio corredato con il sottostante video, che riportiamo.
“GUARDATE QUESTO DOCUMENTO IMPORTANTISSIMO. PER LA PRIMA VOLTA UN GRUPPO DI VESCOVI CON GIURISDIZIONE DICHIARANO CHE SE BENEDETTO XVI BEATIFICHERA' WOJTYLA SARA' IL SEGNO CERTO CHE EGLI NON GODE DELL'INFALLIBILITA', ERGO RATZINGER NON E' VERO PAPA!”
http://www.youtube.com/watch?v=cajfWz1lr64&feature=player_embedded#at=69



Condivisibili i contenuti, ma non le conclusioni
 
Possiamo essere d'accordo con i contenuti enunciati nel video dal vescovo ortodosso e possiamo anche essere d'accordo sulla inopportunità della dichiarazione di beatificazione di Giovanni Paolo II, il quale commise molti errori a danno della fede cattolica e della sua retta diffusione, fermo restando che la Sua santa accettazione di lunghi anni di pesante sofferenza fisica, fino al portare la croce di una malattia terminale con la quale ha eroicamente sostenuto il mandato Apostolico fino alla morte, potrebbero averLo tanto purificato da condurlo ragionevolmente a santificazione....

Ma quello che assolutamente non condividiamo è la tesi che se l'attuale Papa dovesse ugualmente procedere (forse sbagliando!) a tale beatificazione, automaticamente Egli perderebbe l'infallibilità pontificia. NO! In base a quale principio teologico o canonico Egli smetterebbe di essere il vero Papa? Se un Papa sbaglia, non per questo smette di essere vero Papa. Sarà un "vero Papa che ha sbagliato", non per "ignoranza" (quindi non è in discussione l'infallibilità in materia di Fede, perché magari non consapevole), ma per lucida scelta (nel senso che non sconfesserebbe mai - purtroppo - un esponente del Concilio Vaticano II), quindi potrebbe divenire un Papa indegno, traditore della Fede cattolica e del Signore, perché incapace di scegliere eroicamente la difesa della Sana Dottrina di Cristo, a svantaggio di motivazioni ecclesial -diplomatiche del tutto umane.
Ma sarebbe troppo comodo per un Papa smettere di essere legittimamente tale A CAUSA DEI PROPRI PECCATI, troppo comodo! Egli rimane invece Papa, con tutta la terribile responsabilità dei propri gesti, compiuti DA PAPA, ed in base ai quali riceverà un Giudizio Divino molto più severo rispetto a quello dato ad un laico qualunque, poiché "A CHI MOLTO FU AFFIDATO, SARA' RICHIESTO MOLTO DI PIU'".
Noi siamo Cattolici, e come tali soffriamo vedendo come l'attuale Pontefice stia portando avanti tutti i principi sostenuti dal suo Predecessore ed inorridiamo al pensiero che tra pochi mesi il Papa reitererà l'aberrazione dell'incontro di preghiera, ad Assisi, di tutte le religioni pagane in "comunione" con la Fede Cristiana e segnatamente con la Chiesa Cattolica, ma sappiamo bene che il Papa nonostante tutti gli errori che possa commettere rimane di fronte a Dio il Suo Vicario in terra, con tutta la terribile responsabilità che ciò porta con sé: magari fosse, che le azioni del Papa perdessero la loro gravità di errore, per il fatto che sbagliare Gli togliesse il Primato Petrino....magari così fosse per la Sua anima!....ma la Sua responsabilità resta con tutto il suo peso, nel bene e nel male.
Invece codesti vescovi, forse un po’ nostalgici della Chiesa Ortodossa da cui derivano, battono il tasto del Primato Petrino, grande scoglio che ha sempre diviso la Chiesa Ortodossa da quella Cattolica...Ma la Chiesa Ortodossa è scismatica, perciò eretica e pertanto SCOMUNICATA, anche se Paolo VI tolse la scomunica nella persona del Patriarca Atenagora I, in base al cui gesto, se è per questo, già la Chiesa Cattolica DOVREBBE ESSERE NON PIU' CATTOLICA, ANTICRISTICA, E PRIVA DEL PRIMATO PETRINO E DELL'INFALLIBILITA' PAPALE già da un bel pezzo!!!.. Ma non funziona così! Il gesto apostatico di un singolo papa non annulla di per se stesso la realtà del Primato Petrino.
E interessante che costoro, pur partendo da contenuti e motivazioni autenticamente cattolici, tornino a minacciare il Papa della perdita dell' infallibilità e del Primato Petrino, proprio come gli Ortodossi da cui essi derivano, ed il particolare NON PUO' passare inosservato!.. Ritorno alle origini?...Dunque possibilità di un prossimo scisma di fronte al comportamento apertamente modernista/Vaticano II del Pontefice? Considerando QUANTO il Papa paventi il rischio di scismi, in quest'epoca tutta dedita ad in irenistico ecumenismo, tanto da accettare, per tema di ciò, l'entrata nella Chiesa di movimenti eretici che trascinano dietro di sé gran parte della Gerarchia, c'è da sperare che il Papa faccia qualche passo indietro....

Annarita Onofri...Gianluca Cruccas.

lunedì 14 febbraio 2011

chiesa 2011?

L’iniziativa dei teologi tedeschi “Chiesa 2011”: rinnovamento o demolizione della Chiesa?

Il 3 febbraio scorso, un gruppo di 143 teologi e teologhe di diverse facoltà di teologia cattolica tedesche, hanno scritto un "Memorandum" (Promemoria), nel quale si propone alla Chiesa del 2011 un nuovo inizio. Quale inizio? Meglio dire la sua fine. Infatti, il "Memorandum", commette un abuso gravissimo, partendo dagli scandali sessuali nella Chiesa tedesca: questo dovrebbe rassegnarci a rifiutare una "morale doppia" ed abolire così il celibato dei sacerdoti, ammettere le donne al sacerdozio ministeriale e gli omosessuali al matrimonio. Così il dialogo dovrebbe andare verso una democraticizzazione della Chiesa. Purtroppo il numero di questi teologi che, più che esprimere la teologia cattolica si fanno paladini di un'anti-Chiesa, di una "sinagoga di satana", oggi è lievitato già a 208 e forse crescerà ancora. A questo Promemoria risponde Don Manfred Hauke, docente di teologia dogmatica alla Facoltà Teologica di Lugano. Hauke fa notare ai teologi del dissenso (dalla fede e dalla Chiesa), che le soluzioni proposte, sono semplicemente ideologiche, distruggono la fede e non risolvono i problemi di cui gli scandali sessuali rappresentano semplicemente un pretesto.

Il Memorandum è stato pubblicato qui. La riposta di Hauke è pubblicata oggi sul "Die Tagespost". Di seguito ne offriamo ai lettori una traduzione italiana.


Il 3 febbraio 2011, un noto quotidiano tedesco, la “Süddeutsche Zeitung”, ha pubblicato un promemoria (“Memorandum”) firmato da 143 teologi di lingua tedesca sotto il titolo “Chiesa 2011: una partenza necessaria” (“ein notwendiger Aufbruch”). Le richieste ricordano per molti aspetti la cosiddetta “Dichiarazione di Colonia” del 1992 e l’iniziativa “Noi siamo Chiesa” del 1995. La Facoltà teologica più rappresentata tra i firmatari è quella di Münster, con 17 teologi, tra cui il decano Klaus Müller; una teologa di Münster fa parte del comitato di redazione del promemoria (secondo M. Drobinski, “Theologen gegen den Zölibat”, Süddeutsche Zeitung, 3.2.2011). Anche una richiesta molto specifica rinvia all’influsso di Münster, quella di costituire dei tribunali amministrativi per la Chiesa (Klaus Lüdicke). Perciò potremmo chiamare il testo tranquillamente la “Dichiarazione di Münster” (DM).
Come occasione della DM, i suoi firmatari indicano il dibattito pubblico sull’abuso sessuale nell’anno scorso. Cercando le “cause dell’abuso, del tacere e della morale doppia”, sarebbe “cresciuta la convinzione che sono necessarie delle riforme profonde”. L’invito dei Vescovi tedeschi al “dialogo” avrebbe suscitato delle attese che bisognerebbe accogliere. I teologi vogliono fare del 2011 un “anno di partenza” affinché la Chiesa possa uscire “da strutture fossilizzate”. Il “dialogo aperto” deve comprendere sei “campi di azione”: (1) Occorrono “più strutture sinodali” a tutti i livelli della Chiesa” secondo il principio “Ciò che riguarda tutti, va deciso da tutti”. (2) La vita della comunità avrebbe bisogno per la sua conduzione di strutture più democratiche (per la guida). “La Chiesa ha anche bisogno di preti sposati e di donne nel ministero ecclesiale”. (3) Un primo passo per una migliore “cultura del diritto” sarebbe “la costituzione di una giurisdizione amministrativa” (cioè di tribunali amministrativi). (4) Sotto la voce “libertà di coscienza” si dice: “La grande stima del matrimonio da parte della Chiesa … non richiede di escludere delle persone le quali vivono in maniera responsabile l’amore, la fedeltà e la sollecitudine reciproca in un’unione di persone dello stesso sesso [coppie omosessuali] o come divorziati risposati”. (5) Nello spirito della “riconciliazione” bisognerebbe contrastare “una morale rigorosa senza misericordia”. (6) La liturgia vive grazie alla partecipazione attiva di tutti i fedeli e nondovrebbe essere unificata in maniera centralistica.
Bisogna dare ragione ai firmatari della DM che la Chiesa (di lingua tedesca) subisce una “crisi profonda”. D’altra parte, molti suggerimenti formulati dai teologi firmatari fanno parte di questa crisi e non possono favorire il superamento dei problemi.
Le richieste contenute nel promemoria sono, in buona parte, delle domande ben note provenienti dagli anni `60 e `70 del secolo scorso. C’è un passo “più avanti” nell’impegno a favore della prassi vissuta dell’omosessualità. Il dibattito pubblico sull’abuso sessuale viene strumentalizzato per spingere una Chiesa indebolita verso una situazione che si distacca dalla sua origine apostolica e si avvicina alle correnti liberali del protestantesimo. Secondo le apposite statistiche, la percentuale (deplorabile) dell’abuso sessuale da parte di chierici cattolici è molto più basso a confronto di quanto succede in strutture (paragonabili) dell’ambito secolare (p.es. famiglie, scuole e associazioni sportive) e anche di quanto si sa dei pastori protestanti (nella maggior parte sposati) (vedi i riferimenti in J.M. Schwarz, “Kirche, Zölibat und Kindesmissbrauch”, www.kath.net, 3.2.2010).
I teologi della DM commettono un “abuso con l’abuso” per promuovere delle richieste che sicuramente non possono combattere le cause che si trovano alla base degli abusi stessi. Non si dice che ci vuole la castità per un vero rinnovamento. Non si parla neanche dell’esigenza della conversione. Al contrario: si vuole il riconoscimento da parte della Chiesa della situazione dei divorziati risposati, i quali vivono (secondo le parole di Gesù) nello stato di adulterio (cf. Mc 10,11s par), e persino le coppie omosessuali la cui prassi sessuale, secondo i cataloghi dei vizi nel Nuovo Testamento, porta all’esclusione dal regno di Dio (cf. 1Cor 6,10 ecc.). Qui non si vede solamente l’influsso di una più profonda conoscenza teologica, bensì una perdita di fede e di morale. Gli elementi fondamentali della dottrina apostolica vengono sacrificati ad un pensiero che vuol essere “aggiornato” alla situazione attuale. La richiesta di togliere l’obbligo del celibato ricorda le richieste del tardivo illuminismo sorpassate già da lungo tempo da Johann Adam Möhler e altri protagonisti del rinnovamento cattolico del sec. XIX. Persino agli illuministi delle chiese statali dell’epoca giuseppinista, (però) non sarebbe venuto in mente di svendere i valori del matrimonio cristiano o di favorire dei concubinati omosessuali.
Anche la richiesta di avere “donne nel ministero apostolico” si rivolge contro l’origine apostolica della Chiesa, almeno quando si intende “ministero” nel senso del sacramento dell’Ordine. Va ricordato qui la Lettera apostolica di Giovanni Paolo II, “Ordinatio Sacerdotalis” (1994), in cui il Papa sottolinea “che la Chiesa non ha in alcun modo la facoltà di conferire alle donne l’ordinazione sacerdotale e che questa sentenza deve essere tenuta in modo definitivo da tutti i fedeli della Chiesa”. Quello che vale per “tutti i fedeli della Chiesa”, vale sicuramente ancora in maniera più forte per i teologi che possiedono una “missio canonica”.
Diamo un breve sguardo alle altre richieste, senza poter dare qui una risposta esauriente. Certamente è importante una “partecipazione” di tutti i fedeli alla vita della Chiesa, ma questa partecipazione è va confusa con le forme politiche della democrazia. Secondo la successione apostolica, la Chiesa è guidata dal Papa e dai Vescovi. Nella Chiesa antica, anche i popolo credente, di solito, prese la sua parte nell’elezione dei Vescovi tramite la sua testimonianza e il suo assenso: questi fedeli, però, erano preparati dalla testimonianza dei martiri all’epoca delle persecuzioni; non era la situazione di oggi in cui circa il 90 percento dei “cattolici” tedeschi non frequenta la Messa domenicale e dipende quasi totalmente dall’influsso dominante dei mass-media i quali, nella stragrande maggioranza, sono decisamente sfavorevoli alla fede cattolica. Le elezioni episcopali, comunque, non erano (delle) decisioni prese del popolo neanche nella Chiesa antica. Secondo Papa Leone Magno, il Vescovo doveva essere eletto dal clero, richiesto dal popolo e ordinato dai Vescovi della provincia con l’assenso del Metropolita. Il principio giuridico citato dalla DM viene originalmente dal diritto privato romano e venne interpretato nel 1958 da Yves Congar nel senso della ricezione all’interno della Chiesa, ma non come democratizzazione del Magistero oppure del ministero di guida (“Quod omnes tangit, ab omnibus tractari et approbari debet”); spiegare l’assenso del popolo di Dio come “decisione” oppure come base di “strutture più sinodali”, è il segno di una ideologizzazione fuori dalla storia ecclesiale.
Quanto affermato sulla problematica delle “parrocchie XXL”, riguarda una realtà dolorosa. La soluzione delle difficoltà non sta nel cambiamento delle strutture della Chiesa provenienti da Cristo (come il sacerdozio ministeriale riservato agli uomini e la sua responsabilità specifica per la guida della comunità). Per organizzare bene la vita delle comunità, ci vogliono la prudenza pastorale e l’impegno di tutti, ma nessuna laicizzazione nella guida delle comunità parrocchiali.
La “libertà di coscienza” proclamata dalla DM separa evidentemente la coscienza del soggetto dalla verità oggettiva a cui la coscienza deve orientarsi. Non fa senso applicare la “libertà di coscienza” per approvare delle coppie omosessuali e l’adulterio. Newman parlerebbe qui di un preteso “diritto alla caparbietà” (Lettera al Duca di Norfolk).
La “misericordia” nella morale, menzionata sotto la voce della “riconciliazione”, non va distaccata dall’esigenza di rispettare i divini comandamenti: Dio perdona il peccatore sinceramente pentito, ma fa anche capire (come Gesù nei confronti dell’adultera): “D’ora in poi non peccare più!” (Gv 8,11).
La richiesta della DM d’integrare le “esperienze ed espressioni del tempo contemporaneo” nella liturgia ha già il suo luogo conveniente nell’ordinamento presente, ad esempio nella preghiera dei fedeli e nella omelia. L’accoglienza di “situazioni concrete della vita” non deve oscurare l’importanza della liturgia come glorificazione di Dio, assieme alla Chiesa tutta intera la quale prevede delle forme ben precise per l’espressione comune.
Certamente va salutato il “dialogo” all’interno della Chiesa. Per una discussione legittima tra cristiani cattolici, però, deve essere chiara la condizione previa che sta nella professione comune della fede cattolica. Diversi punti nella DM mettono in questione questa base comune. I firmatari della DM possono sinceramente presentare la “Professio fidei” richiesta come condizione indispensabile per insegnare a nome della Chiesa nelle Facoltà di teologia? I Vescovi responsabili avranno il coraggio d’insistere nei confronti del dissenso sul carattere ecclesiale della teologia?
La prossima visita del Santo Padre in Germania è una grande opportunità per un rinnovamento nella fede cattolica. Il promemoria dei 143 teologi, però, rende triste: non offre nessun contributo per lanciarsi verso un futuro pieno di speranza, bensì una demolizione che mette a repentaglio il tesoro della fede ecclesiale.

Don Manfred Hauke