Il ministro dell’interno francese Manuel Valls ha annunciato negli ultimi giorni che il governo terrà sotto osservazione dei gruppi sospetti di “patologia religiosa”: fra questi vi sono ebrei ortodossi, musulmani, e l’organizzazione cattolica tradizionalista Civitas
“movimento politico ispirato alla legge morale naturale e alla dottrina
sociale della Chiesa… impegnato nell’affermazione della regalità
sociale di Cristo”.
Le sue proteste politiche (con evidente riferimento alle manifestazioni contro la “homofolie”) sarebbero secondo il ministro “al limite della legalità”;
sicché ogni eccesso sarà minutamente registrato, perché il governo
possa difendere la propria opera dinnanzi ad un tribunale, qualora
l’organizzazione venga sciolta (excusatio non petita…). Insomma, quali esempi di “religiosi patologici”, Valls mostra quei gruppi che «vogliono vivere separatamente dal mondo moderno”» (dobbiamo
dunque aspettarci una crisi diplomatica con gli USA, colpevoli di
tollerare sul loro territorio i pericolosissimi gruppi amish?).
Nel
contesto di questo provvedimento governativo c’è anche l’istituzione di
un “Osservatorio Nazionale sulla Laicità”, come annunciato lo scorso 9
Dicembre (anniversario della promulgazione delle leggi anticlericali del 1905) dal presidente Hollande, per promuovere la politica francese e trasmettere la “morale laica”,
anche garantendole un posto di dignità nella scuola. Chiosa il ministro
Vincent Pellion che essa «è riconoscere ciò che è giusto e distinguere
il bene dal male» (orwelliana memoria? o echi dal paradiso terrestre?), e
che «la laicità non è semplice tolleranza [...] essa è un insieme di
valori che noi dobbiamo condividere». Essi infatti comprendono la
fratellanza e l’eguaglianza, dirette sorgenti del rifiuto della
violenza.
Ci si permetta, a complemento delle citazioni
ministeriali, di citare dal libriccino di divulgazione storica di un
accademico di Francia del secolo scorso, Pierre Gaxotte, La Rivoluzione Francese, alcuni esempi di condivisione dei valori repubblicani, oggi solennemente riaffermati dall’attuale governo socialista.
(dalla giornata del 10 Agosto 1792):
«Il castello, senza difensori ormai, fu occupato. Quasi tutto il
personale, compresi gli sguatteri, fu passato per le armi. […] Alcuni
uomini del castello furono gettati vivi dalle finestre e impalati in
cima alle picche. Altri furono fatti a brandelli. I loro nudi corpi
furono ammucchiati sul selciato e arrostiti come costolette».
(dalla punizione per la rivolta monarchica di Lione nel 1793):
«Il 4 Dicembre, sessantaquattro giovani, legati due per due, furono
allineati entro trincee parallele, destinate alla loro sepoltura. Di
fronte, i cannoni dell’esercito rivoluzionario. Su una strada, i
rappresentanti… A un loro segnale, le micce vennero accese ai pezzi, e
la massa dei condannati si abbatté come una pesante messe. La maggior
parte erano soltanto feriti. Alcuni soldati li finirono a colpi di
spada. […] "Qui proviamo intime soddisfazioni, solide gioie" mandavano a
dire a Parigi Collot e Fouché; e uno dei loro aiutanti, Achard,
all'amico Gravier: "Ancora teste! Ogni giorno cadono teste! Che delizia
avresti provata se avessi visto, l’altroieri, la giustizia nazionale
abbattersi contro duecentonove scellerati!».
(dalla punizione per la rivolta vandeana dell'inverno 1793-94): «Ad
Angers una commissione fece fucilare milleottocentonovantasei
prigionieri disposti in otto catene, ai quali se ne aggiunsero altri
duecentonovantadue, che furono condotti a morte a suon di musica, tra
due file di soldati». «A Nantes comandava il Convenzionale Carrier. […]
Un giorno, a tavola, dopo aver detto che la Francia non poteva più
nutrire la popolazione troppo numerosa, e che quindi il solo mezzo di
risolvere il problema era quello di sterminare i preti, i nobili ed i
borghesi, egli si esalta, si alza ed urla: "Uccidi! Uccidi!", come se
già comandasse l’esecuzione del proprio piano. […] "Faremo diventare la
Francia un cimitero, piuttosto che rinunciare a rinnovarla a nostro
modo" [...] Un’altra volta ancora […] dopo l’esecuzione di ventisette
abitanti di San Paolo, uno dei giurati, che conduceva due donne a
teatro, passò sul rigagnolo dove scorreva il sangue delle vittime: vi
immerse una mano e, facendo sgocciolare il liquido lungo le dita: "Com’è
bello!", esclamò”.
Dicevamo… chi erano i malati?
di Franciscus Pentragrammuli
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